NIKON ZOOM-NIKKOR 80-200mm STORY:
L'EVOLUZIONE DI UN OBIETTIVO CHE HA CAMBIATO
IL MODO DI FOTOGRAFARE
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La sezione dello zoom-AF-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED
D, simbolo di una generazione di eccellenti
obiettivi che ha cambiato l'approccio alla fotografia dinamica creando un trend
poi seguito da tutti.
(sezione: archivio Nikon Co., rielaborata da me)
La Nippon Kogaku ha sempre creduto nel
concetto di zoom fotografico, nonostante il formato decisamente superiore allo
standard cine e le conseguenti maggiori difficoltà progettuali, in un'epoca
ancora pionieristica: infatti - al lancio della celebre
Nikon F - nella gamma originale di obiettivi Nikkor fu rapidamente reso
disponibile (Novembre 1959) uno zoom-Nikkor
85-250mm f/4-4,5 e subito dopo (1960) uno zoom Nikkor 35-85mm f/2,8 (rimasto
peraltro allo stadio di pre-serie),
dimostrando immediatamente l'intenzione di sviluppare questa nuova e promettente
nicchia di mercato.
Per tutti gli anni '60 gli zoom fotografici vennero gradatamente evoluti
nell'alveo di due limitazioni tecniche: l'adozione di
focali da tele a tele (la tecnologia per zoom grandangolari sarebbe stata matura
solo a metà anni '70) e la struttura meccanica
molto pesante, ingombrante e dall'utilizzo macchinoso, tale da vanificare in
parte i concreti vantaggi della focale variabile.
A fine anni '60 paparazzi, reporter ed inviati erano curvi sotto il peso di
Nikon F più o meno motorizzate ed accessoriate
e sentivano l'esigenza di uno zoom che coprisse l'intervallo fra il normale ed
il tele garantendo una qualità d'immagine idonea
alle esigenze professionali e soprattutto ingombri e pesi contenuti che
permettessero una facile trasportabilità ed una fulminea
messa in opera, caratteristica che avrebbe fatto la differenza fra acquisire
l'immagine o meno; in questo contesto la Nippon
Kogaku sfornò un piccolo capolavoro, l'archetipo di una nuova specie destinata
a cambiare radicalmente l'approccio al
reportage ed alla foto sportiva, mettendo in commercio a fine 1969 lo
zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5, un obiettivo divenuto
presto leggenda per la qualità ottica (comparabile alle focali fisse) e per le
eccezionali caratteristiche di manovrabilità garantite
dalla pratica ghiera one-touch, dalle dimensioni contenute e dal peso limitato
ad appena 830g; quest'obiettivo fu il capostipite
di una fortunata progenie le cui ultime evoluzioni furoreggiano tuttora in mano
a reporter ed amatori e che ha rapidamente
sostituito una pesante batteria di focali fisse nei corredi, forzando di fatto
la concorrenza ad adeguarsi; ho ricostruito la
complessa ed entusiasmante storia dello zoom-Nikkor per eccellenza ed
arricchirò la trattazione con alcune chicche
rappresentate da prototipi inediti e sconosciuti, che ci fanno intuire come
Nikon abbia sempre profuso energie e coinvolto
le sue menti migliori nello sviluppo di questo concetto, a partire dal primo
prototipo di 80-200mm f/2,8 risalente al 1977 per
giungere al prototipo di 80-200mm f/2,8 VR ED stabilizzato, datato 1993 e
concepito con ben 7 anni di anticipo sul lancio
del primo zoom-Nikkor VR, l'80-400mm del 2000 ! Che l'idea di 80-200mm pratico,
maneggevole e di qualità fosse
assolutamente vincente è testimoniato dal gradimento e dal successo commerciale
che incontrano tuttora le ultime versioni,
rilanciando l'onda lunga di un trend che probabilmente non avrà fine.
