SPECIALE SCHNEIDER
KREUZNACH:
I SEGRETI DEGLI ZOOM VARIOGON 45-100/2,8,
VARIOGON 80-240/4, VARIOGON 70-140/4,5 PER MEDIO
FORMATO, DEL RARO XENON 50/1,4 PER ROLLEI
SL35
E DEL DECENTRABILE PA CURTAGON 35/4.
ABSTRACT
Today Schneider Kreuznach under the magnifier: the optical
secrets of two zoom lenses
of the sixties (Variogon 45-100mm f/2,8 and Variogon 80-240mm f/4), of a
zoom lens
for 6x4,5cm medium format cameras (Variogon 70-140mm f/4,5), of the extremetely
rare
Xenon 50mm f/1,4 standard lens for Rolleiflex SL35 and of the first lens with
shift device
available as "spare lens" for several cameras, the PA Curtagon 35mm
f/4, projected by
Walter Woeltche before turning from Schneider to Zeiss Oberkochen.
03/10/2009
Mi rendo conto, dopo vari anni di metodico lavoro, di non aver
mai accennato alla produzione
della Schneider di Bad Kreuznach, azienda ottica tedesca di antiche origini e
nobile blasone, i
cui prodotti per qualità ottica e meccanica nonchè per tecnologia applicata
non hanno nulla da
invidiare a quelli dello storico rivale Zeiss; la Schneider ha realizzato
obiettivi destinati ai campi
più disparati della fotografia, delle scienze, della ricerca, zoom per il
cinema, ottiche per riprese
TV e sorveglianza, obiettivi per ingrandimento, arrivando anche a portare i suoi
prodotti nello spazio;
molti di noi hanno iniziato la loro carriera di stampatori in erba proiettando i
negativi con un
Componon o Componar, e se nell'immaginario collettivo il trono del produttore
tedesco per eccellenza
è stato occupato dalla Zeiss, ciò è dovuto unicamente alla maggiore concentrazione
di quest'ultimo
sullo specifico settore della fotografia convenzionale, anche se Schneider è
stato fornitore
d'eccellenza di molti marchi storici, da Franke & Heidecke ad Hasselblad, da
Robot a Graflex,
da Kodak a Linhof...
Per rendere giustizia alla Casa descriverò i segreti tecnici
di alcuni degli obiettivi fotografici
Schneider più significativi ed interessanti, rivelando dati mai divulgati prima
e frutto di una
notevole ricerca; specificamente, parlerò di due dei primi zoom fotografici
professionali lanciati
sul mercato (i Variogon 45-100mm f/2,8 e Tele-Variogon 80-240mm f/4), di uno dei
rarissimi
zoom per fotocamere di medio formato (il Variogon 70-140mm f/4,5),
dell'altrettanto raro
Xenon 50mm f/1,4 progettato come ottica normale per Rolleiflex SL35 (e poi
soppiantato
dall'equivalente Zeiss Planar, lasciandoci solamente pochissimi esemplari
prodotti), ed infine
descriverò i dettagli del primo obiettivo decentrabile messo sul mercato in
attacco "universale",
il PA Curtagon 35mm f/4, illustrando anche la speciale versione dedicata a
Contarex.
Cominciamo.
La Schneider Kreuznach, non producendo direttamente apparecchi fotografici nè
possedendo
quote azionarie particolari in aziende del settore, si è sempre comportata come
un costruttore
di obiettivi universali ante litteram, anche se la loro qualità ottica e
meccanica è sempre stata
così elevata da indicare le ottiche Schneider come prima scelta d'elìte
anzichè come ripiego
a costo vantaggioso; grazie all'indubbia perizia di grandi progettisti come Werner Wagner e
Karl Heinrich Macher (cresciuto professionalmente all'ombra dell'immenso Guenter
Klemt),
la Schneider divenne ben presto un celebre produttore di ottiche zoom per il
cinema, rivaleggiando
con nomi come Angenieux e Som Berthiot; il travaso tecnologico nel settore
fotografico fu
un corollario automatico, e nella prima metà degli anni '60 l'azienda sfornò
due Variogon per
il formato 24x36mm caratterizzati da elevata qualità e caratteristiche
geometriche molto
avanzate per l'epoca: il 45-100mm f/2,8 e l'80-240mm f/4.
Uno schema con sezione del Variogon 45-100mm f/2,8 che
evidenzia l'inconfondibile
finitura "zebrata" nera con sbalzi in alluminio lucido; è facilmente intuibile
l'alto grado di
sofisticazione ottica e meccanica di quest'obiettivo.
