OBIETTIVI SUPER-MACRO
IN ATTACCO RMS:
UNA CARRELLATA COMPLETA
SUI MODELLI CHE FURONO DISPONIBILI
SUL MERCATO
ABSTRACT
A small but accurate compendium about the marketed super-macro lenses in
Royal Microscope Screw ( w 0,8" x 1/36" ), with brief data, section
drawings
and an interesting outsider: a Luminar-clone from a soviet zavod...
10/09/2007
Riprendo il discorso imbastito nel precedente pezzo per
allargare la visione ed offrire un quadro più
completo sugli speciali obiettivi super-macro in attacco microscopico RMS (Royal
Microscope Screw):
dopo i caposcuola Zeiss Luminar (nati ad inizio anni '50 dal know-how della R.
Winkel di Goettingen,
un'azienda specializzata in microscopi poi assorbita dalla Zeiss), dagli anni '70
in poi altri costruttori misero
a catalogo speciali obiettivi macro idonei ad ingrandimenti molto elevati, che
coprivano l'ampia zona d'ombra
presente fra gli obiettivi macro convenzionali (solitamente limitati a 0,5x) ed
i microscopi, che anche nelle
speciali esecuzioni a prevalente impiego fotografico difficilmente scendevano al
di sotto dei 10x.
Questi obiettivi meritano una sistematica a parte non soltanto
per gli insoliti rapporti di riproduzione che
garantiscono ma anche per la meccanica molto particolare, caratterizzata da
dimensioni minimali, barilotti spartani
e l'attacco RMS che li rende molto simili agli obiettivi intercambiabili da
microscopio , al punto che....
...nessuno vieta di applicarli alla torretta rotante in
sostituzione delle ottiche dedicate, anche se molte volte
il tiraggio del microscopio non consente la corretta messa a fuoco; in effetti
la gamma Zeiss Luminar nacque
proprio per accessoriare con obiettivi specifici il microscopio Zeiss Ultraphot,
prodotto per decenni nelle
varie versioni I, II e III, uno strumento appositamente dedicato alla
microfotografia, e questi obiettivi sono
praticamente identici alle ottiche per microscopio convenzionali, con l'aggiunta
del diaframma regolabile e
con la garanzia di un'adeguata planeità di campo sulla coniugata posteriore;
gli Zeiss Luminar furono preceduti
dalla generazione Micro-Luminar (sempre calcolata dalla R. Winkel di Goettingen,
prima dell'assorbimento da
parte della Zeiss), a sua volta concettualmente ispirata dai Mikrotar prebellici
della Zeiss Jena, a riprova che
l'esigenza di obiettivi che permettessero riprese fotografiche agli ingrandimenti
propri della microscopia aveva
sempre accompagnato l'evoluzione tecnica del settore.
L'azienda Rudolf Winkel di Goettingen era attiva nel campo dei microscopi
fin dall'epoca adolescenziale del
settore ed era molto rinomata per le sue realizzazioni, articolate in una gamma
completa che comprendeva anche
questi speciali obiettivi in attacco RMS specificamente dedicati alla
fotografia; i micro-Luminar della Winkel sono
oggi obiettivi molto rari e di loro si sa ben poco; ho riassunto in uno schema
la gamma di focali, il codice interno
di identificazione ed i rapporti di riproduzione ai quali erano ottimizzati.
Come si può notare questi obiettivi integravano perfettamente il gap fra macro-
e microfotografia,
coprendo tutte le esigenze nell'intervallo compreso fra 0,8x e ben 50x; alle
coniugate di riferimento
erano in grado di impressionare una lastra da 9x12cm; nei momenti immediatamente
successivi
all'assorbimento da parte della Zeiss questa gamma di obiettivi super-macro a
passo RMS fu
ricalcolata ed il nome venne semplificato in Luminar; in una fase di transizione
morbida e per sfruttare
la risonanza del nome Winkel nel settore, alla Zeiss coniarono un nuovo logo, e
nel famoso doppietto
acromatico - in luogo di Zeiss Ikon - trovò posto la scritta Zeiss Winkel;
questi primi obiettivi omettevano
la dicitura Luminar sul barilotto, limitandosi a sfoggiare il logo Zeiss Winkel
ed un numero di codice che
identificava il modello; anche questi obiettivi sono oggi molto rari, e
l'immagine che segue, come molte
altre presenti in questo pezzo, viene presentata grazie all'amichevole
collaborazione del Dr. Klaus Schmitt,
amico sincero nonchè collezionista di obiettivi macro di fama mondiale.
