I PROTOTIPI
VOIGTLAENDER ULTRAGON 24mm f/5,8
E TELOMAR 100mm f/5,5 PER LA SCATOLA REFLEX
DELLA PROMINENT, PROGETTATI NEL 1950-51 E
DOTATI
DI SPECCHIO REFLEX NEL PERCORSO OTTICO E
SECONDO GRUPPO OTTICO POSTERIORE A 90°
PER LA MESSA A FUOCO E LA
VISIONE REFLEX
ABSTRACT
In early '50s Voigtlaender conceived a
couple of lenses suitable on the reflex housing device
of the rangefinder camera Voigtlaender Prominent: a super-wide 24mm f/5,8
Ultragon and
a medium-telephoto 100mm f/5,5 Telomar, allowing reflex framing and ground-glass
focusing;
these lenses had a shorter back-focus clearance to fit a conventional reflex
box, and was equipped
with a fixed reflex-finder house with the mirror inside the taking optical path
and the lens module
on the backside of the mirror replied upwards at 90°, between the lens and the
ground glass; this
"twin" module, exactly replied, allowed to focus and frame the same
image projected on film by te main
optical group; these lenses didn't reach mass production, but they are really
interesting, mostly the
24mm Ultragon, that could have been framed via reflex finder without falling
into an exedingly
(and at time not well developed) retrofocus-oriented design.
15/11/2008
Negli anni '50 l'apparecchio 35mm a
telemetro Voigltaender Prominent si ritagliò una nicchia fra le
fotocamere di alta gamma, posizionandosi fra le più semplici Leica e le Contax
postbelliche, prive
ormai dello smalto dirompente originale; la casa di Braunschweig sviluppò un
ampio corredo di obiettivi
ed accessori che ben supportavano la grande qualità costruttiva e le ottime
prestazioni della Prominent,
ivi compresa la scatola reflex aggiuntiva di ispirazione
PLOOT-Visoflex-Flektoskop, che permetteva
una critica inquadratura e messa a fuoco reflex sul corpo macchina telemetrico.
La Voigtlaender Prominent, una delle 35mm a telemetro meglio
costruite ed accessoriate
della sua epoca, fu supportata da un parco ottiche di eccellente qualità; i
normali più
ambiti erano l'Ultron 50mm f/2 della foto ed il celebre Nokton 50mm f/1,5,
accreditato
di prestazioni eccellenti.
(credits: picture Il Contatto - Torino)
Un magnifico corredo Voigtlaender Prominent II (sullo stativo
si può notare anche
un raro repro-Skopar, con schema Tessar invertito, dotato di dispositivo di
messa
a fuoco di precisione); accanto all'apparecchio fa bella mostra di se la scatola
reflex,
un accessorio molto interessante e disponibile anche nel sistema dei diretti
concorrenti
Leitz e Zeiss Ikon.
(credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien)
Naturalmente la scatola reflex, a partire dal Leitz PLOOT del
1936, non era più una novità,
e sia Leitz (con i suoi obiettivi V) sia Zeiss Ikon (con i 180mm, 300mm e 500mm
per Contax)
avevano abituato gli appassionati a questi dispositivi, restando però sempre
nell'ambito del
limite progettuale imposto dal sistema: in sostanza, era necessario che il
gruppo ottico e la
montatura meccanica dell'obiettivo garantissero un ampio spazio retrofocale, al
fine di consentire
una corretta messa a fuoco su infinito nonostante il doppio tiraggio posteriore
rappresentato
dagli spessori di corpo macchina e scatola reflex, il che imponeva di progettare
le ottiche ad-hoc,
accettando certe limitazioni nel calcolo ottico, la più importante delle quali
era costituita
dall'impossibilità di realizzare modelli con lunghezza focale particolarmente
ridotta; i prototipi
Voigtlaender descritti in questa sede furono presentati nel 1950-51 e sono
estremamente
interessanti per la freschezza del loro principio informatore, che permetteva di
superare i limiti
appena enunciati; i due obiettivi sono l'Ultragon 24mm f/5,8 del 1950 ed il
Telomar 100mm
f/5,5 del 1951.
L'enorme lente frontale del prototipo Ultragon 24mm f/5,8 del
1950 mette
in secondo piano la sua scatola reflex applicata all'apparecchio Prominent
Questi due obiettivi si differenziano sensibilmente da
analoghe costruzioni della concorrenza
tedesca per due ragioni: in primo luogo la scatola reflex non viene applicata
all'obiettivo come
un accessorio ma è parte integrante dell'obiettivo stesso (come già visto negli
Zeiss Sonnar
180 e 300mm per Contax); inoltre, e questo è l'elemento chiave, il sistema
reflex non si trova
alle spalle dell'intero gruppo ottico ma viene integrato all'interno di esso: in
pratica, i due obiettivi
Ultragon 24mm e Telomar 100mm furono calcolati in modo da lasciare insufficiente
spazio retrofocale
per un dispositivo reflex tradizionale (e questo semplificò il progetto, specie
col super-grandangolo,
preconizzando una resa ottica superiore), prevedendo però un'ampia lente d'aria
fra il modulo
anteriore dello schema ottico e quello posteriore; all'interno di questo spazio,
nel centro del nocciolo
ottico, fu predisposto lo specchio reflex, ribaltato verso l'alto da una molla
durante l'esposizione
vera e propria, mentre per consentire una corretta visione e messa a fuoco
il gruppo di lenti
posteriore (che si trovava dietro lo specchio) fu replicato esattamente e posizionato in alto, a 90°,
sul percorso ottico che dallo specchio va al vetro di messa a fuoco della
scatola reflex.
In pratica è come avere due obiettivi in uno: il primo in linea, il secondo
spezzato a metà dallo
specchio a 45°, col modulo posteriore posto in alto, a 90° rispetto al primo,
nel pieno rispetto
delle distanze previste, e quello anteriore in comune con l'obiettivo da
ripresa; gli schemi inediti
che seguono, realizzati partendo da disegni originali eseguiti dal caro amico
Vicent Cabo,
permetteranno di capire meglio la geniale intuizione dei tecnici Voigtlaender.
Per evitare una progettazione marcatamente retrofocus, i
tecnici della Voigtlaender
realizzarono un sistema ottico dotato di spazio retrofocale molto ridotto (pur
non
trattandosi di uno schema simmetrico, il cui eccessivo arretramento avrebbe
impedito
questo tipo di realizzazione), al punto che non sarebbe stato possibile
applicarlo ad una
scatola reflex tradizionale: infatti, la finalità ultima di questo progetto
"moderatamente"
retrofocus era quella di "compenetrare" la scatola reflex all'interno
del sistema ottico
stesso, creando un'unità fissa e monolitica! Lo schema mostra chiaramente che
il
modulo anteriore e posteriore del sistema ottico di ripresa (in colore azzurro)
sono
separati da spazio sufficiente per inserire uno specchio reflex a 45°, in grado
di
proiettare i "light pencils" inviati dal modulo anteriore ed
indirizzarli a 90° verso il
vetro di messa a fuoco ed il mirino; dal momento che lo specchio è posto
davanti al
modulo posteriore (il tripletto con lente posteriore collata), quest'ultimo è
stato
replicato a 90° sul percorso ottico fra specchio e mirino (in colore rosso),
mantenendo
dopo la riflessione l'identica spaziatura che caratterizza il modulo principale:
abbiano
così due obiettivi in uno, formalmente identici e caratterizzati dal modulo
anteriore in
comune: il primo è in linea e crea l'immagine sul film, il secondo è
"spezzato" a 90°
dallo specchio (anticipando di decenni gli obiettivi di certe compatte digitali
moderne)
e consente inquadratura e messa a fuoco, rese più confortevoli dal vetro
finemente
smerigliato e dal prisma raddrizzatore presenti nel mirino vero e proprio.
Il Telomar 100mm f/5,5 è stato progettato seguendo l'identico
palinsesto, ed
anche se ottenere uno spazio retrofocale idoneo al box reflex di serie sarebbe
stato molti più semplice rispetto al calcolo del 24mm, l'assenza di limitazioni
nella coniugata posteriore ha consentito di progettare un obiettivo
"ideale",
concentrandosi solamente sullo spazio richiesto dallo specchio reflex.
Come la storia insegna, entrambi questi obiettivi non arrivarono alla produzione
di massa, e le ipotesi
sulle cause possono essere molto articolare; la prima obiezione è legata ai
costi di produzione: in pratica
in ogni esemplare c'erano tutti i moduli posteriori raddoppiati, uno specchio
reflex sincronizzato con lo scatto
ed un raffinato sistema di mira/messa a fuoco, il tutto incastonato in una
montatura di meccanica Voigt,
e basta la parola: tutto questo avrebbe portato ad un costo smodato, a fronte
della modesta luminosità
delle ottiche, anche se la focale 24mm, eccezionale per l'epoca, sarebbe stata
comunque interessante,
specialmente considerando l'inedita possibilità di mettere in bolla con estrema
precisione nelle foto di
architettura garantita dalla visione reflex; resta comunque l'idea di base,
teoricamente validissima, che
svincolava il progetto dagli ingombri retrofocali e che avrebbe permesso
un'applicazione di massa della
visione reflex alle ottiche Prominent, ma probabilmente i progettisti della Casa
presero atto che sarebbe
stato molto più semplice realizzare una reflex 35mm, dotata di un tiraggio
inferiore al pacchetto "corpo
telemetrico + scatola reflex" (il che facilitava la progettazione) e di
obiettivi certamente più semplici ed
economici; il corso degli eventi dirottò quindi sull'universo Bessamatic,
sistema altrettanto valido e
fortunato, e di questo esperimento ardito non rimane che un'ombra, un'idea,
tutt'oggi affascinante.
Nota a margine: curiosamente, dopo l'ardito e pionieristico esperimento del 24mm
Ultragon, la
Voigtlaender abbandonò per sempre ogni velleità nel campo dei
super-grandangolari, come se
volesse i qualche modo rispettare la memoria di questo acme eccezionale...
MARCOMETRO
IDEA INGEGNOSA E ARDITA, TROPPO COMPLESSA
E COSTOSA PER IL MERCATO DI MASSA, MA
ALMENO
NON E' RIMASTA SULLA CARTA, COME TROPPI
SOGNI
MORTI PRIMA DI AVERE COSCIENZA DI SE.
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