TEIKOKU  KOGAKU  ZUNOW  5cm f/1,1

ED  I  LUMINOSI  GIAPPONESI  ANNI  '50:

FIORISCE  L'OTTICA  DEL  SOL  LEVANTE




ABSTRACT

After sad years of occupied homeland, at the beginning of the '50s the
proud people of Japan could lift the head again and one of the first goal
of the optical industry was the stunning Zunow 5cm f/1,1 lens made by
Teikoku Optical Company, a true landmark that was the forerunner of
other super-fast japanese lenses computed along the decade, an effort
also requested by the Government with the intention to build-up a whole
japanese x-ray rapid-view device with a super-fast lens (the specifications
where between f/0,65 and f/0,85); five industries (Fuji, Minolta, Konishiroku,
Nippon Kogaku and the glass maker Ohara) merged their know-how, and
lauched a flywell that never stopped anymore: upon the stretched-Sonnar-type
Zunow lens was drawed the Fuji and Konica 50mm f/1,2, while the following
Nikkor-N 5cm f/1,1 and Canon 50mm f/0,95 adopted a more actual Gauss
formula.

13/12/2008


Dopo anni di scoramento e di patria occupata, ad inizio anni '50 il Giappone rialzò il capo;
la sete di normalità ed un comprensibile desiderio di orgogliosa rivalsa erano tangibili, ed
un intero popolo spinse all'unisono in quella direzione, adottando un metodo ed una disciplina
che lo porteranno lontano; uno dei primi squilli di tromba di questo rinascimento echeggiò
nei primi anni '50, quando il Carneade Teikoku Kogaku sfornò e mise sul mercato il celebre
obiettivo Zunow 5cm f/1,1, all'epoca il normale più luminoso del mondo; l'obiettivo, ben presto
accreditato di prestazioni più che buone, fu reso disponibile in attacco Leica e Nikon a telemetro
ed attirò rapidamente l'attenzione mondiale sull'industria ottica giapponese, definitivamente rinata
dalle ceneri della guerra e finalmente degna del ruolo di comprimaria.

 

Un esemplare di Zunow 5cm f/1,1 in attacco Nikon S; all'epoca era il normale
più luminoso del mondo, e nonostante la luminosità così elevata le sue prestazioni
erano decisamente interessanti.

(credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien)

Quest'obiettivo è tuttora un culto nel suo paese d'origine, dove viene ricercato affannosamente
e passa di mano fra collezionisti a cifre ragguardevoli; è noto agli iniziati che esistono due serie ben
distinte di quest'ottica che differiscono sia per i dati di targa che per quanto riguarda lo schema
ottico: il primo modello riportava la denominazione originale "Teikoku Kogaku" mentre ai tempi della
seconda serie la ragione sociale della ditta era stata cambiata in Zunow Optical Company, e proprio
questi ultimi sono i riferimenti incisi sulla ghiera frontale.

 

Per la prima volta possiamo analizzare gli schemi ottici delle due versioni: il modello originale,
progettato da Sakuta Suzuki e Michisaburo Hamano ad inizio del 1953, prevede un'architettura
con ben 9 lenti e se vogliamo rappresenta una delle più estreme evoluzioni dei principi introdotti
da Ludwig Bertele della Zeiss con i suoi Ernostar anni '20 e Sonnar anni '30, con un modulo
posteriore "ripetitivo" e complesso che si avvale anche di tre sottili spaziature ad aria; proprio
all'epoca del progetto i moderni vetri alle terre rare erano  in una fase di sviluppo molto avanzata
ma non erano ancora disponibili sul mercato, quindi le versioni più "spinte" (cioè caratterizzate dal
più favorevole rapporto alta rifrazione/dispersione ridotta) sono ancora degli extra-dense Barium Flint
ed extra-dense Barium Krown; è interessante la scelta effettuata per l'elemento L3, quello centrale
del tripletto anteriore: solitamente nei Sonnar di Bertele in questa posizione si utilizza un vetro FK ai
fluoruri a bassissima rifrazione e dispersione ridotta, mentre in questo caso - per dotare il tripletto di
una focale opportuna - si è scelto uno short-Krown al Bario, cioè un conosciutissimo BK-7.
Nel corso della produzione l'obiettivo fu riprogettato, grazie alla disponibilità dei nuovi vetri, con l'intento
di migliorarne le prestazioni: fra i collezionisti i due modelli sono ben noti, dato che il primo presenta una
lente posteriore convessa ed estremamente sporgente, una sorta di emisfera che richiede molta attenzione
e cautela nei montaggi, mentre il secondo presenta una lente leggermente concava ed incassata nella
montatura meccanica: considerazioni spicciole che trovano conferma nell'inedito schema ottico, sempre
ampiamente ispirato al Sonnar di Bertele ma sostanzialmente semplificato nella parte posteriore, eliminando
una lente (ora sono 8 anzichè 9): praticamente lo schema ricalca quello del Sonnar f/2 con l'aggiunta di
due lenti di campo in posizione L5 ed L8; gli ultimi modelli si avvalsero anche di un antiriflessi migliorato,
riconoscibile dalla classica colorazione viola-porpora.

