TOPOGON - PERIMETAR - SPHAEROGON - PLEON:
LA SAGA DEI SUPERWIDE ZEISS JENA
DI FINE ANNI '30
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Alla luce degli upgrading su Perimetar , Sphaerogon e
Pleon che ho aggiunto in data 24/12/2006,
basati sui progetti originali di Willy Mertè e sui registri di fabbrica, questo pezzo al momento
attuale è
quanto di più esaustivo sia disponibile sull'argomento a livello mondiale; spero che il lettore apprezzi
la mole
di paziente e certosino lavoro che ho svolto per presentare una completa visione d'insieme
su un argomento
molto affascinante ma al contempo poco noto e controverso.
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Quando si discute di grandangolari prebellici si finisce
sempre per rimarcare come la tecnologia nel campo specifico
non fosse allo stato dell'arte, e a cagione di ciò la scelta fosse limitata a
pochi e rudimentali esemplari come il Tessar
2,8cm f/8 per Contax o l'Hektor 2,8cm f/6,3 per Leica, oltre a qualche timido
35mm come l'Elmar f/3,5 o gli Orthometar
e Biogon di Zeiss; in realtà nelle fucine della prestigiosa Carl Zeiss
Jena, a partire da metà anni '30 fino all'inizio del conflitto,
quando forze umane e priorità furono dirottate su ben altri lidi, furono
realizzati i progetti di alcuni straordinari grandangolari
spinti o estremi, molti dei quali giunti quasi in produzione, come testimonia il
nome registrato già scelto per il prodotto
o l'esistenza di pre-serie da 50 esemplari; in quegli anni arrivarono sulla
soglia della linea di montaggio obiettivi che avrebbero
lasciato attoniti gli utilizzatori dell'epoca, le cui caratteristiche sono
impressionanti tuttora; specificamente, troviamo:
TOPOGON 2,5cm f/4,5 da 80° (84 pezzi 1936-1939 per Contax)
TOPOGON 1,3cm f/3,5 da 80° (1 prototipo 1936 + 75 pezzi 1942 per cinepresa
Movikon 16)
PERIMETAR 2,5cm f/6,3 da 90° (4 prototipi 1935-1937 + 50 pezzi 1936 per Contax)
SPHAEROGON 1,9cm f/8 da 160° (1936, prototipo e pre-serie 50 pezzi)
SPHAEROGON in varie focali fra 1,6 - 2 - 3,8 - 4 - 12 - 19,5cm per 160° (prototipi)
SPHAEROGON V 1936 n° 18 1,6cm f/6,8 per 180° (1937, prototipo)
PLEON 19,2mm f/6,3 per 180° (1938, prototipo)
PLEON 80,4mm f/6,3 per 136° (1938, prototipo)
PLEON 7,25cm f/8 ( 50 pezzi 1941 (?) per Reihenbildkamera 7/18)
PLEON 20cm F/6,3 ( 3 pezzi 1945 (?) per Reihenmesskamera)
in pratica ci sarebbe stata ampia scelta
fra due diversi grandangolari ortoscopici da 80° e 90° e su vari fisheye, con
angolo di
campo compreso fra 136° (per grandi formati) e 180°; la ragione ipotetica ma
probabile per cui questi obiettivi non siano
mai stati prodotti in una serie (sebbene dei pochi Pleon si fece un uso
intensivo) risiede nel fatto che la scarna disponibilità
di vetri pre-bellici e l'assenza di antiriflessi che obbligava a schemi semplici
e molto raggruppati (con pochi passaggi ad aria)
obbligò a calcolare sistemi ottici con elementi dalle dimensioni
minuscole e dalla curvatura molto accentuata ed altri di maggiori
dimensioni ma con curvatura tale che lo spessore delle lenti piano-concave
arrivava quasi al punto di tangenza fra i due raggi,
richiedendo al centro spessori sottilissimi; questo fattore, unito ai limiti
oggettivi legati alle lavorazioni del tempo avrebbero
imposto dei costi di produzione ed una percentuale di scarti inaccettabili, e
vista anche l'imminenza del conflitto si abbandonò
ogni velleità di produzione in serie per concentrarsi sulle commesse
governative; vediamo in dettaglio questi campioni.
TOPOGON
il Topogon è stato già disquisito in un'altro pezzo, e si tratta di un
obiettivo nato per la aero-fotogrammetria e prodotto
in un'ampia scelta di focali e configurazioni, per ripresa, proiezione e stampa
ed in grado di coprire originali fino al 12z12" (!);
l'ampio angolo di campo (normalmente 100°) unito all'insolito grado di
correzione suggerì alla Carl Zeiss Jena di inserire
il tipo Topogon anche nella gamma di obiettivi per la Contax a telemetro,
realizzando tre piccoli lotti da 50, 20 e 14
esemplari di una versione del Topogon ridotta per l'occasione ad 80° per
ridurre la vignettatura, un obiettivo da 2,5cm
f/4,5 che avrebbero completato la gamma in basso, portando sostegno al vetusto
Tessar 2,8cm f/8; fu realizzato anche un
prototipo (datato 1936) di Topogon 1,3cm f/3,5, caratterizzato da copertura
ridotta ed attacco a vite di piccolo diametro,
concepito per l'impiego cinematografico su pellicola 16mm, cui fece seguito una
piccola serie di 75 esemplari, montati
nel 1942 e destinati all'apparecchio Zeiss Movikon 16; nessuno
dei due Topogon fu prodotto in grande serie, dal momento
che i due sottili menischi interni del suo tipico schema ottico, incurvati
all'inverosimile e solitamente realizzati con vetro flint
ad alta rifrazione e molto coriaceo, con focali così corte assumevano
dimensioni paradossalmente minuscole, rendendo la
loro realizzazione difficilissima e troppo costosa; il Topogon 2,5cm verrà
riproposto solo nel 1951, portato ad f/4 grazie ai
trattamenti antiriflesso
il classico tipo Topogon, con i sottili menischi interni molto
incurvati e realizzati
in vetro flint difficilissimo da lavorare: erano la bestia nera delle
maestranze!