In questo schema riassuntivo ho raccolto la genealogia dello zoom-Nikkor 80-200,
a partire dalla prima versione
(lo zoom-Nikkor 80-200/4,5 prima serie del 1969) fino all'ultima, riferita alla
cronologia dell'articolo (AFS-VR zoom-
Nikkor 70-200/2,8 ED); in colore ciano sono evidenziati alcuni prototipi
intermedi o sconosciuti, alcuni dei quali decisamente
eclatanti, come il primo 80-200 di alta luminosità f/2,8 del 1977 o
l'incredibile e sofisticatissimo 80-200/2,8 VR-ED apocromatico
e stabilizzato del 1993, ovvero 7 anni in anticipo sul primo vero stabilizzato
di produzione
Lo schema meccanico, di aspetto piacevolissimo, che caratterizzava lo
zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5 prima versione,
lanciato a fine 1969; alle ridotte dimensioni (lunghezza 154mm) faceva eco
un'estetica gradevole con una grafica chiara
ed originale, a partire dai famosi indici ad iperboli colorate per la
profondità di campo alle varie focali; l'obiettivo si
accoppiava regolarmente ai mirini-esposimetri Photomic grazie all'apposita
forcella e garantiva una notevole rapidità
operativa in virtù della ghiera one-touch che sovrintendeva a messa a fuoco e
variazione di focale
Lo schema ottico dello zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5 prima versione era sofisticato
e costituiva quanto di meglio
la tecnologia dell'epoca consentisse; notare la struttura evidentemente
suddivisa in due corpi, quello anteriore
varifocale adibito al cambio di focale ed alla messa a fuoco, e quello
posteriore costituito da un obiettivo relay
che itntercettava l'immagine aerea e la proiettava a fuoco sul film; la
variazione di focale era permessa dal flottaggio
delle lenti 4,5 e 6, mentre il doppietto successivo consentiva la messa a fuoco
Questa prima versione di 80-200mm f/4,5 restò in produzione dalla fine del 1969
alla fine del 1977, scandita da alcune varianti,
fra le quali: l'adozione ad inizio anni '70 della dicitura Nikon in luogo di
Nippon Kogaku; l'introduzione nel 1973 dell'antiriflessi
multiplo NIC con la nuova definizione zoom-Nikkor Auto-C; il lifting estetico
del 1975 - definito "serie K" - con il passaggio
nella ghiera del diaframma da rilievi a sbalzo alternati ad una puntinatura a
diamante e con l'introduzione di una variante estetica
nella gommatura della ghiera one-touch; l'adozione dell'interfaccia Ai nel 1977,
ultimo trasformismo di quest'immortale obiettivo
che ha lasciato tanti rimpianti negli utenti; per riconoscere il proprio
esemplare, la serie auto-C ebbe avvio con la matricola
140001, la serie K con la matricola 210001 e la serie Ai con il seriale 270.001.
Ho personalmente posseduto ed utilizzato un 80-200/4,5 serie K (non modificato
Ai, sfruttando una Nikkormat EL per il
comodo AE con blocco di memoria), ottenendo immagini decisamente nitide anche se
il contrasto medio e la resa cromatica
un po' terrosa non sono all'altezza dei moderni zoom ED, dotati di resa davvero
eccellente.
Nell'aprile 1977 i due progettisti della Nippon Kogaku Norio Mizutani e
Yoshinari Hamanishi terminarono i calcoli per il progetto
di un'evoluzione dello zoom 80-200mm f/4,5, basato su uno schema più moderno e
con un minor numero di lenti, che fu
commercializzato in montatura Ai alla fine del 1977, mantenendo pressochè
inalterata l'estetica precedente e reggendo sul mercato
fino al dicembre 1981.
