I BIVI DELLA STORIA
1946 - NIPPON KOGAKU
ALL'ESORDIO
SUL MERCATO POSTBELLICO: E SE
ANZICHE' LA NIKON I A TELEMETRO 24x32mm
AVESSE PREVALSO LA NIKOFLEX BIOTTICA 6X6cm ?
ABSTRACT
after WW2, in a strongly injuried and occupied Japan, Nippon
Kogaku was drawing it's
first homemade camera; as history tells, we are speaking about the rangefinder
Nikon I,
but on the same rail was running also a 6x6cm TLR named Nikoflex; this
Rollefilex-clone
was the preferred embodiment for the management, and only troubles involved in
the
development of the leaf-shutter stopped this project; had it arrived to the
production lines,
the postwar photographic scenary would have been surely twisted : without 35mm
Nikon
cameras (bot rangefinder and reflex), who knows which kind of products and
brands we'd
find now on the market? an intriguing "sliding-doors" enigma.
20/05/2008
La storia postbellica della Nippon Kogaku e dei suoi prodotti ha fortemente
condizionato il
panorama moderno, le scelte tecniche ed estetiche e l'indirizzo stesso preso
dall'evoluzione
tecnologica; tutto ebbe inizio in un Giappone avvilito ed occupato quando alla
Nippon Kogaku
progettarono e misero in produzione la Nikon I, un apparecchio 35mm a telemetro
chiaramente
ispirato alle tedesche Contax e basato sull'insolito formato 24x32mm; da questo
mitico apparecchio
prese vita il sistema Nikon S a telemetro che ebbe rinomanza mondiale dopo le
referenze del fotografo
Duncan ed il suo celebre libro "This is war", realizzato con ottiche
Nikkor nate per questo sistema;
successivamente, il sistema Nikon F ( il cui corpo macchina condivideva molte
parti meccaniche con la
coeva S ) lanciò definitivamente la Casa nipponica fra le grandi firme, ed il
resto è storia di oggi.
In realtà, in quel lontano 1946 in cui i fumi e le polveri
dell'atomica aleggiavano ancora nell'aria e nei
cuori dei giapponesi sconfitti, alla Nippon Kogalu operarono una scelta critica
per quanto sconosciuta,
un autentico momento epocale in grado di cambiare il destino della Marca ma
anche l'intero panorama
commerciale postbellico, un po' come avveniva nel celebre film "Sliding
doors", nel quale un lieve ritardo
(con le relative porte scorrevoli chiuse in faccia) induce la mogliettina a
rientrare e a beccare in flagrante
adulterio il marito fedifrago...
In sostanza vennero sviluppati due progetti paralleli: il
primo, e più quotato nelle preferenze manageriali,
prevedeva una reflex biottica formato 6x6cm simile al modello Rollei, denominata
Nikoflex; il secondo
riguardava un apparecchio a telemetro 35mm in stile Contax; la Nikoflex sarebbe
senz'altro entrata in
produzione al posto della Nikon I 24x32mm, ma l'esigenza di sviluppare
appositamente un otturatore
centrale "autarchico" profilò problemi insormontabili... I due
modelli per eccellenza cui ispirarsi erano
il Compur della Deckel di Monaco ed il Prontor della Gauthier di Calmbach; nel
primo caso si prese atto
che attrezzare le macchine operatrici per realizzare gli specifici componenti
sarebbe stato troppo oneroso
dal punto di vista economico (non dimentichiamo che la fabbrica, dopo il boom
legato alle forniture militari
del periodo bellico, era stata quasi azzerata e non aveva ancora alcuna
prospettiva commerciale), d'altro
canto, ispirandosi al modello Prontor, ci si rese conto che non sarebbe stato
possibile rispettare i rigorosissimi
capitolati interni che l'Azienda si era prefissa; morale della favola, la
Nikoflex biottica medio formato finì
nell'oblio, e la Nippon Kogaku passò alla storia come grande costruttore di
apparecchi 35mm d'alta gamma;
è altresì curioso notare come, nonostante il know-how fosse sovrabbondante e
nonostante la Casa abbia
prodotto nel tempo una vasta gamma di obiettivi da ingrandimento e banco ottico
destinati a formati superiori,
oltre ai Nikkor per Plaubel Makina e Zenza Bronica, alla Nikon non siano mai
tornati sui loro passi e non
abbiano mai messo a listino un apparecchio di medio formato; chissà cosa
sarebbe successo se la biottica
6x6 Nikoflex avesse prevalso, e quali sarebbero gli scenari attuali (senz'altro
stravolti)?
E' inutile turbare la quiete di quanto è stato, ma almeno
conserviamo il ricordo cosciente di quel momento
topico, quando la Nippon Kogaku giocò il proprio destino e - in parte - quello
della fotografia moderna
su una decisione secca, semplice e senza ritorno.
