NIKON ZOOM - NIKKOR
35-200mm f/3,5-4,5 :
LO ZOOM TUTTOFARE DELLA GENERAZIONE AiS ;
COMPLETA DISAMINA TECNICA E PROVA SUL CAMPO
ABSTRACT
A whole compendium about the unusual Nikon zoom-Nikkor
35-200mm f/3,5-4,5 AiS,
released in late 1985 and catalogued until December 2005: fine optics in a
rugged mount
that expanded your candid and snapshot opportunities, but at a higher price for
entry-level users
and with an "all-in-one" configuration that didn't turn on the real
pros: a kind of "bastard" without
a true commercial identity that scored only 42.000 pieces over two decades. In
this page I posted
unprecedented data about optics, aberrations and float systems of this portable
and smart lens, plus a
small on-field report with pictures taken coupling this lens of the AiS
era with a modern FX digital body.
29/09/2009
La Nippon Kogaku fu una delle prime aziende a commercializzare una vasta gamma
di obiettivi zoom
caratterizzati da elevata qualità ottica ed adeguata montatura meccanica,
conseguendo negli anni '60 e
'70 una sorta di leadership nel settore, grazie anche ad articoli di nicchia
come il mostruoso zoom-Nikkor
360-1200mm f/11, passato alla storia più come titolare di record (peso, costo,
dimensioni, focale, etc.)
che per reali statistiche di vendita; ad inizio anni '80 molti fermenti
rendevano eccitante l'atmosfera che
indugiava nell'ambiente, e tutti erano coscienti delle grandi rivoluzioni che
fremevano dietro l'angolo: l'autofocus
era alle porte ma anche la tecnologia ottica era ormai allo stato dell'arte ed
era in grado di concretizzare
a prezzo di mercato obiettivi che poco prima sembravano solamente un sogno
romantico.
In questa fase la grande Casa giapponese impostò un articolato programma di
rinnovamento ed implemento
della sua pregiata gamma di zoom, che, per quanto costosi forse oltre il lecito,
erano sempre richiestissimi dai
Nikonisti, con una doverosa attenzione anche all'ormai imminente passaggio ai
sistemi autofocus; in particolare,
la serie di zoom "standard" (da medio grandangolo a medio tele,
includendo la focale normale da 50mm), fino
ad allora limitata all'escursione 35-70mm, venne rapidamente ampliata, lanciando
sul mercato lo zoom-Nikkor
35-105mm f/3,5-4,5 nel Gennaio 1983, lo zoom-Nikkor 35-135mm f/3,5-4,5 nel
Dicembre 1984 e gli zoom-
Nikkor 28-85mm f/3,5-4,5 e 35-200mm f/3,5-4,5 nel Dicembre 1985: in neanche tre
anni venne concretizzata
una serie assai articolata, che dall'economico entry-level 35-70mm f/3,5-4,5
saliva di gerarchia passando per
il 35-105mm, il 35-135mm ed infine il 35-200mm, il pezzo più pregiato di questa
serie di obiettivi caratterizzati
dall'identica luminosità massima e da range di focali sempre più ampio.
Curiosamente, il 35-200mm f/3,5-4,5 AiS fu l'unico fra gli
obiettivi citati a non meritare la "promozione" ad
AF-Nikkor, e rimase in produzione per vent'anni, altero ed immutabile,
nell'originale montatura AiS con messa
a fuoco manuale e tutti gli stilemi dei Nikkor classici, compresa l'immortale
forcella per il Photomic e la presa di
forza sporgente per il servo EE DS-12 della Nikon F2AS, forse il più clamoroso
tributo di Nikon alla filosofia
della non-obsolescenza (è ancora presente negli AF Nikkor attuali tipo D!).
