NIKON ZOOM-NIKKOR DEGLI
ANNI '60:
L'ORIGINE, LA STORIA, LA TECNICA
DELLE OTTICHE PIONIERISTICHE
CHE HANNO CREATO IL CONCETTO
DI OBIETTIVO MODERNO
ABSTRACT
An overview about the original zoom-Nikkors of the sixties, true landmarks
that started the mass-diffusion of variable optics and estabilished the concept
of modern lens, with original pictures, schemas, data and drawings of unknown
prototypes
02/05/2008
A fine anni '50, nel momento in cui si affacciavano per la prima volta i grandi
sistemi reflex che
avrebbero portato alle tecnologie ora consuete ed agli attuali assetti
commerciali ed aziendali,
l'obiettivo zoom era già largamente conosciuto e sfruttato per impieghi
cinematografici, tuttavia
il suo utilizzo in fotografia non era mai stato preso seriamente in
considerazione, dal momento che
il formato nettamente superiore rispetto a quelli cinematografici e le
specifiche molto più restrittive
quanto a risoluzione necessarie per stampa su carta comportavano calcoli molto
più complessi,
preconizzando obiettivi pesanti, ingombranti e costosi; la Nippon Kogaku, a quei
tempi impegnata
nella sua impresa più colossale e fortunata - la concezione del sistema Nikon F
- mise il cuore oltre
l'ostacolo ed approfittò dell'irripetibile occasione (un sistema professionale
progettato ex-novo dal
foglio bianco) per osare l'azzardo, prevedendo fin dall'origine l'inserimento di
obiettivi zoom nel
corredo ottico della neonata reflex tutta spigoli, generata da uno sforzo di
affermazione aziendale
che ha pochi eguali nella storia della fotografia.
Il padre dei primi zoom-Nikkor, nonchè il matematico che
curò lo sviluppo tecnico di questo concetto
per tutti gli anni '60, fu il Dr. Takashi Higuchi, cui dobbiamo alcune felici
intuizioni che portarono poi
alla realizzazione di schemi a focale variabile di struttura
"definitiva", i cui presupposti di fondo (specialmente
per quanto riguarda il primo gruppo di lenti anteriori) sono tuttora
riconoscibili in molti zoom-Nikkor attuali
o in analoghi prodotti della concorrenza; il piano aziendale concordato a fine
anni '50 era ambizioso, e
prevedeva inizialmente due focali variabili perfettamente sequenziali e che
coprissero il range di più frequente
utilizzo: un 35-85mm f/2,8-4 ed un 85-250mm f/4-4,5; contrariamente agli
indirizzi del tempo, la Nippon
Kogaku scelse fin dall'inizio di accettare un ragionevole calo della luminosità
massima durante l'escursione
della zoomata, il che consentiva di limitare il diametro degli elementi
anteriori, contenendo peso ed ingombro
entro limiti praticabili; subito dopo fu previsto uno zoom tele di notevole
potenza, un 200-600mm f/9,5-10,5
in grado di coprire tutte le necessità della foto naturalistica, sportiva o di
reconoissance (con le ovvie precauzioni
legate alla limitata apertura massima); nel contempo la politica aziendale
diversificò i target, impostando il
primo, vero zoom di massa, appositamente progettato ponendo la semplicità ed il
contenimento dei costi
come priorità assolute: quest'obiettivo, il 43-86mm f/3,5, ebbe grandissima
diffusione e fu estremamente
popolare fra gli utenti Nikon, grazie all'intelligente escursione da leggero
grandangolare a medio-tele, alla
luminosità massima più che buona e costante lungo la zoomata, a pesi ed
ingombri contenuti e ad un prezzo
realmente abbordabile; non ultimo, la sua meccanica era molto pratica nell'uso
ed esteticamente inappuntabile;
quest'obiettivo esordì in montatura fissa su una piccola reflex compatta,
anticipando di decenni l'attuale
trend della compatta tuttofare con ottica zoom in dotazione che furoreggia sui
mercati; l'ultimo grande zoom
appartenente alla prima, mitica bordata degli anni '60 fu il celebre 50-300mm
f/4,5, un notevole obiettivo
che all'epoca polverizzò alcuni record del settore, a partire dall'escursione
6x; mentre il 35-85mm f/2,8 - 4
non uscì dallo stadio di pre-serie (forse fu considerato troppo ambizioso per
la tecnologia del momento),
i due zoom 85-250mm f/4-4,5 e 200-600mm f/9,5-10,5 furono in seguito ricalcolati
per garantire una
luminosità costante ( rispettivamente f/4 ed f/9,5) mentre il prestigioso
50-300mm f/4,5 a venti lenti, dopo
una decina d'anni, fu semplificato, dotato di vetri ED a bassa dispersione e
lanciato in una nuova versione
decisamente più compatta; ecco lo schema riassuntivo di quanto appena
accennato.
Gli zoom-Nikkor lanciati negli anni '60 con le relative
evoluzioni; ho volutamente omesso
il celebre 80-200mm f/4,5 (calcolato nel 1967 e lanciato nel Dicembre 1969)
perchè
tecnicamente rientra già in una seconda generazione, e cronologicamente è più
inquadrato
negli anni '70; sono comunque disponibili informazioni su quest'obiettivo nel
pezzo monografico
sugli zoom-Nikkor 80-200mm
L'unico obiettivo a focale variabile effettivamente
disponibile nell'anno di lancio della Nikon F
fu il telephoto zoom-Nikkor Auto 1:4-4,5 f= 8,5cm - f= 25cm, presentato
nel 1959; i primi
prototipi disponevano di un sistema a doppia ghiera per messa a fuoco e zoomata,
la cui ergonomia
generale fu giudicata pessima, richiedendo una modifica in corsa che portò,
già nel Novembre dello
stesso anno, ad una versione aggiornata con regolazione della focale tramite un
movimento "a pompa".
