NIKKOR 50mm f/2 SECONDA
SERIE:
LA RISPOSTA NIKON ANNI '60 AL SUMMICRON
LEITZ ED ALLO ZEISS PLANAR CONTAREX
ABSTRACT
The Nikkor 50mm f/2 second computation (released in 1964) was
a bargain priced,
sound performer lens based upon an almost symmetrical double gauss 6-4 lens, the
Nippon Kogaku's answer to famous German standard lenses like the Leitz Summicron
50mm f/2 (M and R) or the Zeiss Planar Contarex 50mm f/2; I checked an Ai
exemplar
(my first Nikkor lens, purchased when I was 16 y.o.) on a D700 camera and the
results
are really satisfactory: the digital interface is trouble free and even on the
FX sensor this
humble lens is able to clutch out such crispy and detailed images that
modern lenses could
envy it's performance.
16/10/2009
Il Nikon Nikkor 50mm f/2 seconda serie con schema ottico a sei lenti in quattro
gruppi, prodotto
per 15 anni dall'inizio del 1964 (in vendita da Giugno) al Gennaio 1979, è uno
degli obiettivi
normali storicamente e tecnicamente più importanti nella storia recente della
fotografia: fu infatti
il normale di grande diffusione nel momento di forte affermazione del sistema
Nikon, quando
le generazioni delle Nikon F, F2 e Nikkormat costruirono le solide fondamenta
del mito tuttora
solidamente ancorato nel cuore dei fotografi, Nikonisti e non, e se
l'immaginario era affascinato
dal prestigioso Nikkor S-Auto 50mm f/1, 4 e successive varianti, all'atto
pratico quelle immagini
così soddisfacenti, nitide, contrastate e modulate su ampia gamma erano in
realtà molto spesso scalpellate
sul film dal più umile modello f/2, meno luminoso, costoso ed appariscente del
fratello maggiore ma
dotato di una resa ottica globalmente più elevata e costante, da centro a i
bordi, fino alle minime
distanze di messa a fuoco.
Il Nikkor 50mm f/2 seconda serie, in montatura Ai: un
obiettivo
otticamente semplice ma caratterizzato da una resa ottica eccellente
che rappresentò un ottimo biglietto da visita della Casa al cospetto
di generazioni di nuovi Nikonisti.
(credits: picture Nikon Co.)
Fra l'altro, sono legato a quest'obiettivo da vincoli
sentimentali che trascendono le
fredde speculazioni logiche: quando venne lanciata sul mercato la nuova versione
a sei lenti protagonista di questa pagina, nel Giugno 1964, mia madre stava per
mettermi al mondo, quindi siamo praticamente "coetanei", ed inoltre un
Nikkor
Ai 50mm f/2 fu il mio primo obiettivo Nikon, acquistato assieme ad una Nikon FE
quando avevo solamente 16 anni: le sue immagini rappresentarono quindi il mio
"imprinting" alla resa ottica Nikkor, e la prima istantanea che
scattai ad una giovane
ragazza assorta nel disegno, ora mia moglie, fu realizzata proprio con quest'obiettivo
che logicamente conservo ancora e non rivenderò mai per alcuna ragione al
mondo!
Naturalmente non sono solamente le ragioni del cuore che mi
fanno apprezzare questo
ormai datato normale: il suo schema Gauss quasi simmetrico a sei lenti in
quattro gruppi,
sebbene solo apparentemente semplice, fu il frutto di un calcolo ottico molto
approfondito
che sfruttava appieno i vetri ottici più moderni, e le sue prestazioni ai
diaframmi intermedi
sono realmente molto buone, anche con standard attuali; anzi, posso dire che
quest'obiettivo
è una delle sorprese più piacevoli del "digital vintage" e sul
sensore full-frame Nikon FX
fornisce immagini secche, strutturate e piene, come se le pellicole del tempo
non fossero
in grado di sbrigliare al 100% tutta la sua forza vitale.
