NIKON  NIKKOR  15mm f/5,6  E  15mm f/3,5

LA  STORIA  COMPLETA  ED  INEDITA  DEI  15mm  NIKON

CON  I  PROTOTIPI  PRECEDENTI  E  POSTERIORI  ALLA  PRODUZIONE,

FOTO  E SCHEMI  INEDITI  E  LA  PROVA  SUL  CAMPO

DEI  DUE  MODELLI  DI  SERIE

 




12/08/2007

 

Se la Zeiss ha inventato il grandangolare, la Nippon Kogaku ha completato l'opera, concependo e
realizzando i modelli più spinti ed estremi, con un angolo di campo mai azzardato prima: basti citare
i fisheye da 220° (il 6mm f/5,6 ed il 6mm f/2,8 retrofocus) o il 13mm f/5,6 ortoscopico da 118°
per sgombrare il campo da equivoci.... Inoltre, gran parte degli storici modelli precedenti (come
Hasselblad SWC o Contarex Hologon) erano muniti di approssimativo mirino esterno, mentre
le progettazioni Nikon si avvalevano della visione reflex, e chiunque abbia un po' di dimestichezza
con i wide estremi sa bene quale plusvalore costituisca la possibilità di inquadrare e comporre con la
massima accuratezza e precisione; tralasciando i modelli citati, sempre rimasti a listino ad un prezzo
astronomico e prodotti in una manciata di esemplari (133 pezzi il 6mm f/5,6, 582 pezzi il 6mm f//2,8 e
677 pezzi il 13mm f/5,6), la realizzazione Nikon più famosa fra i super-grandangolari rettilineari è
senz'altro il 15mm.

Intendiamoci, anche questa versione era estremamente costosa: un 15mm f/5,6 nel 1974 costava 650.000
lire (mentre il classico 28mm Nikkor si portava a casa con 95.000), prezzo che era già lievitato ad 1.250.000
lire per gli ultimi esemplari del 1978, e la produzione delle due versioni fu parimenti contenuta: 3.395 esemplari
per il 15mm f/5,6 e 10.409 esemplari per il 15mm f/3,5, avvantaggiato da una parabola produttiva protrattasi
per ben 27 anni, tuttavia si trattava sempre del Nikkor più corto abbordabile dai comuni mortali, dal momento
che il 13mm veleggiava sereno in una dimensione irreale, con un listino indicativamente fissato, negli anni di
auge del sistema Ai, a cifre nell'ordine dei 38 milioni di lire!

Da amante recidivo dei compassi spalancati ho avuto la fortuna di possedere in sequenza sia il Nikkor 15mm f/5,6
che il Nikkor 15mm f/3,5, e conscio del grande ruolo tecnologico che hanno rivestito nel settore ho deciso di ampliare
gli orizzonti di una semplice prova sul campo, per quanto inedita, estendendo il discorso ad un profilo completo del
progetto Nikkor 15mm, allegando i dati ricavati dal progetto originale che sfocerà nel 15mm f/5,6 di serie ed anche
quelli - parimenti inediti - del progetto di una terza versione, calcolata nel 1995 e mai prodotta,  caratterizzata da
dimensioni molto contenute e distorsione ridotta, grazie all'adozione di una lente asferica; troverete anche schemi
ottici e fotografie inedite, realizzate da me appositamente, il tutto con l'intento di offrire un profilo il più completo
possibile su questo grandangolare estremo dagli ampi afflati e dal fascino innegabile.

Quando si pensa ad un 15mm ortoscopico per il 24x36 la mente corre subito al Distagon di Glatzel, progettato
inizialmente per Contarex (due soli esemplari prototipici) nel 1972 (richiesta di brevetto svizzero in data 21/09/72),
che viene considerato  nell'immaginario degli appassionati come il capostipite della serie, poi prodotto sotto vari
alias, da Rolleiflex a Contax, da Leica a Pentax: in realtà il primo, vero progetto marciante per un 15mm retrofocus
ed ortoscopico è proprio quello di Ikuo Mori relativo al Nikkor 15mm f/5,6: a riprova di ciò posso confermare che
nel progetto originale di Erhard Glatzel sono citati come riferimenti preesistenti sia il brevetto di Mori datato 1967
col progetto del Nikkor 18mm f/4 sia - appunto - quello presentato alla registrazione nel Giugno 1970 e che descrive
il futuro Nikkor 15mm f/5,6, con due anni di anticipo sul "cugino" tedesco, sfruttati peraltro per elevare la luminosità
ad f/3,5.

L'exploit Nippon Kogaku costituisce quindi un punto fermo, ricco di significati anche inquietanti, confermando come
le case giapponesi, dopo un'adolescenza tecnologica basata sulla replica più o meno pedissequa dei celebri modelli
tedeschi, si fossero ormai completamente emendate da questa sudditanza, ostentando un know-how che obbligava
ormai i grandi nomi teutonici ad inseguire....

