I  MINERALI  DELL'ISOLA  DEL  GIGLIO:

UN'ISOLA  FAMOSA  NON  SOLO  PER

LO  SCIAGURATO  NAUFRAGIO...

 


05/02/2012

 

Suo malgrado, l'isola del Giglio, piccola perla dell'Arcipelago Toscano, è salita alla ribalta delle cronache internazionali per lo sventurato naufragio della nave da crociera "Costa Concordia", per ora adagiata sul basso fondale davanti a Giglio Porto, un evento che implicherebbe di certo risvolti tragicomici se non avesse ghermito numerose vite umane; c'è da scommettere che questo sciagura epocale finirà per identificare per sempre l'isola, come un marchio sinistro, ed è un vero peccato dal momento che il Giglio merita riconoscimenti di ben altra natura: i suoi magnifici fondali, la natura selvaggia, le macchie di essenze mediterranee e l'impressione di una vita fuori dal tempo sono la sua vera identità.

 

L'immagine simbolo della tragedia: esattamente 100 anni dopo il Titanic, un'altra nave da crociera di dimensioni analoghe squarcia i gavoni di galleggiamento per una leggerezza del Comandante ed affonda rapidamente con migliaia di persone a bordo: le analogie sono inquietanti, se non fosse che il fondale era 140 volte meno profondo rispetto alla sciagura del 1912, consentendo alla nave di appoggiarsi, senza immergersi completamente.

 

Nel mio piccolo vorrei contribuire alla conoscenza dei vari aspetti naturalistici che caratterizzano il Giglio, dandole giusto risalto e cercando di stemperare l'immagine di questa tragedia assurda; infatti, fra una ristretta nicchia di conoisseur, l'isola del Giglio è famosa da molto tempo anche per la sua geologia e per i minerali cristallizzati che conserva nelle sue rocce...  La presenza di minerali metalliferi nelle isole dell'Arcipelago Toscano è nota fin da tempi immemorabili, e giova rammentare che le miniere dell'isola d'Elba erano coltivate già in epoca etrusca; naturalmente anche altre isole dell'Arcipelago Toscano, come Giannutri e, appunto, il Giglio, presentano formazioni ricche di minerali, e già nella seconda metà dell'800 mineralogisti come Busatti e D'Achiardi avevano studiato e descritto in dettaglio la mineralogia locale, informazioni ribadite in tempi recenti (1977) anche dal mineralogista fiorentino Alessandro Fei con i suoi "Appunti mineralogici dell'isola del Giglio".

In particolare, all'isola del Giglio era coltivata una miniera di pirite in località Franco, presso l'altura che costituisce il promontorio nella zone nord-occidentale dell'isola, accanto al golfo del Campese, sul quale era anche presente una cava di pirolusite, altro minerale metallifero; oltre a queste estrazioni professionali, l'isola pullula di formazioni d'interesse mineralogico, dal momento che sono presenti pegmatiti quarzifere e tormalinifere, graniti tormaliniferi, piritiferi e cordieritici, calcari ferriferi, quarziferi, manganesiferi e botroidali, scisti manganesiferi-quarziferi. Nella pianta seguente ho riportato le principali località di interesse mineralogico censite nell'isola.

 

 

Quando ero molto giovane, dal 1978 al 1983, mi sono recato alcune volte sull'isola armato di martello e scalpello, effettuando ricerche in località Punta di Mezzofranco, Punta di Pietralta e Cala Allume, zone indicate dai numeri 8, 10 ed 11; l'elenco seguente specifica i minerali che, nel corso dei secoli, sono stati reperiti nelle zone indicate, tuttavia occorre sottolineare che molti di essi sono stati rinvenuti molto tempo fa in zone circoscritte che, per lo sfruttamento, l'azione di intemperie e mareggiate o frane, non forniscono più tali varietà ormai da lungo tempo.

 

 

Ecco la relativa composizione chimica dei vari minerali riportati.

