IL  CORREDINO  DI  OTTICHE  NIKON  PROGETTATO

DA  SEI  MATSUI :  NIKKOR  28mm f/3,5  -  NIKKOR 50mm f/1,8  -

NIKKOR  135mm f/2  -  NIKKOR  180mm f/2,8  ED:  RETROSCENA

TECNICI  E  BREVE  PROVA  SUL  CAMPO




ABSTRACT

Sei Matsui-San, a skilled Nippon Kogaku's optician, between 1975 and 1979
projected a true Nikkor photographic set: 28mm f/3,5, 50mm f/1,8, 135mm f/2
and 180mm f/2,8 ED; here you are the usual  data about their optical construction
and a brief test on field with the four lenses, an usefull range for general photography.

22/09/2009

 

Le principali aziende del settore ottico-fotografico, e fra esse ovviamente la Nippon Kogaku,
hanno sempre vantato nel loro organico valenti progettisti, molti dei quali hanno concretizzato
il calcolo di obiettivi straordinari per arditezza tecnica e caratteristiche estreme, utili per rafforzare
l'immagine tecnologica della Marca anche se le vendite effettive di tali prodotti sono sempre state
più che altro simboliche; in questo contesto, la figura di Sei Matsui va invece inquadrata in un
contesto particolare, molto più concreto: fra il 1975 ed il 1979 Matsui-San progettò in rapida
successione quattro obiettivi che integrarono immediatamente lo "zoccolo duro" del corredo Nikkor,
dando vita al 28mm f/3,5 Ai-AiS (che sostituì l'obsoleto modello precedente), al Nikkor 50mm
f/1,8 Ai-AiS (destinato a soppiantare il celebre "normale" 50mm f/2) ed ai luminosissimi e
prestigiosi teleobiettivi Nikkor 135mm f/2 (prodotto in montatura K-Ai-AiS) e Nikkor 180mm
f/2,8 ED, uno dei primi obiettivi apocromatici con vetri ED destinati anche al grande pubblico
di amatori, o quantomeno a quelli dalle disponibilità economiche più elastiche.

Questo gruppo di ottiche figlie dello stesso padre è estremamente interessante per due ragioni:
da un lato il 28mm ed il 50mm furono prodotti complessivamente in oltre 800.000 esemplari
(senza considerare che Sei Matsui progettò anche il diffuso Nikon Lens Series E 100mm f/2,8),
quindi Matsui-San contribuì fattivamente a rimpinguare le casse dell'Azienda molto più di quanto
abbiano fatto molti colleghi con i loro iperbolici Nikkor di nicchia; dall'altro i quattro obiettivi
costituiscono un corredo vero e proprio, praticamente completo e dotato di grandangolare medio,
normale, tele da ritratti superluminoso e teleobiettivo luminoso con specifiche APO: in pratica
è possibile uscire sul campo e divertirsi a fotografare utilizzando vari obiettivi, tutti figli dell'unica
mente geniale: un'idea che personalmente trovo molto romantica ed intrigante.

Dal momento che i quattro obiettivi sono presenti nel mio corredo personale, ho pensato di
dare vita a questo pezzo e di implementarlo con una veloce verifica sul campo tesa a constatare
in che termini il "corredo di Matsui" sia ancora in grado di operare in abbinamento ai corpi macchina
attualmente più affermati ed ambiti, ovvero i body digitali con sensore in formato FX.

 

I quattro obiettivi che costituiscono quello che amo definire "il corredo di Sei Matsui":
il Nikkor 28mm f/3,5 ultima computazione (qui in montatura AiS), il Nikkor 50mm f/1,8
primo tipo (anch'esso AiS), il Nikkor 135mm f/2 (qui in rara montatura "K" pre-Ai,
prodotta solamente nel 1976 in 3.526 esemplari) ed il Nikkor 180mm f/2,8 ED; per
praticità d'uso il 135mm è dotato di un tappo moderno, mentre il modello originale è
a vite, in metallo anodizzato nero con corona periferica in alluminio godronato a sbalzo.

