I FIGLI PERDUTI DI NIKON - PARTE 8
I PROGETTI RELATIVI
AI PROTOTIPI
AF-ZOOM-NIKKOR 28-200mm f/2,8 ED
AF-ZOOM-NIKKOR 75-150mm
f/2,0 ED:
ZOOM SUPERLUMINOSI DI ALTA GAMMA
CHE NON HANNO MAI VISTO LA LUCE
ABSTRACT
Nikon Corporation mathematicians drawed in 1996-97 a couple of
really interesting zoom lenses with an high and constant aperture ratio:
a very usefull 28-200mm f/2,8 with two aspherics and three ED lenses plus
a portrait-oriented 75-150mm as fast as a staggering f/2,0, also equipped
with two ED elements; they never arrived on the market, and it was a pity
because a couple of zoom with such a fast and constant aperture and a
nicely spread focal range should have been really cute for the high-end
available light users...
04/03/2008
Per quanto possa sembrare strano, lo zoom fotografico è nato luminoso: agli
albori si preferiva
scendere a compromessi con la qualità ed accettare ingombri, pesi e costi
imbarazzanti piuttosto
che rinunciare ad un'apertura relativa da buona focale fissa, e sia il primitivo
Voigtlaender Zoomar
36-82mm del 1959 che altri famosi archetipi come il Vario-Sonnar 40-120mm
(progettato nel
1964) o l'Angenieux 45-90mm per Leica R (anch'esso calcolato a metà anni '60)
garantivano
un valore massimo e costante pari ad f/2,8; fu invece la spregiudicatezza
commerciale dei giapponesi
ad inondare il mercato con focali variabili dotate di aperture ben più modeste
e soprattutto variabili
in funzione della focale, realizzando obiettivi molto più economici e compatti,
abbordabili al comune
fotoamatore, che fecero uscire lo zoom dalla sua torre eburnea di nicchia e ne
decretarono il successo
commerciale, cui tuttora arride un trend inarrestabile.
Il rovescio della medaglia, parzialmente mitigato in tempi
recenti dall'avvento dei giroscopi stabilizzatori,
era costituito dall'impossibilità di operare in condizioni estreme di available
light, dove i fissi luminosi la
facevano da padrone, così come di poter contare, alla bisogna, su una
ridottissima profondità di campo
per stagliare plasticamente il soggetto a fuoco su uno sfondo burroso; in realtà
- in tempi recenti, avvalendosi
delle attuali tecnologie - alla Nikon Corporation avevano percorso l'antica via
maestra, progettando due
interessantissimi zoom e dotandoli di una luminosità elevatissima e costante:
un progetto, firmato da
Motoyuki Ohtake nel Giugno 1997, prevedeva la realizzazione di uno zoom 28-200mm
con luminosità
fissa f/2,8 e calcolato allo stato dell'arte delle tecnologie attuali (tre
lenti ED e due superfici asferiche), mentre
l'altro, realizzato in tandem da Jutaka Suenaga e Junichi Misawa nel Giugno
1996, descrive attraverso ben
cinque prototipi alternativi uno squisito zoom da ritratto da 75-150mm con la
sbalorditiva apertura massima
(parimenti costante) di f/2,0 e l'adozione di due lenti in vetro ED per
garantire un elevato grado di correzione.
Entrambi gli zoom si sarebbero inseriti al top di gamma fra
gli obiettivi AF-Nikkor professionali ed avrebbero
indotto in tentazione moltissimi Nikonisti, vuoi per le potenzialità
reportagistiche di un 28-200/2,8 di alta qualità
vuoi per la grande vocazione del 75-150mm f/2,0 al ritratto ambientato in
condizioni luminose critiche, con grandi
possibilità nel rapporto fra fuoco e sfuocato a piena apertura.
Uno schema generale con tutti i dati relativi al progetto per
un AF-zoom-Nikkor 28-200mm f/2,8 ED;
lo schema prevede due superfici asferiche (i raggio anteriori della quarta e
dodicesima lente) e tre
elementi in vetro ED proprietario del tipo flor krown acid glass, simile ma non
uguale al classico Schott
PK-52A utilizzato da alcuni concorrenti; la sofisticazione del progetto -
indirizzato all'alto di gamma e non
certo al mercato consumer di massa - è confermata anche dall'ampio utilizzo di
vetri ad altissima rifrazione
e da un complesso sistema flottante collegato a messa a fuoco e variazione della
focale, che chiama in causa
ben cinque gruppi di lenti: scontato in questo caso il ricorso ad un comando
dello zoom a ghiera rotante
separata! Lo spazio retrofocale fra l'ultima lente e la pellicola/il sensore è
ai limiti delle esigenze meccaniche
a 28mm ma aumenta rapidamente per l'avanzamento del gruppo posteriore,
consentendo fra 70 e 200mm
una distanza compresa fra circa 60mm e 70mm, più che sufficienti a garantire
immagini prive di vignettatura
anche sul sensore full-frame e probabilmente anche una buona resa ai bordi del
medesimo.