Ikuo Mori-San era un vero specialista dei super-grandangolari retrofocus, e le versioni Nikkor più spinte porteranno
tutte la sua firma; il suo progetto completato nel 1970 prevedeva un 15,4mm f/5 con distorsione pari a circa il 4%,
un 15,4mm f/5,6 dotato di enorme lente anteriore asferica con distorsione incredibilmente ridotta al di sotto del 2%,
un 16,4mm non asferico ma con distorsione di pari livello ed infine un 18,4mm, tutti basati sullo stesso concetto
retrofocus di base.


un inedito schema assemblato con dati ricavati dal progetto originale di Mori e che illustra le caratteristiche del
primo prototipo di 15,4mm f/5: schema ottico, dettaglio della sua porzione posteriore e stato delle aberrazioni:
si può notare dal doppio diagramma dell'astigmatismo come quest'ultimo fosse più corretto ad M= 1:30 piuttosto
che ad infinito, confermando da un lato il funzionamento del sistema flottante Nikon CRC e dall'altro l'ottimizzazione
a coniugate brevi, prevedendo un uso preferenziale nella foto di architettura, in interni a distanze ridotte, anzichè
all'infinito; la distorsione a barilotto del 4% è senz'altro accettabile in un 15mm retrofocus del 1970, anche se l'Hologon....

 

il secondo prototipo, un 15,4mm f/5,6, è senz'altro il più interessante: come già era stato per lo specialissimo
Nikkor OP-fisheye 10mm f/5,6 di due anni prima, l'enorme lente anteriore a forma di cupola prevede la
superficie esterna a profilo asferico, un cimento quasi impossibile per l'epoca ma che avrebbe portato la
distorsione al di sotto del 2%, consentendo lavori di estremo rigore formale.

Il progetto n° 1, privo di lenti asferiche, fu vestito in fretta e furia dal reparto meccanico e fece il suo esordio alla Photokina
del 1970 sotto forma di prototipo con la denominazione Nikkor PD Auto 15mm 1:5,6, dove P sta per Penta e vuole indicare lo
schema articolato su 15 lenti + filtro in luogo di 14 + filtro della versione di produzione che vedrà la luce tre anni dopo e che
sarà denominato - appunto - QD.

un'immagine del primo prototipo di 15mm mostrato alla Photokina del 1970; sulla montatura
è chiaramente visibile la denominazione PD (Penta-Decim), coniata ed utilizzata solo per questo 
esemplare, e che sta ad indicare lo schema su 15 lenti + filtro, pedissequamente basato sul primo
schema del progetto originale di Ikuo Mori; come nei primi prototipi datati 1973 e riferiti alla
versione definitiva, anche qui manca la denominazione "C" per Coating; per sottolineare l'effetto
che la Nippon Kogaku poteva sortire sulla concorrenza e sui grandi produttori tedeschi, all'epoca
afflitti da gravi problemi, a quella Photokina del 1970 fu presentata in simultanea un'autentica batteria
per corazzata da guerra, quando fu tolto orgogliosamente il velo rivelando il Nikkor 28mm f/2, il
Nikkor 35/1,4, il Nikkor 6mm f/2,8 fisheye retrofocus da 220°, il reflex-Nikkor 2000mm f/11 definitivo,
lo zoom-Nikkor 200-600 a luminosità fissa, il Nikkor 15mm f/5,6, il Nikkor 180/2,8 ed il Nikkor
400/5,6 compatto ed utilizzabile direttamente senza tubo AU-1: mai prima di allora un costruttore
aveva lanciato simultaneamente tante focali speciali, molte delle quali avveniristiche, e quella fiera della
fotografia rimarrà un punto fermo nella storia e nei successivi rapporti di forza sul mercato

 

Il 15mm f/5,6 che entrò in produzione nel 1973 - precedendo anche in questo caso qualsiasi versione derivata dal Distagon
di Glatzel - differisce leggermente dal progetto originale, potendo contare su tre ulteriori anni di affinamenti: in particolare ho
evidenziato quattro discrepanze, indicate nello schema sopra riportato:


1) l'assenza di uno dei menischi fortemente incurvati anteriori                                                      
              2) lo spostamento di quest'ultimo davanti al filtro interno, portando a tre le lenti analoghe in quella posizione
    3) la sostituzione della lente indicata - originariamente un doppietto collato - con un elemento singolo
4) l'assenza dell'elemento frontale asferico, troppo complesso e costoso per la produzione di serie


Per il resto l'obiettivo di serie è chiaramente derivato da questo progetto; è ovvio che la modifica 3) ha comportato
il passaggio da uno schema a 15 lenti + filtro interno ad uno con 14 lenti + filtro interno; curiosamente, il prototipo
n° 1 da 15,4mm f/5 non prevedeva la torretta filtri all'interno dello schema ottico.