E' mia opinione, e chiunque è libero di non condividerla, che
quest'obiettivo sia estremamente interessante in
quanto coagula in se ingombri molto ridotti, escursione focale e messa a fuoco
macro che permettono di
affrontare la maggioranza delle situazioni, qualità meccanica molto buona e
prestazioni ottiche insolitamente
elevate per uno zoom così estremo; è sempre mia opinione, tuttavia, che sia
stato concepito per vivere in una
sorta di "limbo": era troppo ben costruito e complesso dal punto di
vista ottico e meccanico, e quindi così
costoso da metterlo abbondantemente fuori budget per gli utenti entry-level
interessati ad uno zoom tuttofare,
mentre proprio questa sua connotazione di all-in-one ha scoraggiato i
professionisti in grado di gestire cifre
del genere, i quali preferivano un rassicurante corredo costituito da focali
fisse o zoom dall'escursione meno
ardita e quindi, sulla carta, più affidabili sul piano delle prestazioni...
Lo zoom-Nikkor 35-200mm f/3,5-4,5 AiS incarna al 100% il
classico stile degli zoom
manual focus di casa Nikon: ghiera one-touch per messa a fuoco e variazione di
focale
con scala della profondità di campo costituita da iperboli colorate che
permettono di
verificare i dati a qualsiasi lunghezza focale; essendo uno zoom AiS, dispone
ancora della
forcella per accoppiarsi al simulatore del diaframma utilizzato nei corpi
macchina antecedenti
alla serie Ai del 1977, rendendolo pienamente sfruttabile anche sulle varie
Nikon F ed F2 Photomic
o Nikkormat; l'obiettivo, una volta collassato su 35mm, è decisamente compatto
e trasportabile e
si trasforma in un perfetto "compagno di giochi" per viaggi-vacanze o
escursioni disimpegnate.
Potete notare che, sulla presa di forza cromata, sono riportati due distinti
punti di fede, uno verde ed
uno arancio: essi si riferiscono alla luminosità massima alle focali estreme
(f/3,5 su 35mm ed f/4,5 su
200mm); le rispettive focali presenti sulla scala nel barilotto
dell'obiettivo sono smaltate
con identico colore.
Quattro viste dell'obiettivo; se proprio vogliamo trovare un difetto alla chiara
impostazione grafica,
occorre notare che gli indici della profondità di campo hanno relegato la scala
delle focali sul fianco
sinistro, in posizione non immediatamente visibile dall'utente.
I "dati di targa" sono riportati sul collare
anteposto all'ampia ghiera gommata che gestisce
messa a fuoco e variazione di focale; occorre annotare che la montatura
anteriore ruota
in modo solidale con la ghiera di messa a fuoco, richiedendo attenzioni
supplementari
quando si impiega un filtro polarizzatore.
La scala indicizzata con le lunghezze focali si trova, come
detto, circa a 90°
rispetto alla linea di fede superiore; è evidente che la variazione non è
proporzionale all'escursione della ghiera e consente una regolazione più
precisa sulle focali più corte, una scelta logica che suffraga l'esperienza
diretta sul campo.
Lo zoom-Nikkor 35-200mm f/3,5-4,5 AiS focheggia direttamente
da infinito ad 1,6 metri, una distanza minima
sicuramente limitante, in special modo alla focale minima, sovente impiegata
per ritratti ambientati con soggetto
a breve distanza dall'apparecchio; per ovviare al questo handicap, gli ingegneri
meccanici della Nikon - lavorando
in sinergia con progettista del sistema ottico - hanno elaborato un barilotto di
mirabile complessità, adeguatamente
coperto da brevetto, in grado di sdoppiare le operazioni di messa a fuoco su due
ghiere distinte e complementari,
previa vistosa variazione degli spazi fra i gruppi ottici principali per
ottimizzare la resa a distanze ravvicinate, un
sistema analogo a quello adottato nel coevo zoom-Nikkor 28-85mm f/3,5-4,5 AiS.
Questi schemi sono stati ricavati dal progetto originale che
gli ingegneri Naito, Kodaka e
Shiokama-San hanno elaborato appositamente per quest'obiettivo, prevedendo una
serie
di camme supplementari (messe in azione da una ghiera rotante) che modificano la
posizione
strndard dello schema ottico, ottimizzandolo per le riprese ravvicinate;
vediamo in dettaglio
come funziona questo doppio sistema di messa a fuoco.
