NIKON AF-S VR
NIKKOR 200mm f/2 ED G:
TUTTI I SEGRETI DEL SISTEMA OTTICO
DI QUESTO ECCEZIONALE OBIETTIVO
ABSTRACT
A complete series of sheets from it's
original project will unveil all the secrets of
this stunning lens' optical system; you'll find the complete optical data of the
production
lens with aberrations figures at both far and near focus distance and the
section drawings
with aberrations graphics for all the prototypes (six lenses), with an appendix
about
homemade Nikon Super-ED glass and the other available low-dispersion glasses.
11/09/2008
Il Nikon AF-S VR Nikkor 200mm f/2 IF ED G lanciato nel 2004 fu la risposta
lungamente
attesa ad un analogo superluminoso della concorrenza che - privo di competitori - spopolava
nella sua ristretta nicchia d'elezione: gli eventi sportivi indoor in palazzetti
di ridotte dimensioni
e manifestazioni teatrali o performance artistiche in condizioni di luce
critica; in realtà l'obiettivo
della concorrenza, lanciato con 15 anni di anticipo sul modello Nikon, era privo
di stabilizzatore,
mentre il Nikkor dispone di un moderno modulo VR di seconda generazione, i cui
giroscopi sono
in grado di garantire, in condizioni favorevoli, un recupero nei confronti del
mosso involontario
stimabile in 3 f/stop; detesto questo tipo di paragoni in quanto impropri, ma
sarebbe come disporre
di un 200mm f/0,7, e l'avvento quasi contemporaneo dell'altrettanto sospirato
sensore FX full-frame,
caratterizzato com'è noto da un eccellente rapporto noise-to-gain, aprì le
cataratte del buio e ben
presto giunsero alla ribalta immagini letteralmente impossibili, realizzate con
Nikkor 200mm f/2 a
piena apertura e sensibilità di 6400 ISO.
Si tratta naturalmente di uno strumento
squisitamente professionale il cui peso e soprattutto il cui
prezzo di listino lo mettono al riparo dalle brame dei comuni fotoamatori, ma
non si può negare che
sia il profilo delle sue prestazioni ottiche che l'ergonomia della concezione
che la fattura destinata
a resistere ad un utilizzo rude non porgono il fianco a critiche: si tratta di
un obiettivo "nato adulto"
dai lombi di una tecnologia ormai matura e collaudata, e chi ha la fortuna di
utilizzarlo ne è molto
soddisfatto.
L'impressionante AF-S VR NIkkor 200mm f/2 IF ED G, teleobiettivo superluminoso,
apocromatico,
motorizzato ad ultrasuoni e stabilizzato, si rese disponibile nel 2004 e fu il
primo obiettivo della Casa
realizzato per l'impiego convenzionale ad utilizzare lo speciale vetro Nikon
Super-UD, nato per
avvicinare le proprietà della Fluorite cristallina (fluoruro di Calcio) senza
mutuarne i limiti strutturali;
l'obiettivo è dotato di tutte le caratteristiche più utili al professionista
che lo utilizza in situazioni concitate,
fra le quali: settore gommato anteriore per appoggiare l'ottica al suolo senza
danni; attacco girevole per
cavalletto in posizione baricentrica con stop percettibili ogni 90°; messa a
fuoco con motore ad ultrasuoni
e possibilità di correzione manuale in corsa; pulsante per memorizzare e
richiamare una distanza prefissata;
possibilità di limitare il range di messa a fuoco per rendere più veloce
l'autofocus; stabilizzatore d'immagine
VR con inedita ghiera coassiale di attivazione, facilmente gestibile anche con
l'occhio al mirino; stabilizzatore
VR funzionante su due modalità (normale e attiva); filtro posteriore di
diametro ridotto (52mm); range operativo
esteso fino ad 1,9 metri; robusti occhielli per fissare il barilotto alla
cinghia da spalla; ampio ed efficace paraluce
HK-31 (ad innesto rapido) in dotazione, anch'esso dotato di settore gommato
protettivo; filtro neutro anteriore
in posizione fissa per proteggere la lente frontale in vetro ED; finitura
martellata, opaca e resistente all'usura.
