TEST  n°  15  -  NIKKOR  AiS  35mm  f/1,4  SU  SENSORI  FULL-FRAME

NIKON  E  CANON,  CONFRONTATO  CON  IL  CANON EF  35mm  f/1,4  L

ED  IL  NIKON  AF-NIKKOR  28mm  f/1,4,  CON  I  PARAMETRI  DEL

PROGETTO  ORIGINALE  DEI  DUE  OBIETTIVI  NIKON  ED  ALTRI  DATI

INEDITI.

 


ABSTRACT

Actually, August 2009, the only 35mm f/1,4 Nikon lens available for the modern FX
D-SLR bodies is the aged but still biting Nikkor AiS 35mm f/1,4 manual focus, a lens
whose project was released in 1967 and that was available on the market in 1970; I
tested this lens on Nikon and Canon full-frame sensors, trying to realize if it can match
a decent output without a modern retrofocus computation; I checked the lens itself at
apertures from f/1,4 to f/11 and also put the old lens against the most famous competitor,
the recent and well-famed Canon EF 35mm f/1,4 L, shooting with both lenses on a Canon
EOS 5D body at stops between f/1,4 and f/8; I also performed some shots with the AiS
35mm f/1,4 and the only super-fast wide-angle AF-Nikkor, the AF 28mm f/1,4, in the near
range at f/1,4 and f/8, to check the effectiveness of CRC floating system and the quality of
background blur; in the page you'll find also the optical formula with construction parameters
from the original projects of both Nikkor lenses.

01/09/2009


Ritengo questa prova interessante in funzione di vari aspetti: a causa di un inspiegabile disinteresse della
casa madre per questa importante focale, l'unico obiettivo Nikkor 35mm f/1,4 disponibile per i moderni
corpi macchina digitali della generazione FX è tuttora il vetusto Nikkor AiS 35mm f/1,4, promosso al
rango di fossile vivente in attesa del tanto chiacchierato e - si spera - imminente AF-S Nikkor 35mm f/1,4 G;
in realtà alla Nikon hanno sempre visualizzato il 28mm come focale preferenziale nel range grandangolare,
dando vita a numerose e pregevoli realizzazioni, fra le quali il famoso e costosissimo AF-Nikkor 28mm f/1,4
ASPH., il Nikkor 28mm f/2, due computazioni del Nikkor 28mm f/2,8 (F-K-Ai ed AiS), due computazioni
del Nikkor 28mm f/3,5 (F-K ed Ai-AiS), un PC-Nikkor 28mm f/3,5 ed un PC-Nikkor 28mm f/4; persino
la compatta di prestigio Nikon 35Ti venne subito affiancata dalla gemella 28Ti dotata di Nikkor 28mm f/2,8:
è evidente che l'Azienda ha sempre curato in modo particolare questa focale, mentre nell'era autofocus la
focale 35mm è stata gestita senza troppa convinzione e soprattutto procrastinando ad interim la creazione
del tanto agognato AF-Nikkor 35mm con luminosità f/1,4, mentre la rivale di sempre ha sfornato un esercito
di superluminosi dal filetto rosso, fra i quali uno dei più ambiti e quotati è proprio l'EF 35mm f/1,4 L, ormai
sul mercato da una decina d'anni.

In questa sfibrante fase di transizione il Nikkor AiS 35mm f/1,4 è rimasto a catalogo per garantire comunque la
disponibilità, e addirittura nel 2006 è stato prodotto un nuovo lotto di obiettivi, alcune migliaia di pezzi caratterizzati
da matricole superiori a 600.001, per coprire le richieste della clientela; in realtà il Nikkor 35mm f/1,4, seppur
presentato a metà del 1970 ed autentica star alla Photokina dello stesso anno, era stato progettato addirittura
nel 1967, quindi è lecito chiedersi quali siano le reali prestazioni di un'ottica così datata sugli attuali sensori 24x36mm,
sicuramente più idonei a moderni grandangolari telecentrici realizzati ad hoc; si tratta comunque di un obiettivo
storico per varie ragioni: fu il primo Nikkor grandangolare con luminosità f/1,4 ed il primo (assieme al coevo
Nikkor 28mm f/2, lanciato tre mesi dopo) a beneficiare dell'antiriflessi NIC a strati multipli su tutte le lenti dello
schema, una tecnologia decisamente in anticipo sui tempi (la diffusione del multicoating prese piede a partire dal
1972) ma già sviluppata dalla Nikon per gli obiettivi industriali Ultra-Micro-Nikkor per microcircuiti ed applicata
già sei anni prima sull'Ultra-Micro-Nikkor 29,5mm f/1,2; fu anche uno degli obiettivi più sfruttati dalla NASA
nelle missioni spaziali della serie Space Shuttle e Skylab, e a tale proposito la Nikon realizzò una versione specifica
utilizzando l'antica montatura meccanica della prima versione, priva di parti in gomma o plastica proibite dai
protocolli di sicurezza, assemblando alcuni esemplari con matricole speciali a partire da 900.001; se a questo
aggiungiamo una permanenza ininterrotta sui mercati che sfiora i 40 anni possiamo davvero considerarlo una
realizzazione eccezionale.


