NIKKOR 28mm f/2 E 28mm f/1,4 :
STORIA E RETROSCENA
TECNICI INEDITI DEI
DUE FAMOSI GRANDANGOLARI LUMINOSI
DI CASA NIKON
04/08/2007
Parlo volentieri di questi pezzi da novanta del corredo Nikkor
perchè con i prodotti di questa Casa sono cresciuto
fotograficamente fin dall'adolescenza, ed anche se da un paio di anni vivo nel
peccato col celebre concorrente dal
sensore a formato pieno (in attesa che anche Nikon si adegui) in realtà sono e
resto un nikonista...
Il medio grandangolare da 28mm (pari a circa 76° sulla diagonale del formato)
si è consolidato negli anni e a furor di
popolo come il wide universale, flessibile e facilmente adattabile agli impieghi
più disparati, ed è normale che un
produttore come la Nippon Kogaku abbia sentito ben presto l'esigenza di
affiancare all'originale modello f/3,5 una
versione ben più luminosa e con caratteristiche spiccatamente professionali;
l'idea si concretizzò a fine anni '60, quando
fu assegnato al Dr. Yoshiyuki Shimizu l'incarico di progettare un
grandangolare da 28mm con apertura massima f/2,
un cimento ragguardevole considerando le problematiche richieste dalla visione
reflex...
Il Dr. Shimizu era senz'altro molto qualificato, essendosi formato alla scuola
del monumento vivente Zenji Wakimoto
(col quale calcolò il famoso Nikkor-S 50/1,4) ed avendo già firmato importanti
progetti come il Nikkor 24mm f/2,8,
il Nikkor 35mm f/2, il Nikkor 6mm fisheye da 220° ed i vari Reflex-Nikkor
catadiottrici esistenti all'epoca; fra l'altro
Shimizu è anche il padre di un altro, celebre superluminoso Nikkor, il 35mm
f/1,4, obiettivo che aveva già progettato
nel 1967 e che richiese anni per la messa a punto fine precedente al lancio,
più o meno contemporaneo a quello del 28mm.
Il Nikkor 28mm f/2 fu completato nell'Agosto del 1970, giusto in tempo per la
passerella in Photokina, grazie a ritmi di
lavoro serrati: infatti il progetto era stato completato poco prima (addirittura
la richiesta di brevetto è posteriore alla
presentazione ufficiosa dell'ottica - Settembre 1970) ed il reparto meccanico
deve aver compiuto sforzi ammirabili per
realizzare la montatura nel poco tempo a disposizione; l'obiettivo adottava
tutte le più moderne tecnologie che una
grande azienda ottica come la Nippon Kogaku potesse vantare all'epoca: vetri al
Lantanio ad alta rifrazione e bassa
dispersione, un avanzatissimo sistema flottante per compensare le aberrazioni a
distanza ravvicinata e l'innovativo
trattamento antiriflessi a strati multipli NIC (acronimo di Nikkor Integrated
Coating); il Dr. Shimizu era un pioniere
del sistema flottante, dal momento che fu il primo ad applicarlo su un obiettivo
di produzione, il Nikkor-N Auto 24mm
f/2,8 del 1967, ed i diagrammi allegati al progetto del nuovo 28mm f/2 -
riferiti ad infinito e distanze brevi - dimostrano
la superiore efficacia del sistema per contenere coma, curvatura di campo ed
astigmatismo nel campo ravvicinato, dove
solitamente i grandangolari retrofocus così luminosi soffrivano un'evidente
debàcle; l'antiriflessi NIC, secondo la
storiografia ufficiale, fu applicato per la prima volta nella produzione di
serie sul Nikkor 35mm f/1,4 (presentato tre
mesi prima, nel Maggio 1970) e sul 28mm f/2, tuttavia è noto che già sul
Nikkor-S Auto 55mm f/1,2, presentato come
prototipo nel lontano 1965 e poi prodotto a partire dal 1967, alcune superfici
aria/vetro (ma non tutte) beneficiavano
dell'antiriflesso a strati multipli, già sviluppato da alcuni anni per gli
obiettivi industriali come gli Ultra-Micro-Nikkor
per microcircuiti: sembra che il primo ad adottarlo sia stato l'Ultra-Micro-Nikkor
29,5mm f/1,2; sul Nikkor-S Auto
55mm f/1,2 l'implemento non è immediatamente evidente perchè la superficie
anteriore della lente frontale presenta
un rivestimento classico a strato singolo in fluoruro di Magnesio, che rimanda
il tipico riflesso giallo degli obiettivi
monostrato.