Lo zoom-Nikkor 35-200mm f/3,5-4,5 AiS focheggia regolarmente
da infinito ad 1,6 metri
tramite la rotazione della ghiera gommata principale nell'ambito dei suoi due
fondo-scala;
arrivati ad 1,6 metri si può procedere oltre, SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA'
(cioè riprendendo da 1,6m e continuando a scendere fino a 0,3m), premendo il
pulsante
di sblocco indicato dalla sequenza n°2 e simultaneamente ruotando in senso
antiorario la
ghiera godronata ad esso solidale; con questa operazione tutto il cannotto
dell'ottica con
linea di fede bianca ed indici della profondità di campo ruota verso sinistra,
mentre la
struttura dell'obiettivo si allunga tradendo un vistoso ri-posizionamento dei
gruppi ottici; la
messa a fuoco si riduce a mano a mano che ghiera e cannotto ruotano verso
sinistra,
finchè - giunti al limite inferiore - l'originale linea di fede bianca viene
sostituita da quella
di colore giallo-arancio che riporta i massimi rapporti di riproduzione disponibili
alle varie
focali; curiosamente, l'ingrandimento massimo (pari ad 1:4) si ottiene alla
focale più corta,
con la relativa prospettiva grandangolare che in riprese tridimensionali può
essere considerata
piacevole.
Riassumendo, possiamo gestire una messa a fuoco continua, stepless, da infinito
ad 0,3 metri:
occorre semplicemente, giunti ad 1,6m, abbandonare la ghiera principale, premere
il pulsante
cromato di sblocco e proseguire con la rotazione della ghiera secondaria.
Un'annotazione: il cannotto rotante esterno è in resina elastica, e se durante
la rotazione facciamo
forza su di esso, anzichè sulla ghiera godronata alla sua base, è facile
deformarlo e mandarlo a
contatto con le meccaniche sottostanti, un errore subito evidenziato da un
fastidioso rumore dovuto
ad attriti e sfregamento.
Quattro immagini che riassumono quanto appena descritto; da
sinistra a destra,
dall'alto in basso:
l'obiettivo con la ghiera principale su infinito e la secondaria in posizione di
riposo;
l'obiettivo con la ghiera principale ad 1,6m e la secondaria in posizione di
riposo;
l'obiettivo con la ghiera principale ad 1,6m e la secondaria parzialmente
ruotata
verso sinistra (notare il punto di vede verde rispetto alla linea di fede
bianca,
non più allineata);
l'obiettivo con la ghiera principale ad 1,6m e la secondaria al limite della sua
corsa,
cui corrisponde a 35mm una distanza di messa a fuoco minima pari a 0,3m; notare
la scala giallo-arancio con i massimi rapporti di riproduzione disponibili che
ha preso
il posto della linea di fede bianca originale e la scritta M che ci ricorda che
stiamo
operando in macro ai massimi rapporti di riproduzione consentiti.
Un dettaglio della linea di fede che indica la completa rotazione della ghiera
"macro"
e l'accesso ai massimi rapporti di riproduzione possibili.
Come da tradizione per questa generazione di obiettivi, il
diaframma è composto da sette lamelle,
tuttavia fra f/3,5 e f/8 il loro incrocio crea la caratteristica sagoma definita
"a denti di sega", ben
nota agli appassionati Zeiss che utilizzano obiettivi per Contax-Yashica degli
anni '70.
Un dettaglio della baionetta posteriore, fissata con cinque
robuste viti e dotata di tutte
le caratteristiche proprie allo standard AiS; nel corso degli anni la statistica
del gradimento
da parte degli utenti è stata piuttosto articolata, come se alcuni esemplari
fossero decisamente
meno brillanti rispetto allo standard; si è supposto che in quei particolari
casi si fossero allentate
o addirittura perdute le tre viti indicate dalle frecce, il cui compito è
quello di tenere in sede il
castelletto secondario che gestisce parzialmente le complesse operazioni di
predisposizione alla
zona di messa a fuoco macro: un suo allentamento comprometterebbe i movimenti e
la loro precisione,
giustificando il calo delle prestazioni; suggerisco quindi caldamente di
verificare con attenzione il
corretto serraggio di queste tre viti, fissandole magari con una goccia di
quella lacca impiegata per
validare le garanzie negli apparecchi elettronici. Naturalmente il trattamento
antiriflessi applicato è
quello più sofisticato allora disponibile in casa Nikon, ovvero il NIC
multistrato, una necessità
assoluta per un obiettivo che incorpora ben 17 lenti.
