NIKON - ZEISS  LEGACY:

UN  500mm  ZEISS  HASSELBLAD  C   APPLICATO  SU

NIKON  DIGITALE  FX  FULL-FRAME,  CON  O  SENZA

MOLTIPLICATORE  2X  NIKON  TC-301:  UN'ACCOPPIATA

CHE  RIEVOCA  IL  FILO  SOTTILE  CHE  PER  TANTI  ANNI

HA  COLLEGATO  LE  DUE  AZIENDE.

 


ABSTRACT

Some kid's plays using a full-frame Nikon D-slr equipped with an old Zeiss Hasselblad
Tele-Tessar 500mm f/8 C of the sixties, with and without the Nikon TC-301  2x converter
that leads to the magic ton (1 meter - 40" focal lenght); this unusual marriage is an heritage
of acient, faded relatioships between Nippon Kogaku and Zeiss: first during wartime (when
Zeiss technicians shared with their Nippon Kogaku's colleagues the optical projects of some
german lenses), and then, when a new Nikon rangefinder camera line was strictly inspired by
Zeiss Ikon Contax models; italian users enjoy a further match-spot, as both brands (Nikon
and Zeiss Hasselblad) are/was marketed by the same national distributor.

08/10/2009


L'argomento di questa leggera paginetta appare poco più che un frivolo gioco imbastito per combattere
la noia di un pomeriggio ozioso, viceversa ha implicazioni più serie e profonde di quanto l'apparenza
possa travisare: se è vero che la Nippon Kogaku vanta una tradizione ormai secolare, non si può
tuttavia negare che l'evoluzione postbellica dei suoi prodotti non avrebbe avuto l'esito conosciuto
senza l'ombra immanente della Zeiss...



Il filo sottile che collega i destini della Nippon Kogaku alla celebre azienda tedesca cominciò a dipanarsi
ai tempi della seconda Guerra Mondiale: le alleanze politiche e strategiche fra la Germania del Dritten
Reich e l'impero del Sol Levante implicarono stretti contatti e collaborazioni anche sul piano tecnologico,
e senza scomodare le leggende che parlano di U-boat carichi di Uranio è storicamente provato che, in
quegli anni sciagurati e concitati, tecnici della Carl Zeiss Jena fecero visita ai colleghi della Nippon Kogaku
(titolare della stragrande maggioranza delle commesse belliche nel settore ottico) per condividere il loro
straripante know-how; se è vero che il flusso dati riguardò soprattutto ordigni astrusi come gli enormi
telemetri per cannoni da marina, gli inviati tedeschi non mancarono di passare agli omologhi dagli occhi a
mandorla i progetti chiavi in mano di alcuni dei più celebri obiettivi Zeiss Jena, con particolare riferimento
ai celebri Sonnar di Bertele.


Nell'immediato dopoguerra, le Autorità statunitensi delegate alla riorganizzazione industriale
dell'occupied Japan imposero ad una Nippon Kogaku estremamente ridimensionata nel
numero di stabilimenti e nell'organico la produzione di apparecchi fotografici, lasciando
balenare l'allettante prospettiva dei grandi mercati americani da colonizzare con prodotti
meno costosi di quelli fino ad allora giunti dalla Germania; a questo punto è interessante
focalizzare con attenzione un dettaglio del tempo: i principali tecnici del settore ottico in
carico alla Nippon Kogaku erano Murakami, Azuma, Wakimoto ed Hatano-San, e toccò
a loro l'arduo compito di recuperare e riorganizzare il materiale e gli appunti relativi ai progetti
degli obiettivi, scompaginati dagli eventi bellici, con l'obiettivo di rimettere in produzione nel
minor tempo possibile i più moderni schemi ottici affinati in tempo di guerra: tali schemi erano
proprio i cloni dei Sonnar 50mm f/1,5 ed f/2 mutuati brevi manu - e quindi non semplicemente
imitati ! -  dai tecnici Zeiss; il problema più serio che si pose fin dall'inizio, e che conferma
la reale paternità di questi progetti, consistette nella disponibilità dei vetri: sebbene la Nippon
Kogaku avesse realizzato in proprio la fusione di vetro ottico fin dai suoi albori, i progetti
Sonnar della Zeiss utilizzavano particolari vetri di origine Schott, non presenti nella lista dei
materiali forniti dalle vetrerie interne; è quindi altamente probabile che assieme ai calcoli ottici
dalla Zeiss Jena fossero arrivati anche dei lotti di vetro ottico per procedere alla confezione
degli obiettivi stessi, quantitativi poi parzialmente utilizzati o andati distrutti durante il conflitto...