 

le caratteristiche dei vetri utilizzati per i due progetti originali del 15mm f/5,6 con i parametri della lente asferica;
solitamente - progettando obiettivi con grossi elementi anteriori fortemente incurvati - si subordina il
progetto all'adozione in queste lenti di vetro BK7, economico e facilmente lavorabile: così fu - ad esempio -
per l'enorme fisheye-Nikkor 6mm f/2,8; in questo caso, invece, Mori ha previsto l'impiego di un vetro al
Lantanio con favorevole rapporto alta rifrazione/bassa dispersione, comportando un inevitabile aggravio
nei costi; da notare l'adozione di un vetro proprietario ad alta rifrazione (nD= 1,86074) che troveremo
anche in progetti più recenti e l'impiego di un altro vetro di casa a bassa dispersione per l'ultima lente, con
caratteristiche simili a quelle dello Schott FK5; lo sequenza n° 1 fu adottata per il prototipo visto alla Photokina
del 1970 (PD-Auto), poi modificato per le versioni definitive QD del 1973

 

 



Il primo prototipo vide la luce non appena fu completato il progetto dello schema ottico originale, e fu visto alla photokina
del 1970 con la denominazione PD Auto, utilizzava 15 lenti + filtro e la sua matricola era nell'ordine dei 100000.
Dopo alcune messe a punto al progetto originale si arrivò ai primi due prototipi valutativi, assemblati ad inizio del 1973; la
produzione di serie iniziò nel Giugno 1973 con la matricola 321001 e la denominazione ufficiale Nikkor QD-C Auto, dove
QD sta per quindecim, ovvero il numero delle lenti (appunto 15, considerando anche il filtro a torretta) e C ovviamente per
Coated, disponendo fin dall'origine dell'antiriflesso multiplo NIC, da poco messo a punto e - come vedremo - assolutamente
necessario; l'ottica passò alla versione "K" pre-Ai, perdendo l'ormai obsoleta denominazione "QD" ed acquisendo una nuova
presa di forza per la messa a fuoco con striscia di gomma con rilievi rettangolari anzichè "a diamante", e terminò la sua parabola
in versione Ai nel Luglio 1978; nel frattempo Mori aveva lavorato sullo schema ottico, con l'intento di equiparare la (ridotta)
luminosità massima a quella del 15mm f/3,5 Zeiss Distagon, nel frattempo entrato a regime: nacque così il Nikkor Ai 15mm f/3,5,
dotato di filtri posteriori a baionetta, e prodotto in questa configurazione dall'Agosto 1978 al Dicembre 1981, quando vedrà la
luce l'ultima versione, dotata di attacco AiS, e pigramente trascinata a catalogo fino al Dicembre 2005; come già accennato, la
produzione globale sarà di 3.395 pezzi per il 15mm f/5,6 e 10.409 pezzi per il 15mm f/3,5, numeri davvero contenuti per un
grande costruttore nipponico che rendono i due 15mm Nikkor poco comuni sul mercato dell'usato, in special modo la versione f/5,6.

 

gli schemi meccanici del prototipo Photokina 1970 a 15 lenti denominato PD e del modello QD
di produzione; le differenze dello schema ottico si rispecchiano anche nella montatura: infatti il
prototipo 1970 ha un diametro inferiore di ben 10mm  (82mm contro 92), grazie al minore
diametro della lente anteriore, e presenta palpebre paraluce frontali più corte di 3mm, differenza
che si riflette in modo analogo sulla lunghezza totale; la lente anteriore è quasi a filo del loro
sbalzo, e probabilmente nella versione di serie si decise di allungarle un po' per offrire una
maggiore protezione contro urti involontari da parte dell'utente; infine, sul prototipo del 1970
è assente la leva di blocco sulla torretta dei filtri, probabilmente aggiunta in seguito per evitare
rotazioni involontarie

 



la "blue sheet" originale del Nikkor 15mm f/5,6 in versione "K"

 

i "dati di targa" originali del Nikkor 15mm f/5,6 nella versione originale "QD-C Auto" in attacco F; notare la
distanza minima di messa a fuoco pari a 0,3m (come nel successivo 15mm f/3,5) e la scelta dei filtri presenti
nella torretta girevole interna: si tratta sostanzialmente di versioni dedicate al bianconero, annoverando un
filtro neutro (L1A) uno giallo (Y48), uno arancio (OR56) ed uno rosso (R60)

 

 

il pieghevole con le informazioni tecniche in dotazione al Nikkor 15mm f/5,6 di produzione conferma
l'adozione dello schema ottico evoluto; le lodi tessute all'efficacia dell'antiriflessi nella soppressione
del flare - col senno di poi - sono francamente fuori luogo...

