SMC PENTAX M
300mm f/4 *star
LE CARATTERISTICHE TECNICHE
DI UN PICCOLO FUORICLASSE
ABSTRACT
Released in 1981, the SMC Pentax M 300mm f/4 *star was one of
the
shortest ( only 5 + 2/10 inches) and sharpest lens of it's batch, a real
trendsetter;
in this page you'll find the optical drawings with specs, glass quality and
aberration
figures for the production lens and other three prototypes, all from the original
project
24/05/2008
Negli anni '70, uniformandosi al trend Olympus, la Asahi
Kogaku ideò la linea Pentax M,
nell'ambito della quale l'indiscussa qualità ottica condivideva la priorità
con la massima
riduzione di peso e dimensioni; sul finire di questa generazione l'Azienda
concepì un'autentica
ciliegina sulla torta, e nel 1981 lanciò l'SMC Pentax M 300mm f/4 *star, un
teleobiettivo che
sfoggiava il nuovo marchio d'eccellenza della Casa (la famosa stella) e che si
presentava come
un prodotto d'ingegneria ottica estremamente sofisticato, in grado di coniugare
per la prima volta
dimensioni incredibilmente compatte (pensiamo alla lunghezza-record di appena
132mm!) con
le eccellenti prestazioni ottiche tipiche dei tele apocromatici professionali;
l'obiettivo suscitò giustamente
molto scalpore perchè non si era mai visto prima qualcosa di simile, ed in
effetti - analizzando con
attenzione le caratteristiche dei vetri ottici impiegati, qui rivelate in
anteprima, appare con chiarezza
lo sforzo messo in campo dalla Asahi Kogaku, che non ha risparmiato nulla dal
catalogo dei vetri
più moderni per creare il suo gioiellino, subito balzato ai primi posti della
wish-list di ogni appassionato
Pentax; vediamo in dettaglio le notevoli caratteristiche di quest'obiettivo.
lo schema ottico dell'SMC Pentax 300mm f/4 *star del 1981
nasce nell'alveo
delle tipiche strutture tele della Asahi, ma la progettazione estrema e l'ampia
profusione di moderni vetri ottici ha conseguito l'obiettivo di ridurre la
lunghezza
complessiva dell'ottica a valori simili a quello di un 135mm tradizionale
l'obiettivo fu calcolato nel 1979 dai Dr. Koichi Kobayashi e
Sadao Okudaria, celebri
matematici della Asahi con all'attivo altri progetti; il calcolo estremizzato
sulle ridotte
dimensioni è testimoniato dal telephoto ratio di appena 0,60, realmente
eccezionale
e superiore anche a quello dei più compatti teleobiettivi Olympus OM; per
conseguire
quest'obiettivo e garantire nel contempo una resa molto brillante fin dalla
massima apertura di
f/4, i progettisti sono ricorsi ai più moderni e costosi vetri ottici: ben tre
elementi dello schema
adottano il classico vetro ED della Schott, il famoso PK52A, cui fanno pariglia
altri elementi
ricavati da vetri della serie LAF ed LASF con un eccezionale rapporto fra alta
rifrazione e
bassa dispersione; in particolare, la settima lente utilizza il vetro Schott
LASF31A, la risposta
della Casa di Mainz al vetro "Noctilux" di casa Leitz, un materiale
specialissimo ed estremamente
costoso che è costituito in larga parte da ossido di Tantalio e Niobio e che
raggiunge valori
di rifrazione altissimi (nD= 1,88300) abbinati ad una dispersione relativa
estremamente contenuta
(vD= 40,8); questo vetro fu impiegato, fra l'altro, nel Canon FD 50m f/1,2 L ed
in ben quattro
lenti del successore, l'EF 50mm f/1,0 L.
da questo "albero genealogico" dei 300mm Pentax con
baionetta K si può notare
come il 300mm f/4 KM - KA *star sia derivato concettualmente dal primo 300mm
f/4 serie K, modificando l'effetto convergente del modulo anteriore e quello
divergente
di quello posteriore per ridurre visibilmente le dimensioni (questi schemi sono
approssimativamente in scala): si passa infatti da 188mm ad appena 132mm di
lunghezza,
un guadagno di ben 5,5cm a parità di focale e luminosità (e d'altronde anche
il 300mm f/4
K era ragionevolmente compatto), mentre il peso scende da 1.020g ad 825g (KM *)
ed
850g (KA *), restando comunque su valori sostenuti in relazione agli ingombri
così ridotti,
probabilmente a causa delle numerose lenti anteriori di ampio diametro
(l'attacco filtri del
KM - KM *star è da 77mm); l'unica "pecca" riscontrabile in questo
gioiello è l'assenza di
messa a fuoco interna, che comporta un certo aumento delle aberrazioni a
coniugate brevi
ed una messa a fuoco minima non eccezionale (4 metri, come nel precedente K); il
concetto
del piccolo 300mm dalla resa feroce fu conservato ed evoluto nel successivo
300mm f/4,5
F - FA *star (ED IF), dove si mantenne a grandi linee il modulo anteriore del KM -
KA *star
modificando la parte posteriore per consentire la messa a fuoco interna IF, che
permise un
maggior controllo delle aberrazioni nel campo ravvicinato ed una messa a fuoco
minima
drasticamente ridotta a 2m, molto utile nella foto naturalistica; questo nuovo
schema, rivestito
in una grintosa montatura bianca di aspetto molto professionale con ampio
zoccolo d'attacco
al cavalletto, ebbe altrettanto successo fra gli amatori, ma non riuscì a
