HELIOS-40-2 85mm
f/1,5 CON UN ECONOMICO DUPLICATORE 2X
OZECK DEGLI ANNI '70: COSA PUO' FARE UN
MOLTIPLICATORE DA
DUE SOLDI DI PRIMA GENERAZIONE MONTATO SU UN
VETUSTO
SUPERLUMINOSO SOVIETICO DEGLI ANNI '50 ?
PAZZA PROVA DI UN 170mm f/3 DAVVERO
ATIPICO...
ABSTRACT
Just kidding, I mounted my 1971
Helios-40-2 85mm f/1,5 onto an once-and-now bargain priced Ozeck
screw-mount 2x teleconverter, realizing a really strange 170mm f/3 with
very poor image quality expectations...
I checked the outfitt on my Canon EOS 5D, and I discovered that....
13/10/2007
Che il sottoscritto sia privo di preconcetti e blocchi mentali
credo sia un dettaglio di dominio pubblico, e
nessuno si stupirà se - quasi per gioco - ho montato un moltiplicatore Ozeck 2x
in attacco a vite degli anni
'70 su un vecchio medio tele sovietico Helios-40-2 85mm f/1,5, realizzando un
170mm "della mutua" con
aspettative di resa pressochè nulle... In realtà questa procedura replica
abbastanza fedelmente certi contesti
degli anni '70, dove molti amatori con limiti di budget molto superiori a quelli
imposti dalla loro abilità fotografica
e dalla fantasia attingevano a piene mani dall'accessibile produzione
sovietica, e sovente non disdegnavano di
raddoppiare il corredo made in Krasnogorsk con l'ausilio di qualche primitivo
moltiplicatore che nel frattempo
si era reso disponibile sul mercato a prezzi altrettanto abbordabili...
Nella fattispecie, l'Helios-40-2 era un pezzo atipico e molto interessante,
l'unico superluminoso in una schiera
di compagni dalle caratteristiche geometriche più conservative, e molti amatori
appassionati del ritratto furono
attratti dalla sua luminosità e dalla sua ridotta messa a fuoco minima;
l'abbinamento ad un economico 2x a quattro
lenti consentiva di trasformarlo in qualcosa di simile ad un 180mm f/2,8, sulla
carta un'opzione ghiotta ed inespensiva.
Oggi gli obiettivi ed i moltiplicatori - sovente dedicati -
hanno raggiunto una sofisticazione inimmaginabile, ed i
risultati di questi abbinamenti - talora eccellenti - ci fanno dimenticare
quanta strada sia stata percorsa in questi anni
ed i compromessi che la generazione precedente doveva accettare per far
convivere creatività e bilancio familiare; in
questa sede abbineremo due pezzi molto datati ed economici, per chiarire cosa ci
si potesse aspettare da un corredo
di primo prezzo degli anni '70...
Un Helios-40-2 85mm f/1,5 montato nel 1971 (ma risalente agli
anni '50) ed un economico moltiplicatore
Ozeck 2x degli anni '70, di quelli che oggi si trovano ai mercatini nel cestone
del "tutto a 5 euro": cosa possiamo
aspettarci dal "tele aggiunto" dei nostri padri ?
una serie di moltiplicatori di ogni risma, moderni o d'antàn,
blasonati o decisamente economici...
fra essi è in evidenza il minuscolo Ozeck 2x con passo a vite utilizzato in
questa prova, pomposamente
serigrafato "MULTI COATED" in verde fluo a caratteri cubitali (in
realtà l'antiriflessi non sembra molto
sofisticato) ed appartenente alla categoria del converter decisamente economici,
con noccioli ottici a
4 lenti prodotti cumulativamente da ditte specializzate e poi assemblati in
montature standard che venivano
etichettate a fine ciclo col marchio di brand più o meno fantasiosi...
L'Helios 85mm f/1,5 ha illustri natali, dal momento che fu progettato dal prof.
