LO  SCRIPTORIUM  DI  PIERPAOLO  GHISETTI

ARTICOLO  n°  14

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STEFAN KRUCKENHAUSER

Fotografo Leica                          

 

Pierpaolo Ghisetti

(14/06/2010)

 

Tra i vari fotografi che nel corso dei decenni hanno avuto il privilegio di vedersi donare una Leica dalla Casa Madre c’è anche Stefan Kruckenhauser, sicuramente uno dei fotografi Leica meno noti, almeno in Italia. Probabilmente a Kruckenhauser non ha giovato, come a Wolff, l’essere vissuto e aver conosciuto il successo durante gli anni del nazismo, con conseguente ostracismo pubblico successivo.

Nato a Monaco di Baviera nel 1905, si trasferì in Tirolo all’età di diciassette anni, e questa regione austriaca divenne in seguito la sua Patria d’elezione, cui dedicò la sua vita di atleta sciatore e di fotografo appassionato. Laureatosi al Politecnico di Vienna, divenne ben preso un appassionato fotografo, utilizzando come prima fotocamera una classica 13x18cm a lastre che, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, costituiva l’attrezzatura amatoriale per eccellenza, ma presto la scoperta della Leica, piccola, maneggevole, veloce e con le ottiche intercambiabili, lo conquistò completamente,

La sua prima Leica fu una III, subito sostituita dalla IIIa, che possedeva il tempo di otturazione di 1/1000 di secondo, fondamentale per un fotografo che ambiva a ricostruire per immagini la bellezza dello sci in ambiente montano.

Diventato maestro di sci nel 1927, Kruckenhauser si dedicò interamente a questa attività, sia come atleta, scrivendo diversi manuali di tecnica, che come appassionato fotografo.

 


 Il libro di maggior successo di Kruck e l’Elmar 10,5cm, una delle ottiche più usate

Nel suo libro del 1937 SNOW CANVAS  (Disegni di Neve) Kruck, come era familiarmente soprannominato, mette in evidenza, in 88 stupende fotografie in bianco e nero, il movimento dello sci, la sua dinamica bellezza e il privilegio  di muoversi liberamente in un ambiente ancora incontaminato, tra imponenti masse si neve polverosa segnata unicamente dalle strisce geometriche lasciate dagli sciatori. Inoltre per la prima volta l’attività sciistica è ripresa nel suo svolgersi, con largo uso di situazioni in controluce  tra spettacolari esplosive nuvole di neve, con un uso spregiudicato e modernissimo del mediotele, un vero inno alla libertà  e all’esaltazione del gesto sportivo, praticato  in compagnia di amici fedeli ed eccellenti maestri. Questo libro è l’autentico precursore di tutta la moderna fotografia  di questo sport.

Kruckenhauser mise a punto la tecnica del wendel, ovvero della curva, definitivamente approvata nel 1955 dalla Commissione Tecnica austriaca come base di insegnamento nello scuole sciistiche del Tirolo, mettendo definitivamente nel dimenticatoio gli anni ruggenti ed eroici, e dando inizio allo sci moderno. Utilizzando al meglio questa  rivoluzionaria tecnica, il campione austriaco Toni Sailer vinse nel 1956 tre medaglie d’oro alle Olimpiadi Invernali di Cortina d’Ampezzo.

 



Grafismi sulla neve, quasi un marchio di fabbrica

Das BergBild mit der Leica, (La fotografia di montagna con la Leica ) del 1938 pone un definitivo punto fermo, già nel titolo, tra l’attività in montagna, sciistica e di arrampicata, e l’apparecchio di piccolo formato, come mezzo privilegiato non tanto per ottenere delle buone immagini, ma per riprendere il dinamismo dell’azione nella sua formale bellezza.

Nel volume Du Schone Winter in Tyrol, (traducibile come ‘ La Bellezza nell’Inverno Tirolese’) Kruck si sofferma sulla particolare architettura delle baite e delle case tradizionali dell’Arlberg, sommerse da enormi meringhe di neve, e crea una serie di grafismi sciistici, antesignani di un genere fotografico divenuto in seguito popolarissimo, che privilegia l’inverno come momento sublime dell’ambiente alpino.