i rari Luminar RMS prima serie degli anni '50 presentano
ancora lo speciale logo Zeiss Winkel
utilizzato nei primi tempi successivi all'assorbimento dell'azienda di
Goettingen da parte della Zeiss,
un giusto tributo alla vera "madre" di questi eccellenti obiettivi
credits: picture and collection Dr. Klaus Schmitt
Come criterio informatore di base vorrei descrivere solo le
ottiche super-macro in attacco RMS regolarmente
commercializzate e conosciute sul mercato, tuttavia non si può ignorare la
vetusta gamma proposta molti anni fa
dalla Beck di Londra, una serie di obiettivi che erano conosciuti con la
denominazione Microstigmar ed articolata
sulle focali 18mm f/4,5, 25mm f/4,5, 48mm f/4,5, 80mm f/6,3 e 150mm f/6,3; per
completare rapidamente il
quadro allego questa pagina con una descrizione sommaria.
credits: Dr. Klaus Schmitt
Due obiettivi super-macro in attacco RMS della mia dotazione, il Canon FD 35mm
f/2,8 e lo
Zeiss Luminar 63mm f/4,5, regolarmente applicati alla torretta del microscopio,
con la quale
condividono lo specifico attacco filettato
i due obiettivi appena descritti sono qui abbinati ad ottiche da microscopio,
per evidenziare l'identico attacco di servizio
Dopo una prima fase che vide questi obiettivi relegati ad impieghi speciali su
microscopio, la casa madre prese atto
che era possibile sfruttarli fattivamente anche nell'utilizzo fotografico
convenzionale, applicandoli sul soffietto di
prolunga tramite un anello di riduzione; fu così che la gamma Luminar
entrò a catalogo nel sistema Contarex, la
mitica reflex prodotta dalla Zeiss Ikon a Stuttgart, e furono realizzati due
anelli adattatori specifici: uno consentiva
il montaggio dei Luminar da 16, 25, 40 e 63mm mentre il secondo era dedicato al
Luminar 100mm f/6,3, dotato
di esclusivo attacco a vite da 35mm; questi anelli furono identificati dal
codice 20.1633 e 20.1652; questo sistema
creava di fatto una nuova nicchia che altri costruttori non tardarono a
condividere: infatti, a partire dagli anni '70,
altri famosi brand misero a listino obiettivi analoghi, e nel tempo la serie di
ottiche super-macro bellows in
attacco RMS - lanciate da marchi come Canon, Minolta, Leitz, Nikon ed Olympus - divenne
abbastanza articolata,
anche se il mercato fu sempre molto ristretto, sia per il particolare settore di
utilizzo sia per il costo piuttosto elevato,
a fronte di un'evidente semplicità costruttiva.
il Canon FD 35/2,8 e lo Zeiss Luminar 63/4,5 con lo specifico
anello adattatore originale
Canon, dotato di sottile collare di serraggio rotante, realizzato dal produttore
nipponico
per montare i suoi obiettivi in attacco RMS sui corpi Canon della generazione FD
Con ingrandimenti così spinti lo sfuocato estremo e la
diffrazione sono un problema concreto,
ed i costruttori hanno posto grande attenzione alla forma del diaframma ad
iride: 9 lamelle sagomate
nel Canon FD e addirittura 12 lamelle nello Zeiss Luminar, dotato di un
apertura praticamente rotonda;
queste scelte progettuali garantiscono un bo-keh più naturale nei punti
luminosi dello sfuocato e contrastano
in parte l'effetto della diffrazione alle aperture inferiori
il Canon FD macro photo lens adapter applicato ad un corpo della sua generazione
consente
il montaggio degli speciali FD macro bellows in attacco RMS; per semplicità
didascalica ho
montato l'anello direttamente sul corpo, ma per ottenere i rapporti di
riproduzione cui l'ottica
era stata ottimizzata è necessario interporre un soffietto di prolunga; per
facilitare l'illuminazione
del soggetto, il nocciolo ottico è montato a sbalzo sul cannotto anteriore, è
stato progettato per
avere la coniugata anteriore più avanzata possibile e la montatura è svasata
in forma tronco-conica
per lasciare spazio al flusso luminoso
ovviamente nessuno vieta il processo contrario, cioè montare
obiettivi da microscopio sul
corpo macchina, anche se occorre fare i conti con aberrazioni impreviste
(specialmente la
curvatura di campo, dovuta all'assenza di correzioni specifiche della coniugata
posteriore)
e con una risicatissima profondità di campo (il diaframma è assente), il che
rende il complesso
adatto più che altro ad immagini "artistiche"
Dopo il trendsetter Zeiss, anche i maggiori concorrenti - all'apice dello
sviluppo del relativo sistema - affiancarono
realizzazioni analoghe, destinate all'applicazione sui relativi soffietti di
prolunga, e videro la luce pregevoli realizzazioni
come i Canon FD macro bellows 20mm f/3,5 e 35mm f/2,8, i Minolta MD bellows
micro Rokkor 12,5mm f/2 e
25mm f/2,5, i Nikon Macro (SIC) Nikkor 19mm f/2,8 e 35mm f/4,5, gli
Olympus OM Zuiko macro 20mm f/3,5 e
38mm f/3,5 ed i Leitz Photar 12,5mm f/2,4, 25mm f/2 e 50mm f/4, tutte
caratterizzate da elevata risoluzione, planeità
di campo e soppressione del coma nell'intervallo di riproduzione previsto;
queste ottiche garantivano una copertura
fra 1x e 40x, colmando complessivamente il gap fra le ottiche macro
convenzionali e la micro-fotografia vera e propria.
