STAMPE A CONTATTO SU CARTA BARITATA DI FILES BN

DIGITALI/DIGITALIZZATI, PASSATI IN NEGATIVO SU LASTRE

FOTOMECCANICHE PER EDITORIA IN ACETATO A 200 Dpi
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Più di mille parole: il file digitalizzato da scansione di negativo e regolato in camera chiara è stato
passato in negativo su un clichè fotomeccanico per l'editoria a 200 Dpi e stampato a contatto su
carta baritata convenzionale


Fra le tante integrazioni possibili fra analogico e digitale nel bianconero questa opzione è molto interessante, soprattutto se di
ogni immagine è necessario realizzare una corposa tiratura di copie assolutamente identiche; la catena cinematica è presto detta:
si ottiene un file digitale bianconero, vuoi direttamente da sensore vuoi da scansione di negativo/stampa preesistente; si effettuano
le regolazioni di mascheratura, bruciatura e controllo tonale localizzato via software fino ad ottenere il "negativo" ottimale; si
inverte il file da positivo a negativo e lo si fa stampare dalle arti grafiche su un clichè fotomeccanico a lastra di acetato, utilizzato
nell'editoria per la stampa quadricromica delle immagini di alta qualità per libri fotografici et similia; sono disponibili vari formati,
anche corposi (30x45cm) ma nel mio caso mi sono accontentato di lastre 20x30cm con retinatura a 200 Dpi.

Ottenuta la copia del negativo digitale su lastra fotomeccanica occorre semplicemente stamparlo per contatto sulla carta bianconero
preferita, trovando il settaggio ottimale fra altezza per la colonna dell'ingranditore, condensatore utilizzato, obiettivo e diaframma
sfruttato per la proiezione, gradazione di contrasto ed infine tempo di esposizione; la diaframmazione dell'obiettivo serve per
ottenere una proiezione di densità uniforme mentre per ritrovare in stampa il grado di contrasto dell'equivalente stampa
convenzionale occorre sfruttare una carta/un filtro di contrasto a gradazione molto bassa: per gli esempi allegati, stampati su
Agfa Multicontrast Classic FB 111, ho utilizzato filtri di contrasto compresi fra 0-1/2 ed 1-1/2.

Quali sono i vantaggi del sistema? E' possibile stampare tirature illimitate della stessa immagine ottenendo copie identiche, in quanto
tutte le complesse regolazioni (maschere, bruciature, contrasto locale, etc.) sono state effettuate a monte sul file originale in digitale;
occorre semplicemente replicare il  tempo di posa, il filtro di contrasto e le regolazioni del sistema di illuminazione oltre ai normali
turnover dei bagni esausti; le copie sono su carta fotografica di alta qualità, eventualmente virata per una conservazione d'archivio;
come detto, sono possibili regolazioni digitali formalmente impossibili con i rudimentali presidi della camera oscura; E gli svantaggi?
Innanzitutto il formato della stampa è fisso, essendo una stampa a contatto da un clichè di acetato, a meno di non realizzare una
serie di lastre nei vari formati dallo stesso file; l'acetato è delicato e teme graffi, umidità ed impronte digitali, mentre la procedura
di stampa richiede numerose ed abbondanti manipolazioni dell'unico "negativo" originale; infine, ed è il limite maggiore, la lastra
fotomeccanica non è a tono continuo ma realizzata con un raster a retino, la cui risoluzione è solitamente 200 Dpi; anche se la
diffrazione della luce attorno ai suoi punti durante la stampa aiuta un po' è comunque possibile  visualizzare facilmente il retino
tipografico sulla stampa baritata finale con un lentino, anche se ad occhio nudo è invisibile e la resa delle stampe soddisfacente.

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a seguire immagini che ho ottenuto fotografando la stampa a contatto finale accanto alla lastra fotomeccanica
utilizzata per stamparla, appoggiate su un foglio bianco; in realtà la densità del clichè, se osservato in aria, è
minore di quella che appare fotografandolo sul tavolo; a tale proposito, ho aggiunto in fondo due immagini
di clichè fotografati senza appoggiarli direttamente allo sfondo, per rendere l'idea della loro reale densità.
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