(credits: drawing Schneider Kreuznach)
Il Variogon 45-100mm f/2,8 fu calcolato da Werner Wagner fra
il 1964 e la prima metà del 1965,
adottando in questa configurazione "corta" l'ardita luminosità f/2,8
ormai "imposta" dal primo
zoom fotografico della categoria, il celebre Voigtlaender Zoomar 36-82mm; va
notato che nel
progetto originale la coppia di lenti L5 - L6 risulta unita in un doppietto
collato con un raggio di
curvatura in comune, mentre nell'esemplare definitivo tale coppia di lenti è
spaziata ad aria, una
rifinitura in corsa della quale non resta documentazione disponibile.
Il complesso schema ottico del Variogon 45-100mm f/2,8
utilizza 14 lenti in 11 gruppi
e si avvale di due moderni vetri Krown al Lantanio LAK8 in posizione L5 ed L8;
non
ho inserito i parametri relativi a raggi di curvatura, spessori sull'asse e
spaziature fisse
o variabili dal momento che i dati di cui dispongo sono relativi al progetto
originale, poi
leggermente modificato per la produzione.
Quest'ottica con esordio lievemente grandangolare (e quindi,
negli anni '60, progettualmente
più complessa di uno zoom a copertura esclusivamente tele) fu preceduta da un
Tele-Variogon
80-240mm f/4, con il quale costituiva un'accoppiata ideale per fotografi
raffinati e molto abbienti.
Il Tele-Variogon 80-240mm f/4 venne calcolato circa tre anni e
mezzo prima
della versione 45-100mm f/2,8 ed era un obiettivo non esageratamente ingombrante
ma massiccio e pesante (diametro filtri da 82mm e peso superiore ad 1,6kg), per
cui venne spesso abbinato ad un'impugnatura a pistola con scatto flessibile per
facilitarne il brandeggio; entrambi i modelli sono basati su un comando zoom a
ghiera rotante e dispongono di un attacco girevole per cavalletto; la montatura
meccanica è, anche in questo caso, all'altezza del nome, e basta notare i
diciotto (!) light-baffles che proteggono il modulo di lenti posteriore da
riflessi
interni parassiti per capire di che pasta erano fatti questi zoom Schneider...
(credits: drawing Schneider Kreuznach)
Questa inedita tabella riporta tutti i parametri di progetto
del Tele-Variogon 80-240mm f/4;
i movimenti erano ancora piuttosto semplificati: la variazione di focale era
delegata al flottaggio
asincrono dei due doppietti G2 e G3, mentre la messa a fuoco era gestita da un
elicoide filettato
che avanzava o arretrava leggermente il modulo anteriore G1. Per controllare
l'aberrazione cromatica
con focali abbastanza lunghe, il progettista Karl Heinrich Macher adotto due
vetri a dispersione ridotta
in posizione L2 ed L5 (senza contare i vetri L1 ed L9, che hanno un numero di
Abbe di classe"BK7",
ovvero una dispersione ridotta pur non essendo ED, e contribuiscono anch'essi
alla correzione in questo
settore); pur scontando una progettazione retrodatata al 1961-62, quest'obiettivo
non si fa mancare
anche alcuni moderni vetri ad alta rifrazione/bassa dispersione come il Krown al
Lantanio in posizione
L6 o il Flint al Lantanio LAF35 in posizione L13.
Questo convincente zoom tele della Schneider costituì un precedente col quale
tutti gli altri costruttori
dovettero in qualche modo misurarsi e molti di loro presero ispirazione da
questo archetipo; ad esempio,
il celeberrimo zoom-Nikkor Auto 80-200mm f/4,5 calcolato da Nakamura nel 1969
utilizza un relay
lens posteriore che deve molto al progetto di Macher, come evidenziato dalle
seguenti sezioni.
Le equivalenti sezioni evidenziate dalla grafica mostrano le
analogie fra il Tele-Variogon
e lo zoom Nikon calcolato circa otto anni dopo.