Volosov che diresse per anni il
dipartimento matematico di calcolo ottico al Gosudarstvennij Optitcheski
Institut, autentico fiore all'occhiello
dell'ottica sovietica del dopoguerra, dove venivano concepiti i progetti più
avanzati, assemblati sotto forma di
prototipi valutativi ed eventualmente smistati per la produzione di massa ai
vari Zavod competenti; il prof. Volosov
era un vero genio dell'ottica, tranquillamente paragonabile ai più blasonati
nomi tedeschi, e calcolò lo schema
ottico dell'Helios intorno al 1950, forse sulla spinta delle suggestioni fornite
dallo Zeiss Biotar 7,5cm f/1,5 e dal
Leitz Summarex 85mm f/1,5; Volosov utilizzò uno schema gauss molto classico
(come farà poi anche la Nippon
Kogaku per il Nikkor-H Auto 85mm f/1,8), ed il suo nocciolo lascia intuire una
struttura caratterizzata da una
copertura leggermente superiore al formato di destinazione (il 24x36),
escludendo così i bordi estremi della proiezione.
L'obiettivo fu prodotto in duplice montatura: a partire dal 1957 fu assemblato
con attacco a vite 39x1mm (ma con
tiraggio da 45,2mm, il Leica è 28,8mm) e denominato Helios-40, mentre la
variante Helios-40-2 fu costruita dal
1969 in poi e si differenziava per l'attacco a vite 42x1mm (tiraggio 45,5mm); lo
schema ottico deve aver subito
qualche leggerissima variante in corsa, perchè a piena apertura il modello
Helios 40 presentava una risoluzione tipica
al centro e ai bordi di 32 e 16 l/mm, mentre l'Helios-40-2 si assestava su 36 e
17 l/mm; la montatura fu inizialmente
cromata lucida su ottone, un metallo pesante che - congiuntamente ad un
massiccio nocciolo ottico, portò ad un
peso di ben 1.090g, saliti poi a 1.185g nell'helios-40-2, dotato di un attacco
girevole per cavalletto più complesso;
con gli anni '70 l'obiettivo fu rimontato con largo uso di alluminio (e la
livrea passò dal cromo - non applicabile
sull'alluminio - alla laccatura nera), consentendo di ridurre il peso a circa
900g, sempre molti per un 85mm.
Il diaframma è a preselezione, con 10 lamelle, e la struttura meccanica
complessiva richiama molto quella dei
tele Zeiss prebellici per Contax; l'obiettivo veniva fornito (prassi consueta
per la produzione sovietica) in un
bauletto di pelle marrone con un set di tre filtri di contrasto per il
bianconero, caratterizzati da colorazione gialla
o arancio di varie densità; il passo di questi filtri era un assurdo 66x0,75mm
nell'Helios-40 ed un più convenzionale
67x0,75mm nell'ultima versione; nonostante l'anagrafe, l'ampio diametro della
lente posteriore ed il notevole spazio
retrofocale libero (44,52mm) lo rendono idoneo anche ai moderni sensori
full-frame, anche se l'antiriflessi insufficiente
e le notevoli interriflessioni del barilotto richiedono attenzione alla
direzione della luce e causano comunque un certo
flare che abbassa il contrasto (problema di facile soluzione nel digitale
regolando l'istogramma dei livelli).
uno dei primi prototipi assemblati negli anni '50 al GOI, con
la denominazione
originale GOI Helios-40 F=8,5cm 1:1,5
lo schema originale della prima versione Helios-40 con i vetri
ottici sovietici utilizzati per la sua realizzazione; nel successivo
modello 40-2 il raggio della faccia posteriore del primo elemento
e quello sull'interfaccia del doppietto collato anteriore non è più
infinito (interfaccia piano-parallela) ma leggermente positivo il
primo e negativo il secondo; è anche possibile che si tratti di una
semplificazione grafica messa in atto sullo schema del 40 originale....
