AGLI  ALBORI  DEI  SUPERLUMINOSI:

PROGETTI  E  PROTOTIPI  ANNI '20 E  '30

_____________________________________________________

 

Gli obiettivi molto luminosi sono progetti di grande impegno tecnico anche per i matematici dell'era moderna, sia pur
supportati dalle più avanzate tecnologie, da vetri sofisticati e da software molto progrediti, ed è facile supporre che
i progettisti del periodo adolescenziale dell'ottica avessero rinunciato in partenza ad un simile cimento, troppo grande
per le conoscenze ed i materiali dell'epoca; viceversa era un problema molto sentito, specialmente dai produttori di
apparecchi di piccolo formato, sia per l'oggettiva, modesta sensibilità delle emulsioni che rendeva precaria l'istantanea
a mano libera, sia per rendere appetibile con una rinnovata praticità operativa (garantita dalla luminosità) i nascenti
corredi a pellicola cinematografica 35mm, allettando con la prospettiva di foto impossibili chi era disposto a chiudere
un occhio sulla qualità d'immagine, che in un'epoca di formati-lenzuolo era già comunque elevata; le cronache di
produzione ci supportano con scarse referenze, come il Sonnar f/1,5 o l'equivalente Taylor-Schneider-Leitz Xenon
e poco altro, tuttavia il fermento attorno a questi mostri quasi impossibili era molto maggiore di quanto le apparenze
dissimulino, e questo addirittura a partire dagli anni '20: recentemente ho effettuato lunghe e complesse ricerche sistematiche
sui progetti dell'epoca, evidenziando come grandi progettisti del calibro di Max Berek, Ludwig Bertele e Willy Mertè
avessero coraggiosamente realizzato arditi calcoli per obiettivi luminosissimi, destinati ad aprire una nuova era nella
fotografia. l'istantanea a mano libera; con una certa difficoltà ho ri-disegnato da zero gli schemi per offrire agli amici
una chiave di lettura inedita sulle possibilità dell'ottica negli anni 20'-'30.

 



Questo inedito spaccato riassuntivo getta nuova luce sui progetti di obiettivi molto luminosi negli anni
'20 e '30: Ludwig Bertele, ancora in forza alla Ernemann di Dresda, aveva progettato i famosi Ernostar
nella versione standard f/2 ed in quella più luminosa, f/1,8 (eccezionale, se consideriamo che si arrivava fino
a 165mm di focale....); tuttavia nel 1924, ad appena 24 anni di età, aveva calcolato anche una versione
spinta fino ad f/1,5, ben otto anni prima del Sonnar di pari luminosità illustrato a fianco, già adottando
il tripletto di lenti (due convergenti ed una divergente, con opposto stato di correzione cromatica alle
estremità), collate  e poste in seconda posizione dietro ad un menisco collettivo singolo, prefigurando
il fingerprint di quasi tutti i suoi progetti fino al 1950.

 In casa Zeiss già nel 1924  il Dr. Willy Mertè, dopo avere portato per stadi il Tessar da 1:6,3 ad 1:5,5 ed 1:3,5,
aggiunse un quinto elemento collettivo al suo schema ottico dando vita al Biotessar f/1,9, tuttora ampiamente noto;
quella che invece finora restava sconosciuta è una versione spinta del tipo Planar che lui calcolò nel 1929, prevedendo
2 prototipi diversi accomunati dalla luminosità di f/1,4: insomma, un Planar f/1,4 trentacinque anni in anticipo sul primo
conosciuto (Planar Contarex 1,4/55),e basato come d'obbligo - e chissà con quante difficoltà di calcolo - su appena
quattro gruppi di lenti, per contenere ad otto le superfici ad aria, come richiesto all'epoca dall'assenza di antiriflessi!

Sull'altro versante, Max Berek - dopo aver progettato l'Elmar f/3,5 - diede vita anche al più luminoso Hektor f/2,5,
ma un progetto avanzato del 1931 prevedeva sia un Hektor f/2, che con minime modifiche (unione delle due lenti
anteriori leggermente spaziate, sempre alla ricerca del minor flare possibile) divenne il 73mm f/1,9, sia una sconosciuta
e ben più estrema opzione a sette lenti, molto più voluminosa, dalla luminosità spinta addirittura ad f/1,3! Il tipo Hektor,
col suo inconfondibile doppietto centrale collato, non è mai stato un obiettivo dalle buone prestazioni, e probabilmente
il reboante f/1,3 non andò mai in produzione sia per le dimensioni, che forse precludevano il montaggio su Leica a vite,
sia forse per la resa non eccelsa.

Un'altro prototipo di Berek, risalente al 1936, è molto interessante non tanto per la luminosità di f/2 quanto perchè si
tratta di una smaccata interpretazione/evoluzione dell'allora brevettatissimo Sonnar di Bertele, riconosciuto anche dalla
concorrenza come la migliore opzione di obiettivo luminoso a ridotto numero di passaggi ad aria: evidentemente Berek
sondava la possibilità di realizzare un obiettivo ispirato allo Zeiss, modificato di quel tanto da non infrangere le specifiche
di brevetto, nella speranza di mantenere intatta la proverbiale qualità e permettere a Leitz di sfornare un Sonnar-clone
in montatura Leica; questo progetto non ebbe seguito, tuttavia presenta concetti interessanti, al punto che l'ultima e
recentissima proposizione del Sonnar di Bertele, lo Zeiss ZM Sonnar-C 1,5/50, si presenta modificato rispetto all'originale
e molto più simile al progetto di Berek....