Questa tabella è stata ricavata dalla brochure degli
obiettivi Schneider per Kodak Retina reflex
e riporta i principali dati relativi ai due Variogon; la messa a fuoco minima
arriva rispettivamente
ad 1,2m ed 1,8m, il passo filtri è da 67mm ed 82mm, la lunghezza pari a 105mm e
196mm
mentre il peso si assesta su 720g per il 45-100mm f/2,8 e 1.635g per l'80-240mm
f/4; è
interessante notare che la tabella riporta anche la capacità di assorbimento
percentile della
banda ultravioletta, minore negli obiettivi più semplici con poche lenti ed
ovviamente maggiore
in obiettivi complessi come i Vario-Sonnar; curiosamente, il 45-100mm f/2,8
riesce ad assorbire
il 90% degli UV mentre l'80-240mm f/4 (pur disponendo sempre di 14 lenti) ne
trattiene solamente
l'85%; posso ipotizzare che la differenza sia dovuta alla presenza nel
Tele-Veriogon di due vetri a
dispersione ridotta a base di fluoruri e fluoro-fosfati, un tipo di vetro
caratterizzato da una eccezionale
trasparenza agli ultravioletti; infine, le lunghezze focali effettive sono
47,7-97mm ed 81,7-243mm: è
particolarmente disdicevole "l'arrotondamento" da 45mm a quasi 48mm:
in prativa viene vanificata
qualsiasi velleità grandangolare promessa dai dati di targa!
Il Tele-Variogon 80-240mm f/4 fu un obiettivo molto più
diffuso rispetto al fratello 45-100mm f/2,8,
probabilmente perchè all'epoca la "cultura del grandangolo" era
ancora al di là da venire e l'interesse
dei fotografi per gli obiettivi accessori si concentrava sulle lunghe focali; a
riprova di ciò è possibile
reperire tuttora il tele-Variogon in una miriade di attacchi diversi, fra i
quali Exakta, Edixa, vite 42x1,
Nikon, Alpa, Contarex, Leicaflex e montatura universale "T", oltre
alle versioni cinematografiche in
attacco Arriflex e "C mount"; le versioni per Alpa, Contarex e
Leicaflex sono molto rare ed ambite
dai collezionisti.
Un altro obiettivo Schneider estremamente raro e del quale non
si conosce alcun retroscena è lo
Xenon 50mm f/1,4 realizzato in pochissimi esemplari per la Rollei SL35, una
produzione che non
decollò mai perchè nel frattempo si resero disponibili gli Zeiss Planar 50mm
f/1,4 e 50mm f/1,8,
subito preferiti dal management di Braunschweig all'equivamente
"normale" della Schneider; in
tempi recenti è stato posto in vendita un esemplare di Xenon 50mm f/1,4 per
Rollei, illustrato
dalle immagini seguenti.
Questo rarissimo Schneider Xenon 50mm f/1,4 per Rolleiflex è stato trattato da
Arsenal-photo, specialista in prototipi di obiettivi tedeschi; la natura
praticamene
prototipica è tradita anche dall'imballaggio originale, preso a prestito dalla
linea
Tele-Xenar cancellando la denominazione originale e sostituendola manualmente
con quella Xenon. Il numero di matricola appena sotto i 10 milioni inquadra
cronologicamente l'obiettivo entro e non oltre la fine del 1966, con larghissimo
anticipo rispetto alla presentazione della Rollefilex alla quale era dedicato
(lanciata
nel 1970): non ho spiegazioni logiche a questa discrasia, ed è anche possibile
che
questo lotto di numeri fosse stato tenuto da parte ed utilizzato solo in un
momento
posteriore rispetto alla cronologia canonica.
(credits: 2 pictures arsenal-photo.com, slightly remastered)
Se quest'obiettivo era conosciuto solamente agli iniziati ed
ai collezionisti del marchio Rollei,
riguardo alla sua formulazione ottica il buio è completo; lo schema che segue
illustra chiaramente
e per la prima volta la sezione del suo schema ed i relativi parametri di
progetto.
Lo Xenon 50mm f/1,4 per Rolleiflex SL35, progettato da Klaus
Elle nel 1966, è
proprio uno... Xenon di nome e di fatto: da un lato si basa effettivamente su un
doppio Gauss con menischi collati ai lati del diaframma, come sovente avviene
negli obiettivi che portano questo nome, e dall'altro la sua struttura è molto
simile
a quella dell'anziano Leitz Xenon 50mm f/1,5, realizzato su licenza Schneider,
dal
quale si differenzia concettualmente per l'aggiunta dell'ottavo menisco
anteriore,
probabilmente richiesto per ottenere l'ampio spazio retrofocale necessario al
corpo macchina reflex. L'obiettivo utilizza ben sei vetri ad alta rifrazione,
quattro
dei quali corrispondenti al tipo LAF33, un Flint al Lantanio caratterizzato da
alta rifrazione (1,78443) ma anche dispersione decisamente bassa per tale valore
rifrattivo (numero di Abbe vD= 43,9); tale vetro è stato utilizzato negli
elementi
L2 - L6 - L7 - L8, cui va aggiunto un altro Flint al Lantanio in posizione L3 ed
uno Short-Flint tipo SF6 in posizione L5. Rammento ancora che i dati riportati
in questo tipo di tabelle comprendono tutto il necessario per realizzare
l'obiettivo:
basandosi sulle caratteristiche del vetro, sui raggi di curvatura, gli spazi e
gli
spessori sull'asse sarebbe teoricamente possibile ricostruire l'ottica,
tolleranze
micrometriche permettendo...