 

La storia ufficiale dei 15mm Nikkor termina qui; in realtà nel 1995 un ormai anziano ed espertissimo
Yoshiyuki Shimizu, progettista di obiettivi per la Nippon Kogaku fin dall'inizio degli anni '60, calcolò
una terza versione, caratterizzata dagli identici dati di targa (15mm f/3,5) del modello corrente, ma
sfruttando tutto il consistente know-how nel frattempo accumulato dalla Casa ed imbastendo un progetto
di incredibile compattezza, al punto che la lente anteriore (con raggio interno a profilo asferico) avrebbe
avuto un diametro pari ad appena 3,5 volte la lunghezza focale: insomma, un 15mm f/3,5 con passo
filtri anteriore da 52mm, un'ipotesi praticabile dal momento che la lente anteriore presenta un raggio
di curvatura esterno quasi nullo!

Per la prima volta allego a seguire gli schemi ottici delle quattro versioni (il prototipo della Photokina 1970,
 il 15/5,6 di produzione, il 15/3,5 di produzione ed il 15/3,5 prototipo), appositamente ri-disegnati da me,
che consentiranno di valutare il percorso evolutivo intrapreso.

 


Dallo schema dell'archetipo datato 1970 si evince con maggiore chiarezza la trasposizione
diretta del primo calcolo presente nel progetto di Ikuo Mori, la versione 15,4mm non asferica,
poi affinato nel 15/5,6 prodotto a partire dal 1973 con le modifiche già discusse in precedenza:
analizzando i due modelli di produzione, si nota come Mori abbia evoluto il 15mm f/3,5 eliminando
uno dei tre menischi fortemente incurvati che nel 15mm f/5,6 sono anteposti al filtro interno e sdoppiando
l'ultima lente posteriore (realizzata nel 15/5,6 con un vetro a bassa dispersione, vD= 70,1) in un doppietto
collato, forse per correggere meglio l'aberrazione cromatica, sempre critica in grandangolari così spinti;
nel nuovo schema non rimaneva spazio per i filtri incorporati, e si è optato per specifici filtri posteriori
a baionetta, con la seguente scelta: L1BC (skylight), A2 (warm leggerissimo), B2 (cool leggerissimo) ed
OR60 (arancio). Passando al progetto non attuato del 1995 e realizzato da Shimizu, si respirano echi
variegati di ampio spettro, con reminiscenze che vanno dal Biogon di Bertele ai superwide progettati
da Walter Mandler per Leitz agli stessi fisheye-Nikkor di cui Shimizu era stato a suo tempo progettista;
si tratta di un calcolo molto avanzato, di apparente ed ingannevole semplicità, servito da un componente
asferico (la superficie interna della prima lente) ed estremamente compatto; l'insolito profilo dell'elemento
anteriore avrebbe consentito di adottare un normale filtro da 52mm, ma forse una piccola palpebra
a tulipano con tappo specifico ad inserimento sarebbe stata comunque richiesta dall'angolo di campo

 

Per questo nuovo 15mm Shimizu aveva previsto tre versioni prototipiche, due con identico schema e piccole
varianti nei vetri ottici ed una terza leggermente modificata, come evidenziato da questi schemi:

 

il primo prototipo prevede l'adozione di un moderno vetro proprietario della Nikon di classe "870400"
(indice di rifrazione nD= 1,86994, dispersione vD= 39,8), caratteristiche estreme che lo avvicinano
al famoso Schott N-LASF31-A (nD= 1,88300  vD= 40,76); in abbinamento alla lente L10 realizzata
in vetro a bassa dispersione di classe FK5 (nD= 1,48749  vD= 70,4) compone un potentissimo doppietto
acromatico; la lente anteriore è asferica, come nelle altre due versioni

 



il secondo prototipo si caratterizza solamente per minime variazioni nella scelta dei vetri ottici

 

nel terzo prototipo il doppietto L9-L10 descritto in precedenza diviene un tripletto collato (L91-L9-L10), e l'ultimo
dei suoi elementi è realizzato con un vetro a dispersione superiore rispetto al doppietto precedente (65,8 anzichè 70,4);
a causa di questa modifica il numero delle lenti passa da 11 a 12