Lo schema ottico dello zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5 seconda versione, datato 1977;
si tratta di un progetto moderno i cui
concetti saranno alla base di molti zoom successivi
lo stato di correzione dello zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5 seconda versione,
desunto dal progetto originale deliberato nell'Aprile 1977
Contemporaneamente fu aperta la via alla
progettazione di zoom che superassero il vincolo costituito dalla modesta
luminosità
massima, limitazione oggettiva con le focali più lunghe, tentando i primi,
timidi approcci alla luminosità f/2,8: infatti contestualmente
allo stesso progetto, e basandosi sullo schema iniziale dell'80-200mm f/4,5
seconda versione, Mizutani ed Hamanishi calcolarono
anche uno zoom 80-200mm f/2,8, luminosissimo ma ancora sprovvisto di vetri
speciali a bassa dispersione, che costituì comunque
la base di un prototipo completo presentato alla photokina 1978, aggiornato con
vetri ED e sempre articolato su 12 lenti in 9
gruppi, denominato zoom-Nikkor Ai 80-200mm f/2,8 ED, un mostro da 1,7kg con
comando a doppia ghiera per consentire
l'adozione del collare rotante con attacco per cavalletto e generoso passo
filtri da 86mm; fu allestita una piccolissima serie di
esemplari, alcuni dei quali furono regolarmente posti in vendita, ed oggi sono
rarissimi oggetti da collezione
lo schema ottico del prototipo 80-200mm
f/2,8 progettato nel 1977 da Mizutani ed Hamanishi assieme alla versione
f/4,5 giunta in produzione; questo prototipo, ancora sprovvisto di vetri a basa
dispersione, fu aggiornato nel corso
del 1978 con vetri ED e divenne lo zoom-Nikkor 80-200m f/2,8 ED esposto alla
Photokina di Colonia nel 1978
e prodotto in pochissimi esemplari
caratteristiche di resa relative al prototipo di zoom 80-200mm
f/2,8 del 1977,
desunte dalla documentazione originale
Tornando all'80-200mm f/4,5, alla Nippon Kogaku presero
atto che - statisticamente - la stragrande maggioranza delle
immagini riprese con lo zoom-Nikkor venivano effettuate a distanze medio-brevi
(l'obiettivo veniva adottato soprattutto
per foto di cronaca, ritratto, moda e beauty) ed adottarono una filosofia di
progettazione nuova ed avveniristica, basata
sul monitoraggio e l'ottimizzazione della resa anche e soprattutto alle minime
distanze di messa a fuoco consentite, laddove
la qualificata concorrenza continuava ad ottimizzare per l'infinito; Yoshinari
Hamanishi sviluppò un'ulteriore evoluzione
dello zoom 80-200mm, portando la luminosità ad f/4 ed ottimizzando il calcolo
ottico ed il complesso flottaggio reciproco
dei gruppi di lenti per ottenere la miglior resa proprio alle coniugate brevi,
interpretando nel modo corretto il già abusato
concetto di macro-zoom; addirittura, nel progetto originale il dottor Hamanishi
aveva previsto per questo zoom una messa
a fuoco minima di appena 0,68m, alla quale la distorsione geometrica dell'ottica
- oltre i 3% su infinito - si riduceva allo
zero assoluto, rivaleggiando almeno in questo con i migliori macro specialistici
! Questo progetto avanzato divenne realtà
commerciale sotto le spoglie dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4, prodotto a
partire dall'Agosto 1981, con un'estetica
molto simile a quella della precedente versione ma con l'attacco filtri portato
a 62mm; la messa a fuoco minima era stata
invece limitata ad 1,2m, forse per non cannibalizzare i micro-Nikkor specifici.