replicare le eccezionali
doti di compattezza del KM - KA *star oggetto di questo articolo: infatti,
nonostante il minor
diametro delle lenti anteriori (permesso dal sacrificio dell'apertura massima)
ed il passo filtri
ridotto da 77mm a 67mm, il 300mm f/4,5 F - FA *star ha una lunghezza di 160mm,
quasi
3 centimetri superiore a quella del predecessore, ed in versione F presenta
addirittura un
identico diametro esterno di 84mm (poi ridotto a 73mm nel tipo FA); anche il
peso
(880g - 935g) risulta superiore a quello del KM- KA *star, forse a causa del
grande
zoccolo sagomato per il cavalletto (che tuttavia è molto "stilish" e
rende assai gradevole
l'estetica dell'obiettivo); in tempi recenti (2008) è stata lanciata una
ulteriore versione SMC
Pentax 300mm f/4 DA SDM *star (ED IF)) che riprende il concetto di messa a fuoco
interna del tipo F - FA *star ma utilizza un modulo anteriore più semplice,
mentre l'ultima
lente ha valore diottrico opposto, forse alla ricerca della massima
telecentricità nell'uso
digitale; questa priorità ha un prezzo, visto che le dimensioni (184mm x 83mm)
ed il peso
(1.070g) tornano ai livelli del primo modello K, rinnegando così totalmente
l'exploit
conseguito col KM *star del 1981... La messa a fuoco minima del DA SDM *star
scende ad appena 1,4m, allineandosi con la moderna concorrenza, ed il passo
filtri
ritorna a 77mm
la sagoma dell'SMC Pentax 300mm f/4 KM *star abbinata allo
schema ottico,
realmente incastonato in una montatura minimale; per ridurre il diametro
complessivo
si è scelto di adottare un vistoso strombo anteriore che veste di misura le
ingombranti
lenti anteriori, mentre il cannotto principale è eccezionalmente rastremato; i
diaframma ad
8 lamelle chiude da f/4 ad f/32 mentre il paraluce è incorporato, estraibile;
il codice Pentax
di riferimento era 24360
Kobayashi-San ed Okudaria-San hanno previsto quattro diverse
opzioni di progetto,
basate su due schemi ottici leggermente diversi: il primo comprende il modello
deliberato
per la produzione ed i prototipi n°2 e n°3, mentre il secondo schema si
riferisce al prototipo
n°4; tutti quanti utilizzano l'identica scelta di vetri, mentre nell'ambito dei
primi tre modelli
le differenze non sono legate allo schema complessivo ma a modeste variazioni
dei raggi e
delle spaziature; il prototipo n° 4 si differenzia in quanto le ultime due
lenti sono collate in
un doppietto anzichè spaziate ad aria; nello schema sono riportati i parametri
principali di
tutti e quattro gli obiettivi (raggi di curvatura, spessori e spazi fra le lenti
sull'asse e caratteristiche
ottiche dei vetri impiegati)
questi diagrammi riportano la proiezione delle aberrazioni
caratteristiche riferite alle quattro
opzioni del progetto; il modello di serie è stato scelto fra i prototipi che ne
condividono
l'identico schema ottico per un migliore controllo di astigmatismo ed
aberrazione sferica
(forse anche in previsione del prevedibile peggioramento alle distanze brevi
causato dalla
messa a fuoco non flottante); curiosamente - trattandosi di calcoli apocromatici
- la versione
scelta per la produzione presenta il maggiore spostamento di fuoco sull'asse fra
la g-line e
la d-line (435nm e 589nm), mentre il quarto prototipo, dotato di schema
leggermente differente,
è molto più corretto cromaticamente rispetto agli altri tre; c'è da dire che
i vetri ED come lo
Schott PK-52A adottato in questo caso presentano uno spostamento di fuoco molto
ridotto
fra il rosso ed il giallo/verde (c-line a 656nm e d-line a 589nm) e molto più
accentuato avvicinandosi
all'ultravioletto, quindi lo spostamento indicato dai diagrammi è normale ed
anche trascurabile
nell'uso corrente, dove eventualmente è molto più importante la
"tenuta" verso il rosso, sia
in previsione di filtri taglia-banda di contrasto col BN (gialli, arancio o
rossi) sia ipotizzando
l'impiego nel campo IR
In conclusione, l'SMC Pentax 300mm f/4 KM *star è un elemento
strategico da molti punti di
vista: ha inaugurato la generazione degli obiettivi speciali Pentax, i famosi
*star, ha introdotto
l'utilizzo in casa Asahi dei vetri ED commerciali dopo l'esperienza con la
problematica Fluorite,
ha creato nuovi standard nell'irripetibile rapporto fra compattezza estrema ed
elevata resa ottica;
nessun altro 300mm f/4 a lenti ha mai replicato la sua lunghezza
"impossibile", e ancora oggi
sembra incredibile che un obiettivo così compatto possa garantire simili
prestazioni... Di tutto
questo dobbiamo ringraziare il suo calcolo ottico estremamente avanzato, con
l'impiego di
vetri moderi e sofisticati: un'alchimia che ha permesso il miracolo e consegnato
il KM *star
alla storia.
MARCOMETER
FORSE LA VETTA PIU' ALTA RAGGIUNTA DAL
CONCETTO KM:
SOLO LE ESIGENZE IF RICHIESTE DALL'AUTOFOCUS
HANNO
SPINTO AD ANDARE OLTRE... UN'AUTENTICA PIETRA
MILIARE
NELLA STORIA DELLA FOTOGRAFIA 35mm
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