Un obiettivo sicuramente più noto e diffuso e storicamente
altrettanto interessante
è senz'altro lo Schneider PA Curtagon, uno dei primi obiettivi per 35mm dotato
di decentramento del gruppo ottico e per molti anni l'unico ad essere
disponibile
con diversi attacchi a scelta, un'opzione poi replicata anche dal successivo e
più
moderno Schneider PC Super-Angulon 28mm f/2,8, arrivato ad affiancarlo molti
anni dopo; quest'obiettivo ha un rilevante valore storico anche perchè fu
calcolato
da Walter Woeltche durante la sua parentesi alla Schneider, una fase della sua
carriera precedente al periodo trascorso al comando del dipartimento matematico
di calcolo ottico della Zeiss di Oberkochen, prima in affiancamento e poi sul
trono
di Erhard Glatzel; una volta a Walter Woeltche, durante una conversazione
privata
che mi fu riferita in dettaglio, venne chiesto quali fossero gli obiettivi da
lui progettati
che gli avessero dato maggiore soddisfazione, lui che era stato il padre di
gioielli immortali
come il Planar 85mm f/1,2... Woeltche sorprese l'interlocutore rispondendo che
gli
obiettivi che lo avevano più gratificato erano stati in realtà il
Super-Angulon 21mm f/4
(poi prodotto per Leica reflex) e - appunto - il PA Curtagon 35mm f/4: ottiche
apparentemente semplici ma che avevano avuto un grande riscontro di vendita ed
un grande successo fra gli utilizzatori, restando a catalogo per decenni! Anche
in
questo caso Walter Woeltche, recentemente scomparso, mostrò la sua indole
pacata
e razionale...
Il PA Curtagon 35mm f/4 in montatura recente anodizzata nera
con parti
gommate, risalente agli anni '80.
(credits: picture Schneider Kreuznach)
Se osserviamo la struttura dell'obiettivo in sezione, possiamo
notare che la sua
configurazione ottica è all'incirca quella di un "28mm" cresciuto in
scala fino ad
arrivare a 35mm, con un diametro di copertura della coniugata posteriore
aumentato
di conseguenza da 43,2mm a circa 57mm: proprio questo surplus di copertura è il
segreto che gli permette di decentrare l'immagine. Questo "ingrandimento in
scala"
di un modello riferibile ad un Curgagon da 28mm (ed infatti l'angolo di campo
complessivo è di 78°) ha comportato anche un aumento dello spazio retrofocale
utile, permettendo così all'intero nocciolo ottico di decentrare nella
montatura senza
interferire con la baionetta posteriore, dal momento che l'ultima lente è più
avanzata
rispetto ad essa, trovandosi a ben 45,65mm dal piano focale.
(credits: drawing Schneider Kreuznach)
Lo schema presente nel progetto originale di Woeltche,
elaborato
nel 1964, che avrebbe portato al PA Curtagon 35mm f/4 di produzione.
La tabella con tutti i parametri di progetto mette in luce
l'utilizzo di
vetri ottici dalle caratteristiche non estreme ma scomparsi dai moderni
cataloghi (forse a causa di certi inquinanti presenti nella loro formulazione),
ed è possibile che le versioni più recenti prevedano qualche piccola variante
nei parametri geometrici necessaria per adattare lo schema a vetri più moderni
e dotati di valori rifrattivi e dispersivi leggermente differenti.
(credits: drawing Prof. Vicent Cabo)
il PA-Curtagon ha una focale effettiva di 35,2mm, un diaframma
che chiude fino ad
f/22, messa a fuoco compresa fra infinito e 0,3m, adotta comuni filtri da 49mm e
pesa 280g.
