WALTER WOELTCHE, GLI ZEISS SUPERLUMINOSI
E L'IMPRINTING CANON
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Come già descritto nel pezzo sugli
obiettivi FD-L, la Canon aveva sfornato fra il 1971 ed il 1976
un tris d'assi rappresentato da un corredino completo di ottiche superluminose
asferiche, accreditate
di sonanti prestazioni: il supergrandangolo 24mm f/1,4, il normale 55mm f/1,2 ed
il telino 85mm f/1,2.
Questa clamorosa prova di forza non poteva passare inosservata fra i matematici
progettisti dei più
qualificati brand rivali, ed infatti così non fu; in particolare, in casa Zeiss
(abituata ad una leadership
incontrastata nel campo dell'ottica) questa esibizione muscolare mosse le
acque più che altrove.
Il responsabile della progettazione, da
poco subentrato in servizio, era Walter Woeltche, brillante
matematico che mi è stato descritto da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo
come persona tanto
geniale quanto affabile ed alla mano; il giovane Woeltche si era formato alla
Schneider Kreuznach
(dove aveva firmato fra l'altro il PA-Curtagon 35/4 ed il Super-Angulon 21/4
retrofocus, entrambi
adottati da Leica sui corpi R e destinati a grande successo commerciale);
transfuga in Zeiss finì sotto
l'ala protettrice di quell'autentico monumento rappresentato dal dott. Erhard
Glatzel, ormai al termine
di una luminosa carriera; ebbe il tempo di assistere al parto dei suoi ultimi
lampi di genio poi toccò a
lui raccogliere l'eredità di nomi leggendari come Rudolph, Vandersleb, Bertele,
Mertè e molti altri,
subentrando al timone; Woeltche, metodico come ogni buon matematico, si procurò
i tre obiettivi
della Canon ed analizzò a fondo il loro schema, i vetri utilizzati e li testò
anche sui banchi MTF Zeiss
(che tuttora dispongono della flangiatura Canon FD), realizzando una memoria
interna secondo la
quale non v'era nulla di trascendentale o inarrivabile in quei progetti, nei
quali anche l'uso della lente
asferica, per allora un exploit incredibile, non era formalmente necessaria -
almeno nel 55 e nell'85 -
per conseguire tali risultati, affermando che la tecnologia Zeiss avrebbe potuto
bissare quei vertici
di luminosità con qualità anche superiore con semplice utilizzo di superfici
convenzionali.
Questo dossier rivelato davanti ad una folta assemblea era stato scritto
soprattutto per tranquillizzare
gli animi, tuttavia nella mente e negli indirizzi del progettista stesso nulla
sarebbe stato più come prima,
e l'ombra dei tre SSC Aspherical di Canon avrebbe gravato a lungo su analoghi
progetti Zeiss;
paradossalmente, la prima risposta della Zeiss al banzai nipponico fu proprio
un'ottica che non
uscì dallo stadio di prototipo, per quanto lungamente invocata nei mantra dei
fanatici Zeiss: infatti
appena un anno dopo l'introduzione del Canon FD 24mm f/1,4 SSC Aspherical, nel
1976,furono
completati i calcoli (certo complessi) del Distagon 25mm f/1,4, basato su 13
lenti in 11 gruppi
e "casualmente" anch'esso con una lente asferica, posizionata
immediatamente dietro il diaframma,
sebbene lo stesso Walter Woeltche, come già accennato, nella
memoria interna dedicata ai
superluminosi rivali avesse sminuito il suo impiego... in realtà ad Oberkochen erano
perfezionisti e
coscienti che mentre alla Canon avevano messo a punto un sistema
proprietario per lavorare
le lenti asferiche a controllo numerico che era all'avanguardia mondiale, non
altrettanto si poteva
dire (all'epoca) per Zeiss, la cui apparecchiatura soffriva ancora di tolleranze