 

I quattro obiettivi che costituiscono un corredo fotografico completo sono stati progettati da
Sei Matsui in appena quattro anni, dal 1975 al 1979; i numeri di produzione relativi alle due
focali più corte sono importanti, mentre le vendite dei due sofisticati teleobiettivi luminosi sono
state più ridotte nonostante la lunga permanenza a listino, principalmente a causa di un prezzo
piuttosto impegnativo; il 28mm f/3,5 AiS illustrato è il secondo obiettivo Nikkor da me acquistato,
nel 1981, quando ero ancora uno studente liceale.

 

I corrispondenti schemi ottici sono stati scelti in modo conservativo, senza azzardati voli pindarici,
alla ricerca di prestazioni sicure e consistenti: il 28mm si evolve nell'alveo del precedente Nikkor-H
Auto 28mm f/3,5, a catalogo fin dagli esordi della Nikon F; il 50mm sfrutta un classico e collaudato
Gauss asimmetrico con doppietto anteriore spaziato ad aria; il 135mm utilizza uno schema di tipo
Ernostar non dissimile da quelli concepiti dal giovanissimo Ludwig Bertele durante i suoi primi anni
alla Ernemann di Dresda, quando ideò i famosi obiettivi superluminosi Ernostar (prima f/2 e poi f/1,8)
per l'altrettanto celebre fotocamera Ermanox; infine, il 180mm f/2,8 ED utilizza un classico schema
teleobiettivo molto simile a quello del nuovo Nikkor 200mm f/4 lanciato alcuni anni prima, adottando
però un pregiato vetro ED in posizione frontale, un raro caso d'impiego di tale materiale in prima
posizione, senza l'ausilio di un filtro protettivo neutro in montatura fissa.

 

Nelle mie ricerche ho reperito i progetti originali dei quattro obiettivi, e sono in grado di produrre
schede complete con schemi ottici, caratteristiche dei vetri utilizzati, parametri geometrici delle lenti
e tabelle relative alle principali aberrazioni.

 

Il Nikkor 28mm f/3,5 utilizza un semplice schema retrofocus ispirato agli originali
"retrofocus" di Angenieux nonchè allo schema del suo predecessore, il Nikkor-H
Auto 28mm f/3,5, un'architettura che sarà poi ripresa con minime modifiche anche
dal successivo AF-Nikkor 28mm f/3,5 tipo D; essendo un obiettivo alla base di gamma,
il progettista ha avuto un occhio di riguardo anche per le economie di scala, adottando
vetri ottici abbastanza comuni e poco costosi, fra i quali due lenti in SK16 (L2 - L5)
ed una in SF4 (L4); l'unico materiale "nobile" è stato utilizzato per la lente L3, realizzata
con uno Short-Flint al Bario proprietario; la serie di dati presente sul lato destro di
questo schema (e di quelli che seguiranno) quantifica il raggio di curvatura, lo spessore
delle lenti sull'asse e le relative spaziature, il tutto riferito ad una focale convenzionale
di 100mm.

 

Il Nikkor 50mm f/1,8 di Matsui utilizza un classico Gauss asimmetrico a 6 lenti
in 5 gruppi; trattandosi di un obiettivo di grandissima importanza strategica
(veniva fornito come ottica standard con i corpi macchina), doveva coniugare
prestazioni eccellenti con una ragionevole economia di scala, e fra le principali
specifiche del progetto spicca proprio il contenimento dei costi grazie alla
sostanziale riduzione delle varietà di vetro impiegate: si trattava dell'unica via
per abbattere le spesa, dal momento che questo tipo di schemi richiede in
ogni caso l'adozione di costosi vetri ad alta rifrazione... A conferma del proposito,
due coppie di lenti speculari dello schema (rispettivamente L1 + L6 ed L3 + L4)
sono state realizzate utilizzando un singolo tipo di vetro: un Flint al Lantanio nel
caso delle due lenti esterne ed un meno pregiato Short-Flint ad alta dispersione
nel caso di quelle interne; lo schema è completato da una lente in LAF2 (L5)
e da una in LAF21 (L2), portando così a quattro i tipi di vetro impiegati.


