IL TIPO TESSAR EVOLUTO / PARTE 3:
L'OLYMPUS 35mm f/2,8 PER XA DI TOSHIHIRO IMAI
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La Olympus, dopo il lancio del fortunato
sistema reflex OM, incontrò un certo successo anche con le
sue apprezzate compatte 35mm, dedicate ad un pubblico non specializzato,
mettendo in atto una significativa
penetrazione di mercato nel settore; a fine anni '70 la Casa giapponese stava
precorrendo i tempi impostando
il progetto XA, una compatta non soltanto miniaturizzata, come tradizione del
marchio, ma anche progettata
secondo criteri ergonomici e di design integrato che oggi sono lo standard ma a
quel tempo costituivano una
vera novità; in particolare, per gli ingegneri designati alla progettazione del
suo obiettivo si prospettò un compito
arduo dal momento che il corpo Olympus XA, il celebre "ovetto",
prevedeva un guscio anteriore con strombo
arrotondato che scorreva lateralmente scoprendo l'obiettivo, e per quest'ultimo
restavano quote davvero risicate,
dato che fra lente frontale e pellicola erano previsti al massimo 35mm di spazio
utile; inoltre le specifiche imposte
richiedevano una focale moderatamente grandangolare con luminosità piuttosto
elevata (f/2,8) ed una qualità
ottica in quanto a risoluzione e correzione ai bordi di alto livello; il
progettista incaricato di estrarre il coniglio dal
cilindro fu il dottor Toshihiro Imai, che affrontò la tenzone in modo
razionale, restando con i piedi ben ancorati al
suolo, con mente lucida: partì dallo schema immortale tipo Tessar, che aveva
già equipaggiato altre compatte
Olympus con validi risultati, e lo evolvette per aumentare il suo angolo di
campo senza penalizzare le proverbiali
prestazioni nè aumentare gli ingombri longitudinali: la soluzione adottata da
Imai, e regolarmente brevettata, prevede
l'aggiunta al tipo Tessar di due lenti divergenti posteriori di ampio diametro,
poste a breve distanza dalla pellicola,
ottenendo così un grandangolare non retrofocus del tipo a teleobiettivo
invertito, che fu completato per Novembre 1977.
L'obiettivo definitivo era un 35mm
f/2,8 e grazie alle lenti posteriori divergenti di ampio diametro si configurava
come un obiettivo concettualmente imparentato alla lontana col celebre Zeiss
Biogon, e presentava una resa uniforme
con una insolita sovracorrezione delle aree periferiche, caratteristica in
comune con certi wide Olympus Zuiko per OM;
l'obiettivo, nonostante le ridottissime dimensioni dell'apparecchio, era
regolarmente accoppiato ad un minuscolo
telemetro ed era realizzato senza compromessi, con ben 4 lenti ad alta
rifrazione, per due delle quali superiore ad 1,8.
Grazie anche alle prestazioni di quest'ottica, la Olympus XA fu una vera
trendsetter nel mercato e fece registrare
vendite significative, raccogliendo riscontri lusinghieri e confermando che il
tipo Tessar, anche nelle evoluzioni
più ardite, è sempre e comunque un cavallo vincente.
lo schema ottico dello Zuiko 35mm f/2,8 progettato per la famosa compatta
Olympus XA, lanciata con grande successo a fine anni '70; appare in tutta
evidenza il nocciolo basilare del tipo Tessar, cui sono state aggiunte due
lenti divergenti posteriori per ottenere un leggero grandangolare estremamente
compatto e caratterizzato da prestazioni insolitamente uniformi sul campo
lo stato di correzione dello Zuiko 35mm f/2,8, tratto
direttamente dal progetto originale;
i valori non sono stratosferici ma comunque significativi per un grandangolare
f/2,8
destinato ad una compatta per il mercato di massa
Per amore di completezza occorre annotare che Toshihiro Imai, alcuni anni dopo,
presentò una ulteriore evoluzione
di questo concetto, con l'obiettivo di ridurre ancor più l'ingombro
longitudinale dell'ottica e consentire la realizzazione
di apparecchi ancora più compatti: per ottenere un telephoto ratio ancora più
favorevole, pari a 0,997 (lo schema è
in pratica un teleobiettivo invertito), Imai aggiunse una terza lente divergente
posteriore, sottraendone una dal nocciolo
base del tipo Tessar, che veniva trasformato in tripletto, ottenendo così un
grandangolare da 38mm f/2,8 ancora più
compatto rispetto alla versione Olympus XA; questo progetto fu completato a
metà del 1980 ed anche in questo caso
si fece ricorso a vetri ad alta rifrazione per 5 dei 6 elementi utilizzati,
mentre il rimanente si attestava comunque su un
rispettabile valore nD pari ad 1,72.
lo schema evoluto da Imai nel 1980, alla ricerca di una compattezza ancora
maggiore, raggiunta adottando una terza lente divergente posteriore con
la contestuale trasformazione del doppietto nel Tessar base in lente singola;
in questo modo il telephoto ratio dell'ottica scese sotto 1, a significare che
l'ingombro dalla lente anteriore al piano pellicola era inferiore alla lunghezza
focale, permettendo di costruire attorno a questo 38mm un apparecchio
decisamente sottile e compatto, come nella tradizione Olympus; notare
il generoso impiego di vetri ad alta rifrazione
lo stato di correzione del 38mm f/2,8 del 1980 è leggermente inferiore
a quello del 35mm f/2,8 per XA, sacrificato sull'altare di una miniaturizzazione
davvero spinta
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