 

in questi schemi inediti ho raggruppato lo stato di correzione delle principali aberrazioni collegate
ai tre prototipi appena illustrati, con i valori in posizione di in finito e rapporto di riproduzione 1:15;
come si può notare la correzione della distorsione su infinito sarebbe stata egregia, specialmente
nel prototipo preferenziale (il n° 1). dove il valore massimo si attesta a meno dell'1,5%, un risultato
eccezionale per un 15mm retrofocus da 110° di campo; le minime fluttuazioni di astigmatismo ed aberrazione
sferica confermano l'ottima efficacia del sistema flottante previsto all'origine: soltanto la distorsione
aumenta leggermente, come solitamente avviene nei grandangolari retrofocali

 

I Nikkor 15mm f/5,6 e 15mm f/3,5 di produzione vantano una costruzione professionale che non  lascia
adito a critiche; l'unica obiezione che l'esperienza mi suggerisce è legata allo specifico tappo anteriore in
alluminio anodizzato che entrambi i modelli condividono e che è definito K90 (dove 90 sono i mm di
diametro...): questa copertura deve scivolare a pressione contro le palpebre del paraluce metallico
solidale alla montatura, ed entra così stretto che nelle operazioni di montaggio e smontaggio è facile
scorticare lo smalto all'apice del paraluce, scoprendo l'alluminio sottostante, ed anche la finitura
anodizzata del tappo stesso (peraltro a suo tempo costosissimo) è poco resistente; ho realizzato alcune
immagini molto eloquenti dove ho abbinato i due modelli, utilizzando il mio 15/3,5 personale ed un
15/5,6 serie "K" messomi a disposizione per l'occasione dai cari amici di Foto Dozzese Collection.

 

i due fratelloni da 15mm fanno ancora la loro maschia figura; il 15mm f/5,6 è più corto ed apparentemente
più tozzo del 15mm f/3,5 (in realtà il diametro anteriore è identico), e presenta la gommatura di messa a
fuoco sullo strombo anteriore, mentre il successivo modello - essendo più allungato - può adottare una
ghiera gommata più piccola e comoda, in posizione tradizionale; la levetta metallica presente sul 15mm f/5,6
sotto la scritta Nikkor consente di sbloccare la sottile ghiera sottostante che comanda la rotazione dei filtri interni;
il modello 15mm f/5,6 serie "K" è stato modificato Ai per molatura della ghiera originale (esisteva anche il kit Ai
che prevedeva la sostituzione dell'intera ghiera)

 

da questa vista appare evidente l'azione aggressiva del tappo metallico K90 sui bordi
anodizzati delle palpebre paraluce

 

le impressionanti lenti frontali, molto incurvate e di diametro analogo; nonostante siano servite da
un sofisticatissimo antiriflessi e da palpebre paraluce incorporate il flare resta uno degli storici problemi
nei 15mm Nikkor di qualsiasi generazione

 

i due 15mm, montati su compatti corpi macchina di fine anni '70, evidenziano dimensioni
importanti ma non esagerate, consentendo un utilizzo tutto sommato agevole

 


dal punto di vista dell'utente si nota come il 15mm f/5,6 sia più compatto ma meno
pratico da utilizzare a causa della ghiera di messa a fuoco di diametro eccessivo
e collocata in una posizione innaturale

 


"foto segnaletiche" affiancate dei due campioni evidenziano la difficoltà
nel passare inosservati operando con simili obiettivi....

 


il dettaglio con i dati di targa dei due obiettivi, riportati sulla palpebra paraluce superiore

 

Completata la descrizione di questi affascinanti obiettivi, e fatta nostra l'ovvia considerazione che con la versione
f/5,6 l'impiego a mano libera diviene ben più difficile rispetto al più luminoso e recente f/3,5, passiamo oltre, cercando
di valutare nel concreto come si comportano questi campioni, penalizzati sulla carta da dati di targa molto arditi e da
una progettazione datata, che sfigura al cospetto dei moderni calcoli (più che altro zoom), infarciti di lenti asferiche e
di vetri modernissimi, con schemi ottici affinati da software molto evoluti.

 

 

AREA  TEST

 

 