Questa immagine è stata ricavata da uno dei primi advertising in lingua giapponese che reclamizzavano
il nuovo pezzo da novanta della Nippon Kogaku (notare la Nikkormat marcata Nikomat sul mercato
interno); il barilotto metallico con sbalzi in rilievo a settori godronati replica l'estetica Nikkor del tempo,
ma la montatura anteriore completamente brunita e le lenti dotate di antiriflesso multiplo conferivano
al neonato Nikkor 35mm f/1,4 l'aspetto di un ottica dichiaratamente proiettata nel futuro, ed infatti è
ancora fra noi...

credits: picture Nippon Kogaku K. K.

 


TASSONOMIA

L'estetica dell'immortale Nikkor 35mm f/1,4 ha condiviso i vari trasformismi
che hanno caratterizzato le generazioni di obiettivi che si sono succedute: la
montatura originale F, prodotta dal 1970 al Gennaio 1976, prevedeva una
chiusura del diaframma fino ad f/22 ed un'iride a 9 lamelle che sarebbero
passate a 7 negli obiettivi marcati N-C Auto e prodotti dopo il 1973 (in
realtà l'obiettivo era dotato di MC fin dall'origine ma la scritta C che lo
identifica fu aggiunta per uniformità stilistica con gli altri Nikkor che erano
stati aggiornati solamente in quel periodo); dalla fine del 1975 fino al 1977
fu la volta della montatura tipo "K", ancora asservita all'esposimetro grazie
alla forcella monolitica ma già dotata di aspetto più moderno, lineare e
privo di sbalzi godronati in favore di un settore gommato; nel 1977 venne
presentato il modello Ai, che condivideva col precedente la chiusura fino
ad f/22 e l'iride a 7 lamelle ed era dotato di nuova ghiera per il diaframma
dotata di accoppiamento Ai e forcella modificata con aperture; la versione
Ai rimase in produzione fino al Novembre 1981 e gran parte di questa
serie prevedeva una baionetta ancorata con tre viti (solo i primi 3.500 esemplari
circa erano equipaggiati con cinque viti di serraggio); infine, nel Dicembre 1981,
il Nikkor 35mm f/1,4 subì l'ultima trasformazione e passò alle specifiche AiS,
limitando contestualmente la chiusura del diaframma fino ad f/16 e tornando
all'iride in configurazione originale, con 9 lamelle; il Nikkor AiS uscì di produzione
ufficialmente nel Dicembre 2005 ma - come accennato - a partire dal 2006 fu
nuovamente assemblato in piccola serie con matricole superiori a 600.000 per
mantenerlo ulteriormente a catalogo.

(credits: pictures Nippon Kogaku K. K. - Nikon Corporation
ringrazio l'amico Roland Wink per i dati statistici)

 

La versione per NASA, destinata allo speciale corpo Nikon F3 che equipaggiava
Space Shuttle e Skylab, sfruttava l'anacronistica montatura del modello F per ottemperare
alle rigorose specifiche dei protocolli di missione, che prevedevano l'assenza di gomma o
plastica infiammabile e addirittura il fissaggio delle viti con una copertura epossidica; per
i pochi esemplari richiesti la Nikon riciclò delle montature rimaste all'epoca come giacenza
di magazzino, come confermato dalle scritte originali (nascoste dalla speciale passivazione
opaca antiflessi): Nikkor-N-C Auto 1:1,4 f = 35mm; in particolare, la denominazione N-C
rimanda alla produzione 1973-1976, caratterizzata però da matricole nell'ordine di 370.000,
mentre le versioni NASA esibiscono seriali dedicati e superiori a 900.000.