Merita una parentesi la sempre misconosciuta produzione ottica
sovietica, molto più articolata di quanto sia possibile
immaginare, che nelle innumerevoli nicchie specialistiche coperte presentava una
serie di obiettivi esteticamente e funzionalmente
molto simili agli Zeiss Luminar, anche se il loro schema ottico era più
complesso e basato su un tipico Gauss simmetrico
da riproduzione; il feeling con la produzione originale tedesca era così spinto
che sul barilotto la scritta cirillica che li
identifica è "Mikroplanar" e sulle cui assonanze non mi soffermo...
Il caro amico Dr. Klaus Schmitt, come detto collezionista
di fama mondiale, mi ha fornito a suo tempo la documentazione su questi
sconosciuti obiettivi super-macro e voglio
ringraziarlo nuovamente per la preziosa chicca, anche se soltanto il modello
alla base di gamma, il 40mm, era fornito in
attacco RMS, così come il Luminar 100mm f/6,3 disponeva del già citato ed
esclusivo attacco filettato da 35mm; ho
deciso di considerare ugualmente questi obiettivi perchè le loro
caratteristiche sono analoghe a quelle degli RMS
propriamente detti; ecco una tabella generale con i dati di targa ed i rapporti
di riproduzione preferenziali di tutta la serie:
ricordo nuovamente che il Luminar 100mm f/6,3 non è dotato di attacco RMS bensì di un filetto da 35mm
a proposito del Luminar 100mm f/6,3, esistono numerose versioni, alcune delle
quali molto rare,
come ad esempio il modello a sinistra nella prima fila, caratterizzato da una
ghiera del diaframma
anomala ad orientamento invertito; il modello in primo piano a destra dispone
della flangia di attacco
allo Zeiss Ultraphot II, applicata alla tipica filettatura da 35mm
dell'obiettivo, mentre i modelli in
secondo piano sono dotati di otturatore per il montaggio su Linhof.
Curiosamente - ad esclusione
della rara e quasi sconosciuta versione all'estrema sinistra -, ogni Luminar
100mm f/6,3 consente lo
smontaggio della ghiera anteriore per scoprire una filettatura da 35mm identica
a quella posteriore,
che permette l'esercizio in posizione invertita; la Zeiss non ha mai chiarito la
logica e le modalità
di questa operazione, tuttavia, dal momento che il Luminar 100mm copre un
intervallo da 0,8x ad
8x, posso supporre che la posizione invertita sia prevista per i rari casi in
cui venga utilizzato in
leggera riduzione all'estremità inferiore della scala di riproduzione
ammessa...
credits: picture and collection Dr. Klaus Schmitt
lo schema ottico dei due Canon FD macro bellows: il primo è
basato su un obiettivo tipo Heliar/Hektor ed il
secondo su un collaudato doppio Gauss, entrambi in posizione invertita per
adattarsi agli elevati rapporti di
riproduzione previsti; notare la montatura sfuggente ed il nocciolo ottico
avanzato, caratteristiche che agevolano
nella corretta illuminazione del soggetto; le prese di forza servono ad azionare
con facilità la ghiera del diaframma
Gli omologhi Minolta si articolavano sulle focali 12,5 e 25mm
ed anch'essi presentavano
il nocciolo ottico in posizione invertita; meccanicamente replicavano le
caratteristiche
particolari già evidenziate dai Canon FD: montatura strombata, nocciolo ottico
avanzato
e presa di forza supplementare per il diaframma; l'applicazione sul Minolta
bellow III
avveniva tramite due anelli adattatori denominati M-1 ed M-2 adapter, il secondo
dei
quali era molto allungato per offrire il tiraggio necessario all'obiettivo
dedicato
credits: sections Minolta Camera Co. (now Konica Minolta)
il sistema macro bellows del sistema Minolta MD ruotava
attorno al Minolta Bellow III, dotato
di doppia slitta a cremagliera e basculaggio sull'asse verticale, e poteva
contare su quattro obiettivi
in montatura corta: due modelli in attacco RMS da 12,5mm e 25mm (definiti
bellows micro) più
altri due con normale baionetta Minolta da 50mm e 100mm, denominati
bellows-macro: davvero
un bel sistema, articolato con intelligenza
credits: picture Dr. Klaus Schmitt
A fianco della celeberrima gamma micro-Nikkor in attacco Nikon F, la Nikon
produsse anche quattro obiettivi
macro previsti per rapporti di riproduzione molto più spinti, definiti Macro
NIKKOR; questi obiettivi sono poco