(credits: data Schneider Kreuznach)
I parametri relativi ad MTF, distorsione e vignettatura
replicano quelli
che è lecito aspettarsi in un buon medio grandangolare di vecchia scuola;
occorre considerare che, in posizione neutra con decentramento a zero,
il fotogramma 24x36mm viene coperto utilizzando solamente il 75,8% della
diagonale utile, quindi sfruttando la porzione caratterizzata da MTF più alti
che garantiscono una resa brillante e sufficientemente uniforme fino ai bordi;
i problemi subentrano quando si decentra, dal momento che viene chiamata
in causa la porzione di copertura compresa fra il 75% ed il 100%, caratterizzata
da un brusco calo della brillantezza: sono i limiti progettuali del tempo, e del
resto
in molti casi (ad esempio, inquadrando il cielo o vegetazione al limite del
campo)
il calo di resa non è palesemente avvertibile.
(credits: data Schneider Kreuznach)
E' interessante notare che, ancora negli anni '80, per il PA
Curtagon veniva fornita
una serie di ben nove attacchi differenti, alcuni dei quali riferiti a sistemi
ormai "storici"
o comunque al termine della loro vita commerciale, come Exakta, Praktica, Alpa,
Miranda o Contarex; proprio il modello Contarex merita un discorso a parte, dal
momento che esiste sia la versione "standard" fornita con baionetta
intercambiabile
che quella "dedicata", prodotta dal 1967 con montatura fissa, baionetta
anteriore B56
conforme allo standard Contarex, scritta "Contarex" sul frontale e
codice Zeiss n° 11.2430;
di questa storica versione discuteremo in seguito, mentre è curioso notare che
l'opzione
"standard" con baionetta Contarex applicata (codice Schneider 15a)
costituisce a tutti gli
effetti l'ultimo obiettivo prodotto per Contarex, dal momento che era
ancora regolarmente
a catalogo negli anni '90!
(credits: data Schneider Kreuznach)
Questo schema spiega in modo più dettagliato l'applicazione
delle baionette intercambiabili (con corretto tiraggio di battuta
già pre-calibrato) al corpo dell'obiettivo; era quindi possibile
adattare lo stesso esemplare a diversi corpi macchina. previa
sostituzione del modulo di attacco.
Come accennato, il PA Curtagon fu realizzato anche in
montatura dedicata
al sistema Zeiss Contarex, decisamente più curata rispetto al modello standard
(una procedura seguita anche da Leica per la sua Leicaflex); si tratta di un
obiettivo
del quale non sono noti i numeri di produzione ma che fu senz'altro costruito in
quantità molto ridotte, ed oggi è piuttosto raro; le foto che seguono sono
un'anteprima
del materiale che illustrerà il futuro "Contarex
system handbook" in corso di realizzazione
da parte mia e del celebre collezionista ed esperto Zeiss Dr. Pierpaolo
Cancarini Ghisetti.
il PA Curtagon dedicato al sisterma Zeiss Contarex era fornito
il campana
ed era dotato di baionetta Contarex monolitica; l'originale meccanismo del
diaframma con procedura stop down semplificò grandemente l'adattamento
dell'obiettivo ad un corpo macchina che disponeva di un rinvio molto complesso.
La montatura anteriore del PA Curtagon 35mm f/4 per Contarex
è unica, dal
momento che è dotata di baionetta per filtri con standard Contarex B56 e
riporta direttamente la specificazione "Contarex" fra i dati di targa;
l'antiriflessi
è proprietario Schneider, differente da quello utilizzato sugli altri obiettivi
Zeiss
dedicati a questo straordinario sistema; il grado di finitura è molto elevato e
rivela lo sforzo del costruttore per adeguarsi all'altissimo standard che caratterizzava
gli obiettivi originali.
Il nocciolo ottico posteriore ha un diametro opportunamente
contenuto
e, grazie anche all'abbondante spazio retrofocale, è in grado di scorrere
senza problemi all'interno della montatura; notate la matricola originale
Schneider (corrispondente a metà dell'anno 1970) posizionata nella
parte posteriore dell'obiettivo nonchè la grande sofisticazione della
celebre baionetta Contarex.
Una vista posteriore con il gruppo ottico in posizione di
riposo
ed in quella di massimo decentramento.