In questa prima generazione di zoom ad ampia escursione ancora vincolati alla
focale minima di 35mm,
non si può non accennare all'obiettivo che ha portato questo concetto alle
estreme conseguenze, ovvero
il Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L, obiettivo arrivato circa 7 anni dopo e che
poteva contare su una
escursione 10x dal sapore cinematografico, su un veloce autofocus USM e su una
messa a fuoco minima
molto favorevole; naturalmente c'è sempre il rovescio della medaglia, a partire
dai 5 milioni di Lire richiesti
nel 1992 per acquistarlo, senza dimenticare le sue dimensioni, decisamente
superiori a quelle del compatto
zoom-Nikkor 35-200mm...
Queste immagini in reciproca scala (SIC) confermano
l'eccezionale compattezza dello
zoom-Nikkor 35-200mm, anche se il rivale Canon garantisce un'escursione focale
decisamente superiore, risultando però estremamente vistoso, una caratteristica
che
nel reportage o nei viaggi in certi paesi può essere molto penalizzante.
Lo zoom-Nikkor 35-200mm f/3,5-4,5 fu prodotto per vent'anni
esatti, dal Dicembre 1985 al
Dicembre 2005, a partire dalla matricola 200001; la produzione effettiva non è
stata dichiarata
dalla Casa ma non dovrebbe superare di molto i 42.000 esemplari, decisamente
pochi per un
obiettivo giapponese costruito per un lasso di tempo così ampio: come già
argomentato, probabilmente
era troppo "professionale" e costoso per i suoi clienti-tipo e troppo
"amatoriale" nell'escursione per
i professionisti, che forse, in mancanza di prove o riscontri certi, hanno
sottovalutato le sue reali
prestazioni, assimilandolo ad un giocattolone incapace di mordere... Lo schema
ottico, molto complesso,
utilizza 17 lenti in 13 gruppi, la montatura anteriore accetta filtri da 62mm ed
un paraluce a pressione (con
nottolino a vite di serraggio) tipo HK15, mentre le dimensioni sono molto
contenute (appena 13cm di
lunghezza); il peso di 740g è abbastanza sostenuto ma è il tributo che si paga
all'elevata sofisticazione
ottica e meccanica di questa realizzazione.
(credits: Borchure Nikon Co.)
Vediamo ora, in anteprima assoluta, i segreti del suo gruppo ottico, realizzato
con materiali
così pregiati da giustificare ampiamente l'elevato prezzo di listino.
In questo schema sono presenti tutti i parametri relativi allo
schema ottico: rifrazione e dispersione dei vetri,
raggi di curvatura delle lenti, spessori e spazi sull'asse, distanze variabili
con i flottaggi. Lo schema ottico del
Nikkor 35-200mm è basato su quattro gruppi di lenti principali, tutti mobili,
il che comporta quattro spaziature
variabili durante la variazione di focale e la messa a fuoco: gli spazi D5, D13,
D19 e la distanza retrofocale Bf;
la focale effettiva dell'obiettivo è 36,12 - 193,96mm ed il suo nocciolo ottico
è uno strabiliante arsenale di
vetri ottici speciali, al punto che su 17 lenti solamente 5 cono state
realizzate con vetri ottici dalle caratteristiche
"normali": sono innanzitutto presenti due vetri a bassa dispersione di
tipo Phosphor-Krown e formulazione
proprietaria (L2 - L10), con numero di Abbe superiore a 70; è interessante
sapere che, nel progetto originale
di Tomowaki Takahashi, inventore dello schema, la seconda lente era realizzata
in vetro ED (a dispersione
ancora inferiore, con numero di Abbe vD= 82,6 anzichè 70,1), un'ulteriore
raffinatezza cui si rinunciò impostando
la produzione per non gravare ulteriormente i costi. Sono poi presenti quattro
vetri Short-Flint ad alta-altissima
rifrazione ed alta dispersione (L1 - L5 - L8 - L11), uno dei quali riconducibile
al tipo Schott SF6 e gli altri tre
ad un vetro proprietario Nikon molto utilizzato dai suoi progettisti e
caratterizzato da un indice di rifrazione di
ben 1,861, valore peraltro surclassato dall'impressionante Short-Flint al
Lantanio in posizione L4, un vetro
dotato di altissima rifrazione (addirittura superiore ad 1,9) e dispersione
proporzionalmente ridotta rispetto a tale
valore rifrattivo (vD= 35,8): come riferimento, sono valori che avvicinano
quelli del celebre vetro "Leica Noctilux"...
