LEITZ WETZLAR  HEKTOR-RAPID 2,7cm f/1,4

prova sintetica di rendimento

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Marco Cavina

(13/06/2017)

Queste brevi note costituiscono il complemento del relativo articolo sull'obiettivo Leitz Heltor-Rapid 2,7cm f/1,4 scritto da Pierpaolo Ghisetti con Marco Cavina e pubblicato sul portale di Wetzlar Historica Italia.

 

Il Leitz Hektor-Rapid 2,7cm f/1,4 venne progettato da Max Berek e brevettato nel lontano 1931; essendo un obiettivo destinato ad uso cinematografico su pellicola di formato più ridotto rispetto al 35mm, il suo cerchio di copertura non è abbondante: ad f/8 la coniugata posteriore proiettata sul piano focale ha un diametro di circa 17mm ma le zone esenti da aberrazioni, anche con sensibile diaframmazione ad f/8, sono circoscritte ad un "sweet spot" da circa 10,5mm di diametro. In questa specifica  immagine l'obiettivo era stabilizzato on camera e addirittura servito da un polarizzatore circolare: chissà cosa penserebbe Berek di tutte queste novità, se si risvegliasse dal suo sonno di quasi 70 anni?

 

Curiosamente, l'obiettivo non si comporta alla stessa stregua dei classici luminosi, che solitamente presentano una vistosa vignettatura a piena apertura e un cerchio d'immagine il cui diametro aumenta progressivamente chiudendo il diaframma: nel caso dell'Hektor-Rapid l'illuminazione periferica è molto buona anche ad f/1,4 e, curiosamente, il bordo del cerchio d'immagine diventa progressivamente più netto col procedere della diaframmazione ma, al contempo, il suo diametro utile addirittura si riduce, come la grafica mostra in modo evidente.

Provare un obiettivo del genere non è così immediato perchè, oltre alla copertura di formato molto ridotta, bisogna anche fare i conti con un tiraggio molto limitato, circa 17,5mm, che limita in pratica l'impiego a fotocamere mirrorless; la ridotta copertura non è invece un problema perchè in seguito è possibile ritagliare dall'immagine originale il fotogramma utile, sempre che la risoluzione del file sia sufficientemente elevata.

In questo caso ho preso velocemente contatto con l'Hektor-Rapid 2,7cm f/1,4 applicandolo ad una fotocamera mirrorless 24x36mm Sony A7 II (ILCE7-M2), sfruttando l'anello adattatore da passo C a Sony E, un attacco con appena 18mm di tiraggio che consente la realizzazione di tale anello; all'interno del cerchio d'immagine inscritto nel fotogramma 24x36 ho scelto tre crops da 330 x 500 pixel in settori dell'immagine corrispondenti al centro e a zone di confine fra lo "sweet spot" disponibile anche a diaframmi aperti e il resto dell'immagine, tenendo la terza un pò più lontana rispetto alla seconda; l'obiettivo è stato provato ad f/1,4 - 2 -2,8 - 4 - 5,6 - 8 mettendolo a fuoco di precisione in live-view a forte ingrandimento e scattando in RAW a 14 bit non compresso e 100 ISO, aprendo il file in Adobe Camera Raw 9.x.

Va detto che, visto  il complesso schema a 7 lenti in 4 gruppi, l'assenza di antiriflessi e l'azione di eventuali polveri depositate fra le lenti in oltre 80 anni, il contrasto risulta decisamente basso ed ho provveduto a "ristrutturare" l'istogramma d'immagine recuperando i neri per offrire una percezione migliore della risoluzione effettivamente disponibile; naturalmente, nel contesto originale su pellicola cinematografica, il contrasto risultava piuttosto fiacco.

Ecco il soggetto e le relative zone scelte nell'immagine.

 

 

Le immagini seguenti mostrano i crops al 100% del file originale (6.000 x 4.000 pixel) ricavati nelle zone prescelte delle immagini scattate e alle varie aperture comprese fra f/1,4 ed f/8.

 

 

 

 

 

 

In senso generale, l'obiettivo tende a mantenere un comportamento caratteristico abbastanza costante a prescindere dal diaframma utilizzato: infatti il percorso dei light pencils all'interno della sua struttura e la posizione delle pupille fa si che l'illuminazione del campo verso i bordi sia piuttosto buona anche a tutta apertura e non migliori in modo apprezzabile anche chiudendo 4 - 5 f/stop; alla stessa stregua, l'obiettivo definisce uno "sweet spot" di buon rendimento dal confine piuttosto marcato che mantiene tenacemente e solamente ad f/5,6 e soprattutto f/8 l'area di buona definizione guadagna ai bordi un paio di millimetri.

Infatti la risoluzione sull'asse è più che buona anche ad f/1,4 (una caratteristica di grande rilievo in un superluminoso del 1931), migliora marcatamente ad f/2 diventando ottima e poi insiste su livelli sempre elevati, plafonando progressivamente per diffrazione fino ad f/8 ma mantenendo comunque un rendimento sempre soddisfacente; il secondo crop, ricavato sul bordo dello "sweet spot", mostra invece come l'obiettivo sia riluttante ad incrementare la superficie di buona risoluzione e sia necessario addirittura arrivare ad f/8 perchè questa interfaccia fra nitido e aberrato cominci a guadagnare terreno, quando ormai le zone più nitide all'interno si stanno leggermente ammorbidendo per diffrazione; anche il terzo crop, nelle zone un po' più lontane dall'asse, mostra un comportamento analogo, sebbene in questo caso il guadagno di rendimento col diaframma molto chiuso sia più apprezzabile rispetto ai valori modesti presenti alle massime aperture.

Riguardo al bo-keh, in questo soggetto non si può apprezzare ma ad f/1,4 tende ad essere visibilmente swirly.

Va comunque considerato che, per le esigenze del piccolo fotogramma cinematografico originale, veniva sfruttata una porzione molto inferiore dell'intero cerchio disponibile, qui illustrato; pertanto, contestualizzando l'Hektor-Rapid sul suo vero formato, sicuramente questo "sweet spot" era sufficiente per coprirlo fino quasi ai bordi, garantendo quindi una resa buona già ad f/2 - f/2,8 nel caso di figure umane centrali e, a partire da f/4, anche nel resto del campo.

Il suo vero limite è il ridotto contrasto (qui non apprezzabile per la postproduzione) che in condizioni di utilizzo originali produceva sicuramente immagini leggermente velate e meno brillanti; del resto il principio informatore è quello di ottenere dall'obiettivo il 100% del suo vero potenziale, senza essere condizionati dai limiti temporanei dei mezzi a disposizione, e nel caso di queste ottiche prebelliche prive di antiriflessi l'applicazione in digitale ha consentito di vedere, forse per la prima volta, di cosa il loro nocciolo ottico fosse realmente capace; ovviamente l'uso del paraluce in dotazione all'Hektor-Rapid è obbligatorio, oggi come ieri.

(Testi e foto di Marco Cavina)


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