il prototipo di Hektor f/2 progettato da Max Berek per Leitz nel 1931, e da cui fu derivato con
piccole modifiche l'Hektor 73mm f/1,9 (chissà perchè una focale così strana?); il doppietto anteriore
è realizzato con vetri a dispersione contenuta, mentre la terza lente presenta una rifrazione davvero
rispettabile per l'epoca, e pari ad 1,689

 


L'inedito schema con la struttura ottica del prototipo Hektor a luminosità f/1,3, caratterizzato da
una settima lente aggiunta anteriormente al tipo Hektor classico; curiosamente adotta vetri meno
spinti rispetto alla più "facile" opzione f/2; le proporzioni vistosamente maggiori rispetto all'f/2
avrebbero eventualmente richiesto una montatura piuttosto corpulenta, insolita per il corredo
Leitz dell'epoca (immaginiamo qualcosa di simile al Summilux-M 75mm f/1,4)

 



lo schema dell'obiettivo prototipo calcolato nel 1936 da Max Berek per Leitz: si tratta di una
evoluzione del tipo Sonnar di Bertele, probabilmente alla ricerca di un'alternativa di qualità
senza infrangere i brevetti; il recente Sonnar-C ZM 1,5/50, curiosamente, si basa proprio su
uno schema simile a questo; specificamente, Berek valutò come in questo schema, per ridurre
le aberrazioni, fosse necessaria una somma di Petzval la più ridotta possibile, ma nel tipo Sonnar
classico questa riduzione comporta un residuo di distorsione e curvature tali da creare riflessi
parassiti, mentre la sua opzione consente di preconizzare un obiettivo molto luminoso e con 
ampio angolo di campo che riesce a mantenere una somma di Petzval molto ridotta, correggendo
così l'aberrazione sferica alle maggiori aperture, l'astigmatismo ed il coma per gran parte del
campo, minimizzando nel contempo distorsione ed interriflessioni; il problema della distorsione
sui Sonnar luminosi era sentito ed ammesso anche da Bertele, il quale - come sarà meglio
esplicato in un futuro pezzo monografico - calcolò un prototipo innovativo del Sonnar f/1,5
(mai prodotto), basato su 8 lenti, col solo intento di correggere la distorsione, pur mantenendo
le brillanti prestazioni originali; evidentemente Berek aveva valutato i peraltro veniali difetti
del Sonnar e cercato, con questo prototipo, di perfezionarlo ulteriormente.

 


il gigante dei Tessar, il Biotessar f/1,9 a cinque lenti calcolato da Mertè nel lontano 1924, rappresenta la
più spinta interpretazione di questo tipo ottico, anche se l'andamento inverso della superficie collata nel
doppietto posteriore lo assimila più al futuro tipo Sonnar; i vetri utilizzati, certamente i più spinti disponibili
all'epoca, hanno caratteristiche modeste che oggi fanno sorridere

 


i due Planar f/1,4 ante-litteram calcolati da Mertè nel 1929, basati sul concetto Planar originale e caratterizzati
da quattro gruppi di lenti, per contenere il flare a livelli accettabili, e da vetri che per l'epoca erano già a rifrazione
molto elevata

 

In sintesi, già in anni insospettabili fiorivano progetti coraggiosi per obiettivi luminosissimi, ma fra il dire e il fare ci sono di mezzo
vari impedimenti, come flare, insufficiente correzione delle aberrazioni - specialmente il coma-, i costi di realizzazione ed altri fattori,
talora per noi inopinabili: ad esempio, lo stesso Max Berek - in un'intervista rilasciata poco prima della morte - ha dichiarato che
alla Leitz sarebbero stati pronti a lanciare fin da subito obiettivi molto luminosi, almeno f/2 (e questi progetti lo confermano), tuttavia
alla Leica doveva arridere un immediato successo, pena gravi conseguenze finanziarie per l'azienda, successo garantito dalla ovvia
soddisfazione del cliente; si era ravvisato che l'utente-tipo utilizzava sovente l'ottica alla massima apertura, effettuando a volte una
messa a fuoco non perfetta (comprensibile, vista la macchinosità dell'operazione): adottando ottiche molto luminose, e parimenti
utilizzate alla massima apertura, si sarebbe ottenuta una minore incisione intrinseca ed una risicata profondità di campo che non avrebbe
più compensato i piccoli errori di messa a fuoco, fornendo immagini dall'aspetto "sfuocato" la cui colpa sarebbe stata ascritta dagli
utenti alla scarsa qualità generale del prodotto; questa contorta argomentazione fece optare per il porto sicuro dell'Elmar f/3,5,
relegando i mostri superluminosi al limbo dei mai nati, anche se un f/1,3 sulla Leica II sarebbe stato sicuramente un notevole
trendsetter per il sistema; è parimenti interessante il Planar f/1,4 del 1929, intrigante perchè consente di retro-datare di generazioni
la nascita di questo affermato classico della fotografia contemporanea, così come suscita ammirazione l'Ernostar f/1,5 di Bertele,
a maggior ragione perchè calcolato per i medi-grandi formati; grandi progetti all'avanguardia sui loro tempi, forse troppo....
Piacevole eccezione il Sonnar f/1,5, certamente frutto di un raro e riuscitissimo equilibrio di fattori che ne ha permesso una rapida
commercializzazione ed un'ampia diffusione.

_______________________________________________________________________

CONTATTO            ARTICOLI TECNICI  FOTOGRAFICI