produttive eccessive
per l'estrema criticità dei calcoli, e probabilmente venne introdotta nell'1,4/25
Distagon per
assoluta ed inderogabile necessità; dell'ottica fu montato ad Oberkochen un
esemplare prototipo
provvisorio tuttora conservato nei famosi armadi
metallici che contengono i "campioni di riscontro";
non entrò in produzione proprio
perchè Woeltche ammise realisticamente che le tolleranze
richieste dalla superficie asferica erano
troppo severe per le capacità di casa Zeiss all'epoca,
inoltre il peso finale poco si accordava con l'uso previsto nel reportage dinamico: fatto
sta
che il prototipo restò tale e al momento attuale non è reperibile alcuna
fotografia di questo
obiettivo, ma soltanto uno schema grafico di profilo che evidenzia comunque le
sue dimensioni
effettivamente king-size: 126mm di lunghezza e 90mm di diametro per la montatura
anteriore, che sarebbe stata servita da filtri da 86mm (vecchio retaggio
Contarex) tramite
un adattatore; l'obiettivo avrebbe presentato una scala dei diaframmi compresa
fra f/1,4
ed f/16 con messa a fuoco fino a 0,3m gestita da un sistema floating per
minimizzare gli
evidenti cali di resa propri di un retrofocus così luminoso; il suo schema
ottico è estremamente
complesso ed originale, basato praticamente su due Gauss posti in sequenza,
assolutamente
differente da quello del Canon FD 24mm f/1,4 SSC Aspherical, il che evidenzia
come
la progettazione fosse in effetti iniziata già prima del lancio del modello
nipponico, basandosi
forse su concetti da superluminoso per cinematografia; l'aspetto doveva essere
imponente:
immaginate, effettuando mentalmente una sorta di patchwork, un Sonnar 2,8/135
con la
scala diaframmi del Planar 1,4/50 ed uno strombo anteriore aggiuntivo simile a
quello del
Distagon 2,8/21! Per ulteriori informazioni su quest'ottica, oltre ai diagrammi
MTF e
quelli relativi a distorsione e vignettatura - misurati sul prototipo - potete
riferirvi allo
specifico pezzo sui prototipi Zeiss presente in questa stessa sezione; purtroppo
gli MTF
originali Canon si basano sullo standard attuale, con letture a 10 e 30 l/mm di
frequenza
spaziale contro le 10, 20 e 40 di Zeiss; inoltre il Distagon 1,4/25 prototipo fu
testato
(come all'epoca era talvolta prassi in Zeiss per i superluminosi) ad f/1,4 ed
f/2,8 mentre
il Canon prevede letture ad f/1,4 ed f/8, per cui l'unica curva comune è quella
relativa
a 10 cicli/mm ad f/1,4, comunque molto importante, ed ho provveduto a
sovrapporla
al diagramma Zeiss; dal confronto si evince come il Distagon tenesse un po'
meglio
fuori asse, e sicuramente sarebbe stato un vero campione di riferimento, se
fosse
andato in produzione senza passare direttamente al mito...
Come i più attenti avranno notato non ho attribuito specificamente ed
esclusivamente la
paternità del Distagon 25mm f/1,4 a Woeltche, dal momento che non esiste una
prova di
riscontro che i calcoli siano tutti suoi; Woeltche giunse alla Zeiss nel 1973,
forte di una
esperienza già ventennale presso la ISCO Goettingen, la Schneider Kreuznach ed
altri
brand dell'ottica tedesco-occidentale; al momento in cui fu concepito questo
prototipo
Glatzel era ancora al timone e l'attribuzione ad personam del prototipo è
tuttora dubbia;
più realisticamente diverse mani hanno dato il loro contributo, piccolo o
grande che fosse,
anche se dati, schemi e brevetti da me recentemente rivangati spostano la
bilancia a netto
favore del vecchio leone Glatzel e del suo team.