conosciuti nel nostro paese perchè non furono mai importati ufficialmente in
Italia. La gamma completa era così articolata:
Macro NIKKOR 19mm f/2,8 (da 15x a 40x), Macro NIKKOR 35mm f/4,5 (da 8x a 20x), Macro
NIKKOR 65mm f/4,5
(da 3,5x a 10x) e Macro NIKKOR 120mm f/6,3 (da 1,2x a 4x), coprendo di fatto
tutti i rapporti di riproduzione compresi
fra l'1:1 consentito dai micro-Nikkor col tubo di prolunga dedicato ed il 40:1,
soglia della vera e propria microscopia;
i due modelli superiori non sono illustrati perchè presentano dimensioni molto
maggiori (sono simili a corpulenti obiettivi
da ingranditore) e l'attacco a vite con passo Leica 39x1; una caratteristica che
accomuna tutti gli esemplari del lotto agli
obiettivi da microscopio è rappresentata da un filetto colorato di
identificazione rapida che scorre attorno al barilotto
credits: pictures from the 1988-89 Nikon swiss general catalogue
Per applicare i Macro-NIKKOR ai soffietti di prolunga, la
Nikon realizzò due anelli adattatori: il BR-15
presentava sulla parte anteriore un attacco a vite 39x1 e consentiva il
montaggio dei modelli maggiori
(65mm e 120mm); un ulteriore anello, denominato BR-16, andava applicato in
cascata ed operava
la riduzione da 39x1 ad RMS, permettendo il montaggio dei Macro-NIKKOR da 19mm e
35mm; naturalmente
l'anello BR-15 può essere vantaggiosamente sfruttato anche per utilizzare gli
EL-Nikkor da stampa
come obiettivi da ripresa ravvicinata
credits: pictures from the 1988-89 Nikon swiss general catalogue
immagine del Macro-NIKKOR 19mm f/2,8; in evidenza l'attacco RMS, il diaframma
fattoriale ed
il filetto perimetrale con il codice-colori
il secondo obiettivo in attacco RMS, il Macro-NIKKOR 35mm f/4,5, replica le
caratteristiche
basilari del precedente; notare il diverso codice-colori
credits: pictures (2) Dr. Klaus Schmitt
un introvabile schema meccanico del Macro-Nikkor 19mm f/2,8 proveniente da una
brochure
di servizio Nikon evidenzia la struttura di base e descrive l'imballo di
vendita; era disponibile una
presa di forza per agevolare l'azionamento del diaframma
credits: sheet Dr. Klaus Schmitt
I quattro Macro-NIKKOR rientravano nella dotazione di un
sofisticato e magnifico complesso per
macrofotografia professionale messo a punto dalla Nippon Kogaku ad inizio anni
'70 e definito
Multiphot: un robustissimo telaio di base con piano e colonna poteva
essere attrezzato con soffietti,
illuminatori di ogni genere (epi- e trans-) scatola reflex con attacco per dorsi
di ogni formato (35mm, 6x9
in rullo e lastre, lastre 9x12, Polaroid), speciali corpi 35mm motorizzati
ed otturatori ausiliari, fornendo uno
strumento praticamente assoluto per severi impieghi professionali nel campo
della riproduzione.
il complesso Nikon Multiphot sfruttava i quattro obiettivi Macro-NIKKOR (due RMS
e
due in attacco 39x1) e garantiva risultati di qualità incredibile; in questa
foto è attrezzato
con un sistema di transilluminazione, box reflex ed attacco per dorsi 9x12
questo schema tratto dalla brochure del Multiphot mostra le quattro ottiche
Macro-NIKKOR
pronte all'uso ed assemblate sugli specifici anelli adattatori intermedi (BR-15
e BR-16), evidenziando
anche come il codice-colori fosse presente sia sulle ottiche, sia sui
condensatori dedicati nel sistema
di illuminazione, sia sulla colonna per posizionare il soffietto, consentendo
una rapida personalizzazione
dell'intero sistema su ogni obiettivo; come annotazione personale, da amante
della macro spinta, trovo
il Nikon Multiphot magnifico e farei carte false per averne uno nella mia
dotazione...
la composizione ottica dei Macro-NIKKOR è sempre stata
criptata dalla Nippon Kogaku, tuttavia sono
riuscito a realizzare uno schema che illustra la sezione del 65mm f/4,5,
rivelando una struttura di tipo
Xenotar asimmetrico, chiaramente derivata dal Nikkor per riproduzione più
famoso di quel periodo
(inizio anni '70): il Micro-Nikkor 55mm f/3,5; curiosamente, nonostante sia
previsto per un range compreso
fra 3,5x e 10x, lo schema ottico non è invertito, contrariamente a quanto
avviene nello Zuiko macro bellows
38mm f/3,5, che adotta uno schema analogo e che andremo a descrivere in seguito.