questi due prototipi, caratterizzati dalle matricole 157.901 e 157.902 (quello
illustrato), presentano come
caratteristica distintiva la ghiera di messa a fuoco cromata con la parte
terminale anteriore rifinita in nero
e dotata di sbalzi alternati e godronati, esattamente come per le prese di forza
della messa a fuoco; la
zoomata avveniva tramite la traslazione assiale di un settore, facendo forza su
una piccola ghiera in rilievo,
e mentre il cannotto rivolto verso il corpo macchina scendeva, coprendo via via
la scala delle focali ed
inquadrando in una finestra rettangolare quella in uso, dall'altra parte il
cannotto scivolava verso il basso,
uscendo da sotto la scala delle distanze e scoprendo via via gli indicatori di
profondità di campo, costituiti
da curve sagomate ad iperbole, uno dei tratti estetici più forti e distintivi
dei futuri zoom-Nikkor "one touch";
l'obiettivo chiudeva da f/4 ad f/16, pesava 1,8kg, adottava filtri da 82mm e
metteva a fuoco a 4m, una distanza
ridotta a 2,2m dalla lente addizionale appositamente calcolata per l'obiettivo.
Dopo questi due esemplari "intermedi" del Novembre
1959, il mese successivo fu lanciata la prima versione
definitiva, che in realtà rappresenta già lo step B della seconda opzione
(considerando come prima opzione
il primitivo esemplare con doppia ghiera separata, del quale non è disponibile
alcuna immagine).
la versione definitiva deliberata per la produzione di serie era caratterizzata
dalla ghiera
per la messa a fuoco rifinita in nero opaco, mentre l'anello anteriore -
anzichè nero e
con rilievi a sbalzo - si presenta liscio e rifinito in cromo lucido; nello
schema superiore
è facile comprendere il meccanismo della zoomata, col cannotto che scende verso
il corpo macchina scoprendo nella parte anteriore gli indici della profondità
di campo
ed inquadrando con la finestra inferiore la focale selezionata sull'apposita
scala; va
notato che la ghiera del diaframma, con presa di forza rifinita in cromo, è
molto avanzata
sul cannotto, richiedendo quindi una prolunga di grandi dimensioni per
posizionare la
relativa forcella nella posizione di aggancio richiesta dai Photomic; questa
serie entrò
in produzione con la matricola 157.911 e rimase a regime fino all'Aprile 1961;
l'ultima
matricola assegnata a questo tipo fu 159.100, per un totale di 1.190 pezzi
prodotti,
caratterizzati dalle due indicazioni PAT PEND oppure PATS PEND.
Nell'Aprile 1961 fu introdotto un terzo tipo con la meccanica
migliorata ai fini di rendere
più pratico il suo utilizzo; la principale differenza consiste
nell'unificazione in una singola
ghiera one-touch di grandi dimensioni delle funzioni di messa a fuoco e zoomata,
coprendo
l'intero settore con una fascia gommata con rilievi a diamante.
L'unificazione delle ghiere comportò lo spostamento in basso dei caratteristici
indici
della profondità di campo, obbligando a spostare sul lato destro le indicazioni
relative
alla lunghezza focale impostata; questa versione è storicamente molto
significativa perchè
definisce gli stilemi estetici dei futuri zoom-Nikkor a ghiera singola, creando
un "impianto"
che diverrà il simbolo stesso della meccanica applicata agli zoom, ampiamente
ripreso da
tutta la concorrenza; questa versione arrivò sul mercato a partire dalla
matricola 159.101
ed uscirà di produzione nell'Aprile 1969 con la matricola 174.661 dopo 5.392
esemplari,
leggermente diversificati nel corso degli anni per dettagli minori (presenza o
meno della
scritta PATS PEND, utilizzo di 3 o 5 viti per fissare la baionetta, passaggio
all'indicazione
di focale in mm).
Nell'aprile 1969 entrò in produzione la terza serie (considerando sempre come
prima serie
l'originale prototipo lanciato assieme alla Nikon F e subito modificato); questa
opzione prevede
uno schema ottico ricalcolato con l'adozione di un gruppo ottico anteriore di
maggiore diametro
che consente di mantenere l'apertura massima di f/4 su tutta l'escursione di
focale.
Dal punto di vista estetico la principale differenza consiste
nell'abbandono della ghiera frontale
cromata in favore di una livrea completamente nera; in questa versione scompare
la denominazione
"tele-zoom" ed è possibile la modifica Ai; questo modello fu prodotto
fra l'Aprile 1969 ed il Gennaio
1973 per un totale di 1.552 esemplari compresi fra le matricole 184.711 e
186.262
lo schema ottico originale dello zoom-Nikkor 85-250mm f/4-4,5;
l'escursione di focale è attuata
dai due gruppi di lenti indicati dalle frecce mentre la messa a fuoco è
garantita dallo spostamento
dell'elemento anteriore; lo schema ottico è piuttosto semplice ed è basato su
ben sette doppietti
collati
la versione f/4 mantiene ampiamente lo schema originale ma incorpora il frutto
degli studi di Higuchi sull'evoluzione degli zoom, rappresentato dal nuovo
gruppo
ottico anteriore con doppietto acromatico affiancato da un menisco convergente
supplementare: questa configurazione sarà replicata da una miriade di zoom
successivi, sia Nikon che di altre marche
Uno schema meccanico della versione f/4-4,5 a ghiera unica prodotta dal 1961 al
1969; notare le dimensioni importanti,
sottolineate dalla lunghezza di ben 33cm e dal passo filtri da 82mm; la scelta
di focali era particolarmente indovinata,
come confermato indirettamente dall'omologo Vario-Zonnar progettato molti anni
dopo dalla Zeiss per la sua Contarex
Dopo aver schierato lo zoom che copriva le più diffuse focali
del teleobiettivo, alla Nippon Kogaku vollero completare
l'opera affiancandogli una versione di impiego universale, in grado di coprire
la focale 35mm (all'epoca un grandangolo
più che rispettabile, nei sistemi reflex per i quali il calcolo era più
complesso) e di spingersi fino al medio tele da 85mm,
dove l'altro esemplare avrebbe raccolto il testimone; forse suggestionati dal
Voitgtlaender Zoomar 36-82mm f/2,8
appena lanciato, il management decise per una luminosità d'esordio di f/2,8, ma
il particolare ed originale schema
adottato non consentiva di mantenere tale valore fino ad 85mm senza sforare in
diametri, pesi e costi insostenibili...