Dopo la prima rinuncia a combattere sul grandangolare, Woeltche ebbe modo di
riavvicinarsi
immediatamente ai concetti del rivale giapponese, mentre stata progettando una
serie di ottiche
superluminose T=1,3 (f/1,2) per il cinema 35mm; nel pacchetto previsto di
ottiche in montatura
Arriflex la focale più lunga era, appunto, un Planar 85mm f/1,2, calcolando il
quale Woeltche
allungò in corsa la diagonale disponibile fino ai fatidici 21,5mm necessari a
coprire il 24x36,
aprendo la via ad un impiego futuro su Contax e ad un secondo confronto diretto
con Canon.
L'occasione si presentava dal momento che alla Zeiss si stava aggiornando una
gamma di
ottiche cinematografiche calcolate da Glatzel all'inizio degli anni '70 e
presentate nel 1976
nelle focali Distagon 25mm f/1,2 asferico flottante, Distagon 35mm f/1,2
asferico flottante,
Planar 50mm f/1,3 con lenti convenzionali e Planar 85mm f/1,4 con lenti
convenzionali,
quest'ultimo identico alla versione fotografica lanciata nel 1974 per Contarex e
Rolleiflex;
Questa gamma, pur premiata, non incontrò il completo favore degli utenti del
settore cine,
perfezionisti ed esigenti; in particolare tutta la serie fu dichiarata capace di
un T
(luminosità
massima effettiva tenendo conto degli assorbimenti e delle riflessioni sulle
lenti) pari ad
1:1,4, credibile per i due grandangoli, ancora passabile con difficoltà per il
50mm f/1,3
ma assolutamente non realistica per l'85mm che era già f/1,4 di targa, senza
correzioni
(per lui sarebbe stato più logico dichiarare un T=1,5 o forse meno, ma si optò
per la
piccola bugia forse per uniformare i dati tecnici sui cataloghi); inoltre le
caratteristiche
ottiche del Planar 85/1,4 (ben note dato che è tuttora in produzione in
versione ZF)
consentono una buona resa su infinito ma a distanza molto ravvicinata e con
diaframma
1,4 (situazione di utilizzo frequente nella cinematografia eseguendo primi piani
del volto
e sfuocando lo sfondo indesiderato) la curva MTF e la nitidezza scendono
decisamente,
fornendo immagini troppo morbide per la specifica destinazione cine; preso atto
di questi
appunti, nel 1976 alla Zeiss incaricarono Woeltche di ricalcolare il 50/1,3 e
l'85/1,4 portando
entrambi all'f/1,2 nominale proprio dei due grandangoli (apprezzati dall'utenza
e lasciati
in produzione senza modifiche), permettendo di dichiarare un valore T=1,3
omogeneo e
questa volta realistico; inoltre la specifica prevedeva di migliorare la resa
ottica proprio
nella focale 85mm, la più criticata dai clienti, specialmente a distanza
ravvicinata:
stava nascendo la serie Zeiss High Speed Cine Lenses.
Fu così che Woeltche, fra il 1976 ed il 1979, calcolò il Planar 50mm f/1,2,
dotato di
gruppo flottante, e soprattutto in nuovo Planar 85mm f/1,2, anch'esso flottante,
con un
T effettivo pari ad f/1,3 contro T=1,5 dell'85mm di Glatzel; ribadendo la
tradizione,
Woeltche calcolò il Planar 85mm f/1,2 per una diagonale di 21,5mm, prevedendone
quindi l'utilizzo anche sul formato fotografico 24x36mm, così come avveniva con
l'85mm
f/1,4, col vantaggio di nascere per il cinema e conforme alle sue
altissime specifiche...