Murakami-San si trovò subito ad affrontare proprio questo problema: il 5cm f/1,5 tipo Sonnar
non poteva assolutamente essere messo in produzione perchè mancava fin dall'inizio la disponibilità
di alcuni vetri, ed anche il Nikkor H 5cm f/2 ebbe una nascita tormentata, dal momento che il
progetto originale Zeiss dovette essere rivisto una prima volta per adattarlo alle scorte di vetri
disponibili, subendo poi una successiva e definitiva revisione per dirottarlo su vetri autarchici
sfornati dalle vetrerie Nippon Kogaku, finalmente ritornate produttive; questo breve excursus
ci fa capire come - effettivamente - il travaso di know-how da Zeiss Jena a Nippon Kogaku
sia stato concreto e storicamente provato.

 

Questa relazione venne ribadita quando la Casa giapponese mise in produzione
le sue celebri fotocamere a telemetro: pur con qualche divagazione di dettaglio
dal sapore Leica, le Nikon rangefinder erano esplicitamente ispirate alle celebri
Contax realizzare dalla Zeiss Ikon, a partire dall'inconfondibile cassa a smusso
ottagonale, rimasta nel DNA delle Nikon fino a modelli del recentissimo passato,
passando per l'analogo e complesso innesto a baionetta, la simmetria bilaterale
dei due grossi pomelli di avanzamento e riavvolgimento e concludendo con la
ghiera dentata azionabile con l'indice destro, dettaglio di straordinaria attualità
e genio ergonomico.

(credits: picture Nikon Co.)


Se a questi antichi asintoti di contingenza aggiungiamo il fatto che sul territorio nazionale,
ad un certo punto, l'importazione e la distribuzione dei materiali Zeiss Hasselblad e Nikon
è stata assunta in carico da un'unica Società, possiamo concludere che l'adattamento proposto,
per quanto ibrido e bislacco possa sembrare in apparenza, non fa altro che replicare episodi
storici e reiterati...

 

Ecco dunque una modernissima interpretazione della Nikon - Zeiss legacy: un vetusto ma sempre
rispettabile Carl Zeiss Tele-Tessar 500mm f/8 del 1967, in montatura Hasselblad C, abbinato
tramite l'apposito anello adattatore ad un'attuale Nikon D700, digitale full-frame con sensore FX;
il "contributo ottico" della Nikon consiste nel duplicatore di focale Nikon TC-301, nato per il
Nikkor 300mm f/2,8 IF-ED e per i lunghi tele professionali in genere, applicato fra anello adattatore
e corpo macchina... L' "accrocchio" complessivo (complice anche il paraluce originale Zeiss) non
passa certo inosservato (in questo caso è difficile simulare che si sta utilizzando un supertele...), ma
possiamo contare su una focale di 1.000mm f/16, valore decisamente ragguardevole.

 

La Nikon D700 dotata di moltiplicatore Nikon TC-301 ed anello adattatore;
grazie all'apposito menu di indicizzazione per gli obiettivi non AF è possibile
memorizzare focale e luminosità, trovandoli puntualmente registrati nei metadati,
ed operare tranquillamente in automatismo a priorità di apertura, logicamente
in modalità stop down al valore di lavoro (facilmente attuabile grazie all'apposito
comando presente sull'obiettivo Hasselblad tipo "C").