 

Tormalina dravite  =  NaMg3Al6[(OH)4(BO3)3|Si6O18]
Tormalina nera  =  Na(Mg,Fe)3Al6[(BO3)3|Si6O18|(OH)4]  *
Mica muscovite  =  KAl2[(OH,F)2(AlSiO10)]
Limonite  =  Fe2O3.nH2O
Ematite  =  Fe2O3
Vivianite  =  Fe”3[PO4]2.8H2O
Quarzo  =  SiO2
Ortoclasio  =  KAlSi3O8
Pirite  =  FeS2
Goethite  =   a-FeOOH
Pirrotina  =  FeS
Adularia  =  KAlSi3O8  (varietà diafana di ortoclasio)
Biotite  =  K(Mg,Fe)3[(OH,F)2|AlSi3O10]
Calcite  =  CaCO3
Malachite  =  Cu2[(OH)2|CO3]
Azzurrite  =  2CuCO3.Cu(OH)2
Copiapite  = (Fe”,Mg)Fe”’[OH|(SO4)3]2.20H2O
Linarite  =  PbCu[(OH)2|SO4]
Crisocolla  =  CuSiO3.nH2O
Pirolusite  =   b-MnO2
Blenda (sfalerite)  =  ZnS
Galena  =  PbS
Alunite  = KAl3[(OH)6(SO4)2]
Clorite  =  Mg4Al2(OH)8Al2Si2O10
Gesso  =  CaSO4.2H2O
Melanterite  =  Fe(SO4).7H2O
Calcantite  =  Cu(SO4).5H2O
Dolomite  =  CaMg(CO3)2
Oligisto  =  Fe2O3  (varietà di ematite)
Berillo  =  Al2B3[Si6O18]
Magnetite  =  FeFe2O4
Titanite  =  CaTi[O|SiO4]
Pinite  =  Al2[(OH)2|Si4O10]  (varietà di pirofillite)
Orneblenda  =  inosilicato di formula complessa e variabile, del gruppo anfiboli

* = composizione chimica indicativa; A. D’Achiardi, nel suo volume “Mineralogia della Toscana” del 1872, così descrive la composizione tipica delle tormaline reperite all’isola del Giglio:

F ……………………….. 1,85%
K2O ……………………. 0,70%
Na2O …………………... 2,83%
MgO …………………… 0,49%
CaO …………….……… 0,64%
FeO ……………………. 9,30%
Fe2O3 ………………….. 8,51%
Al2O3 …………………. 31,57%
B2O3 ……………..…….. 5,56%
SiO2 …………….…….. 36,71%
                                    ___________
                      
                                         98,16%


La tragedia della "Costa Concordia" richiama un'altra incredibile analogia con le mie esperienze personali all'isola del Giglio: durante le vacanze pasquali del 1978, quando avevo 13 anni, con alcuni amici appassionati di minerali ci recammo sull'isola per una prima ispezione dei siti: a tale proposito, sapendo che le scogliere disseminate lungo le pareti di poggio Giannetto - poggio Zuffolone erano difficilmente raggiungibili da terra, portammo con noi il mio canotto, un Callegari & Ghigi Alcione America con motore Evinrude, ipotizzando di raggiungere i siti dal mare, gettando l'ancora e scarrocciando verso la scogliera mollando lentamente la cima... Un proposito ottimista e temerario che mettemmo in atto in una cupa mattina, partendo dalla spiaggia del golfo del Campese: sul piccolo canotto eravamo in cinque, tutti bardati con indumenti invernali, scarponi da escursione e tenendo direttamente in spalla gli zaini pieni di pesanti attrezzi da lavoro, visto che sul pagliolo non c'era posto a sufficienza per depositarli: affrontammo il mare restando seduti sui fianchi del piccolo canotto, così zavorrati, certi che, se fossimo caduti in acqua, avremmo avuto grossi problemi per restare a galla, anche riuscendo a mollare subito lo zaino pieno di ferri del mestiere...  Appena doppiato il faraglione che delimita il golfo del Campese fummo investiti dal mare pieno e tutt'altro che tranquillo: bordeggiammo controvento seguendo la costa verso Sud, in direzione dei siti mineralogici, ma ben presto ci rendemmo conto che stavamo rischiando la pelle: le onde invernali sbatacchiavano il canotto come un guscio di noce e la possibilità di abbordare la scogliera con quel mare sembrava una pazzia: decidemmo così di desistere, ed invertimmo la rotta mentre le onde continuavano ad infierire sul piccolissimo battello, obbligandoci a tenerci ben saldi sulle sartie di servizio per non cadere in acqua con tutta la nostra zavorra; inutile dire che fu un sollievo scendere nuovamente a terra sulla spiaggia di Campese!

Dopo questa prima, traumatica esperienza, tornai ancora all'isola del Giglio in alcune occasioni, raggiungendo però i siti via terra; l'ultima esperienza risale al 1983 ed ho scattato le immagini che seguono proprio in tale occasione.