Mantenere le specifiche cinematografiche in questo particolare caso non era
impossibile, perchè
il ridotto angolo di campo dell'ottica 85mm risentiva meno di questa variazione al
progetto;
il calcolo iniziò praticamente ai tempi del lancio del Canon FD 85mm f/1,2 SSC
Aspherical
e di quanto possa averne risentito il progetto Zeiss si può valutare negli
schemi abbinati;
In questo caso Woeltche scartò l'idea di impiegare superfici asferiche per le
solite ragioni ed
ottenne la correzione necessaria utilizzando speciali vetri Schott ad alto
indice di rifrazione:
due lenti dei gruppi convergenti furono realizzate col vetro Schott LAFN2
(caratterizzato da un
indice di rifrazione di 1,74) ed altre due lenti (sempre nei gruppi convergenti)
con un'altro vetro
Schott ancora più particolare, caratterizzato da un indice di rifrazione medio
superiore ad 1,8,
accettando
a cagione di ciò una piccola quota di aberrazione
cromatica residua o spettro secondario
(i vetri ad altissima rifrazione per loro natura possiedono anche alta
dispersione) ed i mugugni degli
addetti alla lavorazione delle lenti (questo tipo di vetro è durissimo).
Non mi è nota la denominazione
del secondo tipo di vetro; lo
Schott LAFN2, invece, costituisce un motivo di continuità col precedente
85mm f/1,4 di Glatzel, dato
che tutte le lenti dei suoi gruppi convergenti erano realizzate proprio con
questo tipo di vetro,
progettato in origine da.... Leitz (curioso intereccio, no?) e poi concesso in
produzione alla Schott per
ottenere quantitativi industriali, liberalizzandone le royalties; anche nei Gauss
Planar 50mm f/1,7 e
Planar 100mm f/2 tutte le lenti dei gruppi convergenti sono realizzate con vetro del
tipo LAFN2, sfruttato fra l'altro sistematicamente da Glatzel nei
prototipi dell'innovativo schema
retrofocus che è alla base del Distagon 1,4/25 (come confermano le tabelle che
ho inserito nel'apposito
pezzo sull'origine di quest'obiettivo e che troverete a seguire nello stesso
elenco di link cui è collegata
questa pagina).
Il Planar 85mm f/1,2, subito acclamato, fu uno dei capolavori di Woeltche; in particolare, a piena
apertura f/1,2, era possibile ottenere MTF a 10 cicli/mm fino ad 87%
sull’asse che restavano sull’80%
fino ai bordi della calotta più corretta, avvicinando sull'asse gli standard degli
attuali obiettivi fissi
cinematografici T/1,3 che a piena apertura prevedono il 90% di MTF a 10
cicli/mm partendo
dall'asse e mantenendoli per circa l'80% della diagonale (ma sono avvantaggiati dalla diagonale minore);
per il Planar 85mm è realistica un'aspettativa ad f/1,2 su qualsiasi
esemplare, anche allo standard
minimo di centratura (estremamente critica in questo esemplare) di almeno l'80%
di MTF a 10 l/mm
di frequenza spaziale partendo dall'asse fino a 10mm fuori centro, circa metà
della diagonale, con
qualsiasi orientamento della calotta, valori inferiori ai Master Primes ma
comunque assolutamente
straordinari e fuori quota per un obiettivo f/1,2 che copre il formato completo
24x36mm (non
dimentichiamo che i Master Primes sono i migliori obiettivi cine superluminosi
del mondo, pesano
come un 300mm f/2,8, hanno ingombri imbarazzanti e costano cifre nell'ordine dei
15.000 euro
cadauno....per capirne la qualità sia sufficiente come esempio la trilogia de
"The lord of the rings").
Nell'MTF a 40 cicli/mm ad f/1,2 si partiva da circa 40-42%
sull’asse fino a non meno di 30%
ai bordi nella calotta più scarsa, la sagittale; anche in questo caso
sono valori eccezionali, dal
momento che 30% MTF è il "valore magico", il minimo necessario a
percepire una soddisfacente
sensazione di nitidezza, ed in questo caso stiamo parlando di 40 coppie, ovvero
80 linee/mm...