Ricordo un famoso test nel corso del quale si fronteggiarono alla sbarra quest'obiettivo
e l'eccellente SMC Pentax-M
80-200mm f/4,5: su posizione di infinito l'aberrazione sferica sottocorretta
penalizzava il Nikkor con un focus-shift davvero
importante; tuttavia, successive rilevazioni effettuate a 4m di distanza
mostrarono un crollo del Pentax, ottimo su infinito,
mentre il Nikkor addirittura migliorava la prestazione rispetto alla coniugata
elevata...Visti i presupposti di progetto c'è da
immaginare che alle distanze minime la tendenza sarebbe stata ribadita e questo
anomalo comportamento del Nikkor fu
visto in luce positiva, valutando come in effetti il suo campo di utilizzo
preferenziale fosse proprio la distanza ravvicinata;
tutti i successivi progetti Nikon in questo settore presteranno analoga
attenzione alla correzione sulle coniugate brevi.
Ho avuto occasione di effettuare una breve sessione di scatti con quest'obiettivo,
rilevando come la brillantezza e la saturazione
dei colori fossero molto più solari rispetto all'80-200/4,5 originale, un primo
passo verso la smagliante resa dei calcoli attuali.
Lo schema ottico dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4, lanciato nell'Agosto 1981,
rivela la stretta derivazione
dal precedente f/4,5 seconda versione (a firma dello stesso progettista),
tuttavia questa configurazione è stata
rivista alla luce di una correzione ottimale a distanze medio-brevi
il complesso cinematismo del due gruppi di lenti anteriori durante la messa a
fuoco
a distanza ravvicinata, configurazione che è stata frutto di evidenti e
complessi studi,
una novità nel settore specifico, dominato da macro-zoom più di nome che di
fatto,
dalla resa deludente a coniugate brevi
Il comportamento dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4 ad infinito, circa 1m e
circa 0,7m:
potete notare come la distorsione, incredibilmente, passi da oltre 3% a zero,
indice di
uno studio accurato sulla correzione a brevi distanze, anche se quest'exploit è
rimasto
teorico (la versione di serie si ferma ad 1,2m)
A questo stato d'avanzamento la
progettazione imbocca due vie parallele, sviluppando sia zoom 80-200mm sia zoom
70-210mm, la cui differenza all'atto pratico è nulla ma nell'utenza consumer di
prima-media fascia questi pochi mm in
più sono utili ad invogliare all'acquisto un novizio indeciso; infatti, nel
progetto globale di Hamanishi relativo allo zoom-
Nikkor 80-200mm f/4 è presente anche il calcolo di un analogo 70-210mm f/4 che
fu messo in produzione nel 1982
a complemento della gamma di obiettivi Nikon Series E, guadagnandosi sul campo
una lusinghiera fama, al punto che
nel 1986, agli albori dell'era AF, questo schema ottico fu promosso "in
prima squadra" come AF-Nikkor 70-210mm f/4.
Lo schema ottico del Nikon zoom Series E del 1982 rientrava nel progetto di
Hamanishi che includeva anche
lo zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4, ed infatti la struttura è simile così come le
prestazioni, giudicate molto
soddisfacenti dall'utenza, al punto che nel 1986 il nocciolo ottico fu riciclato
come AF-zoom-Nikkor 70-210mm f/4;
notare l'ampia profusione di vetri ottici a rifrazione alta e medio-alta.
Inizialmente la gamma AF-Nikkor poteva
premettersi listini abbastanza elevati, vivendo di rendita
sull'onda lunga di un'utenza abituata ai costosi Nikkor AiS; tuttavia la
concorrenza aggressiva dei brand
rivali impose rapidamente di rivedere al ribasso i listini degli obiettivi
amatoriali di più ampia diffusione,
ed il popolare 70-210mm fu ricalcolato al risparmio, sacrificando la luminosità
fissa ed accettando una
flessione fino ad f/5,6 sulla focale massima in cambio della possibilità di
piazzarlo a prezzi non troppo
distanti dalla qualificata concorrenza e addirittura da certi universali
particolarmente azzeccati ed aggressivi
come i Sigma; nacque così il Nikon AF-zoom-Nikkor 70-210mm f/4-5,6, lanciato
nel settembre 1987 e
caratterizzato da un'ampia diffusione, grazie al prezzo contenuto, nonostante
prestazioni veramente buone
solamente a circa 2 stop dall'apertura massima effettiva, problematica meno
sentita dagli utenti entry level che
decretarono il successo commerciale dell'ottica, aggiornata nel 1992 alla
montatura AF-D e prodotta dal 1999
in Thailandia per contenere ulteriormente i costi.