un prototipo di Topogon 1,3cm f/3,5 con matricola del 1938, recentemente
messo all'asta; curiosamente, quest'obiettivo non rientra nei registri di
produzione
della Carl Zeiss Jena, che segnalano unicamente un prototipo del 1936 con
matricola 1.756.707 ed un lotto di produzione di 75 pezzi per Movikon 16
con matricole del 1942, comprese fra 2.799.626 e 2.799.700; si tratta di
un episodio davvero curioso, considerando la proverbiale precisione dei
registri Zeiss Jena... Ufficialmente questa matricola appartiene ad un lotto di
75 pezzi di un non meglio precisato tripletto da 2,7cm f/4,5, prodotto
all'inizio
del 1938 per l'apparecchio Trichinoskop, con numerazioni comprese - appunto -
fra 2.276.506 e 2.276.580, che includono anche il numero seriale dell'obiettivo
illustrato; ignoro le ragioni di questa discrasia, ma è certo che -
ufficialmente -
quest'obiettivo non dovrebbe esistere.....
PERIMETAR
Lo Zeiss Perimetar è un interessantissimo obiettivo da 2,5cm di focale e
luminosità f/6,3, caratterizzato
da
un angolo di campo dichiarato di 90° e correzione ortoscopica, del quale si sa
davvero poco ed
attorno alle cui caratteristiche tecniche e quantità di produzione regna grande
confusione; dando per
scontato che la Zeiss avrebbe avuto comunque l'intenzione di produrlo in serie,
dal momento che
era già stato scelto e registrato appositamente il nome, possiamo scandire la
sua storia come segue:
1 prototipo Perimetar 2,5cm f/6,3 (V 1935 n° 16) basato sul versuch 2 sotto
illustrato e calcolato il 03/07/1935
1 prototipo Perimetar 2,5cm f/6,3 (V 1936 n° 16B) evoluto dal versuch 2 sotto
illustrato e calcolato il 23/08/1935
50 esemplari di Perimetar 2,5cm f/6,3 per Contax (con matricole comprese fra
1.503.301 e 1.503.350) - inizio 1936,
basati sullo schema del prototipo V 1936 n° 16B
1 prototipo avanzato Perimetar 2,5cm f/6,3 (V 1937 n° 1)
basato su calcoli del 10/02/1937
1 prototipo avanzato Perimetar 2,5cm f/6,3 (V 1937 n° 4) basato su calcoli del
15/02/1937
Recentemente è stato battuto all'asta l'unico esemplare di Perimetar
2,5cm superstite, uno dei
tanti gioielli conservati nella famosa collezione Carl Zeiss di Jena, organizzata
come una sorta di
museo negli anni prebellici, che conteneva, oltre al gotha della produzione
concorrente, i prototipi
e tutti gli esemplari sperimentali realizzati dalla CZJ in quegli anni di grande
fermento tecnico e politico;
dopo la disfatta nazista, le truppe americane raggiunsero Jena nell'Aprile 1945,
e non c'era tempo da
perdere: l'armata sovietica non era lontano e siccome Jena doveva ricadere sotto
il controllo del
blocco orientale, gli yankee si affrettarono a censire quanto di interessante
fosse rimasto dal punto
di vista tecnologico, per sottrarlo all' "odiato alleato", in una
sorta di guerra fredda ante-litteram;
gli americani scovarono la famosa collezione, forte di 2.000 esemplari, la
imballarono e la spedirono
con tanti saluti negli U.S.A., per l'inventario e le valutazioni tecniche del
caso; nei "Signal Corps
Engineering Laboratories" della Signal Corps' Army Pictorial Division, che
erano stati delegati
alla documentazione di questa collezione ed alla sua minuziosa valutazione, era in forza Ed
Karpelian, da poco mancato, poi celebre membro della Zeiss Historica Society:
Karpelian, in
qualità di esperto, fu incaricato di analizzare i prototipi Zeiss di particolare
interesse, sui quali
stilò una corposa documentazione, poi utilizzata nell'immediato dopoguerra per
articoli tecnici
sulle più autorevoli riviste di ottica e fotografia; dopo queste valutazioni
l'Amministrazione
statunitense archiviò brutalmente la collezione Zeiss, che fu consegnata alla
società Burke&James
affinchè la custodisse; dopo una ventina di anni le autorità militari se ne
disinteressarono
totalmente, autorizzando la stessa Burke&James a trarne profitto
rivendendola, cosa che fu
fatta, pezzo per pezzo, come qualsiasi ferraglia stagionata, tramite un apposito
catalogo, e la
maggior parte fu acquistata dalla casa Burleigh Brooks, essendo fra i pochi
all'epoca in grado
di riconoscerne il valore storico
L'unico esemplare di Zeiss Perimetar 2,5cm f/6,3 da 90° finì così in qualche
collezione, salvo
poi spuntare fuori di recente ad un'asta; si tratta dell'obiettivo n° 1.503.342 ed
è estremamente
interessante in quanto è dotato di uno schema ottico di una sofisticazione ed
una modernità
inimmaginabili in quel 1936, con la caratteristica peculiare di presentare le
superfici delle sue
lenti esterne con profilo concavo, un escamòtage nella progettazione
rivisto in contesti simili
solamente nel famoso Summilux-M 35/1,4 Aspherical di 55 anni dopo! Un 90° di
alta correzione
a metà ani '30 non avrebbe avuto rivali, dal momento che si dovette attendere
fino al Biogon
f/4,5 del 1954 per vedere qualcosa di simile... Molti sospettano che il famoso
lotto di 50 esemplari
per Contax sia stato in realtà soltanto pianificato e mai realmente prodotto,
adducendo a conferma
della loro teoria il fatto che non esista alcun esemplare superstite a parte