il nocciolo ottico dell'Helios-40-2 85mm f/1,5 di Volosov, un
monumento di
vetri massicci composti secondo uno schema Gauss piuttosto classico
lo schema riportato sul barilotto evidenzia la lente
posteriore di ampio diametro,
che in abbinamento ad una distanza retrofocale di quasi 45mm consente l'impiego
sul sensore 24x36mm senza vignettature preoccupanti
la risoluzione dell'Helios-40-2 espressa in coppie di linee al
millimetro;
i bordi evidenziano un buon recupero, ma questa zona verrà esclusa
dalla porzione di pupilla d'uscita sfruttata dal duplicatore (peccato...)
il diagramma originale col test di risoluzione dell'Helios-40
eseguito al GOI nel Febbraio 1952, che coincide perfettamente
con quello oggi abbinato all'Helios 40-2, il che lascia supporre che le
modifiche ottiche che appaiono nei due schemi
siano dovute alla "stilizzazione" semplificata del primo, ricavato
direttamente dal catalogo GOI
questa immagine riassume il senso della prova; un
superluminoso sovietico degli anni '50 su un duplicatore
economico di prima generazione: cosa è lecito attendere? Sulla carta le
aspettative sono quasi nulle, sarà già un
successo focalizzare qualcosa...
Il complesso finalmente assemblato evidenzia le dimensioni
ingombranti dell'Helios-40-2 in
confronto a quelle del minuscolo moltiplicatore Ozeck (un nome di pura facciata,
chissà chi
l'avrà prodotto, per un tanto al chilo?); il tutto è stato applicato ad una
Canon EOS 5D tramite
un robusto anello 42x1 - EOS
L'aspetto bislacco dell'arcimboldo assemblato suscita
sicuramente qualche
commento umoristico... Notare come il punto di fede sia fuori asse, nonostante
i filetti siano tutti serrati a fondo corsa; il diaframma è a preselezione, ed
il suo
comando è duro da sbloccare pur lamentando vari giochi: come di consueto,
con gli obiettivi sovietici il dazio si paga nella meccanica...
DUE SCATTI DI PROVA, COSI' TANTO PER RIDERE...
Previa accurata messa a fuoco, ho
eseguito degli scatti col complesso Helios-40-2 85mm f/1,5 +
moltiplicatore Ozeck 2x + Canon EOS 5D, il tutto su cavalletto, inquadrando un
soggetto qualsiasi
ad una distanza di circa 50m, ripetendo l'esposizione alle aperture f/1,5 - f/2
- f/2,8 - f/4 - f/5,6 - f/8;
gli scatti sono stati eseguiti in RAW, aperti in Adobe Camera RAW con i default
del corpo macchina
e lanciati in Adobe Photoshop per il cropping, senza effettuare regolazioni o
inserire la maschera di
contrasto; dall'immagine campione ho prelevato 3 crops di 300x300 pixel a varie
altezze sulla diagonale,
e per ogni apertura considerata saranno visualizzati simultaneamente al 100%;
l'helios-40-2 utilizzato
ha matricola 71 1360, mentre il moltiplicatore Ozeck, beh, trovare una matricola
è chiedere troppo...
Faccio presente che la resa
dell'Helios-40-2 a piena apertura (f/1,5) presenta un bassissimo contrasto
ed un velo elevato anche in condizioni normali, senza moltiplicatore...
chiedo scusa per il soggetto squallido e l'inquadratura
frettolosa (i vicini si mettono a gesticolare
quando si vedono "spiati" con voluminosi ordigni fotografici :-)
), cosa che peraltro non inficia
il senso della prova...