Esattamente un anno prima la coppia di matematici
Suenaga-Misawa aveva calcolato un
altrettanto intrigante zoom 75-150mm f/2,0, basato sul classico schema degli
zoom tele
luminosi di alta qualità, dove possiamo riconoscere una sorta di relay lens
posteriore
sul quale il gruppo anteriore proietta una coniugata aerea, con una pupilla il
cui diametro
viene modificato dal gruppo transfocatore costituito dalle lenti 5-6-7; alla
variazione di
focale contribuisce anche la terzultima lente, che avanza durante l'escursione
verso il tele;
il calcolo prevede due lenti anteriori in vetro ED proprietario e nove elementi
ad alta ed
altissima rifrazione, fra i quali spicca un classico vetro Nikon già sfruttato
a fine anni '60
per progetti ambiziosi e presente anche in altri famosi obiettivi (es: AF-Nikkor
28mm f/1,4),
caratterizzato da indice di rifrazione nD= 1,86074 e numero di Abbe vD= 23,0.
La messa a fuoco minima era calibrata ad 1,3m e coinvolgeva vari gruppi
secondari di lenti,
come suggerito dalle spaziature d13 - d22 - d24, differenti a seconda che
l'ottica si trovi
ad infinito o a distanze minime, il tutto per ottimizzare la resa sulle
coniugate brevi: è
senz'altro un indirizzo tecnico condivisibile, vista la prevedibile destinazione
al ritratto di
persone.
La cura prestata nella correzione per le distanze brevi è
confermata da una serie
di diagrammi allegati al progetto originale e che fotografano il comportamento
tipico dello schema preferenziale (quello destinato all'eventuale produzione):
addirittura, globalmente, l'ottica avrebbe lavorato quasi meglio ad 1,3m
rispetto
ad infinito! Questo comportamento tipico è stato riscontrato in altri zoom
Nikkor
anche molto più datati (come ad esempio lo zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4),
a conferma che alla Nikon sono stati sempre convinti (secondo me giustamente)
che questa categoria di zoom viene impiegata in prevalenza a coniugate brevi,
alle
quali va assegnata la priorità nel calcolo. Lo spostamento di fuoco molto
contenuto
fra le classiche frequenze di riferimento dello spettro confermano l'adozione di
vetri
a bassissima dispersione mentre anche la distorsione è tutto sommato sotto
controllo:
probabilmente l'intelligente scelta del range di focali, forse il compromesso
più facile
da ottimizzare, ha consentito di ottenere un'alta qualità anche con la
proibitiva apertura
massima di f/2,0.
Lo schema dei quattro prototipi alternativi esplora anche
opzioni ben più complesse
e costose da industrializzare, arrivando a contemplare fino a 19 lenti...
Questi obiettivi, come tutti sappiamo, non sono mai stati
prodotti, e tuttavia, fra i vari
progetti e prototipi che ho avuto modo di analizzare, sono fra quelli più
realisticamente
e facilmente avviabili alla serie, sia per la maturità del calcolo finale sia
per l'assenza di
materiali, lavorazioni o soluzioni eccessivamente futuristiche: in buona
sostanza, la loro
confezione non avrebbe creato più grattacapi di quella dei famosi 17-35/2,8 od
80-200/2,8,
mettendo in mano agli utenti del marchio due pezzi di assoluto valore pratico:
il primo
avrebbe sostituito in blocco la classica coppia 28-70/2,8 ed 80-200/2,8, ed
immaginate
il potenziale in mano ad un fotografo di viaggi o ad un reporter di cronaca o di
guerra,
mentre il secondo sarebbe stato una sorta di "arma assoluta" per chi
ama il ritratto rubato
al volo in luce ambiente, magari in contesti ed ambientazioni dove non c'è
tempo - o modo -
di cambiare obiettivo o modificare rapidamente la distanza dal soggetto per
correggere
l'inquadratura: due autentici monumenti calcolati in modo così pratico e
verosimile che mi
sembra davvero strano essere qui a parlarne come prototipi anzichè a recensirli
sul campo...
MARCOMETRO
IDEA IMPECCABILE E PROGETTAZIONE "REALISTICA",
ALLO STATO DELL'ARTE: DUE FRA I PROTOTIPI
PIU' CREDIBILI E FACILMENTE INDUSTRIALIZZABILI
CHE ABBIA MAI VISTO, E CHE AVREBBERO DATO
LE ALI AI SOGNI DI MOLTI FOTOGRAFI
TARGATI NIKON