( credits: picture Westlicht Photographica Auction - Leicashop, Paul Coeln, Wien, A)


Questa scheda è stata ricavata dal celebre "Libro Nikon" del 1970, realizzato a cura di Cofas S.p.A.,
(l'importatore Nikon dell'epoca), e venne frettolosamente aggiunta ad impaginazione ormai conclusa,
al punto che si omise di annotare l'importantissimo dettaglio del sistema flottante CRC, altra primizia
che aveva esordito 3 anni prima sul Nikkor-N Auto 24mm f/2,8; si trattava senz'altro di una
realizzazione futuristica per l'epoca, anche se - come vedremo - il concetto di "contrasto e definizione
eccezionale a piena apertura" è un po' cambiato col trascorrere degli anni...

 


Questa tabella è stata invece ricavata dal "Nikon - Nikkormat handbook" di Cooper - Abbott,
edito da Amphoto, Garden City , NY nel 1974 come seguito della precedente versione del
1969 ("Nikon F - Nikkormat handbook"), gli autentici "originali" sul cui palinsesto si plasmarono
i due celebri testi in lingua italiana realizzati a cura della Cofas; in questo caso il "floating element"
è giustamente messo in risalto e vendono addirittura date indicazioni tecniche sull'impiego in
macrofotografia, utilizzo decisamente poco logico per un obiettivo con queste caratteristiche.

 

La scheda della versione AiS, ricavata dal catalogo generale Nikon per la Svizzera di inizio anni '90,
conferma il mantenimento dello schema ottico originale, sebbene, come vedremo, si possono ipotizzare
piccoli aggiustamenti introdotti in corsa nei lunghi anni di produzione, magari per sostituire un vetro
non più disponibile dopo le normative che mettevano al bando composti chimici dannosi per l'ambiente.

 

Quest'obiettivo epocale fu calcolato nel 1967 da Yoshiyuki Shimizu, un decano dei progettisti Nikon
che realizzò, oltre al 35mm f/1,4, molti altri Nikkor fra i quali i Reflex-Nikkor da 500 e 1000mm, il
24mm f/2,8 N Auto che fece esordire in anteprima mondiale il sistema CRC flottante, il 28mm f/2, il
35mm f/2 ed il mostruoso fisheye-Nikkor 6mm f/2,8 retrofocus; lo schema ottico del 35mm f/1,4 era
così innovativo ed efficace che fornì palese ispirazione a due modelli della concorrenza, seppur poco
noti al grande pubblico: l'SMC Pentax-M 35mm f/1,4 (non uscito dallo stadio di preserie) ed il sovietico
MC MIR-46 35mm f/1,4, prodotto in piccola serie dal KMZ di Krasnogorsk.

 

Due rari obiettivi da 35mm f/1,4 i cui schemi ottici si basano sull'interpretazione
del progetto originale di Shimizu.

 

Gli schemi ottici del Nikkor 35mm f/1,4, del Pentax-M 35mm f/1,4 e del
MIR-46 35mm f/1,4 presentano evidenti analogie: il progetto di Shimizu
del 1967 era così avanzato che anche 10 anni dopo la concorrenza
s'ispirava spudoratamente al celebre obiettivo Nikon!

 

Il progetto originale del Nikkor 35mm f/1,4 si basa su 9 lenti in 7 gruppi,
e ben 5 elementi sfruttano moderni vetri ad alta rifrazione/bassa dispersione,
fra i quali LaSF44, LaF34 ed LaK8, cui va aggiunto il tipo SF-56 dell'elemento
L6, dotato di alta rifrazione ed alta dispersione; l'abbondanza di superfici aria-vetro
palesa il massimo sfruttamento dei sistemi informatici dell'epoca ed anche la coscienza
di poter disporre - fin dall'esordio - di antiriflessi multipli, già adottati da alcuni anni
nei Nikkor per utilizzo industriale ed evidentemente "pretesi" anche da Shimizu durante
il calcolo dell'obiettivo.

 

Il progetto originale prevedeva tre prototipi diversi, il primo dei quali entrò in produzione;
nel prototipo n° 2 il raggio di curvatura del doppietto collato posteriore ha segno inverso
mentre nel prototipo n° 3 lo stesso doppietto viene arretrato di una posizione.

 

Lo stato di correzione previsto per il modello di produzione ed i due prototipi alternativi.

 

Non esistono conferme ufficiali circa piccole correzioni al nocciolo ottico, rimasto
genericamente invariato dal 1967 fino ad oggi; in ogni caso, osservando le sezioni diffuse
dalla Nikon e le relative quote, si possono ipotizzare alcune piccolissime evoluzioni,
descritte nello schema; tuttavia, senza riferimenti numerici precisi, resta il dubbio che
certe differenze siano dovute anche all'imprecisione della grafica: in ogni caso le
misure riportate in A e B sono oggettivamente discordanti.