quello reperito nella
collezione Zeiss; in realtà la matricola di quest'ultimo (1.503.342) si
inserisce perfettamente
nel fantomatico lotto di produzione (1.503.301 - 1.503.350), peraltro
seguito a ruota dai
50 seriali dello Sphaerogon 1,9cm f/8 di cui tratteremo in seguito, avvalorando
l'ipotesi di
una piccola preserie dedicata a questi speciali prototipi; il Perimetar 2,5cm
f/6,3 rimasto
non sarebbe dunque un prototipo realizzato ad hoc ma un esemplare prelevato a
caso dal
lotto dei 50 prodotti per conservarlo nella collezione Zeiss; ignoriamo invece
la composizione
ottica dei due prototipi avanzati V 1937 n° 1 e V 1937 n° 4, successivi alla
configurazione
prevista per il modello che conosciamo, e basata su calcoli successivi al
progetto principale
dei quali non è rimasta traccia tangibile.
Quest'obiettivo fu progettato dal Dr. Willy Mertè a metà del
1935 ed evoluto da lui fino al 1937,
ed il principio informatore del progetto prevedeva la realizzazione di un
grandangolare da circa
80° per fotografia generica e riproduzione (SIC) basato su due singoli menischi
spaziati ad aria,
ciascuno dei quali composto da tre lenti collate assieme; il potere rifrattivo
del secondo menisco
è molto maggiore rispetto al primo, caratterizzato da un particolarissimo
elemento anteriore concavo;
era previsto un utilizzo sia in riduzione che in ingrandimento (oltre 1:1!), ed
in quest'ultimo caso
l'ottica andava utilizzata invertita; un'altra caratteristica di quest'insolito
prototipo, che all'apparenza
è privo della logica parte posteriore, sta nel fatto che l'iride del
diaframma (posta oltre l'ultima lente)
non impedisce una perfetta correzione della distorsione, anche posizionandolo
molto vicino alle lenti;
l'obiettivo era stato previsto per un utilizzo a partire da f/6, grazie alla
buona correzione dell'aberrazione
sferica longitudinale.
Il membro posteriore da tre lenti lavora convenientemente se il potere
rifrattivo degli elementi diminuisce
passando dal lato anteriore quello posteriore; il Dr. Willy Mertè aveva
previsto anche una seconda
opzione per la correzione dell'ottica, più simile all'obiettivo definitivo che
conosciamo, introducendo
un terzo elemento singolo dietro al diaframma, molto spesso e dalla struttura
simile a quella di una
lente di campo piano-parallela, che nel Perimetar 2,5cm definitivo sarà invece
costituita da ben tre
elementi collati, portando a nove il numero delle lenti; a proposito della
copertura angolare, mi sento
di dissentire sulla convinzione comune che il Perimetar 2,5cm f/6,3 copra 90°
sulla diagonale: tutte
le versioni del progetto preliminare di Mertè sono calcolate per 80° e del
resto, se il 2,5cm era previsto
per il formato 24x36mm della Contax, date come costanti la copertura ortoscopica,
la focale 2,5cm
ed il formato coperto, l'angolo di campo risultante non può che essere,
appunto, 80°, e non 90.
Una caratteristica del progetto, e forse la scelta della lente anteriore concava
è dovuta in parte a ciò,
consisteva nella ricerca di una soppressione estrema dei riflessi interni,
obiettivo centrato dal momento
che tutte le riflessioni parassite dei due menischi collati avvenivano
anteriormente al diaframma, che
li passivava rispetto alla pellicola, ed anche la versione con grossa lente
singola piano-parallela
posteriore creava solamente un trascurabile numero di riflessi catadiottrici e
di piccole dimensioni:
non è una prerogativa da poco per un super-grandangolo del 1936, privo di
trattamento antiriflessi!
Il primo prototipo articolato su due soli menischi raggruppati ci appare
bizzarro, ma va considerato
che Mertè aveva una lunga esperienza con gli obiettivi della prima ora, fin
dagli anni '20, ed aveva
progettato diverse ottiche costituite addirittura da 4 lenti riunite in un solo
gruppo, alla ricerca della
massima brillantezza e resistenza al flare; un'altro elemento impressionante nel
progetto Perimetar,
che valuteremo meglio nelle esclusive tavole che seguiranno, consiste nel fatto
che fu realizzato con
un'esasperata attenzione alla correzione dell'aberrazione cromatica laterale, al
punto che ben quattro
delle sette lenti che costituiscono il secondo calcolo sono realizzate con
vetri a bassa dispersione
con numero di Abbe vD superiore a 60,9, con la seconda lente costituita da
una particolare mistura
dalle caratteristiche simili al modernissimo vetro FK-5, con rifrazione nD=
1,48880 e numero di Abbe
estremamente elevato, pari a 69,9: si tratta di un vetro - probabilmente ai
fluoruri - eccezionalmente
avanzato per la metà degli anni 30', ulteriore prova della premimenza
tecnologica che la Zeiss Jena
e la consociata Schott potevano esibire a quei tempi; il progetto fu presentato
per la registrazione
del brevetto tedesco, concesso nell'Aprile 1936, più o meno quando l'unica
pre-serie da 50 pezzi
della versione definitiva era in produzione, seguito da quello americano,
richiesto nell'Aprile 1937
e finalmente concesso nel Dicembre 1938.