Dal momento che reputo il sistema Nikon Multiphot estremamente
interessante, allego la riproduzione dell'intera brochure
risalente agli anni '70; troverete a seguire i link alle varie pagine,
riprodotte in formato 1.049 x 766 pixel
Ecco un quadro riassuntivo dello straordinario sistema Nikon
Multiphot,
in una configurazione che risale ai tempi della Nikon F.
L'altro mitico brand tedesco, la Leitz, ha diversificato da tempo la sua
produzione, affiancando ai noti
gioielli per la fotografia 35mm speciali articoli per l'indagine forense, medica
e scientifica; in questo
ambito la Leitz realizzò l'Aristophot 4x5", uno strumento professionale
per la riproduzione analogo al
Nikon Multiphot appena descritto, per il quale furono previsti speciali
obiettivi definiti Leitz Photar,
tre dei quali in attacco RMS (12,5/2,4 - 25/2 e 50/4) e tre in attacco 39x1
(50/2,8 - 80/4,5 - 120/5,6).
La gamma degli obiettivi Leitz Photar in attacco a vite RMS e destinati all'impiego
su soffietto tramite anello adattatore
Photar Adapter-R; i tre obiettivi, basati rispettivamente su uno schema Ernostar,
doppio Gauss e Tessar/Elmar, presentano
anch'essi il nocciolo ottico in posizione invertita e garantiscono una copertura
da 1,1x a 15,5x con una risoluzione divenuta
proverbiale; è interessante notare come Leitz credesse molto al tipo Tessar/Elmar
nelle applicazioni macro, al punto che
anche il macro 100mm f/4 Leica R si basa su questo schema
credits: sections Leica Camera
questa scansione riassume la gamma e le caratteristiche degli
obiettivi Leitz Photar; i rapporti
di riproduzione non coerenti allo schema precedente si riferiscono a diversi
modelli di soffietto
la Olympus è sempre stata un'azienda leader nella produzione di microscopi, e
quando tentò
la grande avventura nel settore delle reflex 35mm (col sistema OM) fu pronta a
lanciare due
obiettivi super-macro in attacco RMS: lo Zuiko macro 20mm f/3,5 (che copriva da
4x a 12x)
e lo Zuiko macro 38mm f/3,5 (ottimizzato fra 1,8x e 6x); anche in questo caso il
nocciolo
ottico è molto avanzato per agevolare la corretta illuminazione e gli schemi
ottici sono in posizione
invertita. Per il 20mm la Olympus si è basata su un tipo Tessar mentre per il
38mm ha adottato
il classico tipo Xenotar a 5 lenti, reso immortale dal micro-Nikkor 55mm f/3,5
degli anni '60 e
peraltro adottato anche nel più convenzionale OM Zuiko macro 50mm f/3,5
credits: pictures and sections from a late '70s Olympus OM Zuiko brochure
come illustrato in questa immagine tratta da una delle ultime
brochure Olympus OM, i due
obiettivi super-macro vennero poi riprogettati, dotandoli di una convenzionale
montatura
Olympus OM (anche se la messa a fuoco è assente e la ghiera gommata funge
soltanto da
presa di forza); il 20mm fu anche ricalcolato e la luminosità venne elevata ad
f/2, probabilmente
per ottenere una risoluzione superiore, in ottemperanza alla regola generale
sulla diffrazione.
E' inutile negare che la gamma di obiettivi macro speciali Olympus fosse fra le
più intriganti:
nell'illustrazione è presente anche lo Zuiko macro 80mm f/4, specializzato per
riproduzioni
1:1 con massima risolvenza e correzione della distorsione, e lo Zuiko macro
bellows 135mm f/4,5,
adatto per lavorare ad una distanza confortevole dal soggetto e per il quale fu
messo a punto un
mirabile tubo di prolunga automatico elicoidale, con tiraggio variabile, che gli
permetteva di
passare da infinito alle distanze più ridotte in modo quasi convenzionale; i
successivi OM Zuiko
macro 50mm f/2 e 90mm f/2 flottanti, universalmente acclamati, completano
l'invidiabile quadro.
credits: Olympus
come accennato, la produzione sovietica comprendeva anche
obiettivi super-macro molto simili agli
Zeiss Luminar; il celebre collezionista tedesco Dr. Klaus Schmitt ha condiviso
con me queste immagini
ed informazioni riguardo ad una sconosciuta gamma di ottiche destinate a formati
molto grandi (fino al 5x7").
