"L'APOSTROFO"  - ANCHE ROSA -  DI  FELICE  GIANI,

GRANDE  INTERPRETE  DEL  NEOCLASSICO  NELLA

PRIMAVERA  DELLE  ARTI  FRA  1700  E  1800.


(03/03/2011)

 

Felice Giani (1758 - 1823) fu un sopraffino pittore, decoratore e maestro di disegno; Giani  incarna forse più di ogni altro artista coevo i livelli di eccellenza nelle arti raggiunti durante il periodo detto Neoclassico, fra la fine del '700 e gli inizi dell'800 quando, fra fermenti giacobini e l'ombra di Napoleone, videro la luce autentici capolavori.

Alcune delle vestigia più celebri e significative del periodo Neoclassico furono realizzate a Faenza (Ravenna), dove Felice Giani fu alacremente impegnato, pur senza soluzione di continuità, dal 1786 fino al 1815 circa nella decorazione di numerosi edifici; il riferimento alla famosa battuta dell'impagabile Cyrano mi sovviene spontanea analizzando quella che ho subito etichettato come una cifra stilistica del celebre pittore...

Felice Giani fu l'icona del Neoclassico ma non lo interpretò mai in modo scontato: il suo tratto è veloce e sicuro, senza tentennamenti od incertezze, senza inutili pomposità o compiacimenti autoreferenziali; la sua essenzialità lo avvicina molto al tratto di un acquerello ed è interessante come renda il senso plastico della profondità trasfigurando i soggetti in secondo piano in un monocromatico sanguigno anzichè sfumandone i contorni.

Naturalmente il suo stile è immediatamente riconoscibile da certi elementi inconfondibili come gli occhi degli animali sferici ed ipertrofici o i caratteristici profili greci dei soggetti umani; il famoso "apostrofo", come vedremo anche rosa, al quale accennavo è un'ulteriore cifra stilistica, evidentemente cara al Maestro, che è possibile riscontrare in molte sue opere: un panneggio della tunica del soggetto principale che, sollevato dal vento, si erge sopra la spalla e compie un lezioso girotondo inscrivendo o sottolineando il capo del personaggio, quasi ad ammantarlo di un allure ultraterreno, sia pure pagano.

Ecco i dettagli ravvicinati di alcune immagini che ho realizzato e che illustrano chiaramente questa predilezione sistematica del Giani per tale dettaglio.


 



Se osserviamo questo soffitto di un vano al pian terreno di palazzo Morri, una delle prime
decorazioni eseguite dal Giani a Faenza, possiamo notare come questo stilema sia già
onnipresente, e quindi faceva già parte del suo bagaglio iconografico fin da prima.

(testi e foto di Marco Cavina)



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