ZEISS f/0,75 PER LITOGRAFIA IN LUCE UV A 193nm:
UN NUOVO CAPOLAVORO DI KARL-HEINZ SCHUSTER
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Restando in tema di fotografia in luce
ultravioletta, non dobbiamo dimenticare che la serie degli
obiettivi fotografici non esaurisce affatto l'inventario della produzione: al
contrario, i sistemi ottici
previsti per impieghi scientifici, industriali e militari rappresentano sovente
il gotha, la crema, il
non plus ultra del settore, presentando articoli totalmente sconosciuti al
grande pubblico nei quali
è stata profusa ogni applicazione della tecnologia più avanzata: in pratica,
sono il vero stato
dell'arte nel settore, sfiorando picchi di inaudita vertigine senza troppi
vincoli legati al costo o
alle proiezioni di vendita; l'incredibile obiettivo che sto per descrivere
incarna bene il senso di
tutto questo e permette ad un tempo di parametrare nuovi, sperticati limiti e di
chiamare nuovamente
in causa un grande personaggio le cui gesta sono già state giustamente lodate
in questa sede: il
dottor Karl-Heiz Schuster della Zeiss, il padre dei favolosi Distagon 2,8/21,
PC-Apodistagon
3,5/25 e di molti altri gioielli meno noti ma altrettanto eccezionali.
Preso atto di avere per le mani un
autentico fenomeno dotato di genialità cristallina, alla Carl
Zeiss SMT di Oberkochen pensarono bene di assegnarlo alla divisione obiettivi
per microcircuiti,
settore che non conosce crisi grazie alla costante domanda delle aziende
specializzate in micro-
elettronica e che d'altro canto rappresenta il fior fiore della progettazione
ottica, il settore più
specializzato dove le esigenze sono davvero estreme; Karl Heinz Schiester si
ambientò bene
ed affrontò il nuovo cimento col consueto puntiglio e l'anelito alla perfezione
ben noto; un frutto
maturo del nuovo indirizzo è ben rappresentato dall'obiettivo in oggetto,
progettato da Schuster
nel 2002 e destinato alla litografia ad altissima risoluzione in luce UV a banda
molto corta, addirittura
193nm; le esigenze del settore, sovente mirate alla realizzazione di maschere
per microcircuiti
con migliaia di piste al millimetro, richiedono una risoluzione estremamente
elevata, coincidente
con i limiti teorici di diffrazione; siccome quest'ultima in un obiettivo
teoricamente perfetto aumenta
col diminuire dell'apertura, la prima sfida è stata ricavare un'apertura
relativa il più possibile
elevata; tuttavia le richieste sempre più stringenti dell'industria hanno fatto
emergere un'altro
fattore limitante, cioè la lunghezza d'onda della luce impiegata: appare ovvio
che un obiettivo non
possa risolvere dettagli inferiori ad un singolo sinusoide relativo alla
maggiore lunghezza d'onda
presente nella luce, quindi un secondo step è stato rappresentato dalla corsa
verso la
porzione bassa dello spettro, arrivando a lavorare ai limiti degli UV o
addirittura dentro di
essi: infatti la brevissima lunghezza d'onda dello spettro ultravioletto
consente di ottenere una
risoluzione ancora superiore (e nell'ordine di migliaia di linee/mm); la corsa
sfrenata all'impossibile
si scontrò ben presto con la capacità del vetro e dell'aria stessa di
trasmettere la luce UV: infatti,
come già discusso, al di sotto di una certa lunghezza d'onda entrambi divengono
incapaci di
trasmetterla, richiedendo soluzioni alternative..
Karl-Heinz Schuster era stato da me definito "sacerdote della
perfezione", un'espressione certo
reboante che poteva apparire un po' iperbolica, tuttavia l'analisi di questo
progetto non può che
confermare questo lapidario giudizio: quest'ottica calcolata per la Zeiss,
infatti, prevede ben
TRENTUNO lenti, VENTINOVE delle quali realizzate in QUARZO e DUE in FUORITE; non
bastasse,
gli spazi d'aria fra le lenti sono riempiti con ELIO, materiale con rifrazione
simile all'aria ma
permeabile agli UV ad onda corta; per buona misura, la luminosità massima
dell'ottica è di
ben f/0,75 (SIC, zerovirgolasettantacinque) e la superficie posteriore della
decima lente è
ASFERICA, ricavata su una superficie di quarzo, materiale più duro dell'acciaio
e molto
più difficile da lavorare rispetto al vetro ottico convenzionale; se non
bastasse, le dimensioni:
dal vertice della prima a quello dell'ultima lente passano ben 941,4979mm
(NOVANTAQUATTRO
CENTIMETRI) ed il dimetro della 23^ lente è circa 220 MILLIMETRI per uno
spessore di
39,7mm, e stiamo parlando di elementi completamente in quarzo e fluorite, con
l'esclusione
tassativa del vetro ottico; credo che questi dati di targa siano un biglietto da
visita sufficiente
per comprendere l'assoluta eccezionalità di questo progetto fuori quota;
vediamo in
anteprima assoluta il suo schema, che ho rielaborato graficamente per una più
immediata
valutazione:
radiografia di un mostro: non ci sono parole.
