UW-NIKKOR 15mm f/2,8:
LO SCHEMA "WAKYMOTO TYPE"
AI SUOI LIMITI ESTREMI
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In principio fu l'Angulon f/6,8 della
Schneider, padre putativo dei grandangolari simmetrici moderni:
81-85° di angolo, ottima correzione e brillantezza ed una gamma di focali dal
65 al 210mm; il suo
schema assolutamente simmetrico con 6 lenti in due soli sottogruppi è da un
lato il segreto della
sua brillantezza di contrasto e dall'altra traccia il solco d'inizio su cui si
fondarono tutti i moderni
grandangolari simmetrici; ad inizio anni '50 arrivò il Biogon Zeiss, altra
pietra miliare che evolveva
dal concetto basilare Angulon, con volute asimmetrie e lenti aggiuntive per
aumentare la luminosità
grazie ad una elevata correzione dell'aberrazione sferica di ordine superiore,
raggiungendo un livello
di prestazioni tali da consegnarlo alla storia come il grandangolare perfetto.
L'unico, autentico implemento a questo 90° della Zeiss fu in realtà il Nikkor
21mm calcolato da
Zenji Wakimoto (1924-1966), geniale progettista della Nippon Kogaku che
analizzando in
profondità il Biogon ne palesò i limiti progettuali, rappresentati - come ha
ben esemplificato
Haruo Sato sul Nikkor Club quarterly magazine - dalla struttura "concave-convex-concave"
nei due noccioli ottici di tipo Gauss ai lati del diaframma, dove la prevalenza
di superfici concave
e la conseguente presenza della sesta lente biconvessa a forte potere diottrico
induce aberrazioni;
Wakimoto realizzò un 21mm sul principio "convex-concave-convex", con
due tripletti simmetrici
ai lati del diaframma caratterizzati dalle due lenti esterne biconvesse e da
quella interna biconcava,
configurazione che riduce ancor più le aberrazioni in quest'obiettivo, poi
commercializzato in
montatura per la serie S a telemetro ed anche con la baionetta F per il sistema
reflex.
Fra gli epigoni più noti del "Wakimoto
type" troviamo i Nikkor-SW per banco ottico nelle focali
65, 75 e 90mm, con luminosità f/4,5 e copertura nominale di 105° così come i
piccoli obiettivi
delle celebri compatte Nikon 28Ti e 35Ti, tuttavia ben pochi sanno che il "Wakimoto
type" fu
portato alle estreme conseguenze in un supergrandangolare da 15mm, l'UW-Nikkor
15mm f/2,8
progettato per la serie Nikonos dedicata alla foto subacquea, un obiettivo
leggendario per resa
ottica e brillantezza e rimpianto ancora oggi dagli utenti un po' stagionati:
infatti il suo schema ottico
simmetrico (evidentissimo se escludiamo l'oblò anteriore curvo per adattarsi
alla rifrazione dell'acqua)
ha un ridotto spazio retrofocale utile, e quando con la Nikons IVA fu introdotta
l'esposizione TTL
si rese necessario un nuovo calcolo retrofocus per lasciare spazio alla lettura
del fotodiodo, esattamente
come accadde con la Leica M6 ed il 21mm, e questo straordinario obiettivo fu
pensionato; mi
sono sempre chiesto come avrebbe lavorato come 15mm terrestre, privato
dell'oblò di campo ricurvo
e adattato ad una telemetro: sarebbe stato sicuramente un obiettivo eccezionale,
ma questa ipotesi
dorme in buona compagnia nel grande cimitero delle occasioni perdute.
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lo Schneider Angulon f/6,8 originale che
rappresenta un po' l'archetipo
dei grandangolari simmetrici moderni; notare anche qui la struttura
"concave-convex-concave", poi applicata anche nel Biogon e migliorata
da Zenji Wakimoto nel 90° Nikkor
Il vecchio logo Schneider con condensatore triplo, base del concetto Angulon
Il Nikkor-O 2,1cm f/4 e l'UW-Nikkor 15mm f/2,8 subacqueo:
escludendo l'oblò di campo
anteriore - necessario per la rifrazione dell'acqua - appare evidente la
rassomiglianza concettuale, a
partire dalla configurazione "convex-concave-convex" dei due menischi
collati centrali, qui estremizzata
su ben 115° di angolo di campo rispetto ai 90° originali; chissà come avrebbe
lavorato il nocciolo
principale - privato dell'oblò anteriore - come 15mm f/2,8 terrestre?
La Nikonos III, partner fortunatissima dell'UW-Nikkor 15mm f/2,8
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