SPHAEROGON
Simultaneamente, alla Zeiss Jena stavano ultimando un
prototipo di obiettivo dall'angolo di campo estremo,
addirittura 160°, e perciò battezzato Zeiss Sphaerogon (cioè angolo sferico);
anche in questo caso fu
realizzata una serie di prototipi di varie focali destinati a diversi formati (strizzando
di certo l'occhio all'aero-fotografia);
dopo accurate ricerche ho così ricostruito la reale produzione del tipo
Sphaerogon:
1 prototipo Sphaerogon 1,6cm f/8 (V 1936
n° 3) da 160° in attacco Contax (mat. 1.799.049) del 01/04/36
1 prototipo Sphaerogon 1,6cm
f/6,8 (V 1936 n° 18) da 180° in attacco speciale (mat. 2.030.705) del
03/1937
(basato su calcoli avanzati di Mertè del 17/11/1935)
50 esemplari di Sphaerogon 1,9cm f/8 da 160° (mat. 1.503.351 - 1.503.400) in attacco Contax del 31/01/36
1 prototipo Sphaerogon 2cm f/8 da 160° (mat. 1.930.130) del 08/1936
1 prototipo Sphaerogon 3,8cm f/8 (V 1935 n° 12) da 160° (mat. 1.699.641) del 09/05/1935
1 prototipo Sphaerogon 4cm f/8 da 160° su Compur Rapid (mat. 1.903.664) del 08/1936
1 prototipo Sphaerogon 12cm f/7
da 160° (mat. 1.756.712)
1 prototipo Sphaerogon 19,5cm f/8 da 160°
per foto aerea (mat. 1.735.031)
(basato anch'esso sui calcoli avanzati di Mertè del 17/11/1935)
Alcuni di questi prototipi erano anch'essi presenti nella collezione
Zeiss e documentati fotograficamente
da Ed Karpelian; sfortunatamente molta di questa documentazione è stata
perduta, ma ci rimane la scheda
- realizzata dai Signal Corps Engineering Laboratories il 12 Marzo 1947 - con la
fotografia della versione
destinata al 24x36mm Contax a telemetro, lo Spaerogon 1,9cm f/8, caratterizzata
dalla matricola 1.503.373,
anch'essa ascrivibile al 1936; quest'obiettivo è stato recentemente battuto
all'asta per la cifra di 6.655 US
Dollars, certo proporzionata alla sua rarità ed al suo significato storico;
l'ottica si presenta con un frontale
imponente (dalla fotografia dei Signal Corps si evince che a lente anteriore è
larga circa 3", pari a 7,5cm),
caratterizzato dal primo elemento a profilo perfettamente piatto; anche questo
singolo esemplare superstite
presenta una matricola che rientra nel lotto dei 50 esemplari realizzati, che uniti al
nome dell'ottica già scelto,
registrato ed inserito nella montatura azzardano a credere che anche lo
Sphaerogon fosse molto vicino
alla produzione di serie; l'angolo di campo dell'ottica è di circa 160°,
assolutamente incredibile per
l'epoca, anche se, ad onor del vero, si tratta comunque di una
proiezione tipo fisheye, come avveniva
per i successivi Pleon; proprio il suo schema particolare, con minuscole lenti
posteriori e sottilissimi
elementi anteriori, presentava tali difficoltà produttive che probabilmente
consigliarono di escludere
una produzione in serie.
Anche il calcolo basilare dello Sphaerogon è dovuto al genio del Dr. Willy
Mertè, che elaborò il
progetto subito prima del Perimetar, nel corso del 1935; il progetto originale
prevede due opzioni
caratterizzate da una correzione sferica tale da garantire un'apertura utile di
f/8 ed un angolo di
campo di ben 180°; il progetto verte su tre membri spaziati ad aria, che nei
due prototipi del progetto
preliminare sono costituiti da due elementi singoli e da un doppietto, tuttavia
è previsto nelle variabili
di correzione che tutti i membri siano costituiti da lenti doppie o multiple;
nei prototipi i due membri
anteriore e posteriore sono divergenti e quello centrale convergente, il secondo
ed il terzo realizzati
in forma di menisco con la faccia concava di entrambi rivolta verso il primo
elemento frontale; avendo
altresì cura di prevedere per il membro centrale convergente una lunghezza
focale non superiore ai
2/5 di quella del primo membro divergente, ed imponendo una distanza fa i
vertici del primo e secondo
membro pari ad almeno 3/4 della lunghezza focale complessiva, si otterrà
un'ottima correzione di
astigmatismo e curvatura di campo, oltre al buon andamento dell'aberrazione
sferica longitudinale.