La centratura
di questa splendida ottica è molto critica; in particolare,
modificando la lente d’aria
fra le due metà del Gauss è possibile correggere l’andamento
dell’aberrazione sferica riducendo lo
shift di fuoco a valori ottimali, appena 1 micron da f/1,2 ad f/1,4 e
circa 30 micron da f/1,2 ad f/5,6
per un circolo confusionale reale di 1/187mm ( circolo confusionale reale
= 1000 : shift/diaframma,
ovverosia 30micron : 5,6 = circa 5,35 ; 1000/5,35 = 187, ovvero 1/187mm)
consentendo una resa
ottimale ai diaframmi centrali, sia pure accettando un leggero calo di
contrasto a 10 cicli/mm di
frequenza spaziale ad f/1,2. Il
passaggio da f/1,2 ad f/1,4 comportava un incremento di MTF molto
modesto, viceversa la vignettatura calava drasticamente anche con una
diaframmazione così minima.
Il sistema di lenti flottanti combinato all’andamento dell’aberrazione
sferica comportava una resa a
distanze ravvicinate incredibilmente alta per un superluminoso:
addirittura, ad un metro di distanza
(il fuoco minimo) l’MTF sagittale a 40 cicli/mm era del 70% costante fino ai
bordi, superiore persino
a quello dello specifico Makro-Planar 100/2,8 allo stesso ingrandimento;
la correzione a piena apertura
f/1,2 alla distanza minima era migliore di quella dell’ottimo Planar
100/2 all’apertura f/2 ed identica
distanza, ma con 1,5 stop di vantaggio. Proiettando una mira di riscontro su un
lato di 4 metri
a piena apertura f/1,2 è possibile distinguere 200 linee/mm al centro su circa
2mm di copertura
ed ancora 140 l/mm a 19mm offset sulla calotta più corretta e 100 l/mm
in quella più sfavorevole
( e si parla di f/1,2); in pratica l’ottica non fornisce mai meno di 100
l/mm in qualsiasi condizione
ed altezza di diagonale. La qualità globale di questo progetto è tale
che il suo creatore Woeltche,
seppure assai modesto ed umile, definì letteralmente “astrale” il suo
grado di correzione; posto
in vendita in montatura Arriflex nel 1980, arrivò col sospirato attacco Contax nel
1982 nella
versione celebrativa "50 Jahre", diventando ben presto il termine di
riferimento per l'high-end
dei medio tele, eppure basta osservare gli schemi appaiati per capire quanto
questo
campione si riferisca al progenitore Canon....
L'ultima ipotesi di confronto, sul campo dei normali, sembrava ormai destinata a
scemare
dal momento che il sempreverde Planar 50/1,4 continuava a godere di un
lusinghiero e
duraturo successo di vendite e critica; si dovette attendere fino al 1996
perchè a Woeltche,
ormai maturo e nel massimo fulgore della sua competenza tecnica, fosse
commissionato
un obiettivo in tiratura limitata per celebrare il 100° compleanno dello schema
tipo Planar;
le specifiche geometriche che Woeltche ricevette, un Planar 55mm f/1,2,
casualmente
ricalcavano quelle del primo Canon Aspherical del 1971 che aveva innescato
quello che
io ritengo un salutare effetto domino...tuttavia Woeltche, peraltro già impegnato nel
calcolo di uno dei suoi capolavori, la serie Ultra Primes per il cinema, fu
poco entusiasta
della richiesta, con
l'aggravante del ridottissimo preavviso concesso; fra l'altro Woeltche
dichiarò di ritenere la
focale 55mm poco sensata nell'uso pratico e non si fece scrupolo
di ammettere di aver
progettato il Planar 55mm f/1,2 "100 Jahre", per così dire, un po'
di malavoglia....