i due campioni oggetto della discussione: il Nikkor 28mm f/2 (qui in versione
"K" gommata pre-Ai) e l'AF-Nikkor 28mm f/1,4 D,
entrambi montati su un corpo cronologicamente coerente: sul campo hanno
acquisito una fama lusinghiera, specialmente per la resa
a distanza ravvicinata e (soprattutto l'ultimo) per la qualità ai diaframmi
più aperti
Il Nikkor 28mm f/2 attraversò indenne le articolate
evoluzioni meccaniche della gamma Nikkor, giungendo fino all'ultima versione AiS;
per chiarire meglio l'ampia gamma di modelli ho realizzato uno specchio
riassuntivo.
La prima versione presentava la classica meccanica completamente metallica degli
obiettivi coevi, con ghiera di messa
a fuoco a sbalzi godronati, ma il barilotto era completamente rifinito in nero,
senza parti metalliche satinate in cromo;
la ghiera frontale riportava la dicitura Nikkor-N Auto Nikkon Kogaku e
curiosamente mancava la denominazione "C",
nonostante l'ottica sfoggiasse addirittura l'antiriflessi multiplo; la ghiera
del diaframma avrebbe consentito - fin dalla prima
versione - la conversione Ai; poco tempo dopo, in data imprecisata, la
denominazione Nippon Kogaku lasciò il posto a
quella Nikon, configurando la variante n° 2; l'opzione n° 3 è meccanicamente
simile fatto salvo per l'aggiunta della famosa
"C" che sta ad indicare l'antiriflessi, e completerà la serie dei
modelli F non gommati che uscirà di produzione a fine 1975;
nello stesso periodo i Nikkor furono oggetto di un riuscito lifting estetico -
noto come serie K - che in pratica preconizzava
il look dei futuri obiettivi Ai, fatto salvo per la classica interfaccia
all'esposimetro con forcella, la cui caratteristica più evidente
era la sostituzione dei rilievi metallici della messa a fuoco con una striscia
in gomma a rilievi rettangolari; i Nikkor 28mm f/2
con queste caratteristiche rappresentano la variante n° 4, e l'obiettivo
illustrato nella foto d'apertura appartiene a questo gruppo;
a partire dalla variante n° 4, l'appena citato Nikkor
"K" del Novembre 1975, lo schema ottico fu sottoposto ad una leggera
modifica, quasi inavvertibile ad un'occhiata distratta, che verrà meglio
descritta in uno schema successivo; lo schema aggiornato
resterà in produzione senza ulteriori migliorie fino alle ultime versioni AiS e
garantirà 0,5mm di spazio retrofocale in più.
nel 1977 i Nikkor furono aggiornati all'interfaccia Ai, ed anche il 28mm f/2 fu
prodotto in questa configurazione (variante n° 5),
in un periodo compreso fra il 1977 ed il Novembre 1981; nel Dicembre 1981
l'obiettivo fu convertito all'attacco AiS (sesta
ed ultima variante), e l'obiettivo è riconoscibile dagli indicatori della
profondità di campo trasferiti sulla ghiera cromata, dalla
messa a fuoco ridotta a 0,25m (nei precedenti era a 0,3m) e dalla baionetta
posteriore fissata da appena 3 viti contro le 5 dei
modelli precedenti; lo scasso ad ore 9 sulla battuta della baionetta (necessario
per informare il corpo macchina se stiamo
usando un obiettivo con più o meno di 135mm di lunghezza focale, ad uso program
variabile) è la spia più evidente della
conversione ad AiS, mentre pochi sanno che in questi obiettivi è stata anche
ridotta l'inerzia del cinematismo che comanda
ed aziona il diaframma, per migliorare la sua reattività con i corpi macchina
multi-mode utilizzati a priorità di tempi o in
program; alcuni riferiscono una sostanziale modifica allo schema ottico, che
sarebbe passato ad 8 lenti in 8 gruppi, ma
non ho mai trovato conferme concrete a quest'ipotesi; incidentalmente, il 28mm
f/1,8 AF-D Asp è stato realizzato in un'unica
versione, costante per tutta la parabola produttiva.
