LE  PRIME  24  ORE  CON  LA  MIA  NUOVA  LEICA  M8:

CONSIDERAZIONI  ED  IMMAGINI





03/02/2010


Nonostante il fatto che i corpi Leica a telemetro digitali fossero già sul mercato da alcuni anni,
ho sempre rimandato l'acquisto di uno di essi, vuoi per il prezzo molto elevato vuoi per la ridda
di considerazioni e dicerie contrastanti che hanno sempre accompagnato il modello M8, sul quale
abbiamo realmente letto e sentito tutto ed il suo contrario; alla fine, ormai "fuori tempo massimo",
il 30 Gennaio 2010 ho acquisito una M8 primo tipo, approfittando del suo prezzo ormai abbordabile
e diffidando della pletora di critiche e giudizi negativi che addirittura obbligarono la Casa madre a
realizzare l'evoluzione M8.2, giunta sul mercato a furor di popolo.

Riferendoci a crisi cardiache o affezioni simili, si suole dire che "le prime 24 ore sono le più importanti"
per l'intero decorso clinico; alla stessa stregua, quando acquisto un nuovo pezzo, considero fondamentale
le sensazioni del primo approccio a caldo, quando la consuetudine d'uso non ha ancora anestetizzato le
percezioni più epidermiche, e spesso questo primo imprinting - alla lunga - si conferma corretto.

Voglio dunque inserire in questa pagina le impressioni iniziali, dopo reiterata esperienza con altri sistemi
digitali, e le primissime immagini realizzate nelle prime 24 ore di uso, quando l'approccio è ancora fanciullesco,
disincantato e privo di pregiudizi; naturalmente è una specie di gioco, nulla a che vedere con l'esperienza di
chi utilizza la M8 quotidianamente da anni: "fotografa" solo il primo approccio ed i risultati ottenibili fin da subito
applicando alla M8 la catena cinematica che ci è consueta operando con apparecchi digitali di altre marche.

 

Dal punto di vista della linea, i tecnici hanno fatto un buon lavoro, mantenendo il più classico
profilo Leica M e raggruppando tutti i comandi in un design minimale, molto elegante.
So che la M8 "mkI" viene scansata dagli utenti e considerata da alcuni rivenditori come
un "pacco" da sbolognare, tuttavia ecco le mie considerazioni, ovviamente personalissime:

1) gli utilizzatori lamentavano la scarsa qualità della finitura nera (migliorata sulla M8.2), ed io
ho tagliato la testa al toro acquistandola cromata; so che molti la preferiscono nera perchè
suggerisce un'immagine aggressiva e più moderna, ma la classica eleganza dell'esecuzione
cromata, specialmente in abbinamento ad ottiche con la stessa finitura, si commenta da sola:
in livrea cromata la M8 è una digitale con un look così d'antàn e senza tempo da creare
un mix realmente CUTE !

2) i Leicisti lamentavano la rumorosità dell'otturatore, obbligando la Casa a sostituirlo con
un modello più silenzioso e dotato di riarmo motorizzato con delayed-action attivabile a
piacere: dal mio punto di vista l'otturatore originale della M8, quantunque di fattura Copal,
ha uno scatto comunque sufficientemente discreto, e la funzione di riarmo differito è
da tempo possibile anche sul primo tipo, grazie al firmware 2.004; non va d'altronde
taciuto che l'otturatore della M8 garantisce 1/8000" ed un sincro-flash ad 1/250", valori
ridotti sulla M8.2 ad 1/4000" ed 1/180", sacrificio a mio parere ben più doloroso di qualche
decibel in più.

3) La M8.2 ostenta un display protetto da un vetro zaffiro inscalfibile, ma va detto che anche
la resina trattata antiriflessi della M8 è sufficientemente resistente per l'uso generico; questo
è il mio settimo corpo digitale, e grazie al fatto che non faccio uso di cinghie e non tengo 
l'apparecchio al collo (col rischio di abraderlo strisciando contro bottoni e chiusure lampo)
non ho mai danneggiato minimamente la superficie dei display, nemmeno dopo anni di uso.

4) La M8.2 garantisce la funzione "S" per l'accesso rapido ad un pacchetto di impostazioni
preliminari, ma è un'opzione che non mi interessa, preferendo gestire manualmente questi
importanti parametri.