Fu quindi accettato il ragionevole compromesso di un'apertura variabile fra
f/2,8 ed f/4, valori comunque più che
accettabili; in realtà le difficoltà ed i costi finali furono sottostimati, e
quando fu il momento di concretizzare la produzione
di serie si decise di soprassedere, magari anche dopo qualche riscontro non
troppo confortante sull'effettiva resa ottica,
mentre fonti interne alla Nikon suggeriscono anche che venissero giudicate
negativamente le dimensioni ed il peso rilevante;
fatto sta che di quest'obiettivo furono assemblati solamente tre esemplari,
tuttavia significativi dal momento che rivelano
il piano strategico originale, che prevedeva - come sovente avviene tuttora - la
copertura di tutte le focali più frequentemente
utilizzate con due sole ottiche; lo schema ottico di quest'obiettivo non è mai
stato rivelato, ma recentemente ho recuperato
una copia ricalcata a mano in modo rozzo su un diagramma originale, ho
provveduto personalmente a ri-disegnarla in
"bella copia" e sono lieto di presentarla in anteprima agli
appassionati Nikon.
lo schema dell' Auto Nikkor Wide-Zoom 1:2,8 f=
3,5cm 1:4 f= 8,5cm (questa è la sua denominazione
originale incisa sul barilotto) per certi versi è molto originale; la
caratteristica più interessante è rappresentata
dai due tripletti collati posti ai due lati del diaframma, che richiamano
antichi obiettivi della prima ora, quando
la riduzione dei passaggi ad aria era una priorità assoluta; questo schema si
basa sul rivoluzionario concetto
"concave-convex two group type", sviluppato proprio da Higuchi, che
sta alla base degli zoom standard
moderni, il che lo rende una pietra miliare nonostante sia rimasto allo stadio
di preserie!
Lo zoom-Nikkor 35-85mm f/2,8-4 fu assemblato nell'Agosto 1961
in tre esemplari con le matricole
352.801 - 352.802 - 352.803; l'ottica presentava due ghiere separate per la
messa a fuoco e la
variazione di focale, separate da un settore centrale cromato lucido su cui
erano incisi i dati di targa;
in uno dei prototipi questa fascia centrale cromata è assente e le engravings
sono riportate in bianco
sulla ghiera frontale di messa a fuoco (non c'è da stupirsi, trattandosi di una
fase prototipica);
la ghiera di messa a fuoco era collocata sulla parte anteriore, presentava una
presa di forza finemente
zigrinata ed indicazioni solo in piedi, mentre quella delegata alla variazione
di focale era molto più
ampia, interessando gran parte dell'obiettivo, disponeva di prese di forza a
rilievi alternati e godronati
ed indicazioni per la focale espresse in centimetri; la ghiera dei diaframmi
(scalati fra f/2,8 ed f/16)
incorpora la forcella per l'accoppiamento al Photomic, mentre la scala dei
valori ed il relativo
punto di fede sul barilotto solo spostati a sinistra, forse per migliorare la
leggibilità con i primitivi
Photomic cdotati di ampie cellule esterne al Selenio. L'obiettivo metteva a
fuoco a circa 1,2m,
misurava 95mm x 90mm di diametro, pesava 1.100g e disponeva di attacco filtri da
serie IX.
Curiosamente, su questa rara brochure giapponese dell'epoca lo
zoom-Nikkor
3,5-8,5cm f/2,8-4 risulta fra gli obiettivi regolarmente in produzione, ed è
addirittura
indicato il prezzo di vendita al pubblico, 95.000 Yen; notare le sue imponenti
dimensioni
in relazione alla Nikon F sulla quale è montato.
Un estratto da un listino Nippon Kogaku del 1961 con la serie di obiettivi per
Nikon F; anche
in questo caso lo zoom 3,5-8,5cm f/2,8-4 è regolarmente censito e prezzato.
UPGRADING 15/01/2009
Il Nikon Auto Nikkor Wide-Zoom 1:2,8 f=
3,5cm 1:4 f= 8,5cm fu effettivamente progettato da
Takashi Higuchi; la sua configurazione originale prevedeva 12 lenti in quanto
l'ultimo elemento singolo
posteriore non era contemplato; ecco lo schema ricavato dal progetto originale.