 

Questo dettaglio rivela un particolare interessante: lo sbalzo del nocciolo ottico
anteriore (che nell'uso convenzionale entra fisicamente nel corpo dell'obiettivo
per intercettare l'ampia pupilla di uscita, vincolandone l'uso ad alcuni super-tele
ED) viene praticamente annullato dallo spessore dell'anello adattatore Hasselblad-
Nikon, grazie ai 28,4mm di tiraggio aggiuntivo, permettendo di applicare qualsiasi
obiettivo Zeiss Hasselblad.

 

Il corpo macchina D700 con impugnatura porta-batteria, il Teleconverter TC-301
ed il robusto anello adattatore.

 

Lo Zeiss Tele-Tessar 500mm f/8 Hasselblad C con la sua dotazione
(custodia in cuoio, paraluce, speciale tappo in alluminio laccato crinckled); la
impeccabile veste meccanica comportò un prezzo di listino decisamente elevato,
forse superiore alle oggettive potenzialità dello schema ottico, un semplice per
quanto accurato acromatico.

 

Il nocciolo ottico del 500mm Tele-Tessar risale al 1960 e venne
progettato secondo il tradizionale schema teleobiettivo; la prima lente
ha una dispersione contenuta, la successiva coppia costituisce un
doppietto acromatico (vetro a bassa rifrazione e ridotta dispersione
abbinato ad uno Short-Flint ad alta rifrazione ed alta dispersione), e
la coppia posteriore rappresenta invece un doppietto ipercromatico
(lenti con rifrazione quasi analoga e dispersione molto differente, in
grado di rifinire l'aberrazione cromatica senza modificare il valore
rifrangente del doppietto, che in questo settore si comporta quasi
come una lente singola di analoga foggia); uno schema di questo
tipo più garantire una buona correzione acromatica ma non dispone
di lenti ED a bassissima dispersione e lo spettro secondario, vista
la lunghissima focale, è certamente avvertibile.

 

Questo schema riassume le prerogative del pregiato e costoso moltiplicatore
Nikon Teleconverter TC-301; la sua caratteristica principale consiste nel grande
diametro delle lenti posteriori e nel cannotto avanzato che porta il tripletto anteriore
ad intercettare la pupilla di uscita direttamente all'interno dell'obiettivo, uno schema
perfettamente idoneo ai superteleobiettivi luminosi; questo duplicatore di focale fu
calcolato a metà anni '70 assieme allo schema ottico del nuovo Nikkor 300mm f/2,8
IF-ED (in vista delle Olimpiadi invernali 1976) e risulta particolarmente efficiente in
abbinamento con tale ottica: nel mio corredo personale c'è un AF-Nikkor 300mm f/2,8
IF ED del 1987 e posso confermare che l'accoppiata fornisce ottimi risultati; il primo
modello, denominato Nikon TC-2, era privo di accoppiamento Ai e sfruttava l'arcaico
sistema di rinvii esterni per la forcella analogo a quello presente sui tubi di prolunga
pre-Ai come i Nikon PK-3 o PN-1; proprio la versione TC-2 (poi sostituita dal
TC-300 ed infine dal TC-301, sempre con identica struttura e noccio ottico) è stata
prodotta nel 1976-77 in appena 1.114 esemplari, e secondo me costituisce un
interessante accessorio da collezione.

(credits: schema Nikon Co.)

 

Approfittando dell'ospitalità di un amico nel suo buen retiro in collina, ho eseguito qualche
scatto di prova impiegando il 500mm Zeiss a lunga distanza per documentare le caratteristiche
della geologia locale, sia singolarmente che abbinandolo al TC-301; era ancora un caldo
pomeriggio dei primi di Settembre ed una sottile foschia penalizzava molto il contrasto (i soggetti
erano a 3 - 5 km di distanza) mentre le turbolenze termiche inficiavano pesantemente la nitidezza;
grazie all'abbinamento con un moderno corpo digitale ho potuto sfruttare pienamente le potenzialità
di un'accorta post-produzione del RAW, ottimizzando per quanto possibile contrasto e penetrazione
della foschia, una tout che ai tempi storici del 500 Tele-Tessar, ovviamente, non era possibile, ed
anche questo è progresso...