Lo schema ottico del popolare Nikon AF-Nikkor 70-210mm f/4-5,6, prodotto
a partire dal 1987
e ben diffuso fra l'utenza consumer
Sul fronte della focale 80-200mm di media luminosità, invece,
il classico zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/4 è rimasto in vendita
fino al 1998, proposto peraltro negli ultimi tempi ad un listino surreale
nell'intorno dei 4 milioni di lire, cifra assurda per uno zoom
manual focus di concezione datata e privo di vetri ED; nel frattempo in casa
Nikon si stava sempre più affermando l'ìimperativo
di differenziate nettamente in questo settore la produzione prosumer da quella
consumer, dedicando al mercato professionale
zoom di elevata luminosità (f/2,8) ed alte prestazioni, mentre per il mercato
di massa ci si orientava verso una estrema semplificazione
del progetto, anche a discapito della luminosità, per contenere i prezzi ed
essere competitivi in un mercato sempre più articolato
e concorrenziale; sono noti alcuni progetti relativi a zoom 80-200mm di
luminosità f/4,5 e schema molto semplificato e dotato di
vetri ottici economici, destinati ad un ipotesi di zoom tele di primo prezzo, le
classiche varianti amatoriali con baionetta in resina;
in questa categoria Haruo Sato e Yoshinari Hamanishi progettarono nel 1979
alcuni prototipi di zoom 80-200mm f/4,5 basati
su appena 10-11 lenti, un esempio dei quali allego a seguire.
un prototipo di zoom 80-200mm f/4,5 a struttura volutamente
molto semplice, idonea ad una produzione low-cost,
progettato da Sato ed Hamanishi per la Nikon nel 1989; è interessante notare
che questi due progettisti sono autentici
miti del settore, e risultano decisamente "sottosfruttati" per calcoli
del genere, una prova di quanto al giorno d'oggi siano
prioritarie le considerazioni di carattere commerciale nella progettazione
Questa serie di prototipi preliminari servì nel calcolo
finale di un economico zoom tele destinato al mercato entry-level, il Nikon
AF-zoom-Nikkor 80-200mm f/4,5-5,6, prodotto fra la Photokina 1995 ed il 1999 con
un economica montatura plastica,
e dotato proprio di appena 10 lenti in 8 gruppi, come uno dei prototipi
appartenenti alla serie appena descritta.
Analizzando l'ultima e più prestigiosa famiglia di
zoom-Nikkor 80-200mm, i superluminosi f/2,8, dobbiamo riconoscere a Nikon
un ruolo pionieristico, perchè - dopo il primitivo 80-200mm f/2,8 non ED del
1977 ed il timido approccio in produzione con la
versione ED Ai del 1978 - la Casa aggiustò il tiro presentando nel 1982 una
versione più credibile e definitiva di zoom-Nikkor
AiS 80-200mm f/2,8 ED, basata su un più complesso schema a 15 lenti delle quali
due realizzate in vetro ED conforme alle
specifiche del vetro Schott N-FK52-A od Ohara S-FPL51 ( indice di rifrazione =
1,49700 - numero di Abbe = 81,61), applicate
ad una montatura rivista con ampia ghiera singola one-touch ed attacco per
cavalletto; purtroppo anche quest'obiettivo, sia pure
più evoluto dei precedenti, rappresentava più che altro una prova di stile,
dal momento che la messa fuoco minima limitata a 2,5m
ed il massiccio dislocamento (sottolineato dal passo filtri da 95mm e da peso di
quasi 2kg) rendevano l'utilizzo pratico quantomeno
problematico, senza considerare il prezzo di listino davvero esagerato; queste
caratteristiche limitarono molto la diffusione di
questo pregiato obiettivo, ed oggi è piuttosto raro: gli esemplari che ho
trattato venivano proposti a 1.700 euro, cifra davvero
impegnativa anche considerando il pregio del pezzo.