Lo schema ottico originale sul quale si basa il Nikkor
3,5-8,5cm f/2,8-4 è identico
a quello dei prototipi di preserie, nei quali tuttavia fu aggiunta una
tredicesima lente
singola nella parte posteriore dello schema; in realtà, lo schema definitivo a
13 lenti
è ricavato da un originale a stampa estremamente piccolo, ed è possibile che
ci sia
stato un errore di "interpretazione" collettivo, dando un valore
rifrattivo a questa
ultima lente supplementare quando è possibile che fosse solo un "dust
stopper" piano-
parallelo e non influente sullo schema base; Higuchi aveva previsto uno zoom
articolato
su due gruppi mobili che si avvicinavano reciprocamente ad 85mm e si
allontanavano
a 35mm, per cui lo spazio D7 passava da oltre 67mm alla focale minima a meno di
10mm a quella massima; lo schema ottico è estremamente interessante per le
implicazioni
storiche e geo-politiche: ai tempi della guerra i tecnici Zeiss passarono ai
colleghi della
Nippon Kogaku sia i progetti dei loro obiettivi di punta, Zeiss Sonnar in
primis, sia lotti
di vetro di produzione Schott per assemblarli; quest'obiettivo - a distanza di
20 anni -
costituisce se vogliamo una evoluzione estrema, mai tentata neppure dai padri
tedeschi -
del tipo Sonnar di Bertele, facilmente riconoscibile nelle ultime sette lenti:
paradossalmente,
questo potrebbe essere l'unico, vero "vario-Sonnar" degno di questo
nome, dal momento
che si tratta a tutti gli effetti di una base Sonnar f/1,5 modificata per
variare la focale!
La matrice Sonnar è confermata dalla composizione del classico tripletto
collato davanti
al diaframma, costituito come di prassi da un vetro Flint al Bario, un Fluor
Krown a bassa
rifrazione e dispersione e da uno Short Flint ad alta rifrazione e dispersione,
mentre appare
particolarmente efficace il doppietto acromatico anteriore, costituito da uno
Short Flint ad
alta rifrazione e dispersione (nD= 1,74 vD= 27,7) e da un Fluor Krown acid
glass a bassa
rifrazione e dispersione (nD= 1,49 vD= 65,7); problemi di scollature sul
lungo termine a
parte (i due materiali sono storicamente fonte di problemi in questo senso,
forse anche per
la chimica intrinseca del Fluor Krown e la sua interazione col balsamo adesivo),
visti i diametri
in gioco il costo di questo doppietto realizzato con vetri particolari doveva
essere abbastanza
elevato...
(ringrazio l'amico Prof. Vicent Cabo per aver disegnato gli schemi partendo dai
parametri matematici forniti)
Lo schema ricavato dal progetto originale di
Takashi-Higuchi-San
con i parametri preferenziali.
UPGRADING 07/12/2009
Recentemente, la celebre casa d'aste Westlicht Photographica
Auction ha posto in vendita l'unico esemplare
di Nikon Auto Nikkor Wide-Zoom 1:2,8 f=
3,5cm 1:4 f= 8,5cm attualmente conosciuto al mondo, appartenuto
in precedenza ai celebri collezionisti Jose Wu Chang e Dietmar Machold; questo
esemplare di preserie fu esposto
alla National Photographic Show Convention di Philadelphia nella primavera del
1961 ed è tuttora in eccellente
stato di conservazione; dobbiamo ringraziare sentitamente Leicashop di Wien
nella persona di Paul Coeln per le
immagini che seguono e che, per la prima volta, documentano chiaramente ed in
dettaglio la struttura e l'aspetto
di questo rarissimo obiettivo!
L'Auto Nikkor wide-zoom 1:2,8 f=35mm - 1:4 f=85mm presenta
apparentemente una finitura levata
ed una complessione solida, ma il design funzionale tradisce l'impostazione
ancora prototipica e manca
un po' di "brand feeling" con i "fratelli" Nikkor
dell'epoca; la messa a fuoco è delegata ad un'ampia e
sottile ghiera zigrinata anteriore, servita da una singola scala in feet (non
dimentichiamo che l'obiettivo
fu presentato a Philadelphia e che gli USA erano allora il mercato più
importante per la Nippon Kogaku);
la posizione è giustificata dalla semplificazione funzionale, visto che la
messa a fuoco veniva attuata
movimentando il grosso doppietto collato anteriore; osservando dall'alto
l'obiettivo montato sull'apparecchio,
il punto di fede per i diaframmi è spostato a sinistra rispetto alla forcella
d'accoppiamento per il Photomic,
probabilmente con l'intento di migliorare la leggibilità dei valori. La ghiera
rotante destinata alla variazione
di focale è ampiamente dimensionata e rifinita con sbalzi alternati e godronati,
rifiniti in lacca nera; la scala
delle focali disponibili, espresse in cm, presenta un'escursione insolitamente
ampia fra un valore e l'altro,
permettendo di selezionare l'inquadratura con grande precisione: è una
caratteristica che da dei punti anche
a molti zoom-Nikkor recentissimi, la cui scala delle lunghezze focali, specie
verso i grandangoli, è sovente
molto avvicinata ed affollata. L'assenza delle classiche e rutilanti indicazioni
iperboliche a vari colori
per indicare la profondità di campo restituisce un'estetica essenziale e
spartana, da mero strumento
professionale.
Le vista posteriore riporta le diciture "Nippon Kogaku Japan" ed il
relativo numero di matricola
sull'anello satinato in cromo che separa le due ghiere principali, mentre sullo
stesso piano che
accoglie la scala con le distanze di messa a fuoco è riportata la dicitura
"lens made in Japan"
in smalto bianco.
Un dettaglio della lente frontale evidenzia l'antiriflessi sostanzialmente
primitivo, il cui arduo
compito è quello di contrastare i riflessi introdotti dalle 14 superfici
aria/vetro; la montatura
anteriore dispone di una filettatura per i filtri ed il paraluce dedicato.
La denominazione dell'ottica prevede, come costume dell'epoca, diciture un po'
barocche e ridondanti,
volte a sottolineare l'eccezionalità di un obiettivo a focale variabile.