Il Nikkor 28mm f/2 è basato su un moderno schema a 9 lenti in
8 gruppi, ed adotta sia vetri comuni, come gli elementi
L5 ed L6 realizzati in "volgare" cristallo BK-7, sia vetri più
sofisticati come i Flint al Lantanio LAF2 (nD= 1,74400 vD= 44,9)
ed LAF34 (nD= 1,77250 vD= 49,5) o il Krown al Lantanio LAK8 (nD=
1,71300 vD= 53,9), caratterizzati da un ottimo
rapporto fra alta rifrazione e bassa dispersione, per finire con lo short-Flint
SF56 ad alta rifrazione (nD= 1,78470 vD= 26,1)
l'inedito schema con i vetri ottici utilizzati nel Nikkor 28mm
f/2, fra i quali spiccano l' LAF2 (L2), l' LAF34 (L4), l' LAK8 (L9)
e lo SF56 (L7); il vetro dell'elemento L8 è simile allo Schott LAF35 ma
presenta valori leggermente discordanti, e probabilmente
è un vetro proprietario realizzato dalla Nikon stessa, o forse proviene dal
catalogo dell'epoca di un'altra vetreria nipponica.
(per esigenze di pulizia grafica ho utilizzato la sezione dello schema
utilizzato a partire dal Novembre 1975, mentre la formula
del progetto originale di Shimizu è quella definita "official optical
cross section" nello schema successivo)
questo schema evidenzia la pedissequa derivazione del modello di serie dal progetto di Shimizu
Alla Nippon Kogaku avevano posto molta attenzione alla resa
ottica dei grandangolari a distanza ravvicinata, probabilmente
perchè i nuovi obiettivi reflex, dotati di messa a fuoco sostanzialmente più
ridotta dei cugini a telemetro e serviti da un sistema
di visione estremamente preciso, avevano lanciato la moda delle prospettive
esasperate con primi piani molto evidenti e
ravvicinati (specie nel reportage di guerra), rendendo di fatto più acuto il
problema della qualità a coniugate brevi; a riprova di
ciò troviamo nel progetto originale del 28mm f/2 la simulazione delle
aberrazioni in posizione di infinito e a coniugate molto
brevi (rapporto di riproduzione di 1:10, pari ad un campo inquadrato di
24x36cm): anche se il fondo scala (1,0mm) è molto
permissivo e la ridotta entità delle curve ingannevole, appare evidente come il
rendimento del Nikkor 28mm f/2 sia estremamente
uniforme passando ai due estremi della scala di messa a fuoco, confermando che
uno degli obiettivi primari del progetto di
Shimizu era stato conseguito; l'obiettivo a diaframma aperto soffre di coma
sagittale che rende l'immagine un po' nebulosa, ma
basta chiudere un poco il diaframma per ridurre l'aberrazione, e a diaframmi
centrali la risoluzione e soprattutto il contrasto
sono molto elevati, e forniscono immagini secche e sature; a distanza
ravvicinata si conferma una buona tenuta, con le aberrazioni
sempre sotto controllo, ed una riproduzione che non deve fare i conti con i
classici problemi dei retrofocus a coniugate brevi:
coma e curvatura di campo.
i due schemi ottici relativi all'originale Nikkor-N Auto 28mm
f/2 dell'Agosto 1970 ed alla versione "K" del Novembre 1975,
quando fu introdotta l'unica, leggera modifica cui sia possibile risalire con
dati oggettivi; col nuovo obiettivo lo spazio retrofocale
passò da 37,7mm a 38,2mm, l'interasse fra la superficie anteriore della prima
lente ed il piano focale da 102,7mm a 103,2mm e
la distanza fra il punto principale anteriore e la superficie posteriore
dell'ultima lente da 34,5mm a 34,7mm; sono altresì visibili
quattro variazioni nei radii delle lenti, evidenziate dalla numerazione aggiunta
in colore blu:
1) le facce contigue e piano-parallele delle lenti
5 e 6 - che definiscono una lente d'aria - assumono un raggio di curvatura
maggiore
2) la superficie concava sulla faccia posteriore della terzultima lente assume
una curvatura più
accentuata
3) la superficie anteriore concava della
penultima lente assume parimenti un profilo più
arcuato
4) la superficie anteriore dell'ultima lente, in origine pressochè
piano-parallela, diviene convessa
Sulle ragioni di queste piccole ma numerose modifiche
posso solo azzardare delle ipotesi: verrebbe da pensare che quei miseri
0,5mm di spazio retrofocale in più servissero ad evitare impatti con lo
specchio della Nikon F2, più lungo di quello della Nikon F,
ma la F2 era sul mercato da anni quando la modifica fu introdotta; l'obiettivo
forniva anche nella configurazione originale delle
ottime prestazioni ed è improbabile che si sia provveduto al ricalcolo per
migliorarle... Più probabilmente qualche vetro è stato
leggermente modificato dalla vetreria, magari per eliminare qualche ingrediente
pericoloso, rendendo necessaria la rielaborazione
dello schema ottico, poi rimasto invariato fino alla versione AiS.