 

Scorcio di Giglio Porto visto dal mare.

 

Stretti vicoli a Giglio Castello, nell'entroterra, con le caratteristiche sequenze di scale.

 

La spiaggia ed il golfo del Campese al tramonto, con faraglione che delimita il golfo ed immette in mare aperto, lo stesso indicato nell'avventura in gommone appena descritta.

 

Il golfo del Campese visto da Fonluccia

 

La torre del Campese, nelle cui scogliere si rinvenivano tormaline nere.

 

Scogliere fra Punta Franco e Punta Mezzofranco, dove ottimisticamente, nel 1978, avevano pianificato di approdare via mare col canotto.

 

Ricerche in località Punta di Pietralta; in questo punto i calcari sedimentari sono stati intrusi da un plutone granitico che ha generato una metamorfosi di contatto, dando vita ad interessanti minerali che, successivamente, osserveremo in dettaglio. Per raggiungere questo sito era necessario scendere lungo una costa ripidissima, aiutandosi nella discesa e nella risalita con la recinzione metallica di un allevamento di mufloni che forniva un appiglio sicuro.

 

Istantanea dallo stesso sito; sovente i cercatori dilettanti di minerali sono stati tacciati di distruggere il territorio: addirittura, negli anni immediatamente seguenti a queste foto, nessuno fu più in grado di effettuare ricerche sull'isola perchè le Autorità avevano preconizzato, per chi prelevava rocce in loco, il reato di furto ai danni dello Stato: difficile quantificare, in realtà, l'entità del "crimine", dovendo valutare il valore di mercato di qualche decina di chili di pietra... Per quanto riguarda il danno ambientale, posso testimoniare che 5 anni prima di questa foto la piccola "galleria" che si vede nell'immagine arrivava fino all'altezza del soggetto inginocchiato di schiena, (e posso assicurare che a picchiare martellate gli appassionati facevano la fila, praticamente ogni giorno dell'anno): questo è il danno creato dalle ricerche di tutti gli amatori d'Italia in un lustro, nè più nè meno di quanto potessero fare un paio d'inverni di mareggiate, ma riconosco che la mia opinione è di parte... Riprenderò tuttavia questo argomento al termine della discussione.

 

Notate, nell'immagine a destra, il buon Augusto sullo sfondo, intento a razzolare nella discarica creata da secoli di ricerche: non si tratta affatto di una scelta avventata, dal momento che in epoche passate il filone era sicuramente più ricco ed è possibile recuperare qualche pezzo di roccia sfuggito agli antichi ricercatori e caratterizzato interessanti reperti.

 

Ispezione esplorativa sulla costa nei pressi di Punta Mezzofranco.

 

Sulla parete interna della piccola galleria indicata in precedenza sono evidenziati i punti dove il plutone granitico è venuto in contatto con i calcari; dalla relativa metamorfosi sono nati diversi minerali.

 

Uno scorcio di Cala Allume visto dalla scogliera a strapiombo; in questa zona ci sono gli sfiati di aerazione per la miniera di pirite Franco e sul posto sono reperibili diversi minerali, fra i quali il caratteristico quarzo incrostato da ocre limonitiche.

 

Il campo base per la notte.

 

Foto di gruppo  a tarda sera, davanti al fuoco: squarci di vita semplice, a contatto con la natura.

 

Due chiacchiere al caldo prima di coricarsi; per la mattina seguente è prevista un'altra faticaccia!

 

I minerali illustrati di seguito sono stati reperiti in località Punta di Pietralta nel periodo 1978-1983, ad esclusione della tormalina nera (recuperata da una discarica di riporto e proveniente dai filoni primari a pegmatite tormalinifera) e di un campione di quarzo da Cala Allume; osservando l'apparente spettacolarità dei reperti, occorre tenere presente che molti di essi sono di dimensioni minuscole ed appaiono estremamente ingranditi: gioverà quindi fare continuo riferimento alle reali dimensioni, riportate nella didascalia dell'immagine; va anche considerato che questi siti sono in riva al mare, esposti all'allagamento in fase intertidale ed al continuo spray salino, quindi in filoni comunicanti con l'esterno molti minerali si presentano fortemente alterati.

 

Quarzo, dolomite e galena alterata; larghezza: 84mm.