Il Nikkor 5cm f/2 nella sua configurazione originale fu presentato all'inizio
del 1959 e costituì
l'alternativa economicamente conveniente al più costoso 5,8cm f/1,4; per
garantire l'ampio
spazio retrofocale richiesto dalla Nikon F (dotata di un tiraggio piuttosto
lungo, 46,5mm)
gli ottici della Nippon Kogaku allestirono uno schema Gauss asimmetrico basato
su sette
lenti, con due elementi singoli anteriori spaziati ad aria e due menischi
collati ai lati del diaframma;
questa configurazione garantiva un'elevata risoluzione ma restavano irrisolti
problemi legati
ad una curvatura di campo piuttosto forte e ad un contrasto non eccellente,
limitato dalle
10 superfici aria/vetro in assenza di antiriflessi multipli.
Il Nikkor-S Auto 5cm f/2 del 1969 si basava su uno schema
molto caratteristico,
simile ad un classico Gauss a sei lenti in quattro gruppi cui sia stato aggiunto
un
elemento anteriore quasi piano-parallelo, la cui funzione è quella di arretrare
la
proiezione della coniugata posteriore; la Nikon F cutaway rivela la complessa
struttura meccanica dell'obiettivo, costruito senza risparmio nonostante la
vocazione sostanzialmente "economica".
Il Nikkor-S Auto 5cm f/2 con schema a sette lenti fu prodotto fino al gennaio
1964 e la prima serie, realizzata nel 1959-60, è una interessante preda da
collezione in quanto appartiene alla famosa serie "thick mark", gli
originali
Nikkor per Nikon F costruiti con criteri qualitativi leggermente superiori ai
successivi e caratterizzati da diaframma a 9 lamelle, baionetta monolitica
senza viti di fissaggio, ampio utilizzo di bronzo, declinazione di fuoco nell'
infrarosso indicata da una "R" rossa e soprattutto le famose linee di
fede
che accoppiavano la numerazione dei diaframmi al punto di fede centrale;
i Nikkor-S Auto 5cm f/2 allestiti in montatura "thick mark" furono
poco
più di 5.000 (una quantità davvero esigua a fronte della produzione totale)
e le relative numerazioni vanno da 520.101 fino ad un tetto massimo inferiore
a 526.000; nel Gennaio 1964 ebbe luogo l'avvicendamento ed entrò in
produzione la versione evoluta a 6 lenti denominata Nikkor-H Auto 50mm f/2.
Il Nikkor 50mm f/2 seconda computazione si basa su un Gauss a
sei lenti
con due doppietti collati ai lati del diaframma, uno schema di classica
derivazione
Planar già utilizzato fin dagli anni '30; il nuovo calcolo ottico fu in grado
di garantire
il necessario spazio retrofocale (in questo caso 38,2mm) eliminando la settima
lente e seguendo la stessa prassi della quale fu protagonista anche il Leitz
Summicron
50mm f/2 per apparecchi a telemetro, anch'esso passato da 7 a 6 lenti; c'è da
dire
che questo nuovo schema, asseritamente frutto di un notevole lavoro, è molto
simile
a quello utilizzato fin dal 1958 per lo Zeiss Planar 50mm f/2 Contarex;
analogamente
allo Zeiss, nessuna delle superfici rifrangenti delle singole lenti impiegate ha
un raggio
infinito, cioè perfettamente piano, e conferma come in entrambi gli obiettivi
l'economia
di produzione sia stata sacrificata ad una resa ottica senza compromessi;
diverso fu
invece il successivo approccio di Leitz: il nuovo Summicron 50mm f/2 calcolato
da
Walter Mandler a metà anni '70 per i sistemi M ed R sfruttava anch'esso un
Gauss a
6 lenti in 4 gruppi ma uno dei capisaldi del progetto consisteva nell'adozione
del maggior
numero possibile di facce e superfici di incollaggio perfettamente piane, una
scelta che
snelliva drasticamente le procedure di molatura riducendo sensibilmente i costi.
Questo nuovo schema ottico presenta una migliore planeità di campo ed un
contrasto
superiore rispetto alla versione precedente Nikkor-S Auto.