Troviamo poi un Flint al Lantanio in posizione L3 (rifrazione 1,797 e
dispersione 45,5), uno Short-Flint al
Lantanio proprietario in posizione L6 (rifrazione 1,877 e dispersione 38,1), un
vetro tipo LAK8 in posizione
L7, un Flint al Lantanio proprietario in posizione L14 (rifrazione 1,796 e
dispersione 41,0) ed un LAF21
in posizione L17. Il massiccio impiego di vetri speciali differenzia
immediatamente questo progetto da altri
zoom-Nikkor nati con un occhio all'economia di scala e caratterizzati da una
ridotta scelta di vetri, peraltro
convenzionali: in questo caso l'obiettivo evidente erano le prestazioni! L'ottica fu
completata nell'estate
del 1983, lavorando in tandem con il team di ingegneri meccanici che recepivano
le quote dei vari flottaggi
teorici e le trasformavano in cinematismi idonei alla produzione: infine,
l'abbondante spazio retrofocale compreso
fra 53mm e 94mm rende l'obiettivo idoneo all'impiego sui sensori full-frame
attuali.
Una caratteristica tipica del Nikkor 35-200mm consiste nella
grande resistenza opposta dalla
ghiera principale alla variazione di focale, una "pastosità" che
impedisce rapidi cambi di inquadratura
e zoomate creative utilizzando abbondanti tempi di posa; a mio giudizio una
delle ragioni di questo
comportamento può avere origine dalla scelta di utilizzare un sistema one-touch:
se osserviamo
i movimenti propri ai quattro gruppi di lenti durante il passaggio da 35mm a
200mm, possiamo
notare che i moduli G1, G2 e G4 avanzano costantemente, sia pure in modo non
proporzionale,
mentre il modulo G2 inizialmente avanza in sincrono, poi inverte la rotta ed
arretra in misura via
via maggiore con l'aumentare della focale, un movimento di va-e-vieni gestito
dalla ghiera principale
durante un singolo movimento in direzione del soggetto! Questa caratteristica ha
comportato camme
di grande complessità, e complice il naturale deperimento dei lubrificanti è
possibile che siano la causa
di questo "indurimento" generalizzato.
Nel progetto originale di Takahashi-San erano previsti tre prototipi alternativi
di zoom 35-200mm, il
primo dei quali entrò in produzione (previo declassamento della lente n° 2 da
ED a Phosphor-Krown
a bassa dispersione); lo schema ottico dei prototipi n° 1 (poi entrato in
produzione) e n° 2 è praticamente
identico (con modifiche marginali alla scelta di alcuni vetri ed al raggio di
curvatura di alcuni elementi), mentre
il prototipo n° 3 prevede 18 lenti anzichè 17, ed un elemento singolo è stato
modificato in doppietto collato.
Ecco i due schemi così come compaiono nel progetto originale.
Gli schemi dei primi due prototipi sono visivamente identici,
mentre la terza opzione prevede
la sostituzione di una lente singola con un doppietto (indicato dalla freccia).
Per completare il quadro, ecco altri schemi inediti relativi a varie aberrazioni.