l'impressionante stazza dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/2,8 ED del 1982:
nonostante
l'elevata resa ottica e la squisita e robusta fattura non ebbe diffusione
apprezzabile a causa
del prezzo proibitivo (circa 3,6 milioni di lire del 1982) e degli ingombri
imbarazzanti
Il progetto a firma di Yoshinari Hamanishi, datato 1981, alla base del Nikon
zoom-Nikkor Ais
80-200mm f/2,8 ED lanciato l'anno successivo; si tratta di un progetto
decisamente moderno,
con due vetri a dispersione anomala e diversi elementi ad alta rifrazione
il comportamento tipico dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/2,8 ED del 1982 ,
ricavato dal progetto originale;
notare l'ottima correzione dell'aberrazione cromatica laterale garantita dai
vetri a bassa dispersione
Nel 1986 fu lanciato il sistema autofocus e rapidamente si
configurò da parte dei professionisti della cronaca e dei più evoluti
amatori l'esigenza di uno zoom 80-200 di alta luminosità, elevata qualità a
piena apertura con il bonus della messa a fuoco automatica;
le preghiere dell'utenza ottennero sollecita risposta, dal momento che la Nikon
fu fra le prime Case a lanciare un obiettivo del genere,
presentando nel Febbraio 1988 uno dei suoi pezzi più celebri ed apprezzati, l'
AF-zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED, ottica che
all'epoca tracciò nuovi standard nel settore in quanto a brillantezza,
contrasto, saturazione e potere risolutivo, anche se lo sfuocato
a piena apertura è francamente poco gradevole, sacrificato sull'altare
dell'elevatissima nitidezza, garantita da tre lenti in vetro ED
della nuova generazione, caratterizzate da numero di Abbe pari ad 82,52;
l'obiettivo vantava una rocciosa complessione meccanica
molto adatta anche all'uso professionale e caratterizzata da una finitura in
nero raggrinzente antigraffio; questa autentica pietra
miliare è rimasta in produzione fino a tempi recentissimi, passando per due
evoluzioni meccaniche: nel 1992 l'adozione dell'interfaccia
AF D e nel 1997 l'utilizzo di una montatura con messa a fuoco e zoomata
comandate da due ghiere distinte per fare spazio all'attacco
girevole per cavalletto, un'esigenza molto sentita dall'utenza fin dagli esordi
dell'ottica; quest'ultima versione prevedeva anche
la riduzione dell'inerzia relativa ai rinvii meccanici della messa a fuoco, nel
tentativo ottimistico di bissare i coevi e velocissimi
obiettivi autofocus con motore ad ultrasuoni del rivale Canon.