Questo dettaglio rivela una caratteristica curiosa: il punto di fede per la
regolazione della lunghezza
focale (caratterizzato da una freccia e dalle scritte "f" e
"cm" in colore bianco) non è riportato
direttamente sul barilotto bensì su una sorta di appendice metallica separata
dalla struttura e
fissata al barilotto stesso con due viti; l'apparente robustezza dell'obiettivo
è confermata da due
dettagli: la baionetta è fissata con ben sei viti, insolitamente accoppiate due
a due, mentre l'asola
in cui scorre la camma di apertura e chiusura del diaframma presenta un
lamierino di rinforzo,
a sua volta fissato con due viti.
Questa immagine più ravvicinata evidenzia ancora più chiaramente i dettagli
appena descritti.
Il paraluce dedicato, di tipo "HN" a vite, è realizzato in metallo
laccato nero e presenta le
Scritte "3,5cm - 8,5cm Zoom Nikon Japan"
Il tappo anteriore è a pressione, in metallo satinato chiaro con la scritta
Nikkor.
Il tappo posteriore, di vecchia generazione, presenta il datato logo "a
pagoda" e la dicitura Nippon Kogaku
Japan; è curiosamente realizzato in plastica verde, una caratteristica che
accomuna gli obiettivi Nikkor
ancora allo stadio prototipico!
credits: pictures (9): Westlicht Photographica Auction - Leicashop Wien - Paul
Coeln
FINE UPGRADING 07/12/2009
Come già accennato, nel Settembre 1961 la Nippon Kogaku
affiancò all'85-250mm un fratellone di maggiore potenza,
caratterizzato da un'escursione di focale fra 200 e 600mm e da una modesta
luminosità massima variabile fra f/9,5 ed
f/10,5; questo consentì di contenere pesi e diametri entro limiti ragionevoli,
ma la derivazione diretta dello schema da
quello dell'85-250mm (per ragioni di economia o semplicemente per la
"fretta" di completare il sistema Nikon F) comportò
uno spazio retrofocale libero di ben 342mm, richiedendo un cannotto talmente
lungo da far sembrare questo zoom-Nikkor
una sorta di cannoncino...
questo schema sottolinea la derivazione del 200-600mm
f/9,5-10,5 dal progetto ottico
dell'85-250mm: in pratica è stato semplicemente eliminato un doppietto
posteriore,
modificando le curvature del restante; questo ha portato ad un drammatico
aumento
di focale ed anche di spazio retrofocale (incrementato di 21cm!) che comportò
per
il 200-600mm f/9,5-10,5 l'adozione di uno smisurato barilotto
La scelta tecnica appena descritta ha comportato l'adozione di
un barilotto esageratamente lungo, con tutta
la parte posteriore completamente vuota! Dal momento che l'obiettivo supera
l'accoppiamento disponibile
dei Photomic (f/5,6), non è prevista alcuna forcella d'interfaccia ai medesimi,
e l'esposizione viene letta
ed effettuata in stop-down, problema non significativo dal momento che - visti i
modesti valori in gioco -
probabilmente si lavorava quasi sempre a tutta apertura; la configurazione
meccanica ricalca quella dello zoom
85-250mm in versione "ghiera singola"
La prima versione con luminosità variabile f/9,5-10,5 fu in
produzione fra il Settembre 1961 ed il Settembre 1969,
con matricole comprese fra 170.111 e 171.709, corrispondenti a 1.599 esemplari
montati, fra i quali possiamo
annotare alcune variabili (indicazione PATS PEND, attacco della baionetta
con 3 o 5 viti, indicazione della focale
in cm e mm); nell'Ottobre 1969 fu lanciata una versione ricalcolata dal punto di
vista ottico, con l'obiettivo di
emendarsi dalle analogie con lo schema dell'85-250mm e conseguire da un lato una
maggiore compattezza e
dall'altro una luminosità f/9,5 costante su tutto l'intervallo di zoomata.
Lo schema meccanico dello zoom-Nikkor 200-600mm prima e seconda generazione
evidenzia
la compattezza della seconda realizzazione: la lunghezza scende infatti da quasi
mezzo metro ad
appena 38cm, misura ben più gestibile e sicuramente molto ridotta, considerando
la focale utile
fino a 600mm; l'impostazione del barilotto resta analoga, con l'aggiunta di un
occhiello sull'attacco
per il cavalletto cui applicare una cinghia in cuoio per sostenere l'ottica.
Gli schemi ottici della prima e della seconda versione a confronto evidenziano
la maggiore complessità
del modello f/9,5 del 1969, progettato per minimizzare l'eccessivo spazio
retrofocale della versione originale;
le lenti passano da 13 a 19, mantenendo pressochè inalterati i due gruppi
transfocatori con i due doppietti
interposti, ma applicando la nuova configurazione del gruppo ottico anteriore
(come già visto nell'85-250mm)
ed aggiungendo un modulo posteriore che a sua volta farà scuola e sarà
riconoscibile in molti zoom-Nikkor tele
successivi
Questa configurazione ottica resterà in produzione a lungo,
dall'Ottobre 1969 addirittura fino al Marzo 1983, momento
in cui questo ormai obsoleto ma ancora valido zoom appariva sulle brochure -
attorniato dai più moderni ed aggressivi
fratelli ED - come un residuato della guerra fredda... Le matricole di
produzione sono comprese fra 290.001 e 305.413
e va annotato che solo la versione AiS (giunta tardivamente nell'Aprile 1982 e
prodotta per neanche un anno) garantiva
finalmente l'accoppiamento all'esposimetro dell'apparecchio; questi ultimi
esemplari, 413 in tutto, sono compresi fra le
matricole 305.001 e 305.413, mentre la produzione globale di questa seconda
serie si attesta su 3.434 esemplari,
a loro volta differenziati da piccoli dettagli (presenza o meno della
denominazione Auto, scala di messa a fuoco sia
in metri che in piedi).