CRITERIO  DELLA  PROVA


In questo caso ho dovuto eseguire prove spartane, dal momento che già nel 1992 ho ceduto il mio 15mm f/5,6 e disponevo
solamente del 15mm f/3,5; mi sono recato dagli amici di Foto Dozzese Collection - che  possedevano il 15mm f/5,6
riprodotto nelle immagini - ed ho potuto effettuare le fotografie sopra riportate direttamente nel loro negozio; per quanto
riguarda gli scatti test, dovendo rimanere il loco, ho scelto giocoforza gli esterni dell'esercizio commerciale, tuttavia
l'edificio era idoneo a valutare eventuali differenze nella resa; ringrazio di cuore Stefano e Giuseppe per avermi consentito
tutto questo a puro titolo di amicizia. Ho montato i due 15mm Nikkor sulla consueta Canon EOS 5D con sensore a
formato pieno 24x36mm e file da 12,8 mpx, pari ad un file da 4.368x2.912 pixel, scattando in RAW .CR2 con le
consuete precauzioni: cavalletto roccioso, sollevamento preventivo dello specchio seguito da autoscatto, comando a
distanza Canon RS-80N3; gli obiettivi sono stati applicati con l'anello adattatore Nikon - Canon EOS, e nella fattispecie
devo annotare che il 15mm f/5,6 presenta una palpebra posteriore (posta a protezione dell'ultima lente) così sporgente
che all'atto del montaggio va a strisciare contro il castelletto plastico che nella EOS 5D è posto sotto lo specchio reflex e
sostiene la contattiera di interfaccia agli obiettivi EF; questa operazione ha leggermente rigato la plastica di quel particolare,
e sconsiglio un adattamento analogo nell'impiego frequente; nessun problema invece con 15mm f/3,5 AiS. Naturalmente
ho operato in manuale, impostando coppie tempo/diaframma omologhe sui due obiettivi ed equivalenti sui vari diaframmi
utilizzati; in questo caso ho lasciato nei files lo sharpening di default della EOS 5D: infatti - come sarà evidenziato dalle
immagini - la resa di questo specifico 15/5,6 è abbastanza carente, al punto da farmi supporre qualche forma di decentramento
nel gruppo ottico od altra anomalia, e certe zone sarebbero state illeggibili... Resta comunque valida la prova comparativa,
a parità di condizioni, fra i due 15mm, e specifico che in Adobe Photoshop non è stata apportata alcuna modifica ai
parametri del file RAW originale nè aggiunta alcuna quota supplettiva di maschera di contrasto; ovviamente il corpo
macchina è stato utilizzato alla sensibilità di base, pari a 100 ISO.


PRINCIPIO  INFORMATORE  DELLE  MIE  PROVE


Elencherò a seguire i numeri di matricola degli apparecchi utilizzati, e le immagini o le conclusioni che seguiranno vanno
considerate valide solo limitatamente a questi specifici esemplari; naturalmente è ragionevole supporre che quanto segue
sia estensibile a tutta l'analoga produzione, ma non ho l'arroganza o l'ingenuità di darlo per scontato, come avviene in molte
sedi analoghe.

Nikkor 15mm f/5,6 K = 340246
  Nikkor 15mm f/3,5 AiS = 182414

 

LOGICA  DELLA  PROVA



Ho eseguito uno scatto ad ogni valore di diaframma disponibile, partendo dalla massima apertura
fino ad f/16, ottenendo questa sequenza: Nikkor 15mm f/3,5 = 3,5 - 5,6 - 8 - 11 - 16; Nikkor
15mm f/5,6 = 5,6 - 8 - 11 - 16

 

LOGICA  DELLE  IMMAGINI  RIPORTATE

Ho scelto nell'inquadratura quattro zone campione, denominate A, B, C e D, che verranno visualizzate al 100% del file e che 
permettono un monitoraggio in varie zone del campo fino ai bordi; gli obiettivi saranno messi a confronto a parità di apertura
e dal momento che l'apertura f/3,5 è appannaggio esclusivo del 15/3,5 essa verrà visualizzata singolarmente; ho anche realizzato
due fotogrammi ad immagine intera ottenuti con entrambi gli obiettivi ad f/11 e col contrasto accentuato per visualizzare il
flare ed il colore laterale prodotto dalle ottiche; tre schermate analoghe porranno in evidenza la vignettatura del 15/5,6 ad f/5,6
e del 15/3,5 ad f/3,5 ed f/5,6, per verificarlo col 15/5,6 anche a parità di apertura; infine, ho creato una animazione che
visualizza in sequenza l'attenuazione della vignettatura nel 15/3,5 passando da f/3,5 ad f/5,6, f/8 ed f/11.

 

 

FLARE

 


I "veterani" del 15mm Nikkor sanno bene che il suo limite pratico più evidente è costituito da un'eccezionale
vulnerabilità al flare: entrambi gli obiettivi producono con estrema facilità ampie zone caratterizzate da evidente
flare e colore laterale blu-violetto; negli esempi allegati il sole, peraltro velato da nuvole, era posto ad ore 7
rispetto al corpo macchina, praticamente alle spalle, ma è stata sufficiente la luce indiretta intercettata dal cielo
per creare gli aloni facilmente visibili nelle immagini, nelle quali il difetto è leggermente più evidente per il 15/3,5.