Devo ammettere che paventavo risultati ben peggiori: ad f/1,5
l'immagine periferica è scadente, ma sul primo
crop a sinistra, quello più centrale, si può notare che - nonostante l'impiego
alla massima apertura sul vecchio
moltiplicatore - esiste un ragionevole potere risolutivo, semplicemente
"ucciso" da un contrasto estremamente
basso; l'obiettivo migliora progressivamente ad f/2-2,8, e ad f/4 si assiste ad
un evidente incremento nella resa
delle porzioni centrali e - limitatamente - anche di quelle marginali, un trend
che continua ad f/5,6, dove il centro
è ancora più "crispy" mentre anche gli altri due crops presentano
una resa tutto sommato più che accettabile;
ad f/8 la porzione centrale peggiora leggermente per diffrazione, ma quelle
marginali migliorano ancora, in
special modo i bordi estremi (crop a destra), ora molto più leggibili e
senz'altro discreti; dai crop al 100%
delle zone marginali si nota come l'abbinamento "alla cieca" dei due
elementi non abbia introdotto visibili
fringings di aberrazione cromatica (un leggero e tollerabile accenno sul blu), e
questo episodio - certamente
fortuito e legato alla struttura ottica del duplicatore - va sottolineato in
modo particolare, perchè sovente
accoppiate ben più illustri hanno mostrato un comportamento meno controllato;
dall'immagine generale
si nota anche una buona distribuzione luminosa che corona un quadro molto più
roseo del previsto.
Per sottolineare il concetto, questi crops visualizzati al
100% provengono da zone non periferiche
di un'altro scatto, eseguito a mano libera con l'apertura f/5,6: il
contrasto non è alto - ed è una
caratteristica propria dell'Helios, con o senza duplicatore - ma la risoluzione
è sicuramente buona
(anche in questo caso non è stata applicata alcuna maschera di contrasto in
Adobe photoshop)
SO WHAT ?
Tutto era nato da un giochetto assurdo, ma mi ero subito reso conto che
l'abbinamento fra
il luminoso russo degli anni '50 ed il vecchio duplicatore avuto in regalo dalle
giacenze di un
foto-negoziante andato in pensione funzionava meglio di quanto fosse
prevedibile... La resa
ai bordi è chiaramente carente fino ad f/8, e la distribuzione della
risoluzione tipica sul diagramma
riportato - riferendola all'effettivo sfruttamento della copertura da parte del
duplicatore - fornisce
già da sola una spiegazione; tuttavia, inquadrando soggetti che non richiedano
una riproduzione
critica sui bordi, la qualità d'immagine ai diaframmi f/5,6 ed f/8 è
quantomeno decente, e
sicuramente superiore alle aspettative; questo naturalmente depone a favore del
vecchio ma
valido progetto dell'illustre Volosov ma ci fa anche capire come la triste fama
dei moltiplicatori
anni '70 fosse forse legata ad un sistematico impiego a diaframmi molto aperti
(cercando di
scongiurare il mosso), mentre sarebbe bastato utilizzare l'obiettivo alle
aperture ottimali per
ottenere immagini decorose, anche con i mezzi limitati del tempo.
RESA CARATTERISTICA
DELL'HELIOS-40-2 85mm f/1,5
SENZA MOLTIPLICATORE 2X
Ho inserito questo aggiornamento in corsa per verificare
il tipico fingerprint di quest'obiettivo utilizzandolo
nudo e crudo, senza moltiplicatori o altri handicap diabolici; anche in questo
caso ho utilizzato l'Helios-40-2
sulla digitale full-frame Canon EOS 5D, sulla quale si è adattato molto bene,
esibendo una rimarchevole
distribuzione della luminosità fino ai bordi anche alla massima apertura di
f/1,5; la caratteristica principale di
quest'ottica, che è al contempo il suo pregio principale ed anche il suo limite
più evidente, consiste nel fatto
che si tratta di un vero luminoso, ovvero inteso e progettato per lavorare quasi
esclusivamente in condizioni
di luce molto scarsa: infatti, sia il suo antiriflessi che la passivazione
interna del barilotto sono davvero poco
efficaci, ed utilizzandolo alla luce piena del sole, anche indiretta, si
ottengono immagini con una velo di flare
estremamente elevato a causa delle interriflessioni parassite ed un contrasto
molto basso; d'altronde questo
flare alza la luminanza nelle ombre e le immagini che si ottengono hanno
un'ampia capacità di compensare
forti contrasti luce/ombra, ed operando in digitale è possibile recuperare
l'esatto istogramma dei livelli agendo
in modo molto semplice via software; scattando all'ombra o in luce attenuata
l'obiettivo fornisce il meglio di
se, permettendo ritratto molto gammati; a piena apertura l'immagine morbida e
plastica è molto gradevole,
mentre ad f/5,6 l'incisione diviene più secca (ma mai invasiva), permettendo di
adattare l'immagine alle esigenze
del momento o al proprio linguaggio; ecco alcune immagini d'esempio realizate il
14/10/2007; soggetto: mia
moglie Rita.