Si tratta quindi di una realizzazione curata nei minimi dettagli, il cui
cospicuo nocciolo ottico (costituito da 13 lenti
in 9 gruppi, più i due filtri neutri) ha comportato un peso di circa 2,9kg,
mentre il barilotto ha un diametro di 124mm
ed una lunghezza complessiva di 203mm; trattandosi di un obiettivo G, privo
della ghiera manuale per il diaframma,
il suo utilizzo con i corpi di precedente generazione rispecchia i consueti
limiti funzionali.
(credits: immagine Nikon Co.)
Naturalmente quanto sopra è un semplice dovere di cronaca,
trattandosi di informazioni ben note a chi possiede
ed utilizza quest'ottica o agli appassionati del Marchio; il vero argomento della
trattazione si concentra invece su
quanto resta sotto la pelle, ovvero il sofisticato gruppo ottico dell'obiettivo,
a riguardo del quale le informazioni
sono scarne o nulle, una lacuna alla quale porremo rimedio senza indugio.
Il gruppo ottico dell' AF-S VR NIkkor 200mm f/2 IF ED G fu
progettato da Mitsuaki Wada-San
e brevettato in Giappone nel Giugno del 2004, quando l'ottica definitiva era
ormai in produzione; si
tratta di un progetto razionale ed interessante soprattutto perchè utilizza una
lente in vetro Nikon
Super-ED, un materiale proprietario realizzato dalla Casa nelle sue vetrerie e
caratterizzato da una
dispersione ancora più ridotta di quella del vetro ED (il suo numero di Abbe è
addirittura 91,0 contro
l'82,6 garantito dal vetro ED); alla luce di questi dati, se ripartissimo
idealmente la differenza in valori
dispersivi che separa il vetro ED dalla Fluorite in tre settori di uguale
ampiezza, il vetro Super-UD si
troverebbe due steps al di sopra del vetro ED ed uno step al di sotto della Fluorite.
E' interessante notare che la focale effettiva di progetto corrisponde a 195mm
mentre la luminosità
geometrica teorica sarebbe addirittura f/1,84, poi corretta con grande onestà
dalla Nikon su un valore
nominale di f/2, corrispondente al "T" effettivo (considerando
l'assorbimento e le riflessioni dei 9 gruppi
di lenti e dei due filtri); un atteggiamento molto trasparente e corretto che a
suo tempo non fu seguito
dal principale rivale nipponico, il cui 200mm f/1,8 risulta anch'esso dal
progetto teorico come un f/1,84,
quindi leggermente meno luminoso nell'uso pratico rispetto al dato di targa.
Il sistema ottico nasce sulla base di uno schema di tipo Ernostar (ideato da
Ludwig Bertele durante i suoi
trascorsi giovanili alla Ernemann di Dresden, per la quale progettò - appunto -
i celebri Ernostar superluminosi
che equipaggiavano le fotocamere Ernemann e che arrivarono ad f/1,8 in
produzione e ad f/1,4 nei progetti
teorici), un tipo di obiettivo in grado di concentrare progressivamente il
fascio luminoso su un campo molto
più ridotto rispetto al diametro iniziale, e soprattutto su una coniugata
posteriore caratterizzata da uno spazio
retrofocale molto ridotto, in alcuni casi quasi nullo (inferiore ad 1mm!);
esempi famosi del tipo Ernostar
superluminoso sono gli obiettivi Rayxar della De Oude Delft e gli XR- e
TV-Heligon di Rodenstock.