Credo che qualunque appassionato di fotografia ed ottica che ben conosce gli
schemi
dei più complessi obiettivi tradizionali resti allibito davanti ad un simile
tour del force;
personalmente sono rimasto a bocca aperta! Questo mostro da 1 metro di lunghezza
con chilogrammi di lenti in quarzo occupa interamente per quasi un mese
lavorativo un
apposito team di lavorazione nella divisione microcircuiti, un lavoro complesso
ed altamente
specializzato che porta ad un costo finale ignoto ma comunque nell'ordine delle
centinaia
di migliaia di euro, sborsati di buon grado dai clienti che con un simile
gioiello possono
produrre milioni di pezzi molto richiesti sul mercato; nel sinuoso andamento
ripetitivo dei
vari sottogruppi si intravede un principio tecnico di Schuster, che ama
realizzare obiettivi
con molte lenti e distribuire progressivamente la correzione delle varie
aberrazioni lungo il
percorso ottico, senza picchi di forze; esiste anche una variante di progetto
dove la lente
11 è realizzata in quarzo ma questa opzione con due lenti in fluorite consente
una correzione
dell'aberrazione cromatica laterale superiore del 30%; la coniugata anteriore è
posta a
14,5311mm dalla prima lente e l'obiettivo proietta un campo di 28,04mm di
diametro ad
una distanza di 12mm dall'ultima lente; la risoluzione non è nota, ma con
un'apertura
diffraction-limited di f/0,75 ed una lunghezza d'onda di lavoro nell'UV ad onda
corta di
193nm (i limiti di progetto sono esattamente 193,304-193,804nm) si parla di
alcune
migliaia di linee al millimetro; la criticità estrema del progetto è palesata
dai rigidi limiti
nelle coniugate e quindi nel rapporto di riproduzione e dalla ristrettissima
banda ammessa
nella sorgente di luce, con una tolleranza di appena 0,5nm...Esiste anche una
opzione
(simile dal punto di vista ottico) prevista per UV ad onda lunga a 351nm, alla
soglia della
permeabilità del vetro; infatti è interamente realizzato in Schott FK5 con
spazi regolarmente
riempiti d'aria, mantenendo la superficie asferica nella lente n° 10 ed una
luminosità
addirittura superiore, pari ad f/0,7.
Un principio informatore di questa realizzazione nei confronti degli obiettivi
analoghi è rappresentato
dalla riduzione al minimo possibile della fluorite a vantaggio del quarzo, più
facilmente
reperibile sul mercato, sia pure con un'ottimale correzione dell'aberrazione
cromatica, ridotta
ad un errore trasversale massimo di 0,82nm e longitudinale massimo di 57,5nm; il
fattore di
riduzione ottimale per questo calcolo ottico è di 1:4.
I parametri di progetto dell'incredibile f/0,75 UV di Schuster; notare che
l'unica spaziatura
ad aria (definita L710) è quella fra il vertice esterno dell'ultima lente ed il
materiale sensibile;
tutte le altre sono riempite d'elio, permeabile agli UV ad onda corta
Dopo questo viaggio in un mondo alieno si scende dalla navetta un po' stralunati
e con
la coscienza di avere intravisto limiti inconcepibili per l'ottica, nuovi
universi inaspettati; dal
mio punto di vista questo gioiello, elemento fattivo nella catena cinematica
della microelettronica,
alla base del benessere quotidiano nella società moderna, in quanto tale va
considerato al
di là delle mere connotazioni tecniche ma apprezzato come veicolo di progresso
reale, così
come il suo geniale ideatore è così intimo col cuore della perfezione da
meritare la massima
stima ed un riconoscente ringraziamento da parte di tutti noi.
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