fotografando in ombra, la resa tonale dell'Helios-40-2 è molto gradevole, e si
resta stupiti ricordando che
si tratta di un obiettivo di inizio anni '50; di particolare rilievo la resa sul
sensore 24x36mm, con un ottimo
controllo della vignettattura anche a piena apertura, dove i dettagli sono
basilarmente risolti ma coperti da un
veiling glare che abbassa molto il contrasto (una resa comunque adatta al
ritratto); ad aperture centrali
l'incisione è al livello della concorrenza qualificata, ma il contrasto non è
mai eccessivo, permettendo
immagini piacevoli.
quest'immagine, eseguita in luce solare diretta con un muro molto riflettente
sul lato sinistro,
evidenzia le forti interriflessioni cui va incontro l'Helios in queste
condizioni di luce, per le
quali non è stato progettato; questo comportamento negativo, a ben vedere, sul
digitale
si rivela invece un asso nella manica: infatti il flare attenua i contrasti e
rende più leggibili
le ombre, ed agendo sui livelli è possibile "ristrutturare"
velocemente l'istogramma, ottenendo
con facilità la brillantezza desiderata, mantenendo però un'insolita
compensazione luci/ombre
anche in una condizione di luce cruda come questa: insomma, l'attempato
obiettivo
sovietico può vivere grazie al digitale una seconda giovinezza, sfruttando una
particolare
complementarietà che nessuno avrebbe mai immaginato a priori.
come evidenziato da questi crops al 100% del file, dopo la ristrutturazione
dell'istogramma l'immagine
fornita dall'Helios-40-2 rivela un'insolita ed apprezzabile compensazione fra
luci ed ombre, anche in
una situazione di pieno sole laterale come questa
questi scatti di prova eseguiti nel 2005 confermano
l'attitudine double-face dell'Helios-40-2: dettagli morbidamente
risolti ed immersi in una glassa di veiling glare ad f/1,5 cui si contrappone
una riproduzione secca e dettagliata ai
diaframmi centrali, una modulazione di sfumature comportamentali efficacemente
sfruttabili dall'utente esperto
MARCOMETER
SENZA FARE SFRACELLI, L'ACCOPPIATA DI
RIFERIMENTO HA LAVORATO
MOLTO MEGLIO DEL PREVISTO, CONFERMANDO CHE
L'OTTICA SOVIETICA
DI QUEI TEMPI ERA COMUNQUE DI BUON
LIVELLO E CHE ANCHE AI
DUPLICATORI MENO PRETENZIOSI BASTAVA ABBINARE
ALCUNI STOP DI
CHIUSURA PER GODERE DI IMMAGINI REALMENTE
"SFRUTTABILI".
UTILIZZATO "NUDO", L'OBIETTIVO EVIDENZIA UN'ALTA SOGLIA
DI FLARE
CHE TUTTAVIA PUO' VOLGERE A NOSTRO
FAVORE NEI RITRATTI
REALIZZATI IN CONDIZIONI D'ILLUMINAZIONE MOLTO
CONTRASTATE...
OBIETTIVO INTERESSANTE, PARTICOLARE, CON UNA
SUA FISIONOMIA
MOLTO SPICCATA.
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