Lo schema ottico dello Sphaerogon definitivo, realizzato come detto in varie
focali ma giunto fisicamente
a noi nell'unico esemplare da 1,9cm f/8 appena descritto, si differenzia dai due
prototipi del progetto
in quanto l'elemento divergente anteriore è costituito da un tripletto di lenti
collate e non da un elemento
singolo, una variabile già prevista dal progetto di Mertè del 1935: in
pratica, le versioni con lente
anteriore singola prevedono una correzione monocromatica, per l'utilizzo con
filtri taglia-banda di
contrasto (es: rosso scuro), procedura frequente nell'aero-fotografia, il campo
di utilizzo previsto per
questi obiettivi, mentre la versione con gruppo anteriore multiplo (come lo
Sphaerogon 1,9cm prodotto),
realizzato come un pacchetto acromatico con vetri dalla rifrazione simile ma
dalla dispersione opposta,
è caratterizzata dall'acromatizzazione per tutto lo spettro visibile,
permettendo un impiego generale;
inoltre, giovava alla correzione realizzare il membro posteriore con due vetri
dall'indice di rifrazione
differente (minore il primo e maggiore il secondo), uniti da una faccia collata
a profilo convergente.
Infine, fin dall'origine era previsto l'utilizzo dell'ottica per ingrandire o
proiettare le immagini ottenute
con essa, eliminando la vistosa distorsione fish-eye con un percorso ottico
uguale e contrario.
le immagini originali dei prototipi Sphaerogon 1,9cm f/8 e
Perimetar 2,5cm f/6,3
tratte dalla documentazione eseguita nel 1947 dai Signal Corps
credits: Ed Karpelian - Helen Ward - Lawrence Gubas/Zeiss Historica
immagini attuali dei due prototipi, battuti recentemente
all'asta; notare il nocciolo
ottico profondamente incassato del Perimetar (a sinistra) e l'ampio elemento
frontale piatto dello Sphaerogon (a destra)
lo schema ottico del misterioso Zeiss Perimetar 2,5cm f/6,3 del
1936, un obiettivo da 90° (o forse 80°?)
con una struttura assolutamente all'avanguardia per l'epoca, al punto che alcune
sue reminiscenze
rimandano dritti dritti al Summilux-M 35/1,4 Aspherical !
in anteprima assoluta, lo schema ottico del primo dei due prototipi calcolati da
Willy Mertè
per arrivare al Perimetar 2,5cm definitivo; incuriosisce l'aspetto
"monco" dell'obiettivo, apparentemente
privo di membro posteriore....in realtà l'ottica è già perfettamente corretta
per 80° ad f/6, con
distorsione negligibile, nonostante il diaframma posteriore; già in questa
opzione semplificata,
caratterizzata da appena quattro passaggi ad aria - utili per l'assenza di
antiriflessi - sono presenti
tre vetri con dispersione molto ridotta, uno dei quali (corrispondente
all'elemento L2) presenta un
numero di Abbe degno dei vetri Fluor-Krown moderni: 69,7. In questo schema ed in
quello che segue
la data 04/1936 è da riferirsi alla concessione del brevetto presso il
Reichspatentschrift, mentre il
progetto vero e proprio si è dipanato nel corso del 1935, con ritocchi ed
evoluzioni proseguite fino
ai due prototipi dell'inizio 1937 dei quali, purtroppo, non sappiamo nulla.
la seconda ipotesi prevista da Mertè è molto simile al Perimetar 2,5cm f/6,3
definitivo; in questo caso
è stato aggiunto un terzo membro posteriore molto spesso e quasi
piano-parallelo (il raggio di curvatura
della faccia anteriore non è infinito, ma quasi trascurabile), che nel
Perimetar previsto per la produzione
(in realtà mai avviata) sarà sostituito da un tripletto di lenti collate;
notare anche in questo caso la
batteria di vetri a bassa dispersione, ben cinque, uno dei quali con numero di
Abbe simile all'attuale
Schott FK-5....analizzando lo schema e le caratteristiche dei vetri sembra un
moderno obiettivo Leica-M
della serie asph., e non certo un progetto di metà anni '30!
i tre schemi ottici a confronto: le due opzioni del progetto
originale di Mertè e la versione definitiva,
più complessa, con membro posteriore suddiviso in tre elementi collati, per
aumentare le variabili di calcolo;
a mio modesto giudizio il Perimetar 2,5cm è il progetto ottico anni '30 più
avanzato e moderno, almeno fra
gli obiettivi destinati ad un impiego civile e convenzionale
due schede ricavate dal progetto originale di Mertè, registrato nel 1936, con
gli
schemi ottici dei due prototipi previsti; il secondo verrà evoluto nella
versione
definitiva di Perimetar 2,5cm f/6,3
Lo schema ottico del prototipo Zeiss Sphaerogon 1,9cm f/8 da
bel 160°, realizzato nel 1936;
notare il ridotto spessore centrale della terza lente ed il microscopico
nocciolo ottico con le
tre lenti posteriori, componenti dalla realizzazione estremamente difficoltosa e
costosa, che
probabilmente consigliarono di soprassedere.