Questi ultimi due schemi (che riportano l'andamento di molte
aberrazioni nell'esemplare di
produzione sia ad infinito che a distanza minima) danno lo spunto per alcune
considerazioni:
innanzitutto appare evidente che su infinito l'obiettivo soffre di una forte
distorsione a barilotto
alla focale di 35mm, effettivamente vistosa nell'uso pratico (anche se
facilmente eliminabile via
software); tale distorsione si annulla intorno a 60-70mm e da 105mm in poi passa
a cuscinetto,
con valori costanti intorno al 2% abbondante, sufficiente a renderla comunque
avvertibile nelle
riprese di dettagli architettonici; per quantificare l'entità dei movimenti
interni introdotti dalla
seconda ghiera di messa a fuoco, faccio notare che alle distanze minime la
distorsione a 35mm
passa da un 6% abbondante a meno del 2%, alla soglia di visibilità: peccato che
una simile
correzione sarebbe servita di più in foto di architettura su infinito anzichè
nella macro di un fiore...
Su infinito la correzione dell'aberrazione sferica e la differenza di giacitura
delle calotte sagittale
e tangenziale nel grafico dell'astigmatismo migliorano decisamente passando alle
focali superiori,
dalle quali è lecito attendersi una resa molto elevata, mentre alle distanze
minime, nuovamente,
il flottaggio supplementare introdotto dalla ghiera "macro" sconvolge
le carte in tavola: notate
l'andamento dell'aberrazione sferica a 200mm... L'inversione di tendenza
che privilegia ora
le focali inferiori è comunque una scelta logica, dal momento che i rapporti di
riproduzione
più alti si ottengono proprio a 35mm, e del resto non è lecito attendersi
dalla posizione macro
di uno zoom 35-200 di oltre 25 anni fa la resa di un micro-Nikkor...
Dopo questo delirio di dati astratti voglio proporvi alcuni
scatti realizzati sul campo, senza
velleità "artistiche" particolari, utilizzando lo zoom-Nikkor
35-200mm AiS ed una Nikon
D700 regolata su 200 ISO e RAW non compresso a 14 bit, immagini che spero
saranno
utili per confermare o meno le aspettative qualitative evocate dall'analisi del
complesso
schema ottico...
Innanzitutto, è innegabile la "potenza" di questo
zoom, che permette alla bisogna di
contestualizzare un soggetto nella sua interezza (senza però pretendere
"miracoli")
ovvero di isolare singoli dettagli da grande distanza, con tutte le sfumature
intermedie.
La focale 35mm è quella che vede forse le prestazioni
inferiori, sia quanto a risoluzione
sia a causa della vistosa distorsione a barilotto (in questo caso non corretta
in digitale);
naturalmente la scala di valori è in funzione della resa alle focali più
lunghe, effettivamente
molto buona, e non vuole intendere che l'obiettivo a 35mm sia insoddisfacente.
Notate
come lo spazio retrofocale (in questo caso 53mm) consenta una proiezione
corretta
e priva di vistose vignettature anche sul sensore FX
Tre crops al 100% del file (corrispondenti ad un dettaglio
sull'asse, a metà della diagonale e sui bordi) evidenzia
come non vi siano punti di palese cedimento della risoluzione, anche se quest'ultima
non è altissima; va comunque
detto che processando queste immagini con molta semplicità non è stata
introdotta maschera di contrasto al di fuori
di quella predefinita on-camera, su settaggio medio; anche i fringings ai bordi,
solitamente vistosi in zoom di questo
tipo regolati a focale minima, sono sostanzialmente trascurabili.
Come anticipato, l'obiettivo fornisce il meglio di se alle
focali superiori, dove rivaleggia senz'altro
con gli equivalenti obiettivi fissi dell'epoca.
Anche in questo caso non si riscontra un evidente calo di resa
ai bordi, e l'immagine
è sufficientemente secca anche in assenza di sharpening.
Anche alla massima focale il controllo dei fringing è più
che buono,
come si può notare nel dettaglio al 100% del file, prestazioni da
obiettivo "quasi-APO".
Con questa coppia di scatti ho voluto verificare come varia lo
sfuocato
nei piani anteriori e posteriori rispetto alla linea di fuoco, scegliendo di
focheggiare rispettivamente la modanatura in primo piano e sullo sfondo,
operando alla massima focale di 200mm.