 

Tre scatti con l'obiettivo "liscio" illustrano i tipici calanchi romagnoli lungo la SP Brisighellese
fra Faenza e Brisighella, in formazioni geologiche che dalle argille di sedimentazione profonda
post-messiniane (Pliocene) si spingono verso l'alto fino alle sabbie gialle risalenti ad appena
1,5 - 1,3 milioni di anni fa. Geologia a parte, l'obiettivo è vetusto e non è mai stato un mostro
di resa, ma grazie allo sfruttamento sull'asse e all'aiuto in post-produzione le immagini sono
sicuramente dignitose, soprattutto considerando la grande distanza e le condizioni atmosferiche
originali, certamente sfavorevoli; ho scattato infulcrando il 500mm su un robusto treppiedi,
selezionando la funzione "Mirror-UP" ed applicando alla D700 un radiocomando che mi
ha permesso di sollevare lo specchio e successivamente scattare senza toccare fisicamente
il complesso. Il 500mm f/8 Tele-Tessar, nonostante da molte parti venga asserito che lavora
al suo meglio col diaframma alla massima apertura, in realtà migliora drasticamente chiudendo
di uno stop ad f/11 (il trasferimento di contrasto a 40 cicli/mm sull'asse migliora del 50%),
incrementando ancora vistosamente la resa ad f/16, valore utilizzato per questi scatti; naturalmente
un supetele da 500mm  richiede tempi di posa rapidi per minimizzare il micromosso, e con
aperture di questo genere l'alta sensibilità sfruttabile del sensore Nikon FX è sicuramente
un grande vantaggio: al limite, lavorando a 1600 ISO, sarebbe possibile persino l'impiego
a mano libera con due stop di chiusura ad f/16, un lusso davvero insperato.

 

Questa immagine, colta da una distanza compresa fra i 3 ed i 4,5 km, illustra
i tre manufatti presenti sui colli di Brisighella (torre dell'orologio, castello e chiesa
del Monticino), tre speroni della vena del Gesso che dominano il piccolo abitato
medievale, mentre sullo sfondo si notano le successioni della ex cava di Gesso
Zerbato, oggi museo geologico all'aperto; in questo caso al 500mm Tele-Tessar
è stato applicato anche il duplicatore Nikon TC-301, quindi la focale effettiva è
di 1.000 (40x rispetto all'ottica normale); ho mantenuto i due stop di chiusura
(in questo caso ancora più auspicati, vista l'azione deleteria del duplicatore aggiunto)
ed ovviamente il T= effettivo ad f/16, considerando l'assorbimento del duplicatore,
equivale ad f/32, un valore che mi ha suggerito di settare la D700 ad 800 ISO;
nonostante l'alta sensibilità il tempo di posa era di appena 1/160", quindi la robustezza
del treppiede e la procedura di sollevamento preventivo e scatto col radiocomando
sono state fondamentali per evitare il mosso! L'immagine mostra un accenno di fringings
rossi ma analizzando il file a 100% va detto che il TC-301 si comporta bene e non
penalizza in modo evidente l'obiettivo in questo settore; naturalmente la nitidezza non
è da urlo, ma se consideriamo che si tratta di una piccola porzione della copertura 6x6cm
ingrandita dal duplicatore e che lo schema di partenza ha quasi 50 anni, non possiamo
lamentarci troppo: sono ben pochi gli obiettivi che approcciano il metro di focale e
garantiscono una resa genericamente "elevata", ed il loro prezzo è sovente inavvicinabile.
Sottolineo che le sfocature sullo sfondo, negli spalti argillosi della cava, sono dovute
sia alla messa a fuoco sul primo piano sia a vistose turbolenze termiche.

 

Poco più di un gioco, quindi, ma anche l'occasione per ribadire una relazione nata su
presupposti storicamente documentati e mantenuta sul filo dell'ispirazione, nel family-
feeling di certi vecchi prodotti, fino al punto in cui la tecnologia Nippon Kogaku fu in
grado di salire in cattedra ed il design dei nuovi prodotti delegato al celebre Giorgetto
di Casa Italia...

(Marco Cavina)

Testi, immagini e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato.





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