due immagini dello zoom-Nikkor 200-600mm f/9,5 seconda serie;
l'esemplare in alto, risalente
al 1972, presenta ancora la ghiera del diaframma con rilievi in alluminio nudo,
mentre quello in basso,
risalente alla prima generazione Ai, presenta una ghiera completamente nera ma
non è ancora accoppiato
all'apparecchio e richiede anche con i corpi Ai l'esposizione stop-down
Seguendo cronologicamente le date di presentazione, il quarto
zoom-Nikkor della serie è rappresentato dal
celeberrimo 43-86mm f/3,5, un obiettivo giustamente famoso perchè, parafrasando
un gergo automobilistico
e scusandomi per il cacofonico neologismo, ha consentito la prima "zoomizzazione"
di massa fra i fotoamatori,
mettendo a disposizione uno zoom standard ante-litteram (da wide a tele)
abbastanza compatto, leggero e
luminoso da essere proficuamente utilizzato in ogni occasione, il tutto ad un
prezzo assolutamente più ragionevole
rispetto agli altri zoom-Nikkor, spesso inavvicinabili! Alla Nippon Kogaku
avevano intuito l'importanza di
questa concetto, in grado di aprire ampi ed inesplorati settori di mercato, al
punto che - forse - per benevolo
eccesso di entusiasmo si finì addirittura per esagerare, lanciandolo
inizialmente in montatura fissa su una piccola
ed economica reflex compatta della serie Nikkorex, creando l'archetipo della
compatta-zoom tuttofare di
semplice utilizzo che oggi va per la maggiore ma che forse era ancora troppo
avanzato per quei tempi...
la Nikkorex zoom 35 del 1962 era un apparecchio avveniristico
non solo per le linee pulite ma per i concetti
che incorporava; lo zoom-Nikkor 43-86mm f/3,5 - in dotazione permanente e non
intercambiabile - garantiva
all'utente base la copertura di tutte le più comuni esigenze con una
trasportabilità, una rapidità ed una flessibilità
operativa che all'epoca non avevano eguali, a maggior ragione nella fascia di
prezzo considerata.
Gran parte del merito di una linea così pulita va attribuito
alla scelta di inserire nel barilotto
dell'obiettivo tutti i principali controlli di esposizione, messa a fuoco e
zoomata, lasciando
sul corpo macchina sono il pulsante di scatto e quanto serve per avanzare e
riavvolgere il film
Sul barilotto troviamo infatti l'anello per la messa a fuoco, per la variazione
di focale,
per l'impostazione dei tempo di posa e per la selezione del diaframma; quest'ultimo,
a sua volta, include un settore che permette di selezionare la sensibilità del
film; si tratta
di un layout intelligente, che permetteva di controllare tutti i parametri
velocemente, con
un colpo d'occhio.
Lo schema ottico relativamente semplice si basava su due soli gruppi mobili,
riducendo i costi, mentre la messa a fuoco era garantita dallo spostamento del
doppietto anteriore; il ridotto diametro del modulo posteriore consentì
l'inserimento
di un otturatore centrale senza interferire col profilo snello e pulito del
barilotto esterno
Dopo questo tentativo troppo progressista ed infelice si
decise di trasferire il gruppo ottico in
montatura Nikon F, e nel Marzo 1963 entrò in produzione uno degli zoom più
amati e diffusi
fra gli utenti Nikon degli anni '60 e '70, prodotto con due schemi ottici fino
al Marzo 1982 in
oltre 400 mila esemplari.
Un advertising giapponese per lo zoom-Nikkor 43-86mm f/3,5, il primo zoom
standard della
storia compatto ed abbordabile; notare l'estetica nitida e gradevolissima che lo
caratterizza e
che consente un impiego pratico e veloce.
Lo zoom 43-86mm in montatura F misura solo 78mm x 65mm (su
focale 43mm) e pesa
appena 410g con un passo filtri standard da 52mm
Le origini di questo schema ottico vanno ricercate in un
progetto di Takashi Higuchi
dell'Agosto 1961, relativo ad un prototipo di zoom 2x con esordio grandangolare
che
fosse dichiaratamente privo sia di lenti asferiche o flottaggi complessi (troppo
costosi)
sia di lenti anteriori di diametro eccessivo (che avrebbero penalizzato
l'ingombro), pur
mantenendo una buona correzione ottica nonostante il costo limitato; nello
schema
seguente ho abbinato questo schema a quello definitivo, palesemente derivato dal
primo.
Il progetto originale di Higuchi-San dell'Agosto 1961 prevede
l'impiego di vetri al Lantanio
ed appare con tutta evidenza la base da cui è derivato il 43-86mm f/3,5
definitivo e lanciato
l'anno successivo; le migliorie introdotte in quest'ultimo (evidenziate in
giallo) consistono nello
sdoppiamento degli elementi L1 ed L3 in doppietti collati, probabilmente per un
migliore
controllo dell'aberrazione cromatica; in realtà, per esperienza personale, la
principale aberrazione
che affligge quest'ottica è un vistoso coma nelle zone periferiche del campo,
specialmente alla focale
minima; l'area di massima ottimizzazione dichiarata è riscontrabile alla focale
intermedia di 60mm,
ad una distanza di 3m con apertura f/8.
Questa prima serie fu prodotta dal Febbraio 1963 al Marzo 1973
fra le matricole 438.611 e 623.970
con alcune discontinuità coincidenti con l'introduzione di alcune piccole
modifiche meccaniche ed estetiche,
fra le quali il fissaggio della baionetta con 3 o 5 viti a taglio piatto, la
diversa posizione della scala in metri
e piedi sulla ghiera di messa a fuoco, la scritta Nikon in luogo di quella
Nippon Kogaku; la variante più
significativa fu introdotta nel 1974, quando l'anello frontale in alluminio
satinato chiaro fu rifinito in nero,
le lenti furono trattante con l'antiriflessi multiplo NIC e la denominazione
acquistò la lettera "C" per coating;
complessivamente furono assemblati 52.027 zoom con dicitura Nippon Kogaku
(1963-1971), 54.261
esemplari con la dicitura Nikon (1971-1974) e 53.970 esemplari con finitura nera
ed antiriflesso NIC
(1974 - 03/1976), per un totale di 160.258 obiettivi dotati dello schema ottico
originale.