lo schema ottico del primo prototipo di Sphaerogon, calcolato da
Willy Mertè nel 1935, ha un membro posteriore molto simile a quello
dell'1,9cm f/8 definitivo, mentre il membro anteriore è costituito da
una lente singola, dal momento che questa versione (probabilmente
prevista per l'utilizzo con forte filtro rosso monocromatico in
aero-fotografia) non è acromatizzata, mentre quella finale, calcolata
per lo spettro visibile, attua la correzione con una tripletto anteriore
collato
il secondo prototipo calcolato da Mertè ha un membro posteriore
simile al precedente, mentre la faccia esterna dell'ampio elemento
frontale non è più piana ma incurvata; entrambe questa versioni
coprono 180° con un'apertura massima di f/8
per la prima volta in assoluto possiamo vedere abbinati gli
schemi ottici dello Sphaerogon
e dei due prototipi previsti da Mertè per la sua definizione finale; mentre il
membro posteriore
è concettualmente simile, la lente anteriore è scomposta in un tripletto
collato che provvede
all'acromatizzazione dell'ottica; la copertura dichiarata per la versione finale
è di 160°
un'altra tabella inedita con le caratteristiche dei vetri
ottici previsti per lo Sphaerogon definitivo e per
i due prototipi del progetto originale del 1935; specificamente, le tre lenti
posteriori sono realizzate
con le stesse varietà di vetri: solamente la penultima lente dello Sphaerogon
1,9cm f/8 presenta
valori leggermente differenti, probabilmente legati ad un aggiornamento nel
catalogo della vetreria
intercorso fra il progetto e la realizzazione della versione finale; da notare
nel gruppo anteriore del
terzo esemplare l'alternanza di vetri dalla rifrazione quasi identica e dalla
dispersione contraria
(vD= 60,3 - 35,9 - 55,7), adottati per acromatizzare l'obiettivo senza
scompensare troppo il
calcolo per la soppressione delle aberrazioni, grazie all'indice di rifrazione
molto simile
Due schemi ricavati dal progetto originale di Mertè,
presentato per la registrazione
in Germania nel Novembre 1935, da cui è stato ricavato lo Sphaerogon; la
distanza
b1 è stata compressa nella grafica originale del progetto, probabilmente per
ingrandire
l'intero schema e visualizzare meglio il minuscolo membro posteriore (mantenendo
le proporzioni lo schema stesso non sarebbe rientrato nel layout del foglio)
VERSUCHSOBJEKTIV 1936 N° 18 - 1,6cm f/6,8
Uno dei pezzi più interessanti della già discussa collezione
Zeiss è costituito da un prototipo unico, per il quale non era stato
scelto alcun nome ma che presenta sulla ghiera frontale la semplice indicazione
V 1936 N° 18 1:6,8 f = 1,6cm, dove V
sta per Versuch, ovvero prototipo, probabilmente riferendosi al 18° obiettivo
sperimentale montato in quell'anno, anche se
la matricola dell'obiettivo 2.030.705 (ben visibile dalla foto dei Signal Corps
del 1947) è riferibile all'anno 1937; di
questo prototipo si hanno scarne notizie, e costituisce una versione spinta
dello Sphaerogon, caratterizzata da una
copertura angolare dichiarata di ben 210° (!), con copertura fisheye; lo schema
ottico non è conosciuto, ma viene
descritto come simile allo Sphaerogon 1,9cm, col membro posteriore più
complesso.
l'unica foto esistente, eseguita dai Signal Corps nel 1947,
del Versuchsobjektiv 1936 N° 18
da 1,6cm f/6,8, caratterizzato da copertura fisheye ed angolo di campo da ben
210°
credits: Ed Karpelian - Helen Ward - Lawrence Gubas/Zeiss Historica
Recentemente ho svolto studi e ricerche sul famoso fisheye per aero-fotografia
Zeiss Pleon, progettato
da Robert Richter nel 1938 come derivazione estrema del Topogon, e gli accenni
alle modifiche dello
schema ottico sul V 1936 N°18, oltre al suo angolo di campo ed alla sua
luminosità, mi fatto sospettare
che questo prototipo costituisca un po' l'anello di congiunzione fra i tipi
Sphaerogon e Pleon: infatti
il gruppo ottico anteriore del Pleon è molto simile a quello dello Sphaerogon,
mentre il groppo posteriore
di quest'ultimo, costituito da 3 lenti, viene sostituito nel Pleon da un gruppo
Topogon completo, di
dimensioni minuscole; questa grafica che ho realizzato renderà meglio l'idea
a sinistra lo Sphaerogon 1,9cm f/8 (1936, 160°)
a destra il Pleon 19,2mm f/6,3 (1938, 180°)
il gruppo ottico anteriore del Pleon - anteposto da Richter al Topogon, il suo
capolavoro - è molto
simile a quello dello Sphaerogon di due anni prima, al punto da farmi supporre
che la versione
V 1936 N° 18, spinta a 210° con copertura fisheye, possa basarsi su uno schema
molto simile
a quello del Pleon, con un nocciolo Topogon nella parte posteriore in luogo
delle tre lenti dello Sphaerogon;
naturalmente, in mancanza di riscontri, si tratta solo di ipotesi
PLEON
Lo Zeiss Pleon, un fisheye utilizzato in aerofotogrammetria (stampando i
negativi con lo stesso obiettivo invertito),
fu progettato da Richter nel 1938 derivandolo dal Topogon, cui aveva anteposto
un membro anteriore, come già
accennato, molto simile a quello dello Sphaerogon del 1936; il Pleon fu
progettato in due versioni: 19,2mm f/6,8
con copertura di 180°, come i fisheye attuali, ed un ben più massiccio Pleon
80,4mm f/6,3 che copriva solamente
136° ma impressionava formati decisamente maggiori; in questo caso, le
stringenti esigenze belliche permisero la
produzione, nonostante il fatto che il nocciolo posteriore tipo Topogon,
specialmente nel 19,2mm, fosse di dimensioni
molto più ridotte rispetto alle consuete versioni per teodolite o aerial
camera, ad immagino gli sforzi titanici delle
maestranze per realizzare microscopici menischi con tale spessore e
curvatura....
lo schema ottico dello Zeiss Pleon 19,2mm f/6,3: nonostante la lente anteriore
da oltre 16cm,
provate ad immaginare le difficoltà nel realizzare i menischi del nocciolo
posteriore tipo Topogon,
comunque minuscolo...l'obiettivo, a copertura fisheye, garantiva 180° sulla
diagonale
the big borther, la versione da 80.4mm f/6,3 con copertura
ridotta a 136° ma
in grado di impressionare formati molto maggiori; notare il membro anteriore
semplificato su due sole lenti, peraltro con diametro superiore a 20cm....