Il comando per il decentramento che caratterizza il PA
Curtagon
è molto originale e sfrutta la rotazione di una ghiera zebrata i cui
settori in alluminio chiaro servono anche come riferimento per
i millimetri di decentramento applicato; una delle ragioni per cui
il PA Curtagon non si è affermato in modo più massiccio risiede
nella limitata capacità di decentramento, appena 7mm, che unita
alla focale non sufficientemente corta impedisce di ottenere un
risultato soddisfacente in molte situazioni urbane con spazi utili
limitati; per contro, il PC-Nikkor 35mm f/3,5 (lanciato sul mercato
ancora prima del PA Curtagon) consentiva ben 11mm di decentramento
ed un maggior potenziale operativo; curiosamente, anche lo schema
ottico del PC-Nikkor 35mm f/3,5 si basa su quello di un "28mm"
ingrandito in scala, ed è quindi possibile che la copertura angolare
effettiva dei due obiettivi sia simile: può darsi che Nikon abbia
accettato di sfruttare al 100% il cerchio utile (chiamando però in causa
vignettatura e resa scarsa ai bordi estremi) e che Schneider si sia
limitata ad uno sfruttamento più conservativo, anche se - in effetti -
l'MTF al limite dei suoi 57mm di campo è estremamente basso e
non lascia intendere che l'ottica possa spingersi oltre...
In questa immagine è possibile valutare come l'innesto a baionetta
per il corpo macchina sia monolitico e non applicato successivamente,
quindi l'obiettivo venne effettivamente riprogettato nella montatura
appositamente per il prestigioso sistema Zeiss.
Il PA Curtagon 35mm f/4 per Contarex applicato ad una Contarex Super 2^ serie
cromata
e regolato sul massimo decentramento possibile; quest'obiettivo fu l'unica
ottica non prodotta
dalla Carl Zeiss Oberkochen ad essere catalogata ufficialmente fra gli obiettivi
Contarex;
ricordo che - nel 1995 - acquistai una splendida Contarex Super Electronic nera con
logo "Zeiss
Contarex Vertieb" (molto rara), ed il venditore disponeva anche di un
bellissimo PA Curtagon
35mm f/4 in campana, tuttavia avevo proprio esaurito il budget e dovetti
lasciarlo a malincuore
sul banco di vendita...
(ringrazio Pierpaolo Ghisetti per la disponibilità dell'obiettivo e del corpo macchina)
Un'altra produzione distintiva della Schneider Kreuznach, per
la quale divenne celebre a partire dalla fine
degli anni '70, è costituita dagli obiettivi zoom fotografici destinati agli
apparecchi di medio formato su
pellicola 120 (6x4,5cm e 6x6cm), un settore di nicchia nel quale non ha avuto
praticamente rivali fino
alle realizzazioni autarchiche di Mamiya e Pentax 6x4,5 e 6x7.
Quest'immagine ricavata dalla brochure dell'apparecchio Zenza
Bronica ETR-Si
illustra tre prestigiosi obiettivi Schneider in montatura dedicata per
apparecchi di
medio formato: il PCS Super-Angulon 55mm f/4,5 (realizzato in esecuzione per
Zenza Bronica e Rollei) e gli zoom Variogon 125-250mm f/5,6 e 70-140mm f/4,5,
destinati al formato 6x4,5cm e resi disponibili soltanto in attacco Zenza
Bronica ETR.
(credits: brochure Zenza Bronica - Rossi & C.)
In realtà i due zoom Variogon per medio formato sono stati
proposti in duplice esecuzione,
rispettivamente per formato 6x,4,5cm e 6x6cm; esistono quindi, formalmente, i
Variogon
70-140mm f/4,5 col relativo modello 75-150mm f/4,5 ed i Variogon 125-250mm f/5,6
e l'equipollente 140-280mm f/5,6; le due versioni 75-150mm e 140-280mm sono
state
realizzate in attacco Rollei (la prima) ed in montatura Rollei ed Hasselblad (la
seconda).
Un'analisi attenta degli schemi ottici e delle quote mi ha
portato tuttavia a trarre delle interessanti
conclusioni: i noccioli ottici delle due coppie di obiettivi appaiono
reciprocamente identici, come
se non si trattasse di quattro obiettivi diversi ma solamente di due... La mia
ipotesi personalissima
è che gli obiettivi siano effettivamente uguali, e che la focale ufficiale
leggermente sfalsata
(70-140 vs 75-150 e 125-250 vs 140-280) sia stata scelta a tavolino per
differenziarli, sfruttando
le tolleranze ammesse dalle normative industriali standard.