Il caso del 135mm f/2, il primo dei quattro obiettivi ad essere progettato, è interessante
in quanto Matsui trascurò i due classici schemi ottici utilizzati per obiettivi di questo tipo
(tipo Planar e tipo Sonnar) per adottare il tipo Ernostar, uno schema che consente la
realizzazione di obiettivi molto luminosi, nitidi anche alle maggiori aperture e dotati di
un buon bo-keh nello sfuocato; il rovescio della medaglia è costituito da uno spazio
retrofocale molto corto (alcuni obiettivi superluminosi per radiologia od oscilloscopio
si basano su questo schema e lasciano fra l'ultima lente ed il materiale sensibile uno
spazio inferiore ad 1mm!); soltanto la focale relativamente lunga ha permesso a Matsui
di creare l'obiettivo in funzione degli ingombri retrofocali richiesti dal corpo Nikon reflex,
e comunque la lente posteriore è a filo di baionetta e sfrutta tutto l'arretramento teoricamente
possibile. Anche per quest'obiettivo molto pregiato Sei Matsui non ha adottato vetri
ottici particolarmente esotici o costosi: soltanto la lente frontale si avvale del vetro Krown
al Lantanio LAK8, mentre il secondo doppietto di lenti collate non utilizza, come di consueto,
una configurazione acromatica con vetri di caratteristiche antitetiche bensì due Short-Flint
con proprietà rifrattive-dispersive molto simili.

 

La focale maggiore del lotto utilizza uno schema teleobiettivo assolutamente
classico ed ortodosso, simile a quello del Nikkor 200mm f/4 del 1976 e
di una miriade di concorrenti di analoga focale; in questo caso l'elemento
qualificante è rappresentato dalla lente frontale realizzata in vetro ED proprietario,
prodotto direttamente dalle vetrerie interne alla Casa e leggermente differente
da quello commerciale, solitamente caratterizzato a indice di rifrazione nD=1,49700
e numero di Abbe relativo alla dispersione vD= 81,6; come accennato, questo vetro
ED frontale non è protetto in alcun modo, una prassi non seguita in analoghi obiettivi
Nikkor che vennero dotati di filtro neutro protettivo solidale alla montatura anteriore.
Altri vetri di un certo interesse sono rappresentati dai Flint al Lantanio in posizione L2
ed L5.

 

Lo schema che segue riporta i diagrammi aberrazionali presenti nei progetti originali dei quattro
obiettivi.

 

I due teleobiettivi, preceduti da meritata fama, confermano un elevato grado di correzione;
il 50mm presenta valori "standard" per quel tipo di schema ottico e focale, uniformandosi
al livello medio delle realizzazioni analoghe, solitamente ottimo; il Nikkor 28mm f/3,5 presenta
una curva dell'astigmatismo non proprio impeccabile (osservate i differenti valori di fondo-scala),
ed in effetti non ha mai meritato lodi sperticate da parte di utenti e tecnici, che gli rimproveravano
proprio la correzione dell'astigmatismo ed una risolvenza generale non eccezionale, sia pure sostenuta
da colori saturi ed un ridotto livello di flare nelle ombre; tutti gli obiettivi presi in considerazione
presentano invece un'adeguata correzione della distorsione, soprattutto per le nuove generazioni
di utenti abituate a certi zoom tuttofare, decisamente "indulgenti" in questo settore...

 

A questo punto chiedo scusa ai lettori per l'apertura di una parentesi, ma ritengo doveroso chiarire
in modo definitivo ed inequivocabile la "genealogia" corretta della pletora di 50mm f/1,8 sfornati
dalla Casa a partire dal 1978: l'equivoco di fondo nasce dal fatto che la stragrande maggioranza
degli appassionati ritiene che lo schema ottico dei 50mm f/1,8 di casa Nikon sia sempre lo stesso,
mentre in realtà i "noccioli" furono due, sia pure quasi identici per struttura e curvatura delle lenti:
uno completato da Sei Matsui nel Gennaio 1976 e l'altro da Soichi Nakamura nel Febbraio 1978;
cerchiamo di analizzare, con supporto dello schema seguente, la corretta distribuzione dei due
differenti gruppi ottici all'interno della produzione.

 

Il "Gauss 6-5" presentato da Sei Matsui nel Gennaio 1976 esordì nel 1978 sul Nikkor Ai 50mm f/1,8,
obiettivo in montatura Nikkor "standard" con forcella e destinato a sostituire il longevo e mitico 50mm f/2;
lo schema di Matsui passò in montatura AiS nel Luglio 1981 ed uscì definitivamente di produzione nel
Settembre 1985, quando il 50mm f/1,8 AiS con montatura tradizionale e forcella non venne più costruito.