Cheese, please! Il Nikkor 28mm f/2 e l'AF-Nikkor 28mm
f/1,4 D Asp in un ideale passaggio di consegne
fra medio-grandangolari superluminosi
Si tratta senz'altro di una pietra miliare nel sistema Nikon e
nella della progettazione di grandangolari retrofocus luminosi, con
caratteristiche come l'antiriflessi NIC ed il sistema CRC flottante che
anticiparono anche mostri sacri come Zeiss e Leitz; l'obiettivo
incontrò anche un buon successo di vendita, nonostante il prezzo decisamente
molto elevato, come sempre accadeva per la
gamma Nikkor dell'epoca; per anni si dormì sugli allori della sua lusinghiera
fama, senza preoccuparsi troppo di evolvere questo
"pezzo forte".
Nel Febbraio del 1977 il lancio del Noct-Nikkor 58/1,2
asferico, che esplorava nuovi orizzonti nella soppressione del flare di
coma a tutta apertura, accese l'entusiasmo dei Nikonisti e del management Nippon
Kogaku, che intravedevano nell'adozione
delle lenti asferiche una via per realizzare grandangolari luminosi di qualità
superiore; in realtà l'evoluzione della tecnologia per la
lavorazione delle lenti asferiche era proseguita senza sosta (in Nikon avevano
addirittura un team apposito, indipendente), consentendo
di passare dal Fisheye-OP-Nikkor 10mm f/5,6 del 1968 (prodotto con estrema
difficoltà in poche centinaia di esemplari) al Noct-Nikkor
del 1977, prodotto in serie più costante grazie a nuove tecniche di molatura a
sferica a controllo numerico, in cui il costo finale, comunque
molto elevato, era però distribuito fra gli scarti di lavorazione dello sbozzo
asferico (ancora notevoli) e le ore necessarie per la calibratura
fine individuale di ogni Noct-Nikkor, adeguando gli spazi d'aria dello schema
ottico alle micro-variazioni della superficie asferica fra
esemplare ed esemplare; il relativo successo commerciale del Noct-Nikkor diede
avvio, intorno al 1983-84, allo sviluppo di una versione
"grandangolare" di tale ottica, cioè un obiettivo che garantisse le
stesse notevoli caratteristiche di resa e soppressione del coma a
tutta apertura (parimenti elevata) con un angolo di campo decisamente maggiore,
cosa che gli avrebbe dischiuso ampi orizzonti nella
fotografia astronomica e di reportage a luce ambiente; due ingegneri furono
incaricati del progetto ed il team responsabile del calcolo
ottico era in continuo contatto con quello delegato allo sviluppo delle
lavorazioni asferiche, affinchè le più avanzate tecnologie via via
messe a punto fossero prontamente sfruttate nel progetto dell'obiettivo; questo
metodo di lavoro diede i suoi frutti, ed un'avanzata
procedura per la molatura di precisione fu sviluppata proprio quando il calcolo
ottico era giunto al termine, e consentì di incorporare
un elemento dotato di profilo asferico molto pronunciato; l'obiettivo fu
assemblato in alcuni prototipi per le valutazioni soggettive
(riprese su vari tipi di film) da parte del dipartimento di controllo qualità,
ma la resa non fornì i risultati sperati: in particolare, le
immagini ad infinito erano al livello di quelle realizzate col precedente Nikkor
28mm f/2, mentre a distanza ravvicinata la resa ottica
era inferiore a quella di quest'ultimo; inoltre la soppressione del coma era
decisamente inferiore a quella del Noct-Nikkor di riferimento,
quindi il dipartimento qualità abortì il progetto, i due ingegneri
responsabili del calcolo (sul cui nome l'azienda ha steso un pietoso velo)
furono ignominiosamente silurati e si partì da capo, dal foglio bianco,
affidando l'incarico a due ingegneri più giovani e con idee fresche,
i Dottori Kenji Hori e Tatsuno Wataru, che riprogettarono integralmente l'ottica
mantenendo comunque la lente parabolica posteriore
ad elevato grado di asfericità, completando il secondo progetto ad inizio 1992,
a quasi 10 anni dall'avvio dei lavori....