5) la finitura tipo "shark skin" della M8 primo tipo ha fatto storcere il naso a molti, e la Casa
ha rivestito la M8.2 con il classico vulkan, mentre io trovo il rivestimento originale gradevole
ed in grado di aggiungere quel pizzico che differenzia questa digitale dalle sorelle che l'hanno
preceduta: bene anche il pulsante di sblocco obiettivi monolitico, senza la concavità riempita
di smalto rosso (facilmente danneggiabile con le unghie), mantenuto dal modello M7.

Quello che conta realmente è la catena cinematica, dal sensore all'output, ed in questo settore
le prestazioni di M8 ed M8.2, all'atto pratico, sono identiche.

Nel tempo ho raccolto lamentele legate a vari settori della M8; anch'io, fin da subito, ho
notato dei dettagli che riterrei perfettibili, e alcuni di essi non sono mai stati citati da chi
ha acquistato ed impiegato questo modello prima di me; ecco i miei appunti:

1) giudico negativamente l'assenza di una presa sincro-PC per flash esterni/da studio
pilotati tramite cavi: talvolta, per ritratti posati, utilizzo una serie di torce flash e trovo
spiacevole che, in assenza di accessori esterni, sia preclusa la possibilità di sincronizzarli.

2) scattando in RAW (DNG), opzione altamente consigliabile dal momento che la conversione
 jpeg on camera non è all'ultimo grido, il firmware disabilita la possibilità di impostare alcuni
parametri (saturazione del colore, sharpening, etc.), una scelta logica, viste le ampie possibilità
di intervento in post-produzione sul file grezzo; trovo tuttavia strano che sia disabilitata anche
la possibilità di scegliere il profilo colore più idoneo: per cambiare questo parametro occorre
uscire dal menu principale, entrare nella schermata che gestisce la qualità d'immagine, passare
da DNG a jpeg, tornare al menu principale, modificare il profilo colore e rientrare nuovamente
per passare ancora a DNG...

3) le stesse considerazioni si possono applicare alla gestione della codifica a 6bit ed al controllo
on camera della vignettatura sull'obiettivo in uso, previo riconoscimento: anche questa funzione
è attiva in jpeg ma non in RAW.

4) chiaramente è un piccolo limite intrinsecamente connesso con il particolare design del corpo,
non ovviabile, ma impugnando l'apparecchio si cerca istintivamente di non posare i polpastrelli sul
display posteriore (per non lasciare impronte digitali) e sulle varie pulsantiere disponibili (temendo
di attivare inavvertitamente qualche funzione indesiderata), e gli unici spazi utili per le dita rimangono
le superfici curve all'estremità del corpo: in assenza di cinghia di sicurezza (come nel mio caso) questo
maneggio "in punta di dita" rischia di far perdere la presa ad ogni piè sospinto, con conseguenze
facilmente immaginabili.

5) il design d'epoca della levetta per la selezione manuale delle cornicette è molto gradevole, elegante
ed in tono con l'apparecchio (anche se la sua borchia centrale priva di qualsivoglia finitura o sistema di
fissaggio a vista la rende un po' cheap), ma in uso le sue posizioni sono un po' troppo decentrate verso
il bocchettone d'innesto degli obiettivi, al punto che nello step più ravvicinato l'estremità della leva
va quasi a contatto con l'ottica, rendendo meno agevole il suo spostamento manuale con l'occhio al mirino.

6) è apprezzabile lo spostamento in posizione centrale dell'attacco da 1/4" per cavalletto, tuttavia, anche
in questo modello, la filettata non è monolitica e solidale col corpo, ma ricavata nel fondello asportabile;
visto che la perfetta tenuta alla luce non è più una priorità necessaria, sarebbe stato meglio predisporre
l'attacco filettato direttamente nella fusione in magnesio dello chassis, ricavando al centro del fondello
un'apertura di servizio.

7) la precisione delle cornicette è francamente migliorabile: l'inquadratura reale è visibilmente più abbondante
di quanto non si verificasse su corpi macchina precedenti, e la declinazione è asimmetrica rispetto ai lati del
formato.

