I FOSSILI IN AMBRA

il fascino indiscreto della vita sospesa

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Per Ambra (dall'Arabo Anbàr) si intende la serie di resine preistoriche fossilizzate tramite
un processo diagenetico che potremmo definire di polimerizzazione; queste resine, sovente
secrete da conifere (la più celebre il Pinus Succinifera dell'Oligocene) rappresentano un
caso più unico che raro di materiale catalogato sia come fossile sia come minerale (nella
9^ classe minerali organici); si tratta di un materiale traslucido, semitrasparente, amorfo,
con tipica lucentezza resinosa-picea e colore compreso nella gamma del giallo, dell'arancio
e del bruno rossiccio; il peso specifico è leggermente superiore ad 1 (da 1,05 ad 1,10, con
una media di 1,07) ed è uno dei modi per riconoscerla dalle imitazioni plastiche, dato che
in una soluzione satura di acqua e sale da cucina l'Ambra galleggia e l'imitazione no.

Rammollisce a 250° emettendo un tipico odore aromatico (altro sistema di identificazione),
è monorifrangente con un indice di rifrazione medio fra le lunghezze d'onda rifratte di 1,54;
la sua composizione chimica è variabile, essendo originata da una miscela di composti organici
che col tempo hanno perso le sostanze volatili, quali l'acido Succinico e la sequenza dei
Succinoreseni generati dalla polimerizzazione dei Terpeni e di vari acidi resinosi; la durezza
secondo Mohs è 2,5-3 e questo rende difficile tirarla a lucido (occorrono strumenti a bassa
velocità e si lavora a bagno di olio organico).

Le ambre più famose sono quelle oligoceniche del Baltico, quelle della repubblica Dominicana,
quelle russe e quelle ben più recenti della Colombia; estetica a parte uno dei fattori che
hanno sempre alimentato l'allure che circonda l'Ambra è la presenza di fossili: frammenti
vegetali, insetti e persino piccoli rettili rimasti invischiati nelle resine molli ed in esse conservati
con un processo definito IN TOTO: infatti l'aspetto esteriore dell'organismo, a perfetto contatto
con la resina fossile che l'ingloba, è quello dell'animale vivente, senza deterioramento apparente,
anche se le bislacche teorie alla Giurassic Park su paleo-DNA et similia sono immediatamente
messe a tacere da una semplice sezione: le parti organiche interne hanno subito un processo
di lenta carbonificazione indotta da una fermentazione batterica, ad opera per lo più di
b. Vorax e b. Antrachis, per cui l'unico simulacro dell'animale "vivente" resta lo strato
sottile a diretto contatto con la resina; questo non toglie che un fossile in toto
sia straordinariamente emozionante: pare che al vita sia rimasta sospesa da quella
remota epoca, sovente 35 milioni di anni od anche più, in attesa che un qualche
sortilegio la ridesti; a conferma di queste mie esternazioni allego alcune macrofotografie
che ho eseguito a fossili in Ambra: sono certo che sarete concordi nel riconoscere
a questi biondi sarcofagi preistorici il potere di affascinare che gli fu attribuito fin
dagli albori della civiltà umana.

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Copyright foto e testi Marco Cavina
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immagini riprese con Canon FD 35mm f/2,8 macro-bellows su soffietto Nikon PB-6
e con AF-micro-Nikkor 60mm f/2,8

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UPGRADING 05/01/2010
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Ecco altre immagini di insetti in Ambra conservati nella mia collezione personale.




immagini riprese con Canon EOS 5D mark II e Canon EF 65mm f/2,8 MP-E 1x - 5x
a rapporti di riproduzione compresi fra 4:1 e 5:1 - transilluminazione con luce fluorescente
e vetro opalino - scatti in RAW a 14 bit.


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