La Nikon I in un'immagine ufficiale dall'archivio della Casa;
questo primo apparecchio,
prodotto nel 1946 da una Nippon Kogaku profondamente prostrata, ridimensionata
dalle vicende belliche e tenuta a briglia stretta dalla gestione globale targata
USA, s'ispirava
chiaramente alle Contax della Zeiss Ikon, ma partiva col piede giusto grazie ad
una robustezza
ed una precisione di montaggio che creavano un nuovo standard nella produzione
giapponese
"Occupied Japan" - fortunatamente - significava
anche un florido mercato
affamato di ogni ben di Dio col quale tessere relazioni commerciali
privilegiate,
e la Nikon I fu immediatamente ed ampiamente reclamizzata negli States, dove
doveva rimpiazzare in qualche modo la nicchia delle "tedesche"
scomparse
negli ultimi anni di guerra; è interessante notare come venisse messo in
rilievo
l'elevato grado di correzione dell'obiettivo Nikkor (si trattava di creare un'immagine
forte
e coagulare consenso partendo letteralmente da zero), accreditato di almeno 750
linee
di risolvenza per pollice in ogni zona dell'immagine, il che significa almeno 30
l/mm nelle
condizioni più sfavorevoli; l'obiettivo viene dichiarato come perfettamente
corretto per il
colore, mentre per reclamizzare il trattamento antiriflessi (già disponibile
alla Nippon Kogaku
grazie ai "travasi tecnologici" avuti dalla Zeiss durante il
"patto d'acciaio") i creativi adottarono
un particolare neologismo "lumenized" , dal suono ben più misterioso
ed evocativo rispetto ed
espressioni più comuni come "coated" (si tratta in realtà di una
denominazione inventata dalla
Kodak di Rochester, pioniera nel settore); conoscendo la fama di materiale
piuttosto scadente legata
allora ai prodotti made in Japan, nelle pagine pubblicitarie sottolineavano con
enfasi che la Nikon I
si basava su un robustissimo corpo in alluminio pressofuso e che veniva
assemblata con la massima
cura e precisione utilizzando materiali della migliore qualità: davvero un
nuovo corso!
una commovente immagine della blue print originale col
progetto della Nikon I, ampiamente
provata dagli anni trascorsi in archivio: state bevendo alle sorgenti del mito
Nikon...
Questo è l'aspetto che aveva sulla blue sheet originale il
prototipo Nikoflex
per una reflex biottica 6x6cm di stampo Rolleiflex: questo modello incontrava
le preferenze del marketing, e solo per difficoltà tecniche non è passata alla
storia come la prima "Nikon"... Immaginate pure quale sarebbe stato in
panorama
attuale se questa opzione avesse avuto seguito: c'è di che dare briglia alla
fantasia!
Gli obiettivi previsti in questo schema sono da 8cm di focale,
un View Nikkor (SIC)
da 8cm f/2,8 ed un Nikkor Q-C 8cm f/3,5 (dove "C" sta per Coated e
"Q" per quattro
lenti, chiaro riferimento allo schema Tessar); è interessante come la Nippon
Kogaku
abbia inventato un "nome proprio" per l'ottica da visione, aderendo
alla prassi già
consolidata dai vari Heidosmat o Sucher-Anastigmat...
In realtà questa biottica arrivò più vicino alla produzione di massa di
quanto si possa
ipotizzare, ed esistono immagini d'epoca che illustrano le varie fasi di
lavorazione dell'apparecchio,
con postazioni perfettamente organizzate e plateau pieni di corpi macchina
parzialmente assemblati;
per la versione "di preserie" la Nippon Kogaku abbandonò la focale da
8cm ed aderì allo "standard"
proposto dalle Zeiss Ikon Ikoflex o dalle biottiche della Franke&Heidecke,
equipaggiate con
obiettivi leggermente grandangolari da 7,5cm; lo schema a seguire è inedito, è
stato riprodotto
"in bella copia" da documentazione Nippon Kogaku dell'epoca ed
illustra gli schemi ottici degli
obiettivi previsti sulla biottica Nikoflex.
Nella versione definitiva l'obiettivo View Nikkor da visione
ha una focale di 7,5cm ed una
luminosità di f/3,2, mentre l'ottica da ripresa è caratterizzata da identica
focale e luminosità
f/3,5; anche gli schemi ricalcano l'architettura tipica degli obiettivi montati
sulle Zeiss Ikon
Ikoflex e sulle Rolleiflex: un tripletto anastigmatico per la visione ed un tipo
Tessar per la
ripresa, schema che garantiva una costruzione semplice ed economica con
prestazioni
brillanti; conoscendo il flusso di dati che si concretizzò in tempo di guerra
fra i tecnici della
Zeiss e gli omologhi Nippon Kogaku (privilegiata dai "colleghi"
dell'asse in quanto fornitori
primari dell'esercito giapponese), si può ipotizzare che gli obiettivi siano
direttamente ispirati
a quelli della celebre biottica Zeiss Ikon.
Queste immagini di elevato valore documentaristico
testimoniano le fasi di lavorazione della
biottica 6x6 Nikoflex durante la fase di preserie; nonostante la scadente
qualità delle copie
(ottenute dal Giappone) si possono facilmente notare lotti con decine di
esemplari quasi
completi e caratterizzati dalla classica estetica Rollei, uno standard
ineluttabile per qualsiasi
"clone" alternativo.
In fin di ripresa, un brivido mi attraversa la schiena
ipotizzando gli scenari alternativi
che potremmo analizzare qualora la Nikoflex biottica 6x6 avesse prevalso sulla
Nikon I,
ed è altamente probabile che ai giorni nostri la Nippon Kogaku non avrebbe
potuto vantare
l'importanza commerciale e tecnologica che le è propria: la grande estate delle
biottiche
è giunta al termine del suo ciclo biologico, mentre gli apparecchi a pellicola
35mm hanno
incontrato il successo e la diffusione che ben conosciamo ed i loro attuali
epigoni digitali
mutuano ancora la inconfondibile estetica della categoria e gran parte del parco
ottiche
ed accessori preesistente; in sintesi, la Nippon Kogaku mise in gioco il suo
futuro con
il lancio di una moneta, e vinse.
(Marco Cavina)
fotografie e blue prints: Nippon Kogaku K. K.
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