Mettendo in relazione gli schemi ottici dei Variogon 70-140mm
f/4,5 e 125-250mm f/5,6
(proposti per negativo 6x4,5cm e diagonale di 69,6mm) e dei Variogon 75-150mm
f/4,5
e 140-280mm f/5,6 (commercializzati per il formato 6x6cm con diagonale di
80,6mm), se
si osserva con attenzione ciascuna lente o gruppo composto viene corroborato il
dubbio
che le due coppie di noccioli ottici siano effettivamente identiche,
considerando anche
che gli ingombri ed il passo filtri sono coincidenti... A riprova di ciò
esistono dei Variogon
70-140mm f/4,5 per Zenza Bronica 6x4,5cm adattati in attacco Rollei 6x6cm, sulle
quali
coprono regolarmente il formato superiore, senza considerare la stessa messa a
fuoco minima
esibita dalle due coppie di zoom: 1,8 metri (0,25 in macro) per i Variogon corti
e 2,5m (0,75m
in macro) per i Variogon di focale superiore.
Gli MTF originali relativi ai Variogon 75-150mm e 140-280mm
rivelano valori decisamente
buoni, senz'altro all'altezza delle corrispondenti focali fisse per il relativo
formato, confermando
la fama lusinghiera che accompagna da anni questi obiettivi.
(credits: data Schneider Kreuznach)
Il progetto del Variogon 70-140mm f/4,5 (e, se vogliamo
prestar fede
alle mie elucubrazioni, anche quello del 75-150mm f/4,5) fu realizzato
nel 1977-78 dallo stesso Werner Wagner che 13 anni prima aveva
calcolato il Variogon 45-100mm f/2,8 testè descritto; si trattava dunque
di uno specialista in questo range di focali ormai arrivato alla maturità
tecnica.
Il Variogon 70-140mm f/4,5 di Werner Wagner tradisce la
"filosofia" progettuale
del suo realizzatore ed anche una certa parentela col precedente 45-100mm,
logicamente evoluto grazie ai progressi del settore; i flottaggi relativi alla
variazione
di focale modificano gli spazi fra gli elementi L4 ed L5, gli elementi L7 ed L8
e gli
elementi L8 ed L9. Nel suo schema a 15 elementi sono presenti tre lenti in
vetro
Krown al Lantanio tipo LAK9 (elementi L2 - L3 - L4), due Flint al Lantanio tipo
LAF3 in posizione L5 ed L6, un Krown al Lantanio tipo LAK10 in posizione
L10,
un Flint al Lantanio tipo LAF2 in posizione L9, un Fluor-Krown a bassa
dispersione
tipo FK5 in posizione L8 e tre Short-Flint ad alta rifrazione e dispersione in
posizione
L1, L7 ed L13.
Un'immagine tratta da una borchure Schneider il cui primo
piano è rappresentato da un Variogon 75-150mm f/4,5
in montatura Rollei.
Gran parte della fama di Schneider in campo fotografico
professionale deriva
senz'altro dall'ampia e diversificata gamma di ottiche per grande formato
che
ha sempre prodotto, obiettivi che assieme ai modelli del concorrente Rodenstock
di Monaco di Baviera hanno praticamente monopolizzato il mercato, relegando le
pur interessanti alternative nipponiche al ruolo di comprimarie; nell'infinita
schiera di
Schneider destinati a banchi ottici e folding (spesso scelta primaria di
costruttori del
calibro di Linhof), uno dei modelli che mi stanno più a cuore è anche uno dei
progetti
più anziani e longevi, un obiettivo che è assurto a simbolo stesso delle
ottiche per
i formati superiori: lo Schneider Angulon f/6,8.
Il mio Schneider Angulon 90mm f/6,8 personale, risalente alla
primavera
del 1963: l'estetica, la struttura ottica, la tipica resa ne fanno una vera
icona del settore, immortale.
Lo schema tipo Angulon f/6,8, un grandangolare per grandi formati da oltre 80°
sulla
diagonale, è figlio del genio di Albrecht Wilhelm Tronnier, un progettista
realmente
dotato che successivamente fu assunto da Voigtlaender, per la quale progettò
obiettivi
celeberrimi come il Nocton f/1,5 o il Color-Skopar f/3,5; lo schema Angulon fu
presentato
nell'estate del 1930, e faceva suoi i concetti di obiettivo Gauss quasi
olosimmetrico che
sarebbero poi stati ripresi nel Topogon di Richter, nel Russar di Roosinov e
nell'Hologon
di Glatzel; in questo caso l'obiettivo riesce a correggere molto bene
l'aberrazione sferica,
cromatica e l'astigmatismo adottando due elementi adiacenti al diaframma con
rifrazione
molto bassa (inferiore ad 1,49), prevedendo una progressione dell'indice di
rifrazione
nei due tripletti inversamente proporzionale a quella della dispersione ed
inserendo una
lieve asimmetria nella parte posteriore per rifinire l'aberrazione cromatica.