Analizzando lo schema di questo 55/1,2 Planar, nato un quarto di secolo dopo
l'omologo
Canon FD Aspherical, mi stupisce il notare ancora reminiscenze di questo
antenato; se
infatti, fedele al suo credo, Woeltche ha evitato la superficie asferica (in
anni in cui questa
tecnologia di lavorazione era diventata comune e la stessa Zeiss l'aveva ben
affinata sulle
ottiche cinematografiche), resta comunque un caratteristico fingerprint del
55/1,2 Canon:
l'ottava lente di campo posteriore aggiunta al Gauss e flottante: la coincidenza
su questa
caratteristica può essere anche un caso, ma puntualizzo che il Canon 55/1,2
Aspherical
(col derivato 50/1,2 L) ed il Planar 55/1,2 "100 Jahre" sono gli unici
normali Gauss
per la fotografia convenzionale 35mm
a mettere in campo questa configurazione:
in pratica l'emigauss posteriore è
concettualmente identico e l'unica differenza macroscopica
nello Zeiss consiste nella spaziatura
ad aria della seconda e terza lente anteriore, tipicamente
collate nei Canon (questo per aggiungere due superfici diottriche ed aumentare le
variabili
di calcolo); il
sistema flottante portò notevoli benefici nella resa a distanze ravvicinate,
dove la
curvatura di campo era molto più corretta rispetto ai Planar 50mm f/1,4 ed f/1,7
che ne
soffrono in modo severo, specie il più luminoso; i valori MTF del Planar 55mm
f/1,2
sono simili a quelli dell'eccellente Canon 55mm f/1,2 Aspherical a piena
apertura mentre
la grande competenza di Woeltche (nonostante la scarsa propensione ideale a
questo
progetto) appare nell'MTF ad f/5,6, dove la tenuta sulla diagonale è ottima,
senza i
flessi dovuti a curvatura di campo ed astigmatismo propri del Canon;
curiosamente,
gli MTF ufficiali Zeiss prevedono una lettura come valore di lavoro ad appena
f/2,8,
insinuando nell'utenza il sospetto che oltre ci sia già diffrazione e che si
possa contare
solo su questi non eccelsi valori; viceversa test MTF indipendenti e
standardizzati
a quelli Zeiss, effettuati ad f/5,6, svelano le reali possibilità di quest'ottica,
globalmente
superiore ai due Planar 50 convenzionali.
In definitiva, la tripletta "speciale" di superluminosi Canon FD ha
lasciato il segno,
creando una nicchia ed influenzando con la loro progettazione estrema,
innovativa
e senza vincoli o preconcetti anche superluminosi Zeiss nati dalla mano di un
autentico genio dell'ottica, un fingerprint immanente cui nessuno, da quel
momento
in poi, ha più potuto sottrarsi.
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Il Canon FD 24mm f/1,4 SSC Aspherical del 1975 fu
il primo obiettivo a vedere una risposta Zeiss, almeno
allo stadio di prototipo: il Distagon 25mm f/1,4, realizzato in esemplare unico nel 1976
Questo è l'aspetto che avrebbe avuto il Distagon 1,4/25:
126mm di lunghezza per 90mm di diametro, un voluminoso
cannotto che celava un prezioso sistema ottico a 13 lenti
Una primizia assoluta: lo schema ottico del Distagon 25mm f/1,4 prototipo
abbinato a quello del Canon FD 24mm f/1,4 SSC Aspherical: appare evidente
come la progettazione dello Zeiss si sia evoluta autonomamente e sia iniziata
anteriormente al lancio del Canon; lo schema a 13 lenti in 11 gruppi prevede
un elemento asferico (quello subito dietro al diaframma) ed un sistema
flottante;
interessante la struttura, dove si evidenziano due Gauss i sequenza,
caratteristica
approfondita nel pezzo sugli obiettivi Zeiss prototipo presente in questa stessa
sezione
Altri dati inediti: l'MTF ad f/1,4 per 10, 20 e 40 l/mm
misurato sul prototipo del Distagon 25mm f/1,4; la curva
in colore rosso è quella relativa al Canon 24mm f/1,4 a
10 cilci/mm; dal confronto si evidenzia una migliore
tenuta fuori asse per il prototipo Zeiss
Gli schemi abbinati del Canon FD 55mm f/1,2 Aspherical e dello Zeiss
Planar 55mm f/1,2 "100 Jahre"; sia pure lanciati a 25 anni di distanza
presentano l'identica, caratteristica ed unica soluzione dell'ottava lente
aggiunta posteriormente al Gauss e flottante: coincidenza?.....