Ricordo una vecchia intervista nel corso della quale un affermato fotografo di National Geographic descriveva
le difficoltà incontrate on location mentre scattava col 15mm Nikkor: nonostante degli assistenti stessero schermando
l'obiettivo con pannelli supplementari, il flare restava, salvo poi scoprire che era generato dai riflessi di una pozzanghera,
ampiamente fuori campo e quindi trascurata dalla troupe... Nell'uso pratico questa caratteristica-difetto è davvero
limitante, e dista anni luce dalla sostanziale resistenza esibita da obiettivi recenti come il Nikkor AF-S 17-35/2,8, il
Canon EF 17-40/4 L e (entro centri limiti angolari rispetto al sole) il Sigma EX 12-24/4,5-5,6

Incidentalmente, la correzione della distorsione è eccellente per entrambi gli obiettivi (come ben palesato dalle immagini),
marcatamente superiore a quella a cui ci hanno abituato i moderni zoom super-grandangolari.

 


VIGNETTATURA

 

                                                                                                                     

 

La vignettatura, ovvia e prevedibile in grandangolari così spinti, è forse accentuata dal sensore digitale 24x36mm, che
intercetta un fascio non certamente telecentrico; alla massima apertura i valori sono simili, e questo depone a favore
del 15mm f/3,5, dal momento che all'identico valore di f/5,6 (come evidenziato dalla terza immagine) l'obiettivo più
recente vignetta percettibilmente meno rispetto al predecessore; ritengo interessanti queste prove nel corso delle quali
vecchi obiettivi non telecentrici e non previsti per il digitale vengono accoppiati ai moderni sensori full-frame, dal momento
che evidenziano i limiti legati all'abbinamento dei corpi macchina più recenti (ed in linea con i trend futuri) con parco
ottiche presesistente, sovente arricchito da pezzi pregiati e molto costosi e che è logico cercare di "riciclare" in uso; per
chiarire come si riduca e si distribuisca la vignettatura di obiettivi così datati ed estremi sul sensore 24x36, ho realizzato questa
animazione, nella quale vengono visualizzati in rapida successione i fotogrammi ottenuti col 15/3,5 passando da f/3,5 ad f/11


 

Dall'animazione si evince che la vignettatura si attenua fino a valori negligibili col progredire
della diaframmazione, e parrebbe confermare che il valore a piena apertura dipende più
dalla vignettatura intrinseca dell'obiettivo che dal contributo del sensore 24x36mm

 

TEST

 


f/3,5

Nikkor 15mm f/3,5 @ f/3,5

ad f/3,5 il 15mm f/3,5 presenta un certo velo generalizzato ma il potere risolutivo è mediamente
accettabile anche ai bordi, evidenziando uno stato di correzione apprezzabile; naturalmente questa e
tutte le immagini a seguire beneficiano della maschera di contrasto (su valore medio) del corpo EOS 5D

 

 

f/5,6

Nikkor 15mm f/3,5 @ f/5,6

Nikkor 15mm f/5,6 @ f/5,6

ad f/5,6 la resa del 15/5,6 è scadente nelle zone centrali e progredisce ai bordi, restando molto indietro
rispetto a 15mm f/3,5, che presenta in tutte le zone una resa superiore, in modo marcato nelle zone A e B;
dal momento che la messa a fuoco era corretta - e ricordando il mio 15/5,6 che mi era parso all'altezza
del successivo - devo sospettare qualche anomalia di centraggio in questo specifico esemplare. Notare il
comportamento astigmatico nella zona D del 15/3,5 rispetto all'analoga porzione del 15/5,6 (leggibilità
dei fili che terminano nell'angolo in alto a destra)

 

f/8

Nikkor 15mm f/3,5 @ f/8

Nikkor 15mm f/5,6 @ f/8

ad f/8 il 15/3,5 migliora ulteriormente e la sua resa, anche se lontana da quella di obiettivi convenzionali
ben più "facili", è ormai soddisfacente e consente immagini di buona qualità, mentre il 15/5,6 è un po'
meno fuzzy ma resta il mistero di una evidente modulazione negativa al centro che si risolve parzialmente
solo ai bordi (zona D), dove la leggibilità sulla calotta sagittale (parallela alla diagonale) resta migliore
di quella del 15/3,5, che presenta comunque una risoluzione nettamente superiore anche in questa
porzione (come evidenziato dalla rete metallica a destra); leggeri fringings per entrambi, non preoccupanti
e più o meno equivalenti

UN ANEDDOTO SUL 15/3,5

Molti anni fa entrai nel piccolissimo mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, un capolavoro interamente
rivestito di mosaici, con una Nikon F2 dotata di pozzetto e 15mm f/3,5; all'interno è molto buio e non
vengono tenute accese delle luci per non danneggiare i pigmenti; per buona misura è vietato l'uso del flash e
del cavalletto!  Nel mausoleo sono presenti due sarcofaghi e per impedire che persone incivili deponessero
rifiuti nei transetti laterali erano stati posti dei leggii da spartito (SIC) metallici a fianco dei sarcofaghi;
sfruttando il pozzetto, appoggiai la F2 col Nikkor 15/3,5 su un leggio, ottenendo un'inquadratura a
45° verso l'altro dei mosaici, stimai una posa di 40" f/8 ed eseguii qualche scatto in posa T, aggiungendone
uno con l'apparecchio appoggiato a terra e rivolto assialmente verso il soffitto; le diapositive risultarono
di ottima qualità, l'esposizione stimata era corretta ed ottenni dei Cibachrome 30x45cm davvero belli,
se non fosse per il colore laterale blu-viola causato dalla luce proveniente dalla porta d'ingresso..