Non si sa molto sulla reale produzione del Pleon, dal momento che furono
utilizzati negli anni del massimo
sforzo bellico nazista, soprattutto per impieghi militari; dai registri di
produzione gli unici Pleon registrati in
chiaro sono i già citati 50 esemplari derivati dall'80,4mm del progetto di
Richter e realizzati intorno al
1941 con focale di 72,5mm f/8 per la reihenbildkamera 7/18, cui vanno aggiunti
tre esemplari dalle
caratteristiche estreme, dei mostri da 200mm f/6,3 la cui lente frontale avrà
sicuramente sfiorato il
mezzo metro di diametro, realizzati nel 1945 nel disperato tentativo di
invertire le sorti di un conflitto
al suo epilogo e destinati ad una reihenmesskamera; naturalmente, vista la
particolare destinazione ed
il contesto è possibile, anzi probabile che altre serie non meglio specificate
di Pleon siano state
realizzate senza ulteriori riferimenti e/o che nelle fiamme dei fire-bombings
sia stata distrutta
ogni documentazione.
UPGRADING 21/12/2007
Analizzando il materiale Zeiss raccolto nell'immediato dopoguerra da Willy
Mertè e conservato
fino ad oggi negli archivi del Central Air Document Office di Dayton (Ohio), mi
sono soffermato
su alcune delle moltissime pagine rese illeggibili con colpevole negligenza
della lunga archiviazione
in formato analogico (in pratica è stata cancellata la storia...), e con una
certa difficoltà ho ricostruito
i dati correlati allo sviluppo del Pleon ed i relativi modelli progettati e
costruiti; in realtà non c'è molto
da aggiungere al misero elenco già presentato, salvo il fatto che la versione
da 80,4mm del progetto
originale di Richter fu effettivamente prodotta sotto forma di prototipi (versuche)
e sottoposta a test
e misurazioni nel contesto reale; da questo modello (il secondo presente sul
progetto del 1938) furono
poi derivati i due obiettivi di produzione, aumentando l'angolo di campo del
72,5mm da 136° a 152°
(sacrificando l'apertura che passava da f/6,3 ad f/8) e dotando il monumentale
200mm f/6,3 (con elemento
frontale da quasi 40cm!) di una lastra pianoparallela posteriore in vetro BAK2
di colore giallo, una tinta
adatto alla ripresa pancromatica e che migliora la penetrazione della foschia.
Gli schemi che seguono costituiscono una sorta di ricapitolazione sull'argomento
Pleon, con la riproposizione
dei due modelli contenuti nel progetto originale e di schemi recuperati e
"ripuliti" per quanto possibile dalla
documentazione del CADO, che illustrano le sezioni dei modelli di produzione;
sono anche presenti due
tabelle originali con alcune misurazioni e diagrammi relativi al prototipo 80mm
f/6,3 (derivato direttamente
dal secondo modello del progetto di Richter) ed al 72,5mm f/8 di produzione: si
tratta di dati inediti che
implementano le scarse conoscenze su quest'obiettivo, la cui fama è senz'altro
superiore agli scarni
rendiconti di produzione (53 esemplari in tutto, escludendo alcuni prototipi!)
I modelli di Pleon calcolati furono sostanzialmente tre: un
tipo f/6,3 da 180° con distorsione fisheye
standard (100%) che non fu mai prodotto; una variante f/6,3 da 136° la cui
distorsione a barilotto
(misurata approssimativamente sui diagrammi redatti da Mertè) scendeva da 100%
a circa 49%
e che fu realizzata come prototipo con schema standard (80mm f/6,3) e
prodotta in tre esemplari
con lastra posteriore pianoparallela (200mm f/6,3); infine, una terza opzione
sempre basata su
questo schema ma limitata ad f/8 e con l'angolo di campo viceversa ampliato da
136° a 152°, e la
distorsione che aumentava di conseguenza (sempre sulla base di misurazioni
approssimative sui
grafici Zeiss) da 49% a circa 65,5%; ricordo che i negativi venivano stampati
con lo stesso Pleon
in posizione rovesciata, che restituiva quindi un'immagine assolutamente priva
di distorsione ed anche
di vignettatura
i due modelli previsti dal progetto originale del 1938, già
visti, vengono riproposti per
completezza e chiarezza; il primo tipo, con membro anteriore a tre lenti collate,
è l'unico
a coprire i 180° effettivi degli obiettivi fisheye ma non è mai sfociato in
produzione;
viceversa, dal secondo tipo sono derivati i modelli di produzione, con 136° o
152° di
angolo di campo e dotati o meno di lastra posteriore pianoparallela; in realtà
l'intenzione
dei progettisti non era quella di ottenere un vero fisheye ma un obiettivo da
aerofotografia
a bassissima quota dotato di un angolo di campo estremo; dal momento che le
tecnologie
dell'epoca non consentivano di progettare uno schema con adeguata correzione
della
distorsione, quest'ultima fu accettata serenamente, il che permetteva di
realizzare un'ottica
molto più semplice, sfruttando poi la fase di stampa per annullare il difetto
l'inedito schema ottico del Pleon 72,5mm f/8, l'unico ad
essere prodotto in una serie
ragionevole, per quanto minimale (50 pezzi); come si può notare, il grande
elemento
anteriore era ricavato dall'economico vetro BK7 (così come i due menischi
esterni
del nocciolo "Topogon" posteriore) e la grande superficie anteriore a
raggio infinito
(perfettamente piatta) toglieva le castagne dal fuoco durante la molatura; il
secondo
elemento (collato alla grande lente anteriore) è realizzato in vetro SF2,
mentre i due
sottili menischi fortemente incurvati all'interno del gruppo "Topogon"
sono in vetro SF10
ad alta rifrazione ed alta dispersione, e lavorano con i due elementi esterni
(di caratteristiche
antitetiche) per correggere l'aberrazione cromatica; proprio queste piccole
lenti all'interno
del nocciolo costituiscono il problema maggiore in fase di realizzazione:
infatti i vetri short-flint
ad alta rifrazione sono "coriacei" da lavorare e la forte curvatura
dei sottilissimi elementi era
causa di frequenti rotture e numerosi scarti; probabilmente il modello da 19,2mm
per 180°
presente nel progetto originale non fu prodotto proprio perchè questo gruppo di
lenti era di
dimensioni talmente ridotte da rendere praticamente proibitiva la produzione in
serie...