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ECCEZIONALE DOCUMENTAZIONE SUL PLANAR 1,2/55 100
JAHRE
cliccare sulle slides per ingrandire
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Gli MTF a 10,20 e 40 l/mm per le aperture f/1,2 ed
f/5,6 relativi al Planar 55mm f/1,2 "100 Jahre" ed ai
precursori concettuali, i Canon FD 55mm f/1,2 Aspherical ed FD 50m f/1,2 L: a
tutta apertura sono valori simili
(e globalmente inferiori a quelli dello splendido Planar 85mm f/1,2) ma passano
decisamente a favore dello Zeiss
ad f/5,6, che surclassa con evidenza gli obiettivi nipponici nelle zone
periferiche; da notare che sviluppando
la versione FD-L la semplice riduzione di focale a 50mm mantenendo inalterato lo
schema ha comportato
visibili compromessi, evidenziando come sia via via più difficile
mantenere alti livelli di correzione nei superluminosi
all'aumentare dell'angolo di campo; probabilmente il Gauss dell'85mm Planar
costituisce un felice e
e riuscitissimo compromesso...è curioso notare che l'MTF originale dello Zeiss
Planar 55mm f/1,2 non
prevede questa lettura ad f/5,6 ma solamente ad f/2,8, cove i valori decisamente
inferiori hanno diffuso
strane leggende metropolitane sulla qualità effettiva di questo raro obiettivo,
sfatate peraltro dalle testimonianze
dirette dei fortunati e soddisfattissimi proprietari.
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SERIE DI IMMAGINI DEL PLANAR 85mm f/1,2 50 JAHRE
cliccare sulle slides per ingrandire
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Il Canon FD 85mm f/1,2 asferico (qui in esecuzione FD-new con la denominazione
L)
è stato certamente una base concettuale su cui Woeltche ha realizzato uno dei
suoi
capolavori: lo Zeiss Planar 85mm f/1,2
Più delle parole: a sinistra lo schema del Canon FD 85mm f/1,2 Asperical del
1976, a destra quello dello Zeiss Planar
85mm f/1,2 del 1979: il fingerprint concettuale è palese
Gli MTF campione del Planar 85mm f/1,2 Planar: eccellenti, specie ad f/1,2; in
realtà da test individuali
eseguiti su altri esemplari nella stessa sala dei banchi MTF Zeiss risulta che
queste specifiche sono talvolta
superate, arrivando con 10 l/mm di frequenza spaziale ed f/1,2 in asse a quasi 90% di
MTF, avvicinandosi ai
celebratissimi obiettivi cinematografici Zeiss Master Primes, avvantaggiati da
una diagonale più ridotta;
viceversa, lavorando sulla spaziatura ad aria del Gauss, ed accettando un
leggero calo proprio ad f/1,2 su
10 l/mm di frequenza spaziale, è possibile minimizzare lo shift di fuoco fra
f/1,2 ed f/4-5,6 a valori ridottissimi
(considerando l'apertura iniziale) che garantiscono un MTF a diaframma chiuso
superiore a quello dello
standard sopra riportato, dove il flesso sagittale a 40/mm compreso fra 10 e
15mm di altezza sulla diagonale
è pressochè inesistente.
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