 

 

f/11

Nikkor 15mm f/3,5 @ f/11

Nikkor 15mm f/5,6 @ f/11


ad f/11 il 15/3,5 migliora ancora su tutto il campo, specialmente nella zona ai bordi (D), anche se
le zone centrali cominciano già a mostrare un pelo di diffrazione; direi che si tratta dell'apertura
ottimale. Il 15/5,6 migliora leggermente ma resta comunque su valori inferiori a quelli del 15/3,5
a tutta apertura, ed in effetti al differenza di resa è notevole

 

 

f/16

Nikkor 15mm f/3,5 @ f/16


La chiusura f/16 è assai penalizzante per diffrazione, vista il diametro molto ridotto
dell'apertura corrispondente su focali così corte, ma il 15/3,5 - pur perdendo qualcosa
nella risoluzione massima, specie al centro - consente ancora una resa decorosa fino ai
bordi, permettendo di sfruttare anche questa chiusura per stupefacenti effetti di tutto
a fuoco con una qualità ancora sfruttabile, mentre il 15/5,6 continua a migliorare su
tutto il campo, ma raggiungendo una qualità solo discreta, senza considerare l'oggettiva
difficoltà ad utilizzare un obiettivo ad f/16 senza cavalletto...

 

SO  WHAT?


E' ovvio che con obiettivi come questi occorre contestualizzare, trattandosi di calcoli molto arditi e riferiti
a momenti storici in cui i mezzi disponibili erano molto più limitati, con l'impossibilità di utilizzare lenti asferiche
su vasta scala e l'assenza dei soft di calcolo attuali; nonostante ciò il 15/3,5 si comporta piuttosto bene fino
ai bordi, ed anche le diapositive che impressionai con questo pezzo pregiato sono sature e piacevoli, pur
restando la limitazione legata al flare (che vincola molto la libertà d'inquadratura) ed alla vignettatura a piena
apertura; davvero encomiabile, infine, la correzione della distorsione, un bonus impagabile nel settore d'uso
preferenziale (almeno fino all'arrivo dei software che la correggono in digitale...); il 15mm f/5,6 è apparso
più deludente del previsto (forse si tratta di un esemplare con difetti di centratura), e reagisce in modo
discreto solo alle massime chiusure, un limite oggettivo alla libertà di presa a mano libera, già compromessa
in partenza dalla modesta apertura relativa; valgono anche in questo caso le ottime referenze riguardo alla
distorsione mentre il flare e la vignettatura restano un problema; i moderni zoom super-grandangolari
presentano aberrazioni residue ai bordi molto più marcate rispetto al Nikkor 15/3,5 ed una distorsione
neanche paragonabile, ma hanno una resa molto satura, un'ottima tenuta al flare ed una vignettatura
contenuta, fattori che al primo impatto sembrano pagare di più, anche se a ben vedere la correzione
fine del 15/3,5 resta ancora eccezionale, a maggior ragione considerando l'anzianità di progetto: chapeau!

 

MARCOMETRO (anzi, MARCALIBRO...)





OBIETTIVI  CORAGGIOSI  NATI  TROPPO  PRESTO  MA  FIGLI
DI  UN ESTRO  GENIALE  CHE  HA PERMESSO  MIRACOLI:  IL 15/3,5
E'  ANCORA  UN  OTTIMO  OBIETTIVO  (MANNAGGIA  QUEL  FLARE!)
MENTRE  IL 15/5,6  UTILIZZATO  E'  MARCATAMENTE  INFERIORE
ALL'ESEMPLARE  CHE  HO POSSEDUTO,  E  FORSE  MERITEREBBE
UN  CHECK-UP;  CONSIDERATA  L'ANAGRAFE  SONO  COMUNQUE
PEZZI  DI  BRAVURA  CHE  CONFERMANO  LA  GRANDE  COMPETENZA
NIPPON  KOGAKU  NELL'OTTICA  E  CHE  TESTIMONIANO "IL  SORPASSO"
NEI  CONFRONTI  DEGLI  ANTICHI  MAESTRI  TEDESCHI....

 



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