In questo caso il progettista, oltre all'elevata luminosità, doveva garantire
tre ulteriori caratteristiche: lo
spazio retrofocale compatibile con le reflex Nikon, un sistema aggiuntivo di
messa a fuoco interna che
evitasse di movimentare chili di vetro, ed infine la presenza di un modulo di
lenti per lo stabilizzatore VR;
Wada-San ibridò il concetto Ernostar superluminoso introducendo il classico
modulo IF già visto su molti
teleobiettivi Nikkor (costituito da due doppietti collati affiancati, indicati
nello schema come G2) ed aggiunse
un modulo posteriore (G3) che lavorava in sinergia con G2 per aumentare lo
spazio retrofocale (che è quasi
60mm, quindi ben più che sufficiente); lo stesso modulo G3 costituisce il
nocciolo di lenti dotate di movimento
di traslazione sui due assi pilotato dal sistema VR, e la sua struttura ricorda
da vicino gli analoghi gruppi di
lenti inseriti in alcuni prototipi di obiettivi Nikkor VR concepiti da due
specialisti del settore (Sei Matsui e
Kenzaburo Suzuki) molti anni prima del primo stabilizzato di produzione
(arrivato nel 2000).
L'obiettivo incorpora naturalmente numerosi vetri speciali dalle caratteristiche
moderne: trattandosi di un
teleobiettivo da circa 13°, la massima attenzione è stata rivolta al controllo
di aberrazione cromatica e
sferocromatismo, adottando tre lenti in vetro ED (la prima, la seconda e la
sesta) e - come detto - una in
vetro Super-ED (la quarta); visto il diametro di questi elementi possiamo già
trovare una parziale giustificazione
al vistoso prezzo di listino; l'ottica incorpora anche sei lenti ad alta rifrazione,
delle quali una di "vecchia scuola"
(lo Short-Flint ad alta rifrazione ed alta dispersione in posizione L12) e
cinque realizzate con moderni vetri
ad alta rifrazione e bassa dispersione (L3, L5, L7, L9 ed L11); nell'inedita
tabella sono riportati anche
i raggi di curvatura, gli spessori degli elementi e le spaziature sull'asse.
Durante la messa a fuoco il pesante modulo G1 resta statico, mentre i due
doppietti G2, passando da
infinito ad 1,9m, arretrano verso il corpo macchina di circa 9,5mm, per cui lo
spazio d1 passa da 5,5000mm
a 15,0995mm e lo spazio d2 si riduce da 15,5529mm a 5,9244mm; noterete che la
variazione dei due
spazi, teoricamente identica, presenta una lieve discrasia: infatti l'obiettivo
dispone di un ulteriore flottaggio
micrometrico asolidale del modulo G3, messo probabilmente in atto per correggere
di fino le aberrazioni
alle distanze più ridotte, per cui lo spazio retrofocale su infinito è di
59,4575mm e sulla posizione di messa
a fuoco minima aumenta a 59,4386mm, con un arretramento misurato sull'ultima
lente pari a 0,0189mm;
dal momento che le "anomalie" dello spazio d2 indicano un
avvicinamento del gruppo G3 pari a 0,029mm,
è probabile che durante il flottaggio lo spazio fra le ultime tre lenti
aumenti, il che richiede un sistema complessivo
realmente critico da mettere a punto e certamente molto costoso, a meno che le
quote riportate sul progetto
non siano un refuso del compilatore...
L'obiettivo presenta su infinito una correzione eccellente, ma alla Nikon erano
coscienti che i professionisti
interessati a questa tipologia di obiettivi operano prevalentemente al chiuso e
a distanze sostanzialmente
ravvicinate, per cui è stata posta attenzione in sede di progetto per contenere
il degrado di queste ottime
prestazioni operando a coniugate ridotte; ecco i diagrammi corrispondenti alle
principali aberrazioni, sia
in posizione di infinito che a distanza di messa a fuoco minima, riferiti
all'obiettivo in questione.