Pur con le ovvie limitazioni imposte dallo scatto in digitale
e dalla visione
a monitor, la progressiva manifestazione dello sfuocato mi sembra gradevole
e simmetricamente distribuita su entrambi i lati del piano di fuoco: se vogliamo
trovare difetti non sarà certo in questo settore.
Quattro interpretazioni dello stesso soggetto che evidenziano
la versatilità dell'obiettivo, in grado
di sostituire in tronco due zoom equivalenti da 35-70mm e 70-200mm.
In condizioni di esercizio ottimali e con opportuna chiusura
ad f/8 - f/8-11 il contrasto e la riproduzione dei
dettagli sono sufficientemente elevati per non far rimpiangere l'adozione di
obiettivi più moderni e performanti,
e contestualizzando l'obiettivo nella sua epoca non possiamo che considerarlo
molto buono.
Un'immagine realizzata a 35mm sfruttando la seconda ghiera di
messa a fuoco per
focalizzare il primo piano situato ben al di sotto degli 1,6 metri standard.
Un altro scatto che conferma e sottolinea la buona risolvenza/brillantezza
garantita
dallo zoom-Nikkor 35-200mm alla massima focale,un comportamento in
controtendenza
rispetto agli attuali zoom tuttofare, solitamente carenti in questo range.
Due scatti ottenuti sfruttando la ghiera macro sulla focale
minima di 35mm;
il crop al 100% va visto con indulgenza, apprezzando invece la versatilità
garantita da questa opzione.
Lo zoom-Nikkor AiS 35-200mm f/3,5-4,5 AiS ha dunque molte
frecce per il suo arco:
è piccolo e portabile come un 135mm a focale fissa, si avvantaggia di un
sofisticato sistema
ottico che gli consente elevate prestazioni nel range delle focali più lunghe,
solitamente poco
brillanti, ha un ottimo controllo dell'aberrazione cromatica e una luminosità
massima non elevata
ma comunque superiore a quella di molti zoom tuttofare attuali (che si spingono
ad f/5,6); le
buone prestazioni su 200mm ad f/8 lo rendono realisticamente utilizzabile a mano
libera, e
la vistosa distorsione può sempre essere corretta via software; quello che più
intriga in questo
fossile vivente è l'interfaccia sufficientemente laboriosa e non scontata che
ci scuote dal consueto
torpore legato agli apparecchi superautomatici, richiedendo una messa in opera
cosciente che
permette di concentrarsi con maggiore lucidità in fase di composizione, a tutto
vantaggio del
risultato finale: una ginnastica mentale che rinverdisce i fasti della
fotografia classica e costituire
una terapia fruttifera per le nostre meningi ormai assopite!
(Marco Cavina)
testi, immagini e grafiche di Marco Cavina, dove non diversamente indicato.
MARCOMETER
AL TOP DI GAMMA DEGLI OBIETTIVI
STANDARD MULTIUSO
NIKON, NON FU MAI PROMOSSO ALLA MONTATURA AF
(PROBABILMENTE A CAUSA DELLA COMPLESSITA' DEI SUOI
MOVIMENTI INTERNI) ED HA VISSUTO UNA
STRANA VITA
IN BILICO FRA DUE MONDI, INARRIVABILE
PER ALCUNI ED
INSPIEGABILMENTE SNOBBATO DAGLI ALTRI; CON
STANDARD
MODERNI LA SUA RESA OTTICA FA ANCORA
ONORE AL
NOBILE BLASONE CHE SEPPE CONFEZIONARLO SENZA
LESINARE
NULLA SUL PIANO TECNICO, REALIZZANDOLO AL
MASSIMO
DEL POTENZIALE DISPONIBILE ALL'EPOCA, E
L'INTERFACCIA
NON PROBLEMATICA COL DIGITALE FX NE FA
UN INSOLITO
COMPAGNO DI ESCURSIONI IN GRADO DI
RISVEGLIARE
SAPORI ED EMOZIONI ORMAI DIMENTICATI.
CONTATTO
ARTICOLI TECNICI
FOTOGRAFICI