 

Il nome Leica appare ben in vista nel titolo, come unione indissolubile tra macchina e fotografo

Tutto questi concetti trovano la consacrazione definitiva in Ein Dorf wird,  (‘Nascerà un Villaggio’, del 1952), un inno alla purezza e all’innocenza idealizzata di un paesino tirolese ricostruito dopo la guerra, che vive la genuinità dei propri ultimi anni, prima dell’invasione e dello stravolgimento del proprio ambiente da parte dell’industria turistica.

L’incomparabile bellezza del Tirolo e della sua cultura si riaffaccia nel suo libro più ambizioso Verborgene Schonheit (Bellezza Nascosta, con 232 immagini), in cui vengono prese in considerazioni prima le campagne, poi le chiese e le abbazie nel loro ambiente naturale, e progressivamente tutti i particolari architettonici, con una sempre più minuziosa attenzione nei confronti delle spettacolari sculture dei tipici altari di legno opera d’artigiani locali. I bei volti lignei delle Madonne e dei Santi sono messi in rilievo a tutta pagina, con effetti di tridimensionalità straordinaria. Questo libro, dalle immagini formalmente impeccabili ed affascinanti, fu ripreso e parzialmente rifatto nel dopoguerra, a causa della drammatica perdita dell’archivio di Kruck sotto i bombardamenti: ne esistono pertanto due distinte edizioni (del 1938 e del 1954),  significativamente diverse tra loro.

 

   

Immagini del Tirolo tratte da Verborgene Schonheit

 

  

Particolari degli altari tirolesi ripresi col Telyt 20cm

Durante la guerra Kruck divenne KriegsBerichter (Corrispondente di Guerra) in Ucraina e nei Balcani per la famosa rivista Signal: le sue foto costituiscono un buon esempio di reportage, con immagini in cui compaiono quasi esclusivamente volti di persone.

Infine ricordiamo In Weiten Linien, ristampato lussuosamente su carta lucida nel 2003, un’antologia delle sue opere migliori.

 

In Weiten Linien, biografia per immagini di Kruckenhauser

Per questa sua indefessa attività di fotografo, sempre marcato Leica, anche nei sottotitoli dei propri volumi, la Leitz donerà nel 1954 a Kruckenhauser la prima M3, quella col numero 700.000, a conferma dell’eccezionale valore della sua opera di divulgazione.

Stefan Kruckenhauser, cantore di una montagna invernale quale luogo ideale di bellezza e purezza, come gli sciatori d’oggi purtroppo non sono più in grado né di concepire né di apprezzare, è morto a Vienna nel 1988.

 

Stefan Kruckenhaser nei primi anni Ottanta


LA TECNICA FOTOGRAFICA DI KRUCKENHAUSER

 

  

Leitz Elmar 13,5cm f/4,5 e Leitz "Berg" Elmar 10,5cm f/6,3 con mirini VIDOM

Come accennato precedentemente, dopo i primi esperimenti con le pesanti e macchinose macchine a lastre, Kruck passò rapidamente alla Leica, prima al modello III e poi alla IIIa, complete di ottica Summar e soprattutto dell’Elmar 10,5cm f/6,3 Alpino, la sua ottica preferita e con cui ha scattato almeno il 50% delle immagini in movimento sugli sci. Come obiettivo normale ha anche utilizzato il classico Elmar 5cm f/3,5, ma la sua preferenza andava al Summar, che gli permetteva una maggiore libertà nei tempi di otturazione. Altre ottiche utilizzate sono state l’Elmar 90/4 e l’Hektor 13,5/4,5, quest’ultimo impiegato estensivamente specie nelle foto architettoniche, mentre i particolari degli altari sono stati quasi sempre ripresi con il Telyt 20cm f/4,5 completo di cassetta reflex PLOOT.