Come potete notare, su infinito la correzione delle
aberrazioni, in particolare di quelle a componente cromatica,
è sull'asintoto della perfezione e testimonia in modo lampante l'attuale
stato dell'arte in questo settore; a
distanze ravvicinate, nonostante il sofisticato sistema di messa a fuoco interna
(IF), la correzione è inferiore
ma sempre su livelli molto soddisfacenti e con una buona corrispondenza
reciproca delle curve riferite alle
due frequenze di riferimento dello spettro (d-line e g-line, corrispondenti agli
standard di Fraunhofer pari a
587,5618nm e 435,8343nm); focalizzo la vostra attenzione sui diagrammi del coma,
in quanto sono riferiti
all'ottica con stabilizzatore spento oppure attivo al massimo del flottaggio
ammesso per il gruppo mobile:
è soprattutto questa l'aberrazione chiamata in causa dai
"decentramenti" di lenti causati dallo stabilizzatore
in funzione, e curiosamente pare che il degrado sia inferiore a coniugate brevi.
Come sovente avviene, nel progetto di Mitsuaki Wada sono
presenti sei prototipi diversi, tutti strettamente
imparentati fra loro, dei quali il terzo fu scelto per la produzione definitiva;
analizzeremo gli schemi ed i
diagrammi aberrazionali dei sei esemplari, valutando come le differenze siano
principalmente riferibili alla
distribuzione delle lenti a bassa dispersione, in un'escalation progressiva cui
corrisponde un incremento
proporzionale nei costi di produzione.
I sei obiettivi presentano differenze marginali e non di
concetto, mentre è interessante
osservare la disposizione dei vetri a bassa dispersione che ho debitamente
evidenziato:
i prototipi 1 e 2 si "accontentano" di quattro lenti ED ma non
sfruttano il tipo Super-ED;
il prototipo n° 3 (quello poi avviato alla serie) è il primo ad usufruirne, e
dispone di tre
lenti ED ed una lente Super ED; i modelli successivi fanno un uso più massiccio
di questo
prestigioso materiale: due lenti Super-ED e due lenti ED nel prototipo n° 5 e
addirittura
tre lenti Super-ED di grande diametro ed una lente ED nei prototipi 4 e 6.
Questo tipo di materiale, realizzato direttamente da Nikon, ha caratteristiche
ottiche molto
simili a quelle della Fluorite (fluoruro di Calcio, CaF2), con una
dispersione solo marginalmente
superiore a quella di questo materiale cristallino (in realtà la Fluorite ha
una particolarissima
dispersione anomala dello spettro secondario, ma non complichiamo inutilmente i
concetti!);
questo tipo di vetri, in effetti, è realizzato anch'esso impiegando una
elevatissima percentuale
di fluoruri aloidi, e le procedure di fusione sono estremamente complesse e
costose, quindi
- probabilmente - nella scelta del modello di produzione si è trovata una
mediazione fra le
prestazioni garantite dal vetro Super-ED ed i costi finali di realizzazione,
limitandone l'uso ad
una lente soltanto...
A titolo di curiosità presento i diagrammi aberrazionali di
tutti i prototipi appena descritti,
sempre riferiti ai due estremi della scala di messa a fuoco prevista.
Osservando i dati nel loro complesso, l'esemplare giunto alla
serie
costituisce forse il miglior compromesso fra correzione e costi di produzione
dovuti all'impiego di lenti speciali di ampio diametro.
Senza mezzi termini, l'obiettivo andò a contrapporsi al rivale Canon EF 200mm
f/1,8 L
(poi anch'esso "normalizzato" come 200mm f/2 stabilizzato), un'ottica
progettata nell'ormai
lontano 1987 e presente sul mercato dal 1989; analizzando i due schemi ottici si
può notare
come esistano filosofie di fondo congruenti, a riprova che in obiettivi estremi
la scelta della
configurazione è spesso unica ed obbligata.