Tre modelli, definiti Mikroplanar (....), si articolano sulle focali 40mm f/4,5,
65mm f/4,5 e 100mm f/4,5 e
sono basati - tanto per non smentire il loro nome evocativo - su uno schema
Doppio Gauss molto simile
a quello utilizzato anche da Zeiss in ottiche come il Makro-Planar 120mm f/4; il
loro potere risolutivo era
effettivamente molto elevato, con valori di 420-330 l/mm al centro e di 230-150
l/mm ai bordi; a questa
serie si univa un quarto obiettivo da 150mm f/6,3, definito Korrektar e
destinato alla riproduzione in scala
diretta (ottimizzazione nell'intervallo 0,5x - 1x), con uno schema ottico molto
simile al Rodenstock Apo-Gerogon
e ad altri analoghi obiettivi tedeschi con i quali condivideva il settore di
impiego; solamente il 40mm era dotato
di attacco RMS ma ho ritenuto interessante descrivere brevemente l'intera serie,
praticamente sconosciuta in
Europa...
credits: pictures and drawings Dr. Klaus Schmitt
Tirando le fila, questi obiettivi sono stati un valido
complemento per lo specialista della macro spinta, fornendo
nell'intervallo di riproduzione autorizzato risultati di alta qualità, con una
planeità ed una profondità di campo
solitamente non consentita dagli obiettivi convenzionali per microscopio;
naturalmente la messa in opera era
statica, lenta e laboriosa, ma questo di solito non creava problemi con i tipici
soggetti che richiedevano simili
ingrandimenti; esprimo una riserva sul prezzo originale delle realizzazioni
tedesche, molto elevato e non conforme
alla spartana semplicità costruttiva della meccanica e dello stesso nocciolo
ottico, sovente limitato ad un tipo
Tessar o ad un tripletto spaziato.... Questi obiettivi, perfettamente
integrabili sul digitale grazie ad una proiezione
ampiamente telecentrica, possono costituire anche lo spunto per una piccola e
sfiziosa sub-collezione all'interno
di una raccolta molto più vasta e non mancheranno di fornire, ora come in
futuro, risultati sbalorditivi.
UPGRADING 19/03/2008
Estendendo il discorso anche a veri e propri obiettivi RMS da microscopio
(finora il denominatore
comune del pezzo riguardava ottiche RMS nate per uso fotografico e dotate di
diaframma ad iride
regolabile), un preziosissimo e fattivo contributo mi viene fornito
dall'amico Dott. Antonio Puma,
grande appassionato di macrofotografia spinta, che ha eseguito un interessante
TEST sul campo
impiegando alcuni obiettivi RMS di sua proprietà, sia fotografici che da
microscopio; con la gentilezza
e la disponibilità che lo contraddistinguono, il Dott. Puma ha condiviso con me
queste prove ed ha
acconsentito affinchè venissero aggiunte in calce a questo pezzo, un contributo
importante e davvero
inconsueto del quale lo ringrazio di cuore.
L'amico Antonio ha messo in relazione i seguenti obiettivi:
Carl Zeiss Jena Mikrotar 45mm
f/4.5
Carl Zeiss Jena Mikrotar 30mm
f/4.5
Carl Zeiss Jena Mikrotar 20mm f/3.2 MkI
Carl Zeiss Jena Mikrotar 20mm f/3.2 MkII
Canon FD 35mm f/2.8 Macro bellows
Leitz 3,5X 0.10
170/-
Leitz 4X 0.12
170/-
Leica 4X 0.10 160/-
Le ottiche sono meglio illustrate nell'immagine seguente:
La famiglia di obiettivi RMS testati dal Dott. Antonio Puma: sono tutti dotati
di diaframma ad iride
tranne i tre acromatici Leitz/Leica da microscopio e tutti condividono il
medesimo attacco RMS
credits: photo Dr. Antonio Puma
La serie Carl Zeiss Jena Mikrotar è davvero interessante: si tratta, infatti,
di obiettivi praticamente sconosciuti
sul nostro mercato, e la presenza di un diaframma ampiamente regolabile rivela
una spiccata propensione
fotografica; ecco un dettaglio dei Mikrotar applicati allo chassis di un
microscopio Leitz adattato per eseguire
macrofotografie spinte con corpo macchina in attacco Nikon F:
i CZJ Mikrotar applicati alla torretta; il loro caratteristico diaframma
fattoriale presenta una
prerogativa insolita: i valori della sua scala identificano il diaframma
completamente aperto con
i numeri maggiori (nella fattispecie 12) e la totale chiusura col valore
inferiore (in questo caso 1)
credits: photo Dr. Antonio Puma
Come accennato, per eseguire questo test (messo in atto
adottando una banconota come soggetto), il Dottor
Puma si è servito di un microscopio Leitz Laborlux dotato opportunamente di una