Nel Novembre 1975, subito dopo l'avvento della cosiddetta
"serie K", lo schema ottico fu ricalcolato
dando vita ad una nuova generazione di zoom-Nikkor 43-86mm f/3,5; questa serie
fu prodotta in montatura
K pre-Ai dal Novembre 1975 al 1977, a partire dalla matricola 774.071, passando
poi nel 1977 in attacco
Ai e restando a listino fino al Marzo 1982, uscendo di produzione con la
matricola 1.048.150; le uniche variabili
riscontrabili in questa serie sono il fissaggio della baionetta con 5 oppure 3
viti a croce e la dicitura Lens Made
in Japan oppure semplicemente Made in Japan di colore bianco o nero; furono
prodotti in montatura K 27.846
esemplari fra le matricole 774.071 e 801.916, mentre gli obiettivi Ai furono
complessivamente 238.150, a loro
volta compresi fra le matricole 810.001 e 1.048.150; ecco un diagramma con gli
schemi ottici di entrambe le
versioni.
Lo schema ottico ridisegnato del 1976 evidenzia il nuovo gruppo ottico anteriore
introdotto da
Higuchi anche sulle evoluzioni degli zoom 85-250mm e 200-600mm, trasformando
contestualmente
la terzultima lente in un doppietto; in questo modo gli elementi passano da 9 ad
11, mantenendo però
le stesse caratteristiche geometriche e l'identica messa a fuoco minima ad 1,2m
Il progetto originale di Higuchi cui riferire questa seconda
versione risale al Giugno 1967
e descrive il prototipo di uno zoom 40-85mm f/3,5; potete notare come il nuovo
modello
del gruppo ottico anteriore e del modulo transfocatore sia stato trasferito
integralmente
nella seconda versione del 43-86mm f/3,5, anche se incuriosisce l'importante
lasso di tempo
(ben 9 anni) intercorso fra il progetto originale e la commercializzazione
dell'ottica... E' possibile
che trattandosi di un obiettivo economico e di grande successo, sul quale i
tipici utenti entri level
non formulavano critiche particolari, alla Nippon Kogaku abbiano fatto proprio
l'assioma
"squadra vincente non si cambia" ed abbiano posticipato il maquillage
seguendo mere considerazioni
economiche
i parametri del progetto di Higuchi datato Giugno 1967; è
interessante notare
nella prima lente l'adozione di un vetro ad altissima rifrazione proprietario
Nikon
(nD= 1,86150 vD= 23,0), una versione poi utilizzata in molti Nikkor
recenti,
anche famosi come l'AF 28mm f/1,4 asph.; questa è una delle prime applicazioni
pratiche di questa formulazione realizzata direttamente nei crogioli Nippon
Kohaku
le aberrazioni previste per il prototipo, nella norma della
categoria; col senno di poi
una distorsione pari a quasi il 5% su una focale "facile" come 40mm fa
storcere il
naso, ma quest'ottica è in buona compagnia (qualcuno ricorda il Vario-Sonnar
40-80mm
f/3,5 per Contax e la sua elevatissima distorsione?)
un 43-86mm f/3,5 appartenente alla prima serie e prodotto fra
il 1971 ed il 1974;
la livrea è divenuta un istant classic, ispirando molti zoom-Nikkor successivi
ed un'infinità di concorrenti, e tutt'ora è un esempio di chiarezza e
praticità d'uso;
in tutti i modelli prodotti il diaframma chiude da f/3,5 ad f/22
L'ultimo dei "grandi vecchi" degli anni '60 che
aprirono la via agli zoom moderni è anche il più
sofisticato del lotto, ed al suo apparire fece molto clamore per l'estrema
sofisticazione ottica e
meccanica, fatta peraltro pagare a caro prezzo: stiamo parlando dello
zoom-Nikkor 50-300mm f/4,5,
obiettivo ad apertura non variabile che per primo consentì in campo fotografico
un'escursione 6x,
coprendo tutte le esigenze dal normale al tele medio-spinto.
un advertising giapponese che reclamizza il primo modello di zoom-Nikkor 50-300mm f/4,5
Lo zoom-Nikkor 50-300mm f/4,5 fu lanciato nel Settembre 1966 ed anch'esso, come
un fossile
vivente, rimase a lungo nel listino, addirittura fino al 1999, un'impresa
consentita dall'aggiornamento
introdotto nello schema ottico nel Giugno 1977, con l'aggiunta di lenti ED, che
permise di ridurre
gli elementi da 20 a 13 e di rendere l'ottica molto più compatta; a complicare
la sistematica contribuisce
il fatto che la vecchia versione a 20 lenti della foto sopra non uscì
automaticamente di produzione
quando il nuovo zoom ED fece la sua comparsa sul mercato, ma restò anch'essa a
listino fino al
Marzo 1979; pertanto, fra il Giugno 1977 ed il Marzo 1979, vi fu un overlap di
21 mesi durante i
quali furono disponibili (almeno in teoria) entrambi i modelli.
lo zoom-Nikkor 50-300mm f/4,5 originale era lungo quasi 30cm con un passo filtri
da 95x1 ed un peso di 2,3kg:
non era certo un giocattolo col quale scherzare, ed il suo impiego era
abbastanza impegnativo, anche considerando
i comandi per messa a fuoco e zoomata distinti in due ghiere rotanti separate;
gli advertising d'epoca lo ritraevano
spesso attaccato ad una Nikon F motorizzata e fissato ad una pistol-grip per
brandeggiarlo come un bazooka...
