LEITZ MACRO-ELMARIT-R 60mm f/2,8 CON MACRO-ADAPTER-R ED EXTENDER-R 2X: DUE MODI ALTERNATIVI PER RAGGIUNGERE IL RAPPORTO 1:1
15/09/2012
I moltiplicatori di focale, da sempre, sono croce e delizia dei fotografi, che si sono sempre schierati su fronti opposti riguardo alla loro efficacia: c'è chi li etichettava frettolosamente come "il teleobiettivo del povero", palesandosi scettico sulle loro prestazioni, e chi, più pragmaticamente, li utilizzava in modo accorto, nelle condizioni di esercizio più favorevoli, ottenendo risultati dignitosi o anche buoni; naturalmente, parlando di Leitz, da ogni prodotto a listino è ragionevole attendersi una qualità meccanica ed ottica superiore alla norma, e quando finalmente, dopo richieste insistite e condivise, la Casa mise a catalogo il suo primo duplicatore di focale, presentato alla Photokina del 1980, agli appassionati del Marchio non parve vero di poter allungare la gamma dei propri costosi teleobiettivi senza dilapidare fortune o ricorrere a "cannoni" dall'ingombro impraticabile.
Il primo duplicatore di focale Leitz fu denominato Extender-R 2x e venne prodotto dal 1980 al 1994 in duplice versione: con camma per Leica R (codice 11236) e con interfaccia per Leicaflex SL ed SL2 (codice 11237); lo schema ottico si basa su appena 5 lenti in 4 gruppi, contro i 7 elementi solitamente utilizzati dai prodotti analoghi di alta gamma, come il Nikon TC-201, tuttavia ben tre di quelle lenti sono asseritamente realizzate col famoso vetro ottico Leitz 900/1 tipo 900405, denominato "vetro Noctilux" perchè esordì proprio con l'omonimo obiettivo, nel 1966: un vetro così costoso e complesso da realizzare che la letteratura riporta come il suo impiego, mutuato anche alla versione 50mm f/1,0 del 1976, sarebbe stato interrotto dopo i primi lotti di quest'ultimo obiettivo, sostituendolo con un analogo vetro lanthanum Dense Flint commerciale, dal momento che si sarebbero esaurite le scorte prodotte con molte difficoltà nella vetreria Leitz e nessuna vetreria esterna avrebbe accettano una commessa di appalto con le specifiche tecniche originali: se l'adozione massiccia di tale vetro nell'Extender-R 2x viene confermata, tutto il macchinoso ragionamento di cui sopra perde fondamento.
il Leitz Extender-R 2x, per sinergia produttiva, venne assemblato sulla base meccanica del Leitz Macro-Adapter-R codice 14256, un tubo di prolunga automatico da 30mm presentato a sua volta alla Photokina di Colonia del 1980 come accessorio destinato alla montatura meccanica del nuovo Leitz Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8, lanciato in sostituzione del precedente modello 11205 risalente 1972: in sostanza, sia il tubo di prolunga tipo 14256 sia il moltiplicatore di focale 2x tipo 11236-7 condividono lo stesso guscio, con analoga finitura ed identiche quote.
Il Leitz Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 tre camme tipo 11212 assieme al Macro-Adapter-R tipo 14256, ad esso destinato, ed all'Extender-R 2x tipo 11236; tutti questi elementi videro la luce alla Photokina 1980.
In particolare, se abbiniamo entrambi gli accessori al Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 già focheggiato alla distanza minima concessa dal suo elicoide (rapporto di riproduzione 1:2), otterremo l'identico rapporto di riproduzione 1:1 (soggetto di 24x36mm ripreso su formato 24x36mm), perchè: A) il tubo di prolunga aggiunge 30mm ad un obiettivo con elicoide già parimenti esteso di 30mm, e siccome per raggiungere 1:1 serve una prolunga uguale alla lunghezza focale dell'obiettivo aggiunta al tiraggio di infinito, abbiamo F/2 dall'elicoide + F/2 dal tubo di prolunga, cioè 60mm per un obiettivo da 60mm di focale; B) il duplicatore raddoppia la focale dell'ottica senza variare la distanza di messa a fuoco, moltiplicando di conseguenza anche il rapporto di riproduzione, che passa dunque da 1:2 ai fatidici 1:1.
Riassumendo, siamo dinnanzi ad un curioso capriccio statistico, per cui abbinando al 60mm f/2,8 focheggiato a distanza minima questi due accessori esteticamente identici, uno vuoto e l'altro dotato di un gruppo ottico afocale moltiplicatore, il risultato fotografico non cambia.
Il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 focheggiato a distanza minima ed equipaggiato con di due accessori descritti: appare evidente come le meccaniche siano identiche.
In questo schema grafico sono evidenziati gli schemi ottici ed i reciproci posizionamenti in configurazione 1:1 (disegno dello schema del 60mm f/2,8: Prof Vicent Cabo).
Lo schema ottico del 60mm f/2,8 Macro-Elmarit-R abbinato a quello dell'Extender-R 2x, in reciproca scala e nella configurazione di infinito.