flangia munita di innesto a
baionetta per corpi macchina reflex, sia analogici che digitali; per verificare
il diverso comportamento degli
obiettivi nel rapporto centro/bordi (ed il relativo andamento della curvatura di
campo in funzione del tiraggio
applicato) ha eseguito una doppia serie di esposizioni, inserendo nella seconda
serie di scatti un tubo di prolunga
Nikon PK-13 (il modello che veniva abbinato al glorioso micro-Nikkor 55mm f/2,8
AiS) per incrementare il
tiraggio di un fattore pari a 27,5mm; ecco l'anello in evidenza sul microscopio
modificato e da lui, giustamente,
ribattezzato "macroscopio" :
il microscopio Leitz Laborlux adibito a macro spinta con obiettivi RMS sfoggia il tubo di
prolunga
Nikon PK-13 impiegato dall'amico Antonio per aumentare il tiraggio di base
durante il test
credits: Photo Dr. Antonio Puma
Veniamo senza indugio ai risultati delle prove, riassunti in due schermate
generali; occorre sempre considerare e
tenere a mente che questi obiettivi sono stati calcolati per lavorare con
coniugate/immagine ben precise ed abbastanza
ristrette, quindi in certi casi un risultato meno brillante (soprattutto quando
vi sia una consistente disparità centro/bordi)
può essere dovuto all'impiego dello specifico pezzo in un range estraneo ai
protocolli del suo progetto, e non significare
necessariamente una scarsa qualità intrinseca; le prove sono state eseguite
applicando sul microscopio una Nikon D-70s
(sensore da 6mpx, file da 3.008 x 2.000 pixel) regolata in manuale e con
bilanciamento del bianco su Tungsteno, sfruttando
per messa a fuoco ed esposizione due lampade alogene dicroiche da 20w cadauna;
sull'apparecchio era impostato uno
sharpening di valore medio ed i fotogrammi presentati sono crops al 100% del
file prelevati da centro del fotogramma
(contrassegnato con C) e dai bordi (indicati
come B); come accennato, nei CZJ Mikrotar il
valore 12 indica la massima
apertura, 10 una leggera chiusura,
6 un valore intermedio e 3 un diaframma
piuttosto chiuso, mentre nel caso del Canon
FD 35mm f/2,8 macro bellows i valori sono tradizionali (scala da f/2,8 ad f/22)
ed i numeri di riferimento (2,8 - 4 - 5,6 - 8)
sono perfettamente comprensibili.
La prima schermata è relativa ai test con l'apparecchio direttamente applicato
sul microscopio mentre la seconda fa
riferimento agli scatti eseguiti previa interposizione dell'anello Nikon PK-13,
che aumenta - come detto - il tiraggio
di 27,5mm.
Da questa prima tornata di test si evince come gli obiettivi
calcolati per la macro spinta siano molto sensibili alla diffrazione,
e migliorano leggermente solo con una chiusura minima, mentre ai valori più
chiusi che sono prassi consueta nella macro di
oggetti tridimensionali pagano pesantemente in termini di risolvenza,
richiedendo un approccio "diverso" e più tecnico alla
questione (come il multishot a scansione con overlap della profondità di campo
ed il successivo stacking dei vari fotogrammi
gemelli con appositi software); in alcuni casi "problematici" (bordi
che peggiorano per diffrazione a valori medi e poi sembrano
"rientrare" a chiusure maggiori) è anche possibile che la chiusura
del diaframma modifichi in qualche modo la giacitura delle
calotte e dei piani astigmatici periferici, "richiamando" su un piano
di fuoco più favorevole quelle zone del campo alle maggiori
chiusure e controbilanciando favorevolmente l'azione perniciosa della
diffrazione; gli acromatici da microscopio si comportano
comunque bene (considerando sempre l'evidente limite nella fotografia
tridimensionale imposto dall'assenza di diaframma), ed
il rendimento sottotono del Leitz 4X 0.12 è da imputarsi probabilmente ad un
tiraggio inadeguato alle specifiche di progetto,
come forse suffragato dall'asse più dettagliato rispetto ai bordi, prova di una
evidente curvatura di campo; per quanto concerne il
CZJ Mikrotar 20mm f/3,2 MK I, il suo comportamento (centro e bordi che
migliorano costantemente al chiudersi del diaframmi
dopo un avvio disastroso) lascerebbe quasi pensare ad un errore iniziale di
fuoco poi mitigato dalla profondità di campo, se
non fossi certo dell'estrema attenzione e perizia dell'operatore nonchè della
precisione del sistema (macchina fissa sul telaio