8) il firmware gestisce un menu logico ed user friendy ma abituati alle sterminate possibilità di personalizzazione
di apparecchi come le Nikon D3 oppure D700  le voci disponibili appaiono realmente ridotte all'osso;
anche in questo caso la progettazione ha tenuto conto di un target potenziale "di prima generazione", non
ancora avvezzo alle sottigliezze del digitale high-end, che apprezza un'interfaccia non troppo complessa,
mentre chi magari arriva da lustri passati con le ammiraglie digitali giapponesi si sente un po' frustrato
dall'impossibilità di interagire come di consueto: del resto si tratta di filosofie costruttive e funzionali
radicalmente diverse, e confronti diretti sono forse fuori luogo.

9) la paratia gommosa che copre la presa USB richiede un notevole sforzo per separarla dal corpo
macchina; pur apprezzando la versatilità del caricabatterie ad alimentazione universale (compresa la
presa accendisigari dell'auto) si nota la mancanza di un accessorio per l'alimentazione diretta a rete,
forse omessa considerando la vocazione prettamente reportagistica dell'apparecchio.

10) la ghiera dei tempi non presenta un blocco di sicurezza sulla posizione "A" e montando un mirino
esterno viene coperto il punto di fede, rendendo difficile capire (a causa del parallasse) se è impostato
un valore o quello accanto (sono attivi anche gli stop fra due tempi fissi della ghiera).

11) l'innesto a baionetta e la relativa movimentazione di camme per inserire le cornicette richiede
al montaggio uno sforzo di gran lunga superiore a quello riscontrabile nei classici modelli a pellicola
come la M6; d'altro canto, il leggero avanzamento della sua battuta rispetto al filo del corpo macchina
e del pulsante di sblocco lasciano spazio sufficiente per sganciaree anche il Canon 50mm f/0,95 (adattato),
mentre con i modelli tradizionali occorreva inserire un piccolo utensile (ad esempio: un cacciavite da
orologiaio rivestito in gomma) per sbloccare il pulsante coperto dall'enorme obiettivo; tale strumento
squisitamente artigianale veniva definito ufficialmente "0,95 tool"  :-) .

Queste sono le prime impressioni a caldo; le immagini che seguono sono state realizzate durante la
mia prima uscita con la nuova M8, utilizzando l'Elmarit-M 21mm f/2,8 pre-asferico, il Summicron-M
50mm f/2, l'Elmarit-M 90mm f/2,8 di ultima computazione ed anche uno Zeiss Biogon 21mm f/4,5
per Contarex, applicato con apposito anello adattatore; smontando la palpebra in plastica che
protegge la sua lente posteriore (operazione rapida ed indolore) viene mantenuta l'esposizione
TTL, nonostante il grande arretramento del nocciolo ottico; ho scattato con l'apparecchio alla
sensibilità minima di 160 ISO, impostandolo in DNG e gestendo il file RAW nel modo consueto:
conversione in Adobe Camera RAW e successiva apertura a 16bit in Adobe Photoshop CS4.


Summicron-M 50mm f/2  f/5,6-8

 



Elmarit-M 21mm f/2,8    f/5,6-8   filtro rosso 25A

 


Summicron-M 50mm f/2     f/5,6-8

 

Elmarit-M 90mm f/2,8      f/5,6

 

Elmarit-M 21mm f/2,8      f/5,6-8  (Cesenatico, spiaggia innevata, mio padre Gianfranco con l'ombra del grattacielo)

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/5,6-8    (Cesenatico, spiaggia innevata, mio padre Gianfranco con l'ombra del grattacielo)

 

Summicron-M 50mm f/2     f/5,6-8

 

Summicron-M 50mm f/2     f/5,6-8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/5,6-8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/5,6-8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/8

 

Elmarit-M 21mm f/2,8     f/5,6-8

 

Zeiss Biogon Contarex 21mm f/4,5     f/8-11

 

Zeiss Biogon Contarex 21mm f/4,5     f/8-11

 

Zeiss Biogon Contarex 21mm f/4,5     f/11


Come si può notare nelle immagini del corpo macchina, per utilizzare gli obiettivi da 21mm (la cui
inquadratura equivale a quella di un 28mm) ho montato un mirino Leitz tipo 12007 degli anni '60,
piacevolmente in tono con l'aspetto retrò dell'apparecchio.

