IL TAPPO
PER OBIETTIVI LEITZ CON ASOLE FORATE
UTILIZZATO DALLE SPIE ANNI '30 PER
FOTOGRAFARE
SURRETTIZIAMENTE SOGGETTI IGNARI
(07/10/2011)
Ogni nazione, che fosse una democrazia, un regno o un regime assolutistico, si è ben presto dotata di una propria struttura di intelligence per acquisire dati sensibili relativi ad altri governi o per effettuare opera di controspionaggio e prevenire analoghe intrusioni fraudolente da parte di spie al soldo di paesi non alleati; l'organigramma complessivo dei vari uffici, dipartimenti ed agenzie è piuttosto complicato e le informazioni a disposizione del comune cittadino sono inevitabilmente scarne; approfittando anche di certi trascorsi militari personali ho concepito questo schema che sottolinea in modo eloquente il grande lavoro sotterraneo legato all'intelligence, specialmente per quanto riguarda le grandi potenze.
Naturalmente gli operativi delle varie agenzie si sono sempre avvalsi di presidi tecnologici per massimizzare la loro efficacia nell'acquisizione di informazioni, ed in questo settore la fotografia ha sempre svolto un ruolo di primo piano; l'apparecchio ideale per una spia doveva essere molto compatto, comandabile a distanza tramite un cavo di comando (per occultarlo sugli indumenti), silenzioso, con grande autonomia e dotato di un motore di avanzamento che permettesse di avanzare il film senza intervenire manualmente.
Gli apparecchi più famosi fra quelli utilizzati dalle spie sono la svizzera Concava Tessina (gioiello di miniaturizzazione su pellicola 35mm), la Toychka 58-m (realizzata da KGB, con cassette Minox da 50 fotogrammi 9,5x11mm su pellicola da 9,5m, motore a molla per 27 esposizioni consecutive e comando a distanza con cavo Bowden per regolare i tempi e scattare), la Berning Robot Star 50 (con motore a molla, obiettivo Schneider Xenon f/1,9 e fotogrammi 24x24mm su pellicola 35mm), la sua derivata sovietica F21 (realizzata dal KGB, equipaggiata con ottica 28mm f/2,8, comando a distanza dei diaframmi tramite cavo Bowden ed autonomia fino a 100 fotogrammi 18x24mm su pellicola super-sottile da 21mm), le celebri Minox III, Minox B e Minox C (ampiamente sfruttate da tutte le agenzie), la piccola Ajax-8 del KGB per il palmo della mano, l'innovativa Meopta TI-246 (con obiettivo annegato nel corpo molto sottile e specchio a 45° per la ripresa), il famoso foto-accendino Svouk del KGB
(equipaggiato con una speciale micro-camera Svouk da riproduzione così piccola da stare nel cilindro di un rossetto ed alimentata da una cassetta per 50 fotogrammi caricata con speciale pellicola da 6mm) ed una miriade di spartane microdot cameras, sovente cammuffate in bulloni metallici o penne a sfera.
Molti di questi apparecchi venivano montati sull'addome della spia tramite apposite bandoliere, mentre il comando a distanza si trovava in tasca; per effettuare le riprese senza dare nell'occhio alcune di queste speciali fotocamere fotografavano attraverso una serie di fori ricavati nel loro contenitore (ad esempio, la Concava Tessina occultata in un pacchetto di sigarette) oppure sfruttando i 4 fori di un finto bottone applicato all'obiettivo ed assolutamente identico a quelli dell'abito: la distanza estremamente ravvicinata fra i fori e l'obiettivo consentiva comunque di ottenere immagini leggibili anche se non nitidissime.
Come avrete notato non ho indicato la classica Leica fra gli apparecchi preferiti dalle spie dei tempi eroici: costo a parte, non era così compatta da poterla occultare facilmente e richiedeva una vistosa azione su pomello zigrinato per armarla dopo ogni scatto; ancora: il formato di negativo 24x36mm richiede focali più lunghe che implicano una profondità di campo ridotta e non compatibile con la ripresa istintiva, con fuoco sull'iperfocale che caratterizza l'azione di una spia, e l'autonomia da 36 fotogrammi veniva largamente superata da quella garantita dagli apparecchi caricati con pellicola da 9,5mm tipo Minox o da 6mm a spessore sottile.
Questo non toglie che, in casi particolari e negli anni antecedenti alla WWII (quando non erano ancora stati sviluppati apparecchi miniaturizzati e specificamente concepiti sulle esigenze degli operativi), anche le classiche Leica a vite siano state impiegate per questo scopo.
Siccome la pur compatta Leica non era facilmente occultabile, i tecnici ebbero la brillante idea di "nasconderla in bella vista", operando in modo non convenzionale: una Leica IIIB del 1938 equipaggiata con un Summar 50mm f/2 dello stesso anno (matricola 419757) fu equipaggiata dagli uomini del Sicherheitsdienst (SD) con uno speciale tappo copri-obiettivo; si tratta di un comune tappo a pressione in ottone cromato appositamente modificato, laccando in nero il logo Leica e ritagliando all'interno delle lettere alcune asole vuote: l'apparecchio veniva portato al collo, appeso alla classica cinghia, e l'obiettivo risultava coperto dal tappo, le cui porzioni asolate apparivano scure perchè inquadravano la lente anteriore dell'obiettivo che si trovava al buio, quindi si confondevano con le piccole porzioni del marchio Leica rimaste integre e laccate: in questo modo la spia non destava sospetti perchè l'ottica appariva coperta dal tappo, mentre il nostro agente, muovendosi in modo disinvolto, scattava fotografie proprio attraverso i fori ricavati nel tappo stesso!
La grafica illustra il logo Leica laccato nero e le porzioni ritagliate sul tappo all'interno del marchio per consentire alla spia di fotografare surrettiziamente col tappo applicato al Leitz Summar.
Questa simulazione non è otticamente verosimile e serve soltanto ad esemplificare il concetto espresso in precedenza.
Un tappo Leica d'epoca, di tipo standard, accanto alla visualizzazione del modello modificato.
Lo stesso tappo applicato su un corpo Leica a vite ne evidenzia l'assetto operativo.
Questi primi, goffi tentativi furono poi seguiti dalla produzione di altri apparecchi realizzati ad hoc ed anch'essi basati su un funzionamento attraverso fori ed aperture che nascondevano l'obiettivo; non ci è dato di sapere se i risultati ottenuti a fine anni '30 con la IIIB ed il Summar equipaggiato col tappo modificato fossero soddisfacenti o meno per la destinazione d'uso, ma sicuramente la spia, se colta in fallo nell'atto di scattare, probabilmente se la sarebbe cavata con un "cretino, hai dimenticato il tappo!".
(Marco Cavina)
(testi, attrezzature, foto e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato)