FOTOGRAFIA  BIANCONERO  CON  ZEISS

HASSELBLAD  TELE-TESSAR  500mm f/8

DEL  1961:  QUANDO  LA  RISOLVENZA

NON  HA  ALCUNA  IMPORTANZA




06/01/2008


Lo Zeiss Tele-Tessar 500mm f/8 prima serie, fortemente voluto da Victor Hasselblad,
esordì a corredo nel 1961 come focale estrema del sistema, e non ha mai fatto strillare
al miracolo gli utenti (sebbene abbia avuto l'onore delle missioni spaziali della NASA),
che lo consideravano un classico teleobiettivo di vecchio stampo, con la sua brava e
visibile distorsione a cuscinetto (circa 2,5%) e la sua altrettanto tipica aberrazione
cromatica laterale non perfettamente corretta; una risolvenza ed un contrasto lontani
anni luce dai più taglienti fratellini completavano il quadro del cenerentolo, il cui colpo
di grazia sul muso era rappresentato dagli MTF originali, davvero disastrosi, e da una
messa a fuoco minima di 8,5m, che pregiudicava l'impiego in molte circostanze.

Tuttavia, come l'esperienza mi ha insegnato a furia di mazzate sul naso (peraltro grosso,
quindi immaginate il dolore...), il mondo ideale fluttua su un altro piano, e seguendo
questo principio informatore, a metà degli anni '90, volli provare in prima persona
questo vecchio e corpulento obiettivo, e decisi di documentare i dettagli di una magnifica
fontana monumentale che risale alla fine del '600 e che sfoggia pregevoli fusioni bronzee;
per ottenere una messa a fuoco adeguatamente ravvicinata utilizzai due tubi di prolunga
Hasselblad, uno da 32mm ed uno da 56mm, calcolando l'esposizione col pentaprisma
TTL PME-5 ed impressionando un negativo BN Kodak T-MAX 100, poi rivelato in
Kodak Microdol-X  1+3 per 16' @ 24°C; scelsi questi dettagli architettonici per Valutare
le proprietà plastiche e tonali di quest'obiettivo in un contesto dove la risoluzione pura
non fosse così determinante: eseguii gli scatti su cavalletto, col sollevamento preventivo
dello specchio ed il cavo elettrico da 30cm (utilizzavo la 553ELX), suscitando la divertita
curiosità dei pensionati che solitamente stazionavano presso il monumento, incuriositi dalle
insolite dimensioni del complesso; lavorando su cavalletto, chiusi il diaframma di tre stop
fino ad f/22 (per recuperare profondità di campo e compensare l'eventuale curvatura di
campo e/o astigmatismo dovuto alla messa  a fuoco minima con l'aggiunta di 88mm di
prolunga); ecco i risultati della prova, rimasti "nel cassetto" per anni e addirittura allagati
da un soffitto che faceva acqua...

 

l'ingombrante ma elegantissima struttura dello Zeiss Hasselblad Tele-Tessar 500mm f/8 del 1961
col quale ho realizzato le fotografie bianconero che seguiranno; l'esemplare che utilizzai era più
datato, e privo di antiriflessi T*.

credits: picture Il Contatto - Torino (remastered)


gli MTF ufficiali a tutta apertura e con uno stop di chiusura sono
i più modesti nel corredo Hasselblad di tutti i tempi; tuttavia è
difficile collegare questi valori teorici alla resa complessiva nel
contesto reale; ecco a seguire la conferma di ciò...

 

una stampa 30x40cm ottenuta da uno dei negativi
impressionati nel modo descritto: l'assenza di antiriflessi
T* consente una migliore lettura nelle ombre, ed
il vecchio teleobiettivo esibisce una riproduzione
plastica e pastosa, molto adatta al soggetto


due dettagli ingranditi riprodotti dalla stessa stampa: anche se la risoluzione non è eccezionale
trovo la redditività generale molto gradevole

 




un'altra immagine stampata da negativo 6x6cm  T-MAX 100 ed impressionato
col 500mm tele-Tessar ad f/22 con i tubi di prolunga: anche in questo caso la
resa si accorda bene al soggetto, rendendolo in modo plastico e materico

 


un'altra immagine per la quale valgono le stesse considerazioni

 




la resa "vecchio stile" dovuta all'assenza di antiriflessi multiplo ed il moderato
contrasto riescono a "disegnare" anche un soggetto difficile come un bronzo
lucido ed in ombra

 



un altro bronzo "disegnato" dal Tele-Tessar 500mm; notare anche in questo
caso la leggibilità nelle ombre


Ritengo questo vecchio obiettivo molto adatto a riprese in bianconero di soggetti
architettonici, applicato ai quali i suoi tipici "difetti" volgono a favore del risultato
finale, che sarà caratterizzato da un impianto piacevolmente d'antàn

(foto e stampe di Marco Cavina - 1996)





M' ILLUMINO  D'ARGENTO