Il dipartimento di controllo qualità testò questo secondo
prototipo trovandolo di qualità adeguata e diede l'avvallo alla produzione di
serie, iniziata formalmente nel 1994 dopo la presentazione ufficiale del
Settembre 1993; l'obiettivo fornisce una resa ad f/1,4 finalmente
all'altezza di quella del Noct-Nikkor, con una soppressione quasi totale del
coma, un flare quasi impercettibile ed un bo-keh molto
bello: il tutto è costato due progetti, due team diversi e quasi dieci anni di
calcolo, senza contare lo sviluppo serrato delle lenti asferiche!
L'obiettivo fu articolato su due prototipi diversi, il primo dei quali entrò in
produzione, ed incorporava, come il suo predecessore del
1970, lo stato dell'arte della tecnologia Nikon: antiriflessi sofisticati, vetri
ad altissima rifrazione e a bassa dispersione, una lente asferica
da profilo proibitivo ed un complesso sistema flottante in cui su quattro gruppi
tre erano mobili, due dei quali adibiti alla messa a fuoco
ed il terzo, indipendente, alla correzione delle aberrazioni: un vero tour de
force che comunque giustifica solo in parte il prezzo-monstre
che non mancò di scoraggiare molti entusiasti della prima ora...
il prototipo n° 1 fu scelto per la produzione di serie; si
nota la lente asferica (la terzultima) a profilo molto pronunciato e l'adozione
di vetri molto sofisticati: la L3 è realizzata in FK-5, un fluor-Krown a
dispersione ridotta, mentre la L4 è ricavata da un vetro
proprietario di caratteristiche simili; L2 ed L9 sono ricavate da un vetro di
classe LAF34, L6 ed L10 da vetro LASF44, L7 da
vetro proprietario simile all'LAK33, mentre anche L11 adotta un vetro
proprietario ad altissima rifrazione (nD=1,86074); la messa
a fuoco è sofisticata: l'obiettivo è diviso in quattro sottogruppi dove G1 (la
lente anteriore) è fisso, G2 e G4 avanzano per focheggiare
e G3 è dotato di movimento indipendente per correggere le aberrazioni:
sofisticazioni inimmaginabili se raffrontate al precedente 28mm f/2,
che pure sfruttava tutto il know-how disponibile all'epoca
l'inedito schema del prototipo n° 2, mai prodotto, nel quale
la L6 del precedente modello è sdoppiata in un doppietto
collato; anche la distribuzione dei vetri è differente (manca nell'ultima lente
posteriore il vetro ad nD=1,86074)
questo diagramma - parimenti inedito - proviene dal progetto
originale di Hori e Wataru ed è estremamente
significativo e didascalico, in quanto illustra l'effettiva efficacia del
sofisticato sistema flottante presente nell'AF-Nikkor
28mm f/1,4 Asp; partendo dall'alto troviamo i parametri relativi ad aberrazione
sferica, astigmatismo (con lettura
sagittale e tangenziale) e distorsione in posizione di infinito; al centro sono
riportati gli stessi dati alla distanza di messa
a fuoco pari ad un rapporto 1:10 (campo ripreso 24x36cm, praticamente la messa a
fuoco minima), dai quali si evince
un'eccellente uniformità rispetto ad infinito: l'unica differenza è un leggero
spostamento nella giacitura dei piani astigmatici
nella calotta tangenziale; la terza ed ultima serie simula la resa a distanze
minime con schema ottico "rigido", cioè su
configurazione di infinito e senza i sofisticati flottaggi: aberrazione sferica
e distorsione aumentano, ma soprattutto l'astigmatismo
passa a valori abnormi ed inaccettabili! Lo stato di correzione generale è
molto buono: lo spostamento dalla normale
è sempre contenuto sotto gli 0,2mm, a fronte di un errore di circa 1mm presente
nel 28mm f/2, ed anche la distorsione -
contenuta al di sotto del 2,5% - è da considerarsi ottimamente corretta per un
28mm così luminoso.
