CARL ZEISS TESSAR 21cm
f/4,5 serial 111.389 (08/1909)
BRIEF TEST
Mettere alla prova un obiettivo di questo tipo, in grado di coprire un formato 13x18cm (diagonale di 225mm) e privo di otturatore centrale, risulta difficile in quanto, anche adattandolo su un banco ottico moderno per grande formato, rimarrebbe il problema dei tempi di posa (le moderne emulsioni hanno una sensibilità elevata e non consentono la classica esposizione "a tempo" usando un tappo o il mitico copricapo a bombetta del fotografo...); per tentare un primo approccio ho accettato il fatto di utilizzare solamente una minima parte del cerchio di copertura, applicando in modo temporaneo il Tessar 21cm f/4,5 su un soffietto Nikon PB-6, a sua volta applicato ad una Canon EOS 5D Mark II con l'interposizione di un'ulteriore tubo di prolunga Nikon PK-13 ed, ovviamente, del relativo anello adattatore Nikon-EOS.
Naturalmente la fotocamera 24x36mm sfrutta solo in minima parte l'ampia copertura, come evidenziato dal seguente schema:
In particolare, il crop centrale da 24x36mm viene monitorato con una risoluzione da 5.616 x 3.744 pixel, che corrisponderebbe sul formato completo 13x18cm ad un file da ben 20.280 x 13.520 pixel e 784,5 Mb, che consentirebbe teoricamente una stampa da 2,86m x 1,90m alla risoluzione di 180 Dpi; pertanto, quando andremo ad analizzare i crops al 100% del formato, sul monitor a 72 Dpi di risoluzione, è come se stessimo osservando l'immagine teoricamente prodotta dal Tessar 21cm (13x18cm di formato) su una schermata infinita da 7,15m x 4,77m: si tratta quindi di una verifica sicuramente parziale, limitata all'asse del fotogramma, tuttavia particolarmente severa per un obiettivo risalente al 1909 ed al quale, grazie al grande formato coperto, non veniva richiesta una risoluzione critica come avviene oggi per le ottiche destinate al 24x36mm.
Naturalmente l'apparecchio fotografico è stato settato su RAW a 14 bit e 100 ISO e non è stato introdotto sharpening in alcun punto del processo; un classico problema in ottiche così datate sta nella totale assenza di trattamenti antiriflesso che comporta una soglia di flare alla quale non siamo più avvezzi; infatti l'immagine, senza alcuna post-produzione, appare un po' spenta e con contrasto attenuato. Sarebbe comunque ridicolo negare in toto i supporti che la moderna tecnica di post-produzione ci mette a disposizione e, in particolare, è sufficiente lanciare l'immagine in un programma di fotoritocco come Adobe Photoshop, applicare il tool "contrasto automatico" ed i suoi algoritmi ristrutturano immediatamente l'istogramma dell'immagine, fornendo il contrasto mancante.
Ho provato rapidamente il Tessar 21cm f/4,5 con tre differenti diametri dell'iride (39mm, 17mm ed 8mm), corrispondenti all'incirca alle aperture f/5,4 (che poi è la massima apertura effettiva consentita dalla montatura), f/12,4 ed f/26,2.
L'ottica non è molto incisa a piena apertura (riscontro che non lascia stupiti, vista la criticità della valutazione su ingrandimenti così spinti e l'ampio formato coperto), migliora drasticamente chiudendo l'iride a 17mm (f/12,4) ma presenta contestualmente un certo focus shift (backfocus dovuto all'incremento di focale effettiva) legato all'andamento dell'aberrazione sferica che penalizza la nitidezza sul piano di fuoco selezionato; correggendo lo spostamento focheggiando al diaframma di lavoro, la nitidezza diventa decisamente ottima (sempre considerando l'età, la copertura 13x18cm e l'elevato ingrandimento di osservazione). Chiudendo il diaframma fino ad un'apertura di 8mm (pari ad f/26,2) il fuoco si mantiene più costante ma compare una certa diffrazione, ampiamente prevedibile.
La nitidezza al diaframma intermedio, con messa a fuoco diretta al valore di lavoro (ottenuta criticamente grazie al live-view sul monitor con ingrandimento 10x), è senz'altro rimarchevole e consentiva di ottenere immagini sicuramente soddisfacenti, considerando il ridotto ingrandimento del fotogramma originale; il focus shift iniziale, chiudendo l'iride da 39mm a 17mm, appare evidente anche nel dettaglio sfuocato del secondo piano, che risulta più nitido, un fatto coerente col back-focus che arretra il piano di fuoco a causa dell'incremento di focale. Almeno sull'asse non sono presenti evidenti tracce di aberrazione cromatica quindi, anche se è prevedibile un evidente riduzione di rendimento nelle zone più estreme del formato originale, possiamo senz'altro dichiararci stupiti delle prestazioni che un obiettivo vecchio di 103 anni e con uno schema ottico così semplice è ancora in grado di fornire; naturalmente il contrasto effettivo, su pellicola, sarebbe stato inferiore ma si può sempre compensare scegliendo una gradazione di carta più idonea.
Un ultimo cenno al modellino di Velociraptor utilizzato: quale migliore modello per un "fossile" della fotografia come questo Tessar che la riproduzione di un dinosauro risalente a 70 milioni di anni fa?