del microscopio e messa a fuoco micrometrica sulla banconota tramite il piano
traslatore): viste le ottime prestazioni del gemello
MK II è più probabile che si tratti di un singolo esemplare
"difettoso"
credits: Photos and graphics Dr. Antonio Puma
credits: Pictures and Graphics Dr. Antonio Puma
Nella serie di scatti con tiraggio maggiorato il Canon FD 35mm
f/2,8 macro bellows
evidenzia in modo ancora più chiaro l'insorgenza della diffrazione ad aperture
via via
più vicine alla massima apertura quando la coniugata anteriore diminuisce:
l'asse è praticamente
diffraction limited a piena apertura ed anche i bordi, dopo un balzo in avanti
con uno stop di
chiusura (f/4), già ad f/5,6 risentono anch'essi della diffrazione, anche se -
come di norma
avviene - in misura minore rispetto al centro; l'acromatico Leitz 4X 0.12 lavora
in modo
poco brillante anche in questa configurazione (chissà qual è il suo tiraggio
ottimale), ed anche
in questo caso i bordi sono molto meno nitidi, e probabilmente situati su un
piano di fuoco
decisamente differente; il Mikrotar 20mm f/3,2 MK I continua a fornire una resa
nebulosa
a piena apertura che migliora lentamente al progressivo chiudersi del diaframma,
confermando
il sospetto che nel suo nocciolo ottico vi sia qualcosa "fuori fase",
mentre il suo gemello MK II
continua a comportarsi molto meglio con una resa molto buona sull'asse
all'apertura 6, cui
corrisponde un diaframma mediamente chiuso che dovrebbe già affliggere quella
zona con una
percettibile diffrazione; è interessante notare nel Mikrotar 45mm f/4,5 un
rientro dei bordi con
forte chiusura al valore 3, dopo una leggero appannamento per diffrazione
passando dalla massima
apertura 12 al valore medio 6: è possibile che quella zona si trovi su un piano
di fuoco spostato
rispetto all'asse e che anche in questo caso la chiusura dell'iride sposti la
giacitura dei piani
astigmatici facendo "rientrare" leggermente il particolare in un
settore di fuoco più favorevole e tale
da contrastare gli effetti della diffrazione: non va dimenticato che con questo
assemblato il tiraggio
globale è abbastanza ridotto e quindi la proiezione della coniugata posteriore
ha un diametro non
eccessivo, ampiamente sfruttato dal formato di ripresa, ed è quindi possibile
che esistano queste
variazioni del piano di fuoco lungo la diagonale, specie se siamo un po' lontani
dal rapporto di
riproduzione per cui l'ottica è stata ottimizzata; il Leitz 3,5X 0.10 si
conferma molto valido ed è
un vero peccato che per usufruire a pieno delle sue prerogative nella normale
macro spinta su
soggetti tridimensionali sia necessaria la già citata e complessa procedura di
stacking su vari
fotogrammi ripresi a scansione variando il piano di fuoco !
In ogni caso, considerando che si tratta di macro spinta e che stiamo
analizzando dei crops al 100%,
le prestazioni permesse da questi obiettivi RMS sono realmente interessanti e
fonte di autentica
soddisfazione per gli specialisti del settore.
(Ringrazio ancora calorosamente l'amico "Toni" per
il prezioso contributo
ed il materiale disinteressatamente condiviso con tutti noi)
FINE UPGRADING 19/03/2008
INIZIO UPGRADING 18/10/2008
(foto: cortesia e copyright Dr. Toni Puma)
Questa immagine illustra il dispositivo ribattezzato "Pomaphot RMS"
con tutta la sua dotazione funzionale:
si tratta di un microscopio Leitz Laborlux degli anni '60 modificato ed adattato
alla super-macro in ambiente
digitale sfruttando specifici obiettivi RMS diaframmabili ed avvalendosi della
traslazione micrometrica di
messa a fuoco per eseguire molti scatti a scansione, successivamente assemblati
con software di stacking:
questa realizzazione concepita con intelligenza ed auto-costruita permette al
Dr. Toni Puma, un vero
specialista del settore, di ottenere immagini super-macro dalla nitidezza
calligrafica, con l'assoluta certezza
della ripetibilità dei risultati; potete visitare il suo mondo e restarne
affascinati a questo link:
www.areamultimediale.it
MARCOMETRO
SONO BELLISSIMI: PICCOLI, NITIDI, IN GRADO
DI RIVELARE
DETTAGLI MINUSCOLI, SCONOSCIUTI E NASCOSTI CON
STUPEFACENTE DETTAGLIO; PURTROPPO SONO POCO
DIFFUSI
E OGGETTO DA TEMPO DI SPECULAZIONI
COMMERCIALI AL
RIALZO, MA IL LORO FASCINO E' INDISCUTIBILE