E' indubbio che l'eccellente Planar 50mm f/2 per Contarex sia
stato
il modello al quale i progettisti Nippon Kogaku su ispirarono per
l'evoluzione del Nikkor 50mm f/2: le dodici superfici rifrangenti
dei due obiettivi hanno identico segno e le differenze fra i due
schemi, peraltro modeste, sono probabilmente dovute alle
caratteristiche dei vetri ottici adottati. Osservando le sezioni
affiancate potete notare che in entrambi i modelli (peraltro
ricavati con accuratezza) non è presente nessuna superficie
piano-parallela, come anticipato; Mi è sempre stato riferito
fin dall'epoca che i normali Nikkor di grande diffusione
(assieme ad analoghi modelli di qualche concorrente) sarebbero
stati montati su licenza da Cosina, riducendo così - in subappalto -
i costi di produzione che non erano stati abbattuti magari
semplificando lo schema ottico con l'adozione di superfici
molate piane: la cosa non dovrebbe assolutamente scandalizzare
(pensiamo, ad esempio, ai grandi nomi tedeschi che attualmente
fanno produrre i loro obiettivi dallo stesso costruttore giapponese)
ma, al contrario, giustificherebbe il prezzo d'acquisto abbastanza
popolare, ottenuto anche semplificando il diaframma ed adottando
un'iride a sei lamelle.
Se invece osserviamo lo schema ottico dei moderni Leitz
Summicron 50mm f/2
introdotti negli anni '70 (la sezione si riferisce al modello M, ma il tipo R è
concettualmente
analogo), troveremo ben cinque superfici piano-parallele su dodici, una ricerca
dell'economia
di scala esplicitamente dichiarata da Mandler nell'assunto del relativo
brevetto; si tratta di
una scelta coerente con la tipica mentalità di Malder, progettista talentuoso
ma saldamente
radicato a terra ed ai problemi dell'economia reale.
Nei 15 anni di produzione la montatura del Nikkor 50mm f/2 a 6
lenti
vide tre configurazioni fondamentali: il barilotto tipo F, con finitura laccata
nera e satinata chiara con ghiera di messa a fuoco servita da sbalzi metallici
godronati; il barilotto tipo "K", esteticamente analogo alla
generazione Ai ma
ancora sprovvisto dell'omonima interfaccia all'esposimetro tramite camma
sulla ghiera del diaframma ed ancora munito della forcella originale priva di
aperture; l'allestimento Ai, con finitura nera e settore gommato simili a quelli
del tipo "K" ma dotato di nuova ghiera del diaframma munita di
forcella
"scheletrata" e perni di accoppiamento al simulatore Ai ed al servo EE
tipo
DS-12 per Nikon F2AS. L'antiriflessi NIC a strati multipli arrivò alla
Photokina
1972 con la versione Nikkor-H-C Auto, a partire dalla matricola 2.140.201.
Quest'obiettivo fu prima affiancato e poi sostituito da Nikkor
50mm f/1,8 basato
su 6 lenti in 5 gruppi (modificato spaziando ad aria il doppietto anteposto al
diaframma);
quest'ultimo obiettivo, specialmente nella versione evoluta di metà anni '80
derivata
dal 50mm f/1,8 Nikon SE, presenta una migliore correzione dell'aberrazione
sferica
che garantisce un rendimento a piena apertura caratterizzato da un minore flare
e da un contrasto più elevato; nelle convinzioni popolari il 50mm f/1,8
rappresenta
globalmente il migliore 50mm Nikkor per uso generico, avvallando implicitamente
la
teorica che il precedente 50mm f/2 a 6 lenti sia un modello obsoleto,
sicuramente buono
ma visibilmente inferiore all'f/1,8... Se questa considerazione può essere
condivisibile
riferita alla massima apertura, sono convinto che le prestazioni fornite dal
50mm f/2 ad
f/8 siano ancora ad un tale livello di eccellenza da rendere difficile la
realizzazione di
una statistica certa; come anticipato, ho realizzato qualche scatto di prova
montando
il mio vecchio Nikkor Ai 50mm f/2 su una Nikon D700: vediamo come si comporta.
(nel valutare le immagini faccio presente che non è stato aggiunto alcuno
sharpening,
nè nei settaggi del RAW converter nè nel passaggio in Photoshop; è presente
soltanto
lo sharpening di defalut della D700, settato su un valore medio, e tutti
voi sapete
quanto possa guadagnare immediatamente un'immagine filtrata con maschera di
contrasto; le foto sono quindi "oneste" e descrivono oggettivamente le
possibilità
dell'obiettivo).
Cominciamo dall'esame più severo, l'impiego ad f/2: l'ottica
produce un'immagine
coperta da un leggero velo di flare, distribuito uniformemente, ed il contrasto
è
piuttosto basso, anche se la risoluzione è apprezzabile; in questo impiego
specifico
ho trovato che il Summicron-R 50mm f/2 Wetzlar primo tipo a 6 lenti in 5 gruppi
(coevo del Nikkor, essendo arrivato sul mercato nel 1964) è decisamente
superiore,
con una riproduzione molto più contrastata, nitida e priva di flare, ma occorre
anche
considerare la forcella di prezzo che differenziava i due obiettivi...
Appurato che l'impiego a TA non è il punto forte del Nikkor,
occorre dire che la risolvenza ad f/2 non è comunque disprezzabile;
l'assenza di fringing conferma la buona correzione dell'aberrazione
cromatica, sempre vantata dalla Nippon Kogaku come un punto
di forza del Nikkor 50mm f/2 rispetto all'f/1,4.
L'andamento dell'aberrazione sferica (più forte rispetto ai
modelli f/1,8)
è responsabile di un bo-keh piacevole, senza corone luminose accentuate
sui bordi degli spot fuori fuoco.
Chiudendo ad f/8 l'obiettivo, così delicato a piena, apertura
si trasforma
in un normale grintoso che produce immagini strutturate e ricche di dettagli;
in realtà già ad f/4 il flare è completamente scomparso e le prestazioni sono
ottime; buona anche la sensazione plastica nella scansione dei piani.
I crop al 100% dei files non trattati con sharpening confermano il potere analitico dell'obiettivo.
Una caratteristica dichiarata dalla Nippon Kogaku (e propria
dei Gauss a 6 lenti in 4 gruppi
come gli Zeiss S-Planar 60mm f/2,8 o Planar 50mm f/2 Contarex) consiste nella
conservazione
di una resa ottica elevata alle brevi distanze di messa a fuoco, al punto che il
Nikkor 50mm f/2
era ufficialmente consigliato anche per la macrofotografia (in abbinamento a
tubi di prolunga e
soffietto) come alternativa economica ai più specializzati micro-Nikkor: le due
immagini appena
proposte confermano queste specifiche e sottolineano la versatilità di questo
normale, in questo
campo certamente superiore al più blasonato 50mm f/1,4.
Anche alle distanze maggiori la qualità ottica è elevata ed
uniforme; soprattutto, la
proiezione dell'obiettivo asseconda molto bene il sensore FX permettendo di
"recuperare"
questo veterano nel corredo fotografico più attuale.
Per forzare ulteriormente la resa disponibile ho scattato le
immagini successive
applicando al Nikkor 50mm f/2 un filtro polarizzatore originale Nikon risalente
ai tempi della Nikon F2, quindi storicamente coevo all'ottica di quest'obiettivo.
Purtroppo uno strano problema di compatibilità fra il profilo
colore
del file ed il browser web mortifica la saturazione del colore rispetto
alla visualizzazione originale ma le possibilità dell'obiettivo sono
ugualmente evidenti.
Approfittando della "passeggiata" fra gli ortaggi
biologici nell'orto di mio cognato, ho fatto
un veloce scatto di prova affiancando al Nikkor 50mm f/2 altri normali di casa
Nikon, ovvero:
...il 50mm f/1,4 Nikkor-S Auto, la moderna evoluzione
AF-Nikkor 50mm f/1,4 prima versione,
il "successore" Nikkor AiS 50mm f/1,8 ed il Nikkor Ai-P 45mm f/2,8 con
schema alternativo
tipo Tessar a 4 lenti in 3 gruppi, moderna declinazione (nata per la Nikon
FM3-A) del precedente
GN-Nikkor 45mm f/2,8 del 1968.
Senza la pretesa del massimo rigore (sfruttando i brevi tempi
di posa consentiti
dalla forte luce e dalla sensibilità di default a 200 ISO ho addirittura
scattato a
mano libera), ho immortalato questi ortaggi con i cinque obiettivi chiusi ad
f/8,
prelevando tre crops da visualizzare al 100%; per la messa a fuoco manuale
dei tre obiettivi Ai - AiS - Ai-P ho sfruttato l'assistenza elettronica della
Nikon
D700, decisamente più precisa di quella presente nella famosa rivale nipponica.
Naturalmente ottiche standard di grande marca chiuse ad f/8
producono sempre
risultati apprezzabili, e sarà difficile ravvisare differenze tangibili (anche
in questo
caso si tratta di scatti "diretti", senza alcun intervento in
post-produzione e senza
sharpening aggiunto; lievi differenze di densità sono dovute alla
precisione del
diaframma e ad una sottile e discontinua coltre nuvolosa in movimento).
Approfittando di un felino disponibile e cedendo per una volta
al vezzo
dell'impiego di gatti durante le prove informali, ho provveduto a ripetere
la serie di scatti alla massima apertura disponibile in ogni obiettivo,
ingrandendo
al 100% del file un dettaglio vicino all'asse; restano invariate le
considerazioni
precedenti sul trattamento del file.
il "soggetto" con evidenziato il dettaglio poi ingrandito.
In questo caso, ovviamente, la differenza nelle aperture
massime va di pari passo con la resa disponibile, quindi
è meglio valutare le ottiche a parità di diaframma; curiosamente, il vecchio
50/1,4 S Auto sembra più vigoroso
del moderno 50mm f/1,4 AF prima serie (un obiettivo la cui fama a piena
apertura, in verità, non è mai stata
lusinghiera: non dimentichiamoci che il tipo S Auto adotta uno schema col
doppietto anteriore collato e non
spaziato come nell'AF-Nikkor); il 50mm f/1,8 prevale in modo evidente sull'f/2,
e forse il senso del progresso
fra i due modelli va ricercato proprio alla massima apertura e non a diaframmi
intermedi; infine, il 45mm f/2,8 P
è molto avvantaggiato dall'esordio ad f/2,8 e prevale su tutti.
Il Nikkor 50mm f/2 a 6 lenti, storico normale "da uso e non da
vetrina" dei sistemi Nikon F, F2, Nikkormat
ed FE-FM, è stato un obiettivo che utilizzava schemi analoghi a quelli dei
Planar e Summicron di identica
luminosità massima e focale, proponendosi - sia pure in target e fascia di
prezzo differenti - come la risposta
Nippon Kogaku a questi famosi e celebrati obiettivi; l'andamento
dell'aberrazione sferica penalizza a piena
apertura producendo un flare che riduce il contrasto ma crea immagini sognanti
con alte luci piacevoli e bo-keh
non invasivo; i rivali tedeschi, specie il Summicron, in questo utilizzo a piena
apertura sono sicuramente superiori,
specie per quanto riguarda la conservazione del contrasto e la soppressione del
flare (ottimi, al riguardo, il Summicron
Wetzlar primo tipo per Leica R e l'attuale Summicron-M). Chiudendo il diaframma
a valori medi, il Nikkor si comporta
come un motore sportivo (dotato di assi a camme con diagramma ed incrocio
spinto) che sale di giri ed arriva "sopra coppia":
il potenziale si scatena e l'obiettivo può rivaleggiare facilmente con modelli
più moderni, specialmente a distanze ravvicinate.
Per me, vederlo montato di nuovo dopo tanti anni sull'ultima
digitale FX, è un commovente ritorno alle origini, ma
visti i prezzi di saldo che accompagnano quest'obiettivo credo che sia comunque
una scelta oculata per chiunque
utilizzi Nikon e voglia ottenere una resa brillante spendendo un'inezia.
MARCOMETER
PICCOLO, ECONOMICO MA OTTICAMENTE
APPREZZABILE E VALIDO A TUTTE LE DISTANZE
DI RIPRESA, IL NIKKOR 50mm f/2 A 6
LENTI
FORNIVA UN'OTTIMA CORREZIONE CROMATICA
ED ELEVATE PRESTAZIONI AI DIAFRAMMI INTERMEDI
CHE CONTRIBUIRONO A RINSALDARE LA LUSINGHIERA
NOMEA DELL'OTTICA NIPPON KOGAKU; FU PER
MOLTI
UN RITUALE DI INGRESSO NEL MONDO NIKON
ED OGGI
PUO' ANCORA GARANTIRE SODDISFAZIONI IMPREVISTE
ANCHE IN DIGITALE.
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