Il "Gauss 6-5" di Soichi Nakamura (simile ma non identico al precedente), venne presentato da progettista
nel Febbraio 1978 ed esordì in produzione nella spartana montatura del Nikon Lens Series E 50mm f/1,8,
lanciato nel Marzo 1979 come ottica di corredo per l'entry-leven Nikon EM, un obiettivo realizzato con
parti esterne completamente in resina e senza l'impiego dell'antiriflessi multiplo NIC; nel Giugno 1981 il
50mm f/1,8 SE fu modificato con l'adozione di una ghiera/presa di forza in metallo, ed uscì di produzione
alla fine del 1985.

Notate bene che alla fine di quell'anno fu sospesa la produzione sia del 50mm f/1,8 AiS col nocciolo ottico
di Sei Matsui sia del 50mm f/1,8 Series E col nocciolo ottico si Soichi Nakamura.

Alla ripresa dopo le ferie estive del 1985 sui nostri mercati arrivò il Nikkor 50mm f/1,8 destinato a proseguire
la tradizione del modello AiS con gruppo ottico di Matsui, giunto al termine della sua vita utile per gli elevati
costi imposti dalla sua classica montatura Nikkor (non più sostenibili in un mercato aggressivo): l'obiettivo
ereditava quasi completamente le caratteristiche estetiche (e purtroppo anche meccaniche) del Nikon Lens
Series E ultima versione, nonchè lo schema ottico di Nakamura: quest'obiettivo, denominato Nikkor AiS
50mm f/1,8 "S", sostituì il precedente Nikkor AiS dotato di montatura classica e forcella d'accoppiamento
al Photomic ma non ereditava nulla da tale obiettivo: nè lo schema originale di Matsui nè la rassicurante
meccanica tutta in metallo, e non furono pochi gli utenti a storcere il naso: quest'obiettivo traghettò il
sistema nel breve interregno che avrebbe portato alla nuova generazione AF, e proprio in quei mesi un caro
amico si fece accompagnare e consigliare da me nell'acquisto di una reflex; suggerii una Nikon FE2 dotata
di Nikkor 50mm f/1,8, e la sua espressione sorpresa e disgustata alla vista del "nuovo" 50mm Nikkor è
ancora ben impressa nella mia mente...

Incidentalmente, il Nikkor AiS 50mm f/1,8 "S" con montatura cheap di derivazione SE e nocciolo ottico
di Nakamura fu prodotto e venduto su altri mercati fin dal 1980, in una versione con ghiera di messa a fuoco
gommata e scala utile fino a 0,45m; solamente la sua evoluzione, definita "S new" e prodotta nel breve lasso
di tempo compreso fra l'Agosto al Dicembre 1985, giunse sui nostri banchi (fortunatamente...), e si distingueva
per la ghiera di messa a fuoco con sbalzi in sintetico e la distanza di messa a fuoco portata a 0,6m: in sostanza
un ulteriore ed incomprensibile avvicinamento allo standard del Nikon Lens Series E, dal quale differiva
solamente per l'antiriflessi NIC, il blocco a fondo corsa per il diaframma (utile con le reflex multi-mode) e ben
poco altro, ad onta dell'altisonante blasone Nikkor...

Il nocciolo ottico di Soichi Nakamura passò in blocco nell'AF-Nikkor 50mm f/1,8, presentato nell'autunno
1986 e prodotto fino ad oggi con alcune varianti (tipo "new" con ghiera di messa a fuoco gommata, produzione
trasferita in Cina, attacco tipo D) che non hanno mai riguardato il sistema di lenti.

Concludendo, lo schema ottico originale di "prima fascia" calcolato da Sei Matsui fu montato esclusivamente nei
Nikkor 50mm f/1,8 Ai ed AiS dotati di montatura Nikkor tradizionale e forcella d'accoppiamento al Photomic;
tutti gli altri 50mm f/1,8 si sono avvalsi dello schema ottico di Soichi Nakamura, inizialmente concepito per il
Nikon Lens Series E 50mm f/1,8.

 

Schemi ottici e meccanici relativi al Nikkor AiS 50mm f/1,8 ed al successivo e più economico
Nikkor AiS 50mm f/1,8 "S": come potete notare, i due schemi ottici sono simili ma non identici
mentre la montatura molto semplificata e realizzata con abbondante impiego di materiale sintetico
permetteva alla Nikon di vendere l'obiettivo in bundle ad un prezzo (relativamente) concorrenziale.