 

La validità del calcolo di Shimizu è indirettamente confermata dalla paternità
del progetto SMC-Pentax-M 35mm f/1,4, arrivato quasi 10 anni dopo: il suo
progettista fu infatti Yasuo Takahashi, autentica punta di diamante della Asahi Kogaku
ed a sua volta padre di numerosi ed interessanti obiettivi Pentax, certamente depositario
di un know-how straripante: se Takahashi volle ispirarsi al Nikkor 35mm f/1,4 doveva
considerarlo un progetto estremamente riuscito.

 

Lo schema ottico dell'SMC Pentax-M 35mm f/1,4 con i vetri ottici previsti.

 

I diagrammi delle principali aberrazioni confermano le similitudini fra lo schema ottico del
Nikkor 35mm f/1,4 e quello del Pentax-M 35mm f/1,4: l'andamento di astigmatismo ed
aberrazione sferica è analogo mentre nel Pentax la distorsione è molto più corretta.

 

I dati relativi al brevetto sovietico del MIR-46 35mm f/1,4.

 

Dalle mie passate esperienze d'uso (argentiche) col Nikkor AiS 35mm f/1,4 ricordo impressioni
che suscitavano una certa perplessità: da un lato la resa ottica complessiva a diaframma ben chiuso
(f/5,6 - f/8) appariva estremamente nitida e brillante, ben oltre le aspettative associabili ad un
grandangolare superluminoso così datato, con una bassissima soglia di velo (flare interno ben
controllato) e risoluzione calligrafica; dall'altro la riproduzione ad f/1,4,apertura  prevedibilmente molto
sfruttata da chi acquista un'ottica simile, soffriva per un vistoso velo di coma che abbassava il contrasto
a livelli poco lusinghieri: paradossalmente, a diaframma chiuso eccelleva su ottiche più convenzionali
e meno luminose mentre mostrava il fianco nelle condizioni per cui era specializzato... Il quadro attuale
è ancora più complesso in quanto i sensori 24x36mm richiedono grandangolari retrofocus progettati
ponendo la priorità ad una proiezione spiccatamente telecentrica e trattamenti MC mirati a contenere
le riflessioni parassite del gruppo sensore/filtro low-pass, caratteristiche assenti nel 35mm f/1,4 Nikkor
per ovvie ragioni di anzianità, quindi ritengo interessante verificare sul campo come si comporti il nostro
stagionato campione nell'ultimo trasformismo imposto dalla sua lunghissima vita: il funzionamento sul
full-frame, in attesa della versione Autofocus che lo metta finalmente a riposo.

 

AREA  TEST


Come prima cosa ho gironzolato come un turista qualsiasi, immortalando soggetti informali nelle migliori
condizioni di esercizio, ovvero con l'obiettivo chiuso ad f/8 (come di consueto con ottiche di progettazione
datata, che richiedono un'abbondante chiusura per andare "on cams"), aggiungendo anche il polarizzatore
circolare originale Nikon e scattando con la Nikon D700 in RAW non compresso a 14 bit, poi sviluppato
in TIFF a 16 bit senza intervenire sulle immagini e senza applicare sharpening in nessun passaggio, limitandomi
al settaggio "medio" del corpo macchina; ecco alcuni esempi.

 

   

 


Come si intuisce dagli esempi, il Nikkor AiS 35mm f/1,4 utilizzato ad f/8 su sensore FX fornisce
risultati molto brillanti, con colori pieni e contrasto elevato, ulteriormente supportato dall'eccellente
soppressione del flare nelle ombre; se proprio devo trovare un "difetto" ad una resa così soddisfacente
direi che i colori vengono riprodotti perdendo un po' di modulazione nelle sfumature rispetto a modelli
d'obiettivo molto più recenti, ma da un 35mm f/1,4 nato nel 1967 non avrei potuto pretendere di più!

(pictures [7] : Marco Cavina 2009)

Questi quattro dettagli al 100% del file, ricavati dalla prima immagine del polittico, danno
un'idea di quanto sia ancora capace di fare il vecchio Nikkor AiS 35mm f/1,4 nell'infida
prova sul sensore FX (ricordo che non è stato aggiunto sharpening oltre a quello generato
dell'apparecchio Nikon D700 e  posto al 50% della sua scala).