Entrambi i "rivali" hanno un modulo anteriore
riferito al tipo Ernostar superluminoso,
ed entrambi presentano un gruppo di messa a fuoco interna di concezione analoga
(basato su due doppietti nel Nikon e su un doppietto singolo nel Canon); le
differenze
maggiori sono ravvisabili nel gruppo posteriore: il Canon presenta un emi-Gauss
davvero
da manuale, al punto che ho sempre considerato quest'obiettivo come un'estrema
ibridazione
del Gauss stesso (se escludiamo le tre grandi lenti anteriori lo schema residuo
è analogo a quello
dello Zeiss Planar Hasselblad 80mm f/2,8 o del Voigtlaender Septon 50mm f/2!),
mentre il Nikkor
esibisce il modulo già descritto e simile a quello ideato per i primi prototipi
VR di inizio anni '90.
E' doveroso annotare che il 200mm Nikkor AF-S VR ED ebbe un
illustre progenitore nel Nikkor Ai
ed AiS 200mm f/2 IF-ED, prodotto dal 1977 al 2005 e progettato nel 1976 dal "duo
delle meraviglie"
Soichi Nakamura e Kiyoshi Ayashi; effettivamente l'obiettivo non poteva contare
su natali migliori:
Nakamura fu il progettista che inventò il concetto di moderno teleobiettivo
Nikkor IF a messa a fuoco
interna mentre Ayashi ha concepito il Nikkor 300mm f/2 IF-ED, e scusate se è
poco...
La scheda (ricavata da un catalogo Nikon) del Nikkor
200mm f/2 IF-ED, un obiettivo introdotto
per affiancare il 300mm f/2,8 nelle riprese indoor in palazzetti di piccole
dimensioni e poco illuminati.
(credits: scheda Nikon Co.)
Sono in grado di produrre uno schema con le principali referenze ricavate dal
progetto originale
(schema, quote geometriche, caratteristiche dei vetri ed aberrazioni), e ritengo
interessante osservare
le caratteristiche ottiche del vetro ED utilizzato nelle prime due lenti.
I parametri originali di progetto del Nikkor Ai 200mm f/2 IF
ED rivelano l'efficacia del sistema IF
ideato a suo tempo da Nakamura nel contenimento delle aberrazioni a distanza
ravvicinata; come
potete osservare le caratteristiche ottiche del vetro ED impiegato (indice di
rifrazione nD= 1,50032
numero di Abbe vD= 81,9) differiscono da quelle del vetro ED impiegato nel
successivo 200mm f/2
AF-S VR ED (indice di rifrazione nD= 1,49782 numero di Abbe vD= 82,6): si
tratta infatti di due
generazioni diverse di vetro Nikon ED proprietario, realizzato all'interno
dell'Azienda, la prima delle
quali esordì negli anni '70 con ottiche come il 300mm f/2,8 ED, il 200mm f/2 ED
del quale stiamo
discutendo ed il Nikkor 180mm f/2,8 ED; questi dati forniscono lo spunto per una
considerazione
ad ampio spettro sui vetri a bassa dispersione utilizzati da Nikon in generale e
specificamente nel
200mm f/2 AF-S VR ED.
In questa tabella potete notare che il primo vetro ED prodotto
da Nikon differisce leggermente dai successivi;
faccio presente che in alcuni obiettivi (come ad esempio l'AiS 180mm f/2,8 ED)
tale vetro viene utilizzato per la
lente frontale senza l'ausilio di un filtro neutro di protezione (come avviene
ora), quindi è lecito supporre che:
A) questo vetro possedeva superiori caratteristiche di resistenza meccanica e
minore igroscopicità rispetto alla
versione successiva, ovvero B) i progettisti avevano inizialmente sottovalutato
il problema, correndo poi ai ripari
con l'adozione dei filtri anteriori in montatura fissa (come in effetti avvenne
in qualche caso); il taluni progetti la
Nikon ritenne invece più vantaggioso acquisire ed utilizzare un vetro ED
commerciale di caratteristiche quasi analoghe,
presente nei cataloghi Schott, Ohara ed Hoya con la rispettiva denominazione
N-FK52A, S-FPL51 ed FCD10,
mentre di recente è tornata al vetro ED proprietario di seconda generazione.