(credits: sezioni Nikon Co.)

 

L'approccio progettuale di Nakamura, sapendo che l'obiettivo avrebbe inaugurato
una gamma di obiettivi economici destinati a "scoraggiare" l'impiego di ottiche universali,
fu improntato ad un contenimento dei costi ancora più radicale, al punto che le sei lenti
dell'obiettivo vennero realizzate utilizzando unicamente due tipi di vetro, anche se i quattro
elementi più esterni si avvalgono di pregiato LAK8 ad alta rifrazione e bassa dispersione.
Quello che è più paradossale nell' "affaire 50mm f/1,8" sta nel fatto che il Gauss di Nakamura
è leggermente più corretto di quello progettato da Matsui ed utilizzato sui Nikkor più pregiati;
test molto scrupolosi eseguiti a suo tempo dall'Editrice Progresso sotto l'egida del Dott. Namias
evidenziarono che il Gauss progettato da Matsui presenta un focus-shift (passando da f/1,8 ad f/8)
apprezzabilmente superiore rispetto a quello palesato dal Gauss di Nakamura; pertanto, anche se
in linea teorica il "nocciolo" di Matsui presenta una risoluzione leggermente superiore, quest'ultima
non viene sfruttata completamente a causa dello spostamento di fuoco, dando così un lievissimo
vantaggio allo schema ottico di Nakamura; naturalmente sono differenze praticamente impercettibili,
ma va doverosamente sottolineato che la regressione qualitativa fu effettivamente circoscritta alla
montatura meccanica e non alle prestazioni ottiche.

 

Le curve MTF medie misurate in quel lontano 1981 confermano la
leggera supremazia del Gauss utilizzato nel Nikon Lens Series E 50mm f/1,8
e successivamente nel Nikkor AiS 50mm f/1,8 "S" e nell'AF-Nikkor
50mm f/1,8.

(credits: diagrammi Editrice Progresso - Tutti Fotografi)

 

Con quanto sopra chiudo la digressione sui 50mm f/1,8 Nikkor, sperando
di aver chiarito definitivamente le problematiche connesse alla loro articolata
produzione!


Questa brochure giapponese illustra le caratteristiche del Nikkor 135mm f/2; notate il
massiccio impiego di vetro ottico (responsabile del peso di ben 860 grammi) e la posizione
molto arretrata dell'ultima lente, insolita in un tele da 135mm ed imposta dal particolare schema
ottico tipo Ernostar.

(credits: brochure Nikon Co.)

 

Il 135mm f/2 abbinato al più consueto 135mm f/2,8: è interessante notare come
il guadagno di un solo f/stop abbia comportato un peso letteralmente raddoppiato!

(credits: brochure Nikon Co.)

 

Una brochure giapponese realizzata subito dopo il lancio del Nikkor AiS 180mm f/2,8 ED,
un ottica prestigiosa che, grazie alla correzione del coma ed alla buona risoluzione anche
a tutta apertura, ha trovato impiego anche nella fotografia astronomica.

(credits: brochure Nippon Kogaku K. K.)

 


Una scheda del Nikkor 180mm f/2,8 ED che conferma le sue dimensioni compatte;
quest'ottica costituì un notevole progresso tecnologico e prestazionale rispetto al
precedente Nikkor 180mm f/2,8, un obiettivo d'effetto ma non particolarmente
brillante, specie ai diaframmi più aperti.

(credits: brochure Nikon Co.)

Ho trovato molto divertente effettuare una brevissima passeggiata mettendo in borsa
il "corredo di Sei Matsui", sebbene io sia sostanzialmente orientato verso i supergrandangolari;
le immagini che seguono sono state eseguite frettolosamente, senza cercare la "bella foto" a
tutti i costi, abbinando i quattro obiettivi ad una Nikon D700 regolata su RAW non compresso
a 14 bit; gli scatti confermano che le quattro ottiche, compreso il vetusto grandangolare, si accoppiano
senza problemi alla moderna reflex digitale full-frame, permettendo di sfruttare i "vecchi" obiettivi"
con piena soddisfazione; l'unica limitazione operativa che ci ricorda i dati anagrafici di questi Nikkor
consiste nella necessità di impostare manualmente ad ogni cambio i parametri relativi a focale e luminosità
massima nell'apposita voce del menu (il che d'altronde garantisce il perfetto funzionamento a priorità di
diaframma e la registrazione corretta dei metadati), oltre - ovviamente - alla messa  a fuoco manuale,
nei confronti della quale, purtroppo, stiamo perdendo consuetudine... Ecco alcuni scatti d'esempio.