Il 28mm f/1,4 AF-D Asp è stato prodotto con un'unica
specifica per tutta la sua parabola commerciale, caratterizzata da
vendite molto circoscritte a causa del prezzo di listino molto elevato; la
complessione meccanica è quella degli AF-Nikkor
professionali della generazione "D", con ampia ghiera gommata di messa
a fuoco manuale e struttura quasi interamente
metallica con finitura in nero raggrinzente, "crinkled", antigraffio;
un difetto strutturale sovente riportato riguarda la ghiera
di selezione "A - M", che permette di passare alla messa a fuoco
manuale: come spesso avviene anche nell'AF-micro
Nikkor 200mm f/4 ED, essa è soggetta a rotture, e la successiva riparazione
innesca un effetto domino, dal momento che
la rimozione di viti filettate strutturalmente nei materiali interni lascia
cadere corpuscoli di sfrido fra le lenti; inoltre anche
la serigrafia bianca "A - M" presente sulla stessa ghiera non è
tenace e si abrade con estrema facilità, cancellandosi;
naturalmente sono pecche veniali a fronte della resa che fornisce a tutta
apertura, una vera poesia di caratteristiche
che garantisce immagini soggettivamente piacevoli, anche se a diaframmi medi la
risoluzione non copia perfettamente
quella di un buon 28/2,8, forse anche per un leggero focus shift residuo, bestia
nera dei superluminosi, sia pure
avvantaggiati - come in questo caso - da una lente asferica vicina al diaframma,
che contrasta questo difetto...
Sia pure messo parzialmente in ombra dal grande Canon 24mm f/1,4 Asferico di
Momiyama, presente a catalogo
fin dal 1975 e sostanzialmente modificato e migliorato in era EF, l'AF-Nikkor
28mm f/1,4 resta uno dei grandangolari
superluminosi moderni più apprezzati anche dagli utenti digitali, che
mantengono sui sensori APS-C un angolo di campo
sufficiente alla bisogna; ora che è uscito di produzione è scattata la caccia
agli esemplari disponibili, sovente vana dal
momento che i fortunati possessori se lo tengono ben stretto, e a ragione!
vista posteriore dei Nikkor 28mm f/2 e 28mm f/1,4: in entrambi
il diametro della lente posteriore
è decisamente insolito per grandangolari retrofocus (nei quali questo elemento
è sovente minuscolo),
garantendo una buona proiezione anche sui sensori (tuttavia sul full-frame
24x36, adottando il 28mm f/1,4
a piena apertura, ho notato una vistosa vignettatura, inesistente usando degli
f/1,4 di focale maggiore,
come Nikkor e Zeiss Planar da 85mm... nessun problema invece sul sensore
APS-C).
Notare il diaframma a 7 lamelle nell'f/2 e a 9 lamelle nell'f/1,4 e le 5 viti di
fermo sulla baionetta
del 28mm f/2 tipo "K", che passeranno a 3 sul modello AiS
Dimensioni a confronto: il già corpulento 28mm f/2 scompare
al cospetto dell'AF-Nikkor 28mm f/1,4,
costretto dal sistema ottico a dimensioni insolite; da notare sul 28mm f/2
l'attacco filtri standard da 52mm,
una priorità di progetto nella Nippon Kogaku di fine anni '60 - inizio anni '70
che obbligò Shimizu a veri
salti mortali quando calcolò il Nikkor 35mm f/1,4...
dettaglio dell'elemento posteriore nel Nikkor 28mm f/1,4: è
facile graffiare inavvertitamente questa lente,
molto curva e sporgente
dettaglio dei "talloni d'Achille" del 28mm f/1,4: la
serigrafia "A - M" si deteriora con incredibile facilità
ed anche la ghiera omologa su cui è riportata si rompe saltuariamente con l'uso
intenso
MARCOMETRO
DUE OBIETTIVI CHE IN DIVERSE EPOCHE HANNO TESTIMONIATO LA GRANDE TECNOLOGIA
NIKON, INCORPORANDO LO STATO DELL'ARTE DELLE TECNOLOGIE DISPONIBILI AL TEMPO
E GARANTENDO RISULTATI VALIDI, ANCHE SE IL PREZZO DI LISTINO E' SEMPRE STATO
FUORI
QUOTA; INECCEPIBILE LA MECCANICA, CON QUALCHE OSSERVAZIONE SUL 28/1,4.
(immagini e attrezzature di Marco Cavina)
CONTATTO
ARTICOLI TECNICI
FOTOGRAFICI