 

Dopo quest'approccio informale ho eseguito una serie di scatti allo stesso soggetto
con le aperture f/1,4 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11, operando con la Nikon D-700
in RAW non compresso a 14 bit e sensibilità in pull a 100 ISO (per rientrare ad
f/1,4 nella scala di luminanza gestibile dall'apparecchio); anche in questo caso ho
montato il polarizzatore circolare originale Nikon ed ho messo a fuoco di precisione
utilizzando il lite-view con ingrandimento del particolare; ho aperto i files in ACR 5.3
senza modificare i parametri di scatto ed ho lanciato le immagini a 16 bit  in Photoshop
CS4 effettuando la semplice conversione ad 8 bit ed il salvataggio finale, senza operare
alcun intervento sui files nè introdurre maschera di contrasto; dai files originali ho ricavato
tre crops da 330 x 330 pixel in tre zone diverse del campo (denominate A, B e C) che
verranno visualizzati al 100%.

Naturalmente, come al solito, i risultati sono riferiti al Nikkor AiS 35mm f/1,4 con
matricola n° 456890 e non sono necessariamente estensibili a tutta la produzione analoga.

 

 


f/1,4

f/2



f/2,8



f/4



f/5,6



f/8



f/11

 

Ovviamente, l'alone blu che compare ad f/1,4 nella zona A sul passaggio ad alto contrasto della
grondaia è dovuto a "blooming" del sensore (sollecitato dal pull a 100 ISO e dall'utilizzo in piena
luce diurna con un'apertura così ampia), nulla a che vedere con i fringings convenzionali; dal punto
di vista della riproduzione, è interessante notare che alla massima apertura è presente un flare che
abbassa il contrasto e che si riduce drasticamente ad ogni stop successivo per scomparire intorno
ad f/4, con conseguente incremento di contrasto, tuttavia la risoluzione dei dettagli, forse avvantaggiata
dal grande sensore a bassa densità di pixel e dalla sua "facile" frequenza di taglio, appare soddisfacente
anche con l'ottica completamente aperta: se osserviamo la zona "C" ad f/1,4, nonostante la penalizzante
assenza di sharpening nel flusso di lavoro, possiamo facilmente leggere molte delle scritte pubblicitarie
in un'area già posta a circa 15mm fuori asse; in linea generale, quindi, sembra che il parametro variabile
che migliora al chiudersi del diaframma sia il contrasto anzichè la risolvenza pura e semplice.

Queste sono senz'altro ottime notizie per chi voglia utilizzarlo sul sensore FX full-frame: se il contrasto
originale è debole possiamo senz'altro corroborarlo ristrutturando l'istogramma dei livelli o accentuando
la soglia di passaggio con l'apposito filtro, incrementando così il vigore e la profondità dei neri; si tratta
di procedure semplici ed ormai consolidate per chi si occupa di fotografia digitale. Viceversa non sarebbe
possibile creare dal nulla i dettagli mancanti a causa di una risoluzione troppo bassa a scapito di un contrasto
invece marcato, situazione che paga(va) quanto ad impressione soggettiva di nitidezza nel caso di stampe
convenzionali da pellicola (ricordate gli studi di Heinacher sull'ottimizzazione del contrasto alle basse frequenze
spaziali?), mentre nel workflow digitale un contrasto debole a vantaggio di una buona risoluzione può essere
facilmente gestito in camera chiara per ottenere immagini molto più soddisfacenti rispetto al file grezzo.

Il contrasto migliora progressivamente e costantemente fino ad f/5,6, per poi plafonare ad f/8 e molto più
vistosamente ad f/11 a causa della diffrazione, un comportamento logico per un superluminoso che forse a
suo tempo ha suggerito l'eliminazione del valore f/22, certamente troppo penalizzato proprio da questo fattore.

Riassumendo, il veiling glare storicamente presente alle massime aperture si manifesta anche sul digitale
full-frame; il contrasto raggiunge livelli buoni/ottimi solo ad f/2,8-4; la risoluzione è invece consistente anche
a diaframma aperto, forse agevolata dal sensore "poco esigente" che sfrutta frequenze MTF più basse
del solito; questo comportamento si sposa bene con al postproduzione digitale che può minimizzare
facilmente il velo che affligge le riprese con iride quasi aperto o spalancato.

 

Per quanto concerne la vignettatura in senso lato, occorre premettere che in questo caso è causata da
tre fattori sinergici: la vignettatura meccanica dovuta alla montatura, quella ottica legata alla legge di Lambert
del Cos4 di Theta e quella introdotta dall'ampio sensore in presenza di un obiettivo non specificamente telecentrico;
la caduta è vistosa ma non drammatica ad f/1,4, si riduce ad f/2 ed è ormai negligibile ad f/2,8: un risultato
tutto sommato abbastanza soddisfacente per un obiettivo anziano, critico e non concepito per il digitale.