 

Quarzo, dolomite e galena alterata; larghezza: 84mm.

 

Dolomite su quarzo a scettro; larghezza del campo: 47mm.

 

Quarzo incrostato da idrossidi - Cala Allume; larghezza: 78mm.

 

Quarzo incrostato da idrossidi (limonite) - cala Allume; larghezza del campo: 61mm.

 

Quarzo, dolomite e galena alterata; larghezza: 141mm.

 

1983: lo stesso campione nelle mani del soddisfatto scopritore, subito dopo l'estrazione.

 

Quarzo, dolomite e malachite preudomorfa su solfuri alterati; larghezza: 74mm.

 

Dolomite, quarzo e malachite presudomorfa su solfuri alterati; larghezza del campo: 25mm.

 

Quarzo e dolomite; larghezza: 72mm.

 

Dolomite su quarzo e galena alterata; larghezza del campo: 24mm.

 

Tormalina nera e mica lepidolite; larghezza: 65mm.

 

Malachite mammellonare, quarzo e galena; larghezza del campo: 19mm.

 

Malachite mammellonare, quarzo e galena; larghezza del campo; 10,8mm.

 

Azzurrite, malachite e limonite su solfuri alterati; larghezza: 10,5mm.

 

Malachite, azzurrite, quarzo e dolomite su solfuri alterati; larghezza: 15mm.

 

Quarzo su malachite mammellonare; larghezza del campo: 13,5mm.

 

Galena cristallizzata su quarzo e malachite; larghezza del campo: 13mm.

 

Malachite mammellonare su dolomite e quarzo; larghezza del campo; 10mm.

 

Quarzo incrostato di limonite -  Cala Allume; larghezza del campo: 15mm.

 

Dolomite su quarzo; larghezza del campo: 7,8mm.

 

Dolomite su quarzo a scettro; altezza del campo: 10,65mm.

 

Dolomite su quarzo; larghezza del campo: 11,5mm.

 

Dolomite pseudomorfa su quarzo; larghezza del campo: 10mm.

 

Quarzo a scettro e dolomite; larghezza del campo: 16mm.

 

Quarzo e galena alterata pseudomorfa su dolomite; larghezza del campo: 11,5mm.

 

Galena alterata pseudomorfa su dolomite preudomorfa su quarzo; larghezza del campo; 11,5mm.

 

Galena alterata con dolomite e quarzo; larghezza del campo: 11mm.

 

Abbiamo così svelato un'altra sfaccettatura inedita della piccola isola toscana: non solo disastri navali, dunque, ma una connotazione geologica di tutto rispetto che, in tempi passati, l'ha resa giustamente famosa fra gli iniziati alla disciplina; in chiusura, riprendo il filo del ragionamento sulla liceità o meno di andare a spasso con gli attrezzi e prendere a martellate il mondo: chiedo a ciascuno di voi se ha trovato affascinanti e magnifici i campioni di minerali cristallizzati proposti in questa sede: in caso di risposta affermativa, è bene considerare il fatto che, se fossero rimasti nella loro dimora originale, oggi, con tutta probabilità, sarebbero stati smantellati o pesantemente alterati dall'azione continua del mare battente e quelle peraltro modeste porzioni rocciose aggredite faticosamente a colpi di martello sarebbero comunque state disgregate dall'azione degli eventi naturali: viceversa, queste interessanti vestigia sono al sicuro, per sempre, ed immediatamente fruibili da chiunque:  francamente mi sembra il male minore, considerando che in 3 o 4 "spedizioni" tutto quello che ho portato a casa trova comodamente posto in uno spazio di appena 25 x 25cm.

(Marco Cavina)

(testi, foto, reperti e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; foto del 1983 sull'isola del Giglio eseguite con Nikon FE + Nikkor AiS 20mm f/3,5 + Nikkor AiS 28mm f/3,5 + Nikkor Ai 50mm f/2 + micro-Nikkor AiS 55mm f/2,8 + Nikkor Ai 105mm f/2,5 + Tamron 75-250mm f/3,8-4,5 su Kodak Ektachrome 64 Professional; immagini macro dei minerali eseguite con Canon EOS 5D Mark II + Canon EF 100mm f/2,8 macro USM + Canon EF 65mm f/2,8 MP-E 1x - 5x + tre torce flash indirette da 200w/sec con diffusori ad ombrello).

 

 

CONTATTO              MINERALOGIA  E  PALEONTOLOGIA