Nikkor 28mm f/2,8 AiS @ f/11

 

Nikkor 28mm f/2,8 AiS @ f/11

 

Nikkor 28mm f/2,8 AiS @ f/11

 

Nikkor 50mm f/1,8 AiS @ f/8

 

Nikkor 50mm f/1,8 AiS @ f/5,6

 

Nikkor 50mm f/1,8 AiS @ f/8

 

Nikkor 135mm f/2 K modificato Ai @ f/5,6

 

Nikkor 135mm f/2 K modificato Ai @ f/2,8

 

Nikkor 135mm f/2 K modificato Ai @ f/2,8

 

Nikkor 180mm f/2,8 AiS ED @ f/8

 

Nikkor 180mm f/2,8 AiS ED @ f/8

 

Nikkor 180mm f/2,8 AiS ED @ f/5,6

 

In definitiva, il "corredo di Sei Matsui", nato in quello scampolo degli anni '70, si cimenta
 in modo impeccabile anche sul moderno sensore FX, senza limitazione di sorta; le ottiche
si comportano decisamente bene, specialmente i teleobiettivi e con particolare riferimento
al 135mm f/2, sicuramente eccellente e dotato ad f/2,8 di un equilibrio fra nitidezza nel piano
di fuoco e bo-keh progressivamente morbido ed indistinto davvero notevole, perfetto
per la ritrattistica; uscire oggi con queste quattro ottiche significa rendere omaggio ad uno
scampolo importante della storia della Casa e ad un progettista con i piedi saldamente
radicati a terra i cui progetti razionali hanno contribuito alla fortuna economica del costruttore.

Si tratta altresì di obiettivi assemblati in una meccanica d'altri tempi (con qualche riserva per
le tolleranze che subentrano con l'uso nelle focali 28 e 50mm), che forniscono una sensazione
"tattile" sconosciuta a chi è avvezzo a certe costruzioni attuali interamente sintetiche e che sono
dotati di una messa a fuoco minima adeguata anche alle esigenze moderne (rispettivamente: 0,3m,
0,45m, 1,3m, 1,8m); l'estetica d'antàn (con quella forcella dalla funzionalità misteriosa per i Nikonisti
più giovani) accoppiata al moderno design dei corpi digitali è sicuramente chic e va ad ingrossare
le fila del "digital vintage", i cultori delle vecchie ottiche sui corpi numerici, vero trait d'union
fra il passato ed il futuro della fotografia targata Nikon, un plusvalore consentito dalla baionetta
d'innesto meccanicamente invariata per 50 anni che ci permette di applicare alla digitale più attuale
l'ottica F modificata Ai, piena di graffi ed ammaccature, che nostro padre utilizzava ai tempi dei
suoi entusiasmi giovanili.


MARCOMETER

UN  INTERO  CORREDO,  UN  SOLO  PADRE:
INTRIGANTE,  EMOZIONANTE  MA  ANCHE
PERFETTAMENTE  ATTUALE;  LE  PRESTAZIONI
OTTICHE  SONO  VALIDE  ANCHE  IN  CHIAVE  FX
(COL  28mm  UN  PASSO  INDIETRO)  E  LA MECCANICA  E'
NATA  PER  ACCOMPAGNARE  GENERAZIONI  (E  ALLORA
PERCHE'  QUEI  GIOCHI  MECCANICI  SULLE  FOCALI
PIU'  CORTE,  ANCHE  DOPO  UN  UTILIZZO  AMATORIALE ?);
NON  POSSONO  SOSTITUIRE  QUALITATIVAMENTE  LE
OTTICHE  PIU'  MODERNE  E  PERFORMANTI  MA  CI
FORNISCONO  UNA PROSPETTIVA,  UN APPROCCIO
INCONSUETO  ED  EMOTIVAMENTE  APPAGANTE.
NON  E'  POCO.





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