Appurato che con entrambi gli accessori, peraltro esteticamente analoghi, si ottiene lo stesso rapporto di riproduzione 1:1, è lecito chiedersi come si comporti questo quotato obiettivo macro nelle due configurazioni: se è vero che l'inquadratura sarà identica, non ci è dato di sapere se ottenere tale ingrandimento utilizzando solamente 60mm di prolunga oppure 30mm di prolunga (l'elicoide esteso) più il moltiplicatore fornirà una qualità fotografica paragonabile: aberrazione cromatica, curvatura di campo ed astigmatismo possono essere in agguato ed affliggere la resa finale dell'uno o dell'altro abbinamento.
Va detto che il rapporto di riproduzione 1:1 non viene ottenuto in condizioni assolutamente identiche: il duplicatore di focale, per sua natura, riduce il flusso luminoso ad 1/4, sottraendo 2 f/stop, mentre la prolunga, su un obiettivo non flottante come questo, assorbe 1 f/stop ogni allungamento pari ad F/2, quindi il Macro-Adapter-R (30mm su un obiettivo da 60mm) preleva esattamente questa quantità di luce: pertanto, l'apertura massima f/2,8, ad 1:1, si trasforma in un T= 5,6 in abbinamento al tubo di prolunga (30mm di elicoide + 30mm di tubo = -2 f/stop) e in un T= 8 utilizzando il duplicatore (30mm di elicoide -1 f/stop, duplicatore -2 f/stop = -3 f/stop); l'abbinamento col duplicatore perde dunque un f/stop in più rispetto alla configurazione con tubo di prolunga, ma nel primo caso la distanza di ripresa (invariata rispetto all'obiettivo nudo) è pari a 291mm effettivi dal piano focale, mentre col tubo di prolunga tale distanza si riduce a 234mm dal piano focale.
Per valutare le differenze di resa ho fotografato al rapporto 1:1 un pesce fossile della mia collezione, il simpatico clupeiforme Gosiutichthys Parvus dell'Eocene, proveniente dal Laney Shale Member della Green River Formation in località Labarge (Wyoming, U.S.A.): le sue piccole dimensioni ed i suoi dettagli minuti lo rendono ideale per queste prove, ed anche i piccoli dendridi di ossido di manganese prodotti dalle acque percolanti durante la diagenesi del sedimento consentono di apprezzare la nitidezza della ripresa.
Ho scattato unicamente ad f/8, apertura che possiamo considerare ottimale per quest'obiettivo, montando l'ottica ed i relativi accessori su una Canon EOS 5D MkII applicata ad un riproduttore verticale ed equipaggiata con un flash anulare macro Canon MR-14EX in E-TTL che ha virtualmente eliminato ogni rischio di micromosso, focheggiando di precisione con cremagliera micrometrica grazie al live-view ad ingrandimento 10x e scattando in RAW a 14 bit e 100 ISO, senza poi introdurre sharpening in nessuna fase successiva.
Lo sventurato clupeide (fotografato al rapporto di riproduzione 1:1 con flash anulare macro) che costituisce il soggetto della prova.
Dallo scatto originale da 5.616x3.744 pixel ho prelevato 6 crops da 500x500 pixel nelle varie zone del campo, visualizzando al 100% lo stesso dettaglio realizzato con le due diverse configurazioni, uno accanto all'altro.
L'obiettivo utilizzato, il mio esemplare personale, ha matricola 3.078.093.
Le 6 sezioni da 500x500 pixel selezionate da ogni scatto.
In senso generale, il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 è un eccellente obiettivo del quale sono molto soddisfatto, tuttavia si tratta di un'ottica con schema ottico "rigido" senza flottaggi di compensazione alle varie distanze, ed ottimizzato per un'ottimale planeità di campo all' ingrandimento di 0,1x (pari ad un soggetto di 24x36cm); le variazioni di tiraggio fino ad infinito sono contenute, e quindi la resa da grandi distanze fino ad 1:10 risulta costante ed elevata; scendendo ulteriormente e, a maggior ragione, aggiungendo anche il tubo di prolunga, la variazione di tiraggio rispetto allo "sweet spot" di 1:10 diviene consistente, e questo - in linea teorica - può modificare in modo vistoso la giacitura dei piani astigmatici, dando luogo a curvatura di campo ed astigmatismo. D'altro canto, l'abbinamento con un duplicatore è un'incognita, perchè la combinazione di lenti non prevista può introdurre, oltre alle aberrazioni appena citate, anche distorsione ed aberrazione cromatica, salvo abbinamenti specificamente ottimizzati in sede di progetto: in questo caso, l'Extender-R 2x è meccanicamente compatibile con tutti gli obiettivi R da 50mm di focale in su, ma il nocciolo ottico è stato ottimizzato soprattutto sullo schema dell'Elmarit 180mm f/2,8, la cui architettura è ben differente dal Gauss utilizzato del Macro-Elmarit-R.Le incognite sono dunque molte, e solo le immagini di prova possono raccontarci come si comportino queste due configurazioni, meccanicamente simili, nell'impiego pratico.
Com'era forse prevedibile, nel crop sull'asse del fotogramma, sul quale è stata effettuata una precisa messa a fuoco in live-view e che non risente di curvatura di campo ed astigmatismo, l'obiettivo abbinato al suo tubo di prolunga (a sinistra) presenta una risolvenza del dettaglio superiore a quella consentita dal duplicatore di focale che, seppure targato Leitz, si scontra con limiti fisici ineluttabili.
Uscendo leggermente dall'asse le differenze si attenuano, seppure la resa dell'obiettivo con sole prolunghe risulti più pulita e composta (l'illuminazione leggermente differente dipende dalla