Dalla tabella si può notare che, in pratica,
nei progetti recenti solamente Nikon e Minolta hanno messo in campo un vetro ED
di formulazione e produzione
esclusiva, mentre altri costruttori (come i citati Canon, Fuji, Olympus e Pentax,
ma anche Leica e Zeiss) si sono
serviti della versione commerciale disponibile a catalogo; nel caso di Canon sia
il vetro UD che quello Super-UD
corrispondono alle caratteristiche di due omologhe famiglie di vetri
commerciali, utilizzate estensivamente dal
costruttore nipponico senza darsi la pena di produrlo in proprio e
concentrandosi piuttosto sulla Fluorite, autentica
bandiera della casa.
Per quanto concerne il vetro Super-ED, alcuni avevano supposto che Nikon avesse
seguito l'esempio di Canon e
del suo Super-UD e che avesse sfruttato lo Schott N-FK51A, viceversa le
caratteristiche del materiale Super-ED
di Nikon sono esclusive (nD= 1,44679 vD= 91,0) e tradiscono una produzione
autarchica; la bassissima rifrazione,
inferiore addirittura a quella dei vetri ED, evidenza il massiccio impiego di
fluoruri che richiedono sofisticatissime
procedure di fusione, espulsione dei gas, agitazione e raffreddamento, causando costi produttivi altissimi.
Infine, anche Nikon ha utilizzato la Fluorite cristallina, sia in alcuni
obiettivi industriali degli anni '60 (Ultra-Micro-Nikkor
29,5mm f/1,2), sia nelle ottiche da microscopio, sia nello specialissimo
UV-micro-Nikkor 105mm f/4,5 per riprese
a spettro allargato; la ridottissima dispersione della Fluorite (nel caso del
materiale Nikon vD= 95,57) è praticamente
garantita anche da due vetri Schott ed Ohara (N-FK56 ed S-FPL53), che altro non
sono che Fluorite ricristallizzata
artificialmente con grande difficoltà e poi rivenduta a prezzi altissimi,
mentre il vetro di punta della Hoya, il tipo FCD1
ha caratteristiche quasi analoghe al tipo Super-ED realizzato da Nikon.
Alla luce di questo chiarimento, la realizzazione Nikkor AF-S
VR 200mm f/2 IF-ED G è ancora più meritevole, dal
momento che gli specialissimi vetri a bassa dispersione adottati sono frutto di
tecnologia interna alla Casa.
Spero che questo viaggio all'interno di questo gioiello sia
stato in qualche modo interessante; le caratteristiche tangibili
del Nikkor 200mm f/2 sono ottimali e l'analisi del "dietro le quinte"
conferma il giudizio di chi considera questo pezzo
uno strumento di lavoro pressochè perfetto, sia pure venduto ad un prezzo
consono al suo lignaggio.
(Marco Cavina)
MARCOMETER
LA "RADIOGRAFIA"
DELL'OGGETTO HA SOLO
CONFERMATO L'IMPIEGO DI TUTTO IL KNOW-HOW
POSSIBILE PER DOTARE I CLIENTI PROFESSIONALI
DI UN PEZZO FINALMENTE IN GRADO DI
FRONTEGGIARE
E SURCLASSARE L'ANALOGA REALIZZAZIONE DELLA
CONCORRENZA, PER ANNI FIORE ALL'OCCHIELLO DEL
SUO CORREDO; LA CONSTATAZIONE CHE I
VETRI ED
E SUPER-ED UTILIZZATI SONO DI PRODUZIONE
AUTARCHICA
(DISSOCIANDOSI DALLA PRASSI COMUNE DEI
COMPETITORI)
E' UNA PIACEVOLE SORPRESA CHE AUMENTA
IL PLUSVALORE
DI QUEST'OBIETTIVO, PURTROPPO DESTINATO AD UNA
ELITE
CHE PUO' ANTEPORRE LE SUE PRESTAZIONI
AL PORTAFOGLIO...
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