Lo schema dell'Angulon di Tronnier è semplice ed al contempo
geniale: espone
solamente quattro superfici aria/vetro (caratteristica indispensabile nel 1930)
ma, grazie all'opportuna scelta dei vetri utilizzati per i due tripletti
simmetrici, le
principali aberrazioni sono adeguatamente corrette e l'obiettivo fornisce
immagini
di ragguardevole contrasto e vigore, con una risoluzione piuttosto buona;
l'estetica
accattivante del tripletto in sezione suggerì di uniformare la grafica del
marchio
sfruttando esattamente questa struttura: due marchi Schneider d'epoca replicati
si
trasformano proprio in una Angulon, divenuto un autentico simbolo di tutta la
produzione della Casa di Bad Kreuznach!
Lo schema ottico del tipo Angulon (la sezione pubblicata
replica molto fedelmente
quello della focale 90mm) si basa su tre tipi di vetro, replicati specularmente
nei due tripletti collati posti ai lati del diaframma/otturatore: l'indice di
rifrazione
decresce progressivamente passando dall'esterno verso il diaframma, e
simultaneamente
si riduce anche la dispersione (numero di Abbe), ovvero si assiste ad un
compattamento
dei vari angoli sotto i quali ogni singola componente dello spettro viene
rifratta dall'elemento
vetroso rifrangente, una scelta geniale che comportò una correzione molto
soddisfacente delle
aberrazioni con un'apertura massima (f/6,8) che per un grandangolare da oltre
80° del
1930 va considerata decisamente elevata; anche la distorsione, grazie alla
struttura molto
simmetrica ed al diaframma in posizione centrale, è decisamente ridotta e
adatta anche per
riprese di soggetti geometrici.
Il vero tallone d'Achille dell'Angulon, che ne fa più un
grandangolare medio da "passeggio"
e paesaggio che da architettura, consiste nella copertura risicata del relativo
formato, una
caratteristica che riduce la possibilità di brandeggio quasi a zero ed obbliga
ad utilizzare
l'obiettivo per riprese dirette, senza decentramenti o manipolazioni della
profondità di campo;
d'altro canto è un obiettivo molto compatto, leggero e dotato di buon
contrasto, ed abbinato
ad una folding in legno costituisce un magnifico kit che autorizza a lunghe
camminate senza
l'allenamento di un body builder... L'ottica è stata prodotta nel tempo in
cinque focali, da 65 a
210mm, destinate a formati dalla lastra 6,5x9cm al 24x30cm; dopo anni di dominio
incontrastato
venne affiancato dal più prestigioso Super-Angulon nelle versioni f/5,6 ed f/8,
un obiettivo più costoso,
pesante ed ingombrante che riuscì a convivere con la serie Angulon in virtù di
un cerchio di copertura
decisamente più abbondante che lo indirizzava alle riprese architettoniche o
urbanistiche con brandeggi
in opera, settore precluso all'altra famiglia di obiettivi. Questo schema,
ricavato dalla brochure Angulon/
Super-Angulon del 1963, riporta ancora la serie completa di focali, mentre già
nel 1967 il Super-Angulon
la faceva da padrone, con ben otto focali da 53mm a 210mm, mentre gli Angulon a
catalogo erano
rimasti solo tre, ovvero le focali superiori comprese fra 120mm e 210mm; non si
conosce con precisione
il periodo esatto in cui la costruzione degli Angulon venne sospesa, ma esistono
dei modelli in otturatore
personalizzato per Graflex con matricole che indicano una produzione ad inizio
anni '70, anche se l'epoca
d'oro degli Angulon, piccoli, economici e grintosi, furono i due decenni
precedenti.
(credits: brochure Schneider Kreuznach)
Spero che questa piccola escursione nell'universo della Schneider Kreuznach
sia stata interessante e contestualmente mi auguro di aver adeguatamente
rappresentato il grande spessore tecnico dell'Azienda ed il valore anche storico
di alcune delle sue molteplici realizzazioni nel campo dell'ottica.
(Marco Cavina)
Testi, immagini e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato.
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