Il modello originale prevedeva 136° di campo ad f/6,3 mentre l'obiettivo di
produzione
- limitato ad f/8 - si spingeva fino a 152°
lo schema originale, finora sconosciuto, del Pleon da 200mm
f/6,3, che condivideva col modello
descritto nel progetto del 1938 l'apertura massima e l'angolo di campo (136°);
l'adozione della
lastra pianoparallela posteriore in vetro BAK2 (facilmente colorabile, in giallo
nella fattispecie)
ha comportato una leggera modifica allo schema, prevedendo una minima spaziatura
ad aria
fra le due lenti anteriori (collate nel modello originale); anche il raggio di
curvatura della faccia R3,
non più vincolato all'incollaggio, è leggermente più accentuato; come ultima
variante - escludendo
la lastra piatta in BAK2 - tutti gli elementi dello schema sono realizzati
alternativamente in BAK7
(vetro a dispersione medio-bassa) ed SF10 (vetro ad alta rifrazione e
dispersione), per contenere
l'aberrazione cromatica ma anche eventuali costi di produzione e problematiche
logistiche; quest'obiettivo,
realizzato in appena tre esemplari, era davvero imponente e la lente anteriore
sfiorava i 40cm di diametro,
mentre il vertice anteriore ed il piano focale distavano oltre 35cm...
dal secondo modello del progetto di Richter (80,4mm f/6,3 - 136°) fu realizzato
un 80mm - 8cm f/6,3
in forma prototipica, probabilmente in alcuni esemplari (non dovrebbe trattarsi
di un pezzo unico perchè
in questa scheda l'obiettivo viene definito Zeiss 8cm f/6,3, mentre per i
prototipi singoli c'era l'apposita
nomenclatura V + anno corrente + numero sequenziale di costruzione); questa
tabella, come gli altri
schemi di quest'aggiornamento, sono stati recuperati fra le schede
semi-deteriorate dal tempo ed ho
cercato di renderla leggibile. Nella tabella dei vetri troviamo la
stessa scelta abbinata all'analogo 80,4mm
del progetto originale, mentre sul diagramma della distorsione viene confermato
un semiangolo di campo
di 68°, corrispondente ai 136° complessivi previsti; il fondo-scala del
grafico è pari al 20% e misurando
approssimativamente la curva si nota come l'obiettivo non presenti la classica
distorsione periferica del
100% comune ai fisheye da 180° ma si fermi a meno del 50%
questa preziosissima scheda riporta le misurazioni effettuate sul modello di
produzione
da 72,5mm f/8, dalla quale si evince un angolo di campo ampliato a 152° (76°
di
semiangolo) ed una distorsione incrementata fino a circa 65%; lo stato di
correzione
appare decisamente buono e - come già accennato - la forte distorsione veniva
perfettamente corretta in fase di stampa utilizzando lo stesso obiettivo
(rovesciato)
come ottica da ingrandimento
FINE UPGRADING 21/12/2007
Questa mia sintetica panoramica sui supergrandangolari
prebellici evidenzia, sotto il sostrato
apparentemente sterile, un'inaspettata vita interiore, con modelli dalle
caratteristiche incredibili
che palesano una volta di più quanto fosse progredita l'ottica Zeiss di Jena
nella triste
parentesi nazista; naturalmente le considerazioni di carattere pratico ed
economico, nonchè
la guerra imminente, non hanno permesso la produzione in serie, ma questi rari
prototipi
bastano e avanzano per un deciso revisionismo storico, in questo caso più che
lecito.
IL MARCOMETRO
CONSIDERANDO L'ASSENZA DI COMPUTERS,
LA RIDOTTA DISPONIBILITA'
DI VETRI SPECIALI E LE TECNOLOGIE DI TOOLING
DISPONIBILI ALL'EPOCA
SI RESTA DAVVERO IMPRESSIONATI DA SIMILI
TOUR DE FORCE
DICO UNA BESTEMMIA: DOVE SI SAREBBE ARRIVATI
SE QUESTI TECNICI
AVESSERO POTUTO PROSEGUIRE SENZA SOSTE NELLA
LORO CORSA ?
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