lo schema ottico del celebre Nikon AF-zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED, pietra
miliare
nella produzione del celebre brand nipponico, mantenuto in produzione come
alternativa
economica anche in epoca recente assieme ai più moderni zoom motorizzati e
stabilizzati;
la versione D del 1992 conservava questa fisionomia one-touch ma la montatura
anteriore
era stata prolungata ed il filtro non si avvitava più al cannotto girevole
della lente anteriore
ma al corpo stesso dell'obiettivo, fisso, permettendo un impiego più pratico
dei polarizzatori
Naturalmente l'utenza è come un bambino ingordo cui porgi il
dito e pretende il braccio; alla ricerca di margini sempre più
estremi nell'utilizzo a mano libera risultò antieconomico e troppo complesso
spingersi oltre nell'apertura massima e si puntò
sulla carta della stabilizzazione ottica tramite sensori giroscopici e
micromotori di compensazione applicati ad uno specifico
gruppo di lenti, tecnologia che a partire dal 1990 fu oggetto di approfonditi
studi dopo gli esordi sui camcorder; come ben
sappiamo fu Canon a firmare i primi obiettivi stabilizzati, forte dei suoi
brevetti per i sistemi delle telecamere, tuttavia il ritardo
di Nikon nel settore (il primo VR stabilizzato risale al 2000) non è legato a
mancanza di know-how o ad accidia commerciale:
infatti ho rintracciato il progetto relativo ad uno sconosciuto prototipo di
zoom 80-200mm f/2,8, con vetri ED e dotato di
dispositivo di stabilizzazione, firmato dal grande progettista Kenzaburo Suzuki
addirittura nel Settembre 1993, sette anni prima
del lancio dell'AF-zoom-Nikkor 80-400mm VR!!! Ho identificato anche un progetto
di Susumu Sato, altro matematico della
Nikon, relativo allo zoom per una fotocamera 35mm compatta e dotato di
stabilizzatore, datato addirittura Gennaio 1991;
probabilmente le ragioni dell'attesa sono legate alla difficile messa a punto
fine del software delegato al campionamento delle
vibrazioni così come alla raccolta del database ROM con tutti i modelli di
tremolio resi possibili dall'impugnatura a mano libera;
resta il fatto che se questo splendido zoom 80-200/2,8 VR ED fosse stato
prodotto all'epoca della sua progettazione la Casa
avrebbe risposto a dovere agli attacchi commerciali del più acerrimo rivale...
divulgato per la prima volta, ecco lo schema ottico del prototipo di zoom
80-200mm f/2,8 ED stabilizzato, progettato per Nikon da Kenzaburo Suzuki
nel 1993, sette anni in anticipo sul lancio del primo stabilizzato commerciale;
si tratta di un progetto estremamente avanzato che adotta ben 5 vetri ED di
seconda generazione e numerosi vetri ad alta rifrazione
altrettanto inediti diagrammi relativi al suo comportamento caratteristico,
ivi compresa la variazione del coma durante la fase di stabilizzazione
Tornando alla produzione di serie, l'utenza professionale
della foto sportiva e di cronaca stava apprezzando
sempre più la velocità di messa a fuoco consentita dall'equivalente prodotto
Canon EF, dotato di messa a
fuoco con motore incorporato ad ultrasuoni, e la Nikon subì passivamente gli
strali della concorrenza per un
po' di tempo, dal momento che Canon deteneva numerosi brevetti nel settore dei
motori ad onda sonica;
soltanto nel 1998, a tre anni dall'introduzione del Canon EF 70-200mm f/2,8 L
USM, Nikon fu finalmente
in grado di ribattere presentando l'AFS-zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED, dove la S
aggiunta è l'acronimo
di Silent Wave Motor, ovverosia la tecnologia proprietaria sviluppata da Nikon
nel settore dei motori ad
ultrasuoni per aggirare i brevetti Canon ed offrire ai suoi clienti un prodotto
analogo; naturalmente la Casa
approfittò dell'occasione per ricalcolare un nuovo schema ancora più
complesso, dotato di ben 5 vetri ED
ed accreditato di prestazioni ottiche addirittura superiori al precedente
modello; lo scotto da pagare fu
un'inevitabile aumento di peso e lunghezza, ormai ai limiti di guardia (1.580g e
215mm) ed una forse evitabile
recrudescenza del listino, che prevedeva un prezzo praticamente doppio rispetto
all'80-200/2,8 ED non
motorizzato....l'obiettivo è comunque smagliante, ed è ritenuto da alcuni il
migliore di tutta la famiglia.