 

In questo interessante schema troviamo il gruppo ottico del prototipo originale, della
prima e della seconda versione di produzione, con i relativi diagrammi relativi ad aberrazione
sferica/sine condition, astigmatismo e distorsione; la migliore correzione della seconda
versione appare chiaramente, mentre è rimarchevole come la costante evoluzione del tipo
Sonanr avesse eliminato il suo difetto caratteristico, la distorsione, bestia nera di Ludwig
Bertele che passò anni a ricalcolare prototipi soltanto per correggere quest'unica macchia
del suo capolavoro (il Sonnar 50mm f/1,5 a distanze ridotte si avvicinava al 4% di distorsione
effettiva); gli ultimi schemi in calce provengono da una rivista giapponese dell'epoca e
riportano il trasferimento di contrasto e la risoluzione di immagini ottenute con lo Zunow 5cm
f/1,1 seconda serie a piena apertura su pellicola bianconero sviluppata in D-76 (lo sconcertante
valore misurato sull'asse, oltre il 100%, è probabilmente dovuto all'effetto di adiacenza del rivelatore):
l'ottica appare nettamente ottimizzata sull'asse (ma che altro potremmo pretendere da un obiettivo
anni '50 aperto ad f/1,1?) ma i valori di risolvenza sono tutt'altro che disprezzabili, soprattutto
considerando che sono stati misurati in un contesto di utilizzo "reale" e confermano la nomea
di quest'obiettivo.

 

A titolo di curiosità, l'azienda tentò anche di produrre apparecchi fotografici completi,
ma fu un'esperienza breve e sfortunata della quale reca testimonianza questa insolita
reflex 35mm dall'aspetto molto cheap e dimesso ma già dotata di dettagli interessanti
come la ghiera dei tempi coassiale alla leva di carica, un "bottone" abbinato al manettino
di riavvolgimento molto simile a quello che sarà adottato molti anni dopo sulle Icarex della
Zeiss Ikon ed un "pozzetto" per il contafotogrammi accanto al pentaprisma, come sulle
successive Nikkormat della Nippon Kogaku.

(credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien)

Dopo questo primo sasso lanciato nello stagno, il Governo giapponese rincarò la dose chiedendo
ufficialmente alle più grandi aziende nipponiche del settore ottico attive in quel momento di unire
le loro risorse per progettare obiettivi super-luminosi, destinati ad apparecchi autarchici per
schermografie a raggi-X con visione diretta; le aziende coinvolte furono la Nippon Kogaku
(storico partner governativo), la Minolta Kogaku, la Konishiroku Kogaku e la Fuji Kogaku, col
supporto della vetreria Ohara, cui fu delegato il compito di realizzare nuovi vetri ottici su richiesta
delle altre aziende; in realtà, le specifiche della commessa governativa erano molto impegnative,
forse anche troppo per i tempi, dal momento che si richiedevano ottiche con luminosità compresa
fra f/0,65 ed f/0,85... Non sono al corrente di risultati concreti a questi livelli, ma il grande sforzo
corale sul tema degli obiettivi superluminosi portò ad ottiche fotografiche di apertura inferiore ma
sempre eccezionale, come i modelli che sono illustrati a seguire.


Partendo dallo schema Sonnar e seguendo la via tracciata dallo Zunow f/1,1, la
Fuji realizzò un Fujinon 50mm f/1,2 basato su 8 lenti, che riprende l'architettura
del Sonnar 50mm f/1,5 originale con l'aggiunta di un elemento sul lato pellicola.

 



La Koishiroku Kogaku, Brand madre dei celebri prodotti Konica,
sfornò a sua volta un Hexanon 50mm f/1,2 che rappresenta un "ibrido"
fra l'originale schema Sonnar (il tripletto dietro al diaframma) ed i nuovi
e più promettenti Gauss (i quattro elementi collettivi anteriori); per molto
tempo il Sonnar originale era stato l'unico obiettivo in grado di fornire una
resa fotografica realisticamente accettabile con aperture molto elevate, ma
la disponibilità dei trattamenti antiriflessi portò progressivamente all'abbandono
del suo schema, e questi rappresentano in pratica gli "ultimi fuochi".

 

Uno dei più celebri "effetti collaterali" della commessa governativa per obiettivi X-ray
fu il famosissimo Nikkor-N 5cm f/1,1 per Nikon S a telemetro, un obiettivo sviluppato
ai limiti della tecnologia del tempo, utilizzando uno schema Gauss con l'aggiunta del
modulo posteriore di Luboshez (in grado di "concentrare" la coniugata posteriore
su una superficie più ridotta, aumentandone la luminosità) ed adottando tre elementi
(le lenti L3, L6 ed L7) in moderno vetro Flint al Lantanio LAF3 (nD= 1,7170
vD= 47,9); l'ottica fu progettata nel 1955-56 da Saburo Murakami ed è tuttora
celebre per la sua notevole resa sul campo. Questo completo superamento del tipo
Sonnar è storicamente molto significativo, dal momento che ai tempi del "patto d'acciaio"
i tecnici tedeschi della Zeiss Jena passarono brevi manu ai colleghi delle aziende giapponesi
coinvolte nelle forniture militari (soprattutto la Nippon Kogaku) i progetti dei loro obiettivi,
e la grande diffusione di Sonnar-cloni giapponesi durante l'ultimo periodo di ostilità e
nell'immediato dopoguerra è dovuto al fatto che ne avevano una conoscenza intima,
direttamente mutuata dal possesso dei carteggi originali, ed occorsero anni perchè i
matematici delle aziende giapponesi si emendassero da questo retaggio.

 

Pur non coinvolto direttamente negli sviluppi derivati dalla citata commessa del governo,
il Canon 50mm f/0,95 rappresenta un po' il punto di arrivo di questo percorso; questo
controverso obiettivo replicò il clamore suscitato dallo Zunow f/1,1 nel decennio
precedente, ribadendo che l'ottica nipponica era ormai alla pari con i maestri tedeschi...


C'è dunque un filo conduttore ben delineato che interlaccia i vari superluminosi giapponesi
che si sono alternati fra inizio anni '50 ed inizio anni '60, una tradizione poi storicamente
reiterata fino ai giorni nostri (basta un pensiero ai mostri di luminosità EF-L di Canon...)







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