 

  


L'attrezzatura comprendeva il Leitz Summar 5cm f/2, l'ottica preferita da Kruck, ed anche la cassetta reflex Visoflex con mirino angolare PEGOO; sull'ottica utilizzava un paraluce telescopico FIKUS

Kruck ha vissuto in un mondo fotografico dominato dal b/n, e tutte le sue foto sono state scattate con pellicole di questo tipo, (esempio l’Agfa Isopan da 17 DIN) con sensibilità comprese tra i 5 e i 15 ASA, sempre accompagnate dall’utilizzo del filtro giallo, per aumentare il contrasto delle nuvole e delle masse nevose, o in alternativa col filtro UV.

 

Nonostante l'adozione di un'attrezzatura semplice e priva dei moderni automatismi, Kruck era in grado di cogliere al volo gli attimi salienti del gesto sportivo

La diaframmatura, tranne nei casi di ripresa del movimento, raramente andava oltre il valore di f/6,3, per mantenere sempre un tempo d’otturazione adeguato, mentre in Verborgene Schonheit, avendo usato il cavalletto sia con l’Hektor 13,5cm che con il Telyt, Kruck ha utilizzato valori molto chiusi di diaframma, per ottenere effetti di compressione visiva, con tutti i soggetti perfettamente incisi.

Kruchenhauser ha poco utilizzato le focali grandangolari, tra queste i due 3,5cm Elmar e Summaron, ambedue f/3,5, specie nelle foto di interni nelle chiese o nei chiostri delle abbazie, mentre nelle foto all’aria aperta preferiva di gran lunga l’uso del medio tele, accoppiato col mirino multifocale VIDOM.

 

Altre immagini che confermano i notevoli virtuosismi attuati da Kruck con la sua Leica


Nel rifacimento del dopoguerra di Verborgene Schonheit è stato usato anche il nuovo Summicron 50/2, (chiaramente la versione con passo a vite), mentre non risulta l’uso della M3 donata da Leitz, probabilmente perché tutte le sue ultime foto per questo volume sono state fatte qualche anno prima dell’uscita della M3. Sicuramente Kruck avrà apprezzato i vantaggi del nuovo apparecchio: il suo grande mirino luminoso, il caricamento facilitato, il cambio delle ottiche, ma non gli è stata data la possibilità di sfruttarlo professionalmente.

La Leica , per Kruck, è stata in grado di esprimere tutto, tranne il terribile freddo alle mani, scotto da pagare per fotografare in quota.

La sua opera è un vero atto d’amore per una macchina che ha rappresentato l’universo visivo di questo grande fotografo.

 

LEITZ SUMMAR 5cm f/2

 

Apparso nel 1933 rappresenta il primo tentativo della Casa di proporre un’ottica standard di luminosità f/2: disegnato da Max Berek secondo lo schema Gauss in 6 lenti in 4 gruppi, rimase in produzione, con codice SUMUS, sino al 1939, ovvero sino all’introduzione del Summitar. La scala dei diaframmi seguiva la regola europea, con chiusura minima a f/12,5, sino a f/18 nei primi esemplari.

Il costo a catalogo era più che doppio rispetto al classico Elmar f/3,5.

Ne esistono, oltre alla versione normale, almeno altre due: la cosiddetta black rim, ovvero con collare nero e soprattutto la versione rigida, ovvero la prima costruita, con codice SUMAR, allestita per essere usata coi filtri a colore Agfa, secondo alcuni una delle più belle (e rare) ottiche Leitz. La versione rigida è stata costruite in circa 2000 esemplari, ma molti sono stati poi convertiti nella versione rientrante dalla Fabbrica, su richiesta dei clienti. La relativa scarsa produzione e la successiva conversione spiega la rarità di questa versione.

 Il Summar possedeva il proprio paraluce dedicato, cod. SOOMP, oppure poteva anche essere usato il paraluce telescopico FIKUS.

 

Diverse versioni di ottica Summar con paraluce SOOMP: da sinistra la versione rigida, black rim e poi la normale

 

Summar con i suoi appositi filtri colorati con montatura a pressione e vite di blocco

 


Summar rigido Nickel con paraluce Leitz Wetzlar e Leitz New York; quest'ultimo è molto raro

 


(testi e foto di Pierpaolo Ghisetti, dove non altrimenti indicato)

 


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