Lo schema ottico dell'AFS-zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED con motore ad ultrasuoni
incorporato;
notare il complesso schema ottico con ben 5 lenti in vetro ED proprietario ed il
vistoso attacco per
cavalletto di nuova generazione, che su certi obiettivi ha creato problemi di
risonanze globali del
complesso durante lo scatto con la conseguenza di immagini mosse, problema non
rilevato in
questo caso specifico
Entrati felicemente nel nuovo millennio, nonostante la
rivoluzione che il digitale era in procinto di scatenare, alla Nikon
affrontarono il problema dell'ultimo upgrading possibile a questa generazione di
mostri: lo stabilizzatore d'immagine,
riprendendo le fila lasciate quasi 10 anni prima col prototipo di Kenzaburo
Suzuki; il nuovo zoom, uniformandosi
agli standard del rivale Canon - ben assimilati dai professionisti - prevedeva
una riduzione della focale minima e venne
lanciato nel 2002 come AF-S VR zoom-Nikkor 70-200mm f/2,8 ED, dove VR sta ad
indicare il dispositivo di
stabilizzazione Nikon, in grado di effettuare una correzione equivalente ad un
guadagno di 3 stop sui tempi di posa,
mentre Canon si limitava ancora a 2; lo schema ottico del precedente modello,
già complesso, fu abbandonato
in favore di una struttura ancora più sofisticata a causa del gruppo ottico
adibito alla stabilizzazione e prevede una
configurazione articolata su ben 21 lenti, 5 delle quali in vetro ED
proprietario di seconda generazione (vD = 82,52);
l'obiettivo, ancora più lungo del precedente e dotato di un ampio ed efficace
paraluce a tulipano, è stato progettato
nel corso del 2001 da Susumu Sato con particolare attenzione alla resa a
distanza ravvicinata, confermando un
trend mai più abbandonato dai tempi dell' AiS 80-200/4 e che differenzia la
Nikon da altri costruttori; per la mia
esperienza personale con questo "mostro" posso affermare che lo
stabilizzatore funziona molto bene e che è stato
eseguito nel tempo un buon lavoro sul bo-keh e la resa dello sfuocato in
generale, decisamente più gradevole
rispetto all'AF-zoom-Nikkor 80-200/2,8 ED originale del 1988; taluni sostengono,
immagini comparative
alla mano, che l'introduzione del gruppo VR abbia richiesto un compromesso
riguardo al picco di resa e che
l'obiettivo più nitido in assoluto resti di fatto il precedente AF-S 80-200mm
f/2,8 ED non stabilizzato.
Il sofisticatissimo schema ottico del Nikon AFS-VR-zoom-Nikkor 70-200mm f/2,8
ED, calcolato da
Susumu Sato nel 2001; notare i 5 vetri ED, il gruppo posteriore di
stabilizzazione, la profusione di vetri
ad alta rifrazione ed i due menischi molto incurvati L14 ed L15, un'ispirazione
di tipica scuola Canon
gli inediti diagrammi di resa dell'AFS VR 70-200/2,8, ricavati dal progetto
originale; come si può
notare per ognuna delle focali principali è stata allegata una lettura completa
ad infinito ed alla
distanza minima di messa a fuoco, indice di particolare attenzione in questo
settore, una particolarità
progettuale che è stato principio informatore di tutti gli zoom-Nikkor di
questa famiglia a partire dal 1981;
la focale più aberrata appare la massima mentre con stabilizzatore attivo -
come di consueto - aumenta
l'aberrazione di coma
la classica sezione della versione di produzione, identica alle specifiche di
progetto.
In definitiva, abbiamo tracciato la linea genealogica di un
obiettivo che ha cambiato il modo di concepire l'immagine dinamica e
vitale, aprendo nuovi orizzonti in molti settori della fotografia e creando di
fatto un nicchia caratterizzata da enorme gradimento
d'utenza, al punto che tutti i rivali hanno proposto qualcosa di simile anche se
solo Nikon può vantarsi di incarnare la storia dello
zoom 80-200mm a livello di DNA, avendo sempre anticipato i tempi con nuove ed
intriganti proposte senza negare i validissimi
principi informatori iniziali: praticità, rapidità, qualità.
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