CLOSTER, UN CORREDINO
DELL'ITALIETTA ANNI '50
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Negli anni '50 si manifestò un bellissimo ma purtroppo
effimero
fiorire dell'industria fotografica in Italia, dove coraggiosi costruttori
buttavano sul mercato convenzionali copie Leica così come eccezionali
apparecchi che si sono ritagliati un posto nella storia per l'originalità delle
soluzioni tecniche e per il design originale; questa produzione interna di
apparecchi per lo più economici e di facile approccio veicolò una certa
diffusione della fotografia nell'Italietta anni '50, con le cicatrici del grande
conflitto appena guarite e tanta voglia di tornare ad una vita normale e
al meritato benessere, aspirazioni che sarebbero sfociate nel boom anni '60
e che passavano anche attraverso il possesso della macchina fotografica
di casa, orpello irrinunciabile nelle gite fuori porta o delle Domeniche al
parco.
Una delle aziende meno conosciute di questa primavera nostrana è la
Closter di Roma, attiva all'inizio del decennio, e confesso che anch'io ne
sapevo poco o nulla finchè un parente mi ha consegnato un piccolo corredino
anni '50 per valutarne la funzionalità; l'apparecchio fotografico è una
Closter II B,
presumo del 1952-53, una fotocamera simile alla più nota e pregiata Colster
Princess, con la quale condivide l'ottica anastigmat Aries 50mm f/3,5 ma non
il telemetro, accontentandosi della scala metrica.
Quello che mi ha colpito di questo corredino minimale, risalente a quei tempi
frugali dove tutto era ridotto all'osso per economia, è la presenza di alcuni
accessori coevi come tre filtri originali (ancora nell'imballo di fabbrica) ed
uno
squisito treppiede conservato nel suo fodero di vinilpelle; i tre filtri
comprendono
un giallo, un verde (classici da bianconero) ed un soft a cerchi concentrici,
marcato anch'esso Closter e simile al famoso Duto; tutto questo fa pensare che
l'utente non si limitasse a scatti pigri e distratti, semplificando al minimo le
regolazioni come sovente accadeva, ma al contrario cercasse quel quid in più
per sfruttare al massimo le certo non esaltanti prestazioni che il semplice
apparecchio poteva fornirgli, e questo, inserito nel contesto cronologico
e sociale di cui parliamo, non può che scaldarmi il cuore.
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L'interessante corredino Closter dei primi anni '50, nobilitato non soltanto
dall'insolito apparecchio
italiano ma anche da una dotazione di accessori che ne implementava l'ambito
funzionale, tratteggiando
il profilo di un utente non specializzato ma certamente attento e cosciente di
ciò che faceva.
Una vista più ravvicinata della Closter II B, con otturatore B-25-300, messa a
fuoco su scala
metrica ed obiettivo Closter anastigmat Aries 50mm f/3,5 con chiusura a f/16;
notare i carter
in ottone sbalzato rifiniti con una cromatura povera che ha rapidamente scoperto
il metallo
e la finezza della bandierina rossa nel mirino che informava l'utente di
avanzare la pellicola
(infatti il riarmo dell'otturatore centrale era indipendente dall'avanzamento,
azionato dalla
piccola levetta che osserviamo ad ore 3, e c'era il rischio di doppie
esposizioni involontarie)
Un dettaglio del posteriore con l'incisione Made in Italy e la levetta a tre
posizioni che permetteva
di avanzare il film (su 1) e di mettere la griffa a frizione per il
riavvolgimento (su 2)
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