Lo schema ottico, basato addirittura su 20 lenti, presentava cinematismi
incredibilmente complessi, con ben cinque
gruppi di lenti mobili e l'adorabile finezza di un flottaggio supplementare
indipendente per compensare la resa alla
minima distanza di messa a fuoco (pari a 2,5m): si trattava davvero di uno zoom
all'avanguardia rispetto agli
standard del tempo, che meritò giusta fama e contribuì fattivamente alla nomea
della Nippon Kogaku quale produttrice
di sistemi professionali.
altri stralci da brochure e cataloghi d'epoca che sottolineano la raffinatezza e
la sofisticazione
di questo trendsetter, il cui difetto principale restavano le dimensioni un po'
eccessive, specialmente
in lunghezza; l'attacco per cavalletto era dotato di due robusti occhielli per
lo spallaccio in cuoio
Questa prima versione fu prodotta fra le matricole 740.101 e
780.448 per un totale di 18.217
esemplari, articolati nella serie per alcune lievi modifiche, quali: l'anello
frontale cromato che divenne
nero, la presenza o meno della denominazione Auto, la scritta Nippon Kogaku
oppure Nikon e
l'utilizzo di 5 viti con taglio piatto oppure a croce per il fissaggio della
baionetta.
La seconda versione denominata ED fu prodotta fra le matricole
175.111 e 189.291 per un totale
di 3.865 obiettivi Ai (06/1977 - 02/1982) e di 6.291 obiettivi AiS (02/1982 -
1999), ovvero
10.159 esemplari complessivi; Il nuovo modello ED migliorava le già ottime
prestazioni del tipo
precedente e risolveva il problema dell'eccessiva lunghezza; sarebbe stato uno
zoom "perfetto"
se non fosse per un particolare: il suo prezzo di listino lordo, all'epoca,
veleggiava allegramente
oltre i 10 milioni di Lire...
Il nuovo zoom-Nikkor 50-300mm f/4,5 *ED presenta lo stesso
impianto di base del precedente,
con due ghiere distinte per messa a fuoco e zoomata ed un massiccio collare di
fissaggio al cavalletto;
il principale elemento di distinzione, a parte la lunghezza più contenuta, è
costituito dal filetto color oro
applicato al cannotto anteriore che identifica gli obiettivi dotati di lenti ED;
la messa a fuoco restava
a 2,5m mentre il peso si riduceva di 100g, passando a 2,2kg; la complessione
globale è di eccellente
qualità e robustezza, assolutamente professionale (personalmente amo quest'obiettivo,
ed anche se la
mia parte conscia lo nega, prima o poi ne "accatterò" uno...); da
notare che la scala del diaframma chiude
fino ad f/32, mentre il primo modello si ferma ad f/22
queste foto tratte dalla brochure 1977 mostrano le due
versioni del 50-300, entrambe in attacco Ai;
il confronto consente di valutare gli ingombri molto più contenuti del secondo
modello, dovuti
principalmente all'accorciamento del cannotto posto dietro al collare per il
cavalletto
I due schemi ottici messi a confronto rivelano l'opera di semplificazione
operata nel secondo modello,
che presenta uno schema molto più moderno e simile a quello degli zoom attuali;
l'adozione di vetri ED
ha incrementato la brillantezza e ridotto i fringings presenti nel modello
originale.
Questa lunga carrellata suggerisce una chiara idea del
contributo fornito dalla Nippon Kogaku alla
diffusione del "concetto zoom" nel corredo ma soprattutto
nell'immaginario del fotografi: la presenza
di tante opzioni regolarmente a catalogo ha intaccato lo zoccolo duro di
diffidenza ed instillato la
convinzione che lo zoom fotografico fosse un'idea non solo possibile ma
praticabile più o meno da
tutti, o quantomeno da chi avesse un portafoglio in linea con i listini Nikon,
sempre mozzafiato; in
questo senso il 43-86mm f/3,5 fu una piacevole ed intelligente eccezione, ed
anche se la sua resa
(comunque più che dignitosa) non faceva gridare al miracolo, con la sua
accessibilità e praticità d'uso
fece toccare con mano a moltissimi fotografi cosa significasse impiegare una
focale variabile per
scattare fotografie: il volano era lanciato e l'effetto domino è sotto i nostri
occhi: zoom di elevata
qualità, di grande escursione focale e di prezzo non proibitivo, per la gioia
di tutti gli amanti della
fotografia; se oggi lo zoom è una tecnologia matura ed una realtà consolidata
il merito va anche alla
Nippon Kogaku, che fu la prima grande Azienda a credere concretamente in quest'idea,
un merito
non da poco che le va giustamente riconosciuto.
MARCOMETER
LA NIPPON KOGAKU AVEVA UN
GRANDE KNOW-HOW
CUI ATTINGERE, MA IL MERITO MAGGIORE
FU SOPRATTUTTO
QUELLO DI CREDERE NELL'IDEA DI ZOOM E
DI PERORARLA
CON TENACIA, FINO A CREARE DAL NULLA
UN TREND:
UN GRANDE MERITO, DAVVERO. DAL PUNTO DI
VISTA
SQUISITAMENTE TECNICO, QUESTI PRIMI ZOOM-NIKKOR
EVIDENZIAVANO QUALCHE INGENUITA' NELLA CONCEZIONE
MECCANICA (POI CORRETTA IN CORSA) MA LA
LORO QUALITA'
COMPLESSIVA ERA MOLTO ELEVATA, GRAZIE ANCHE
AL LISTINO
DA INFARTO CHE POTEVANO PERMETTERSI!
LINK AL 2°
PEZZO SUGLI ZOOM-NIKKOR DEGLI ANNI '70
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