Venendo alle considerazioni sulle prime immagini scattate, puntualizzo che non è stato impiegato
alcun filtro, nè IR-UV interferenziale nè polarizzatore (solamente un filtro rosso in una delle prime della
serie); la famosa querelle sulla sensibilità spinta ad UV ed IR dovuta al filtro low-pass estremamente
sottile mi trova su posizioni assolutamente garantiste: in questo modo il sensore restituisce una riproduzione
estremamente nitida, al punto che ho sistematicamente ridotto lo sharpening on camera impostato come
default di fabbrica, e l'elevata sensibilità agli UV e soprattutto agli IR va considerata un valore aggiunto di
notevole potenziale, da valutare ed indagare con attenzione (pensiamo, ad esempio, alla penetrazione
della foschia garantita dalla sensibilità IR, o al rendering insolitamente levigato della pelle con ombre
"alzate" garantito dallo stesso fattore, senza considerare immagini con estetica IR vera e propria, realizzate
con appositi filtri); d'altro canto, possiamo sempre sopprimere il "difetto" con gli specifici filtri interferenziali,
fra l'altro disponibili anche in finitura cromata (su alcuni diametri) per accordarsi esteticamente alle ottiche.
La sensibilità agli UV appare evidente nella prima immagine a colori (la mano con il candelotto di ghiaccio),
osservando l'ombra sulla neve, fortemente virata in azzurro-ciano, caratteristica ancora più marcata
nello Zeiss Biogon 21mm f/4,5, realizzato utilizzando vetri ed antiriflessi particolarmente trasparenti agli UV.

 

VC 25mm f/4  f/5,6-8  filtro Rollei infrarot  mano libera


VC 25mm f/4  f/5,6-8  filtro Rollei infrarot  mano libera

Due esempi di riprese con filtro infrarosso: la sensibilità del sistema agli IR è così elevata che,
nonostante l'adozione di un "vero" filtro IR (alla vista appare opaco e grigio/acciaio), con la
sensibilità di 320 ISO ho potuto scattare a mano libera con 1/24 - 1/30" ad  f/5,6-8; curiosamente,
l'esposizione letta dalla M8 risulta perfettamente corretta anche in queste condizioni, quindi anche
il fotodiodo delegato alla lettura esposimetrica per riflessone sulla tendina presenta una sensibilità
spettrale volutamente estesa e congruente con quella del sensore.



Pur pagando dazio alle più alte sensibilità rispetto alle full-frame giapponesi (che utilizzerò preferibilmente
 in questi contesti) il file della Leica M8 ottenuto a 160 ISO e sviluppato dal DNG presenta ancora delle
caratteristiche di spicco, fra le quali un'ottima tenuta e modulazione delle alte luci, prive di brusche
clippature e modulate ancora all'interno di valori utili di crominanza anche nelle aree più chiare, consentendo
così di abbassarle adeguatamente mantenendo una buona gamma di sfumature; il recupero delle ombre,
a mio parere, è invece medio, soddisfacente ma lontano dall'elasticità consentita dal sensore Nikon FX.

Naturalmente le buone caratteristiche del sensore sono implementate dall'eccellente presenza e nitidezza
garantita dagli obiettivi originali, vero punto di forza di quest'apparecchio, che mantengono ampiamente
il loro fingerprint anche in digitale.

Come ripeto, sono solo le primissime impressioni a caldo ma sono gratificato dai primi riscontri; ritengo che
risultati eventualmente poco soddisfacenti o non fotorealistici   vadano più imputati ad una limitata esperienza
 in postproduzione del file che a reali carenze dell'apparecchio.

E' un vero peccato che i modelli M8, M8.2 ed M9 non dispongano della funzione live view, una caratteristica
che le renderebbe idonee all'applicazione (tramite adattatori) di una marea di ottiche, a cominciare dai corredi
Canon FD e Zeiss Contarex, ai quali - per varie ragioni tecniche - è sempre stato precluso l'impiego in digitale
su un sensore di grandi dimensioni e fattore di crop moderato o addirittura nullo...

(testi e immagini di Marco Cavina)




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