 

Io utilizzo Nikon dal 1980-81, ma non per questo ho il paraocchi: è inutile negare che il grande rivale
nipponico abbia precorso i tempi, lanciando già 10 anni fa una versione professionale di 35mm f/1,4
autofocus, dotata di velocissimo motore ad ultrasuoni, lente asferica e vetri modernissimi;  Nikon,
focalizzata come detto sul 28mm e paga del suo celebre AF-Nikkor 28mm f/1,4, ha lasciato campo
libero ed in breve tempo il Canon EF 35mm f/1,4 L si è guadagnato una lusinghiera fama per la sua
resa sul campo e la praticità d'uso... Siccome utilizzo diversi sistemi (ed infatti alcuni colleghi fotografi
mi canzonano definendomi "bisex"...) e "casualmente" mi trovo in casa tale obiettivo, ho pensato di
mettere i due 35mm f/1,4 Nikon e Canon alla sbarra, utilizzandoli entrambi su un corpo EOS 5D
"MkI", dotata di formato del sensore, risoluzione e densità di pixel analoghi a quelli del modulo Nikon
FX utilizzato in precedenza; il Nikkor AiS 35mm f/1,4, ovviamente, è stato applicato tramite l'anello
adattatore Nikon-EOS.

 

Gli strumenti di una prova inconsueta: il Canon EF 35mm f/1,4 L USM ed il ben più
anziano Nikon Nikkor AiS 35mm f/1,4 sono pronti a dare il meglio di se su un
corpo Canon EOS 5D.

 

Gli schemi ottici del Nikkor 35mm f/1,4 e del Canon EF 35mm f/1,4 L, con la sua lente asferica
in evidenza; ovviamente un test di questo genere è estremamente penalizzante per il Nikkor,
calcolato negli anni '60, privo di lenti a lavorazione speciale e messo alla sbarra contro uno
dei campioni per acclamazione del settore, lanciato nel 1998 e progettato con tutti gli
ausili della tecnica moderna; questo confronto fra generazioni è comunque interessante per
visualizzare i progressi introdotti dal fior fiore dell'ottica nipponica nel corso di 30 anni.

(credits: drawings Nikon Co. - Canon Co., modified)

 

Anche in questo caso ho eseguito uno scatto identico con entrambi gli obiettivi
alle aperture f/1,4 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 utilizzando l'esposizione manuale
e replicando i dati nelle due serie; la messa a fuoco è stata in autofocus con il
Canon EF-L e manuale col Nikkor, prestando la massima attenzione ed utilizzando
lo specifico vetro di messa a fuoco Ee-S; ho scattato in RAW a 100 ISO con uno
sharpening in macchina medio ed ho aperto il file in ACR 5.3, lasciando i parametri
di default e rilanciandolo in Adobe Photoshop CS4 a 16 bit per la conversione ad
8 bit ed il salvataggio; come di consueto non è stato aggiunto sharpening.
Replicando il metodo, ho scelto tre zone del campo (A, B, C) ed ho ricavato dei
crops da 330 x 330 pixel che saranno visualizzati al 100%, abbinando per ogni
apertura di diaframma i risultati ottenuti con l'obiettivo Nikkor e con il Canon EF-L.

Identiche considerazioni rispetto alla prova precedente anche per la validità dei test,
formalmente limitata ai seguenti obiettivi:

Nikkor AiS 35mm f/1,4 matricola n° 456890

Canon EF 35mm f/1,4 L matricola n° 35882


 


f/1,4





f/2





f/2,8





f/4





f/5,6





f/8



 

I risultati confermano le aspettative e del resto nessuno poteva pretendere che
un 35mm f/1,4 calcolato ai tempi dei Beatles potesse reggere il passo con un
campione altrettanto quotato e realizzato esattamente 30 anni dopo, sfruttando
fra l'altro anche una superficie asferica; la differenza più vistosa a favore del Canon
EF-L consiste nell'assenza di veiling glare alle massime aperture, il che permette,
pur in presenza di una risolvenza non drasticamente superiore, di ottenere immagini
molto più nette e dotate di macrocontrasto ben più marcato. La considerazione sulla
risolvenza fornisce agio per analizzare il numero "17" su ceramica nella zona "A" alle
aperture 1,4 - 2 - 2,8: velo a parte, la mattonella del numero civico sembra riprodotta
dai due obiettivi con potere risolutivo non dissimile, e addirittura, ad f/2, il Nikon sembra
prevalere, come se il Canon EF-L denunciasse una modulazione negativa sull'asse rispetto
al resto del campo di cui il Nikkor non pare soffrire; in ogni caso la riproduzione generale
fornita dal Canon ad f/2 ed f/2,8 è decisamente di caratura superiore, in termini assoluti.
Passando ad aperture inferiori le differenze si assottigliano ma la superiore correzione delle
aberrazioni garantita dal Canon consente di avere immagini più secche, nitide, pulite e dotate
di maggiore acutanza persino ad f/5,6 ed f/8; questo non significa che il Nikkor sia un obiettivo
"insoddisfacente": la verità è che l'EF-L è un vero fuoriclasse, anche con parametri attualissimi
e d'altronde il veiling glare esibito dal Nikkor ai diaframmi più aperti può essere sfruttato da
fotografi per intendimenti espressivi, specie nel BN, e, volendo, può essere soppresso in camera
chiara, mentre il Canon ha una resa perfetta ma monocorde, fornisce immagini "da urlo" col soggetto
nitido ed in rilievo sullo sfondo ma senza permettere di graduare la cosa o di cambiare registro, raro
e curioso caso del "troppo che stroppia"... Resta comunque imbattibile per immagini con grafismi
ad alta acutanza o dove serva una resa calligrafica del dettaglio.

 

Trent'anni di sviluppo non hanno portato molti miglioramenti
sul fronte dell'uniformità d'illuminazione a piena apertura, appena
migliore nel Canon ma proprio di un'inezia.

 

Ho deciso di allegare anche qualche scatto eseguito a distanza ravvicinata, realizzato montando
sulla Nikon D700 il Nikkor AiS 35mm f/1,4 e l'AF-Nikkor 28mm f/1,4, l'unico grandangolare
autofocus superluminoso prodotto finora dalla Casa, e scattando sia ad f/8 che ad f/1,4.

 

l'AF-Nikkor 28mm f/1,4 assieme al "fratellino" 28mm f/2; proprio una resa ottica
a distanze ravvicinate "soltanto" identica a quella di quest'ultimo costò la bocciatura
al primo progetto del 28mm f/1,4!

 

Questo schema riporta tutti i segreti tecnici dell'AF-Nikkor 28mm f/1,4, un obiettivo
molto sofisticato la cui progettazione ha richiesto un duplice lavoro, ripartendo da zero
dopo che il primo "tentativo" si era concluso con prestazioni a distanza ravvicinata non
eccezionali e la conseguente defenestrazione dei malcapitati progettisti, sostituiti subito
dopo dai giovani Hori e Wataru che ebbero maggior fortuna e videro la loro creatura
entrare in produzione; l'obiettivo si basa su quattro gruppi secondari: la prima lente
resta sempre stazionaria mentre i gruppi 2,3 e 4 avanzano durante la messa a fuoco;
simultaneamente, il gruppo 3 flotta in avanti in misura maggiore rispetto ai gruppi
2 e 4, compensando le aberrazioni a distanza ravvicinata. Alla complessità della struttura
va aggiunta la superficie asferica ricavata sul raggio posteriore dell'elemento L9 ed ottenuta
per molatura di precisione dal pieno; all'epoca Nikon non era ancora in grado di produrre
lenti asferiche molate dal pieno in grande serie e con scarti accettabili, e le precedenti
realizzazioni (OP-Fisheye-Nikkor 10mm f/5,6 e noct-Nikkor 58mm f/1,2) comportarono
costi molto elevati che si ripercossero sul prezzo di listino e la conseguente diffusione
dell'obiettivo; durante la lunga gestazione dell'AF-Nikkor 28mm f/1,4 un apposito team
sviluppò in parallelo nuove procedure per snellire la produzione di superfici asferiche e
relazionò di frequente con Hori e Wataru che si trovavano nella necessità di sapere in
tempo reale se quanto stavano progettando fosse effettivamente industrializzabile; la
nuova procedura rese più agevole la lavorazione in serie ma non snellì il prezzo finale,
e molti ricorderanno gli oltre 5 milioni di Lire richiesti in Italia nel 1994...
L'obiettivo utilizza 11 elementi, 9 dei quali realizzati con vetri non convenzionali: 5 ad
alta rifrazione/bassa dispersione, 2 a bassa dispersione (non ED ma quasi) e 2 ad alta
rifrazione ed alta dispersione, fra i quali il celebre Short-Flint proprietario Nikon
impiegato nell'ultima lente posteriore, la cui ampia curvatura a sbalzo la rende facilmente
soggetta a rigature involontarie.

 



Lo scatto a distanza ravvicinata, realizzato e processato come nei casi precedenti;
dal momento che il punto di ripresa è identico, col 28mm abbiamo una maggiore
copertura del soggetto e dello sfondo in fuga; ricordo che non è stato applicata
alcuna forma di sharpening durante l'apertura ed il salvataggio del file.

Anche in questo caso mi riferisco specificamente a due esemplari con la seguente matricola:

Nikkor AiS 35mm f/1,4 matricola n° 456890

AF-Nikkor 28mm f/1,4 matricola n° 201043

 

Nonostante il significativo vantaggio anagrafico e tecnico, l'AF-Nikkor 28mm f/1,4
chiuso ad f/8 e focheggiato a circa 60-70cm non denuncia prestazioni visibilmente
superiori a quelle del 35mm f/1,4 AiS: il contrasto è appena più secco ma la risoluzione
sembra privilegiare l'esemplare più datato.

 




Uno scatto analogo è stato eseguito ad f/1,4 includendo una porzione di sfondo.

 


Alla massima apertura il 28mm f/1,4 rivela la sua ottimizzazione ai diaframmi aperti
ed è senz'altro più contrastato ed afflitto da un veiling glare molto inferiore.

 


L'immagine nello sfuocato è più leggibile per l'AF-Nikkor 28mm f/1,4, avvantaggiato
dalla più estesa profondità di campo garantita dalla focale inferiore a parità di distanza,
ed appare anche più composta per il minor detrimento a cagione di aberrazioni, anche se
il bo-keh delle luci tende ad essere - come nel caso del 35mm f/1,4 AiS - positivo
(punti con corona esterna luminosa, considerati un po' sgradevoli), forse per l'ottimizzazione
delle aberrazioni in funzione della riduzione del coma nei punti luminosi, un' "eredità" del
58mm f/1,2 che non deve stupire, dal momento che in casa Nikon, ai tempi del suo progetto,
quest'obiettivo veniva affettuosamente definito "noct-Nikkor da 28mm".

 

SO  WHAT ?

Il Nikkor AiS 35mm f/1,4 è senz'altro un obiettivo storico nel panorama della produzione Nikon:
primo ed unico 35mm f/1,4 per reflex sul mercato nel 1970, primo Nikkor fotografico convenzionale
a beneficiare dell'antiriflessi NIC su tutte le lenti, secondo Nikkor dotato di flottaggio CRC, ottica
utilizzata dal programma spaziale della NASA, unico wide Nikkor di tale luminosità fino all'avvento
del 28mm f/1,4 AF nel 1993, obiettivo sempre a catalogo dal 1970 fino ad oggi: se non basta per
il mito...

Dal punto di vista fotografico l'obiettivo si adatta senza eccessivi problemi anche sui sensori FX,
forse avvantaggiato da una proiezione relativamente favorevole in virtù del grande diametro degli
elementi posteriori (dettaglio che in ogni caso non basta a definire un obiettivo telecentrico); la sua
resa replica il comportamento noto, con riproduzione brillante a diaframmi centrali e velo di flare
che abbassa drasticamente il contrasto alle aperture massime, un rendimento che a suo tempo fu
criticato, trattandosi di un superluminoso specializzato; considerando invece che la risoluzione è
comunque sempre buona e che l'appiattimento dei contrasti si risolve rapidamente in postproduzione,
ritengo personalmente che questo comportamento caratteristico avvantaggi l'utente digitale, che
può scattare il pieno sole a diaframmi centrali replicando la resa di un buon 35mm convenzionale
e può produrre immagini in available light dotate di sufficienti informazioni di base, "aggiustando"
i contrasti con pochi colpi di mouse; naturalmente - se la Casa metterà finalmente sul mercato
un AF-S Nikkor 35mm f/1,4 - la sua resa sarà sicuramente all'altezza dei migliori concorrenti
attuali (com'è già avvenuto per altre tipologie di obiettivi), ma anche il classico 35mm f/1,4 della
vecchia guardia, specie se rimediato a prezzo vantaggioso, può essere ancora un buon strumento
in mano al Nikonista ormai votato al digitale ma con rigurgiti di nostalgia...

(Marco Cavina)






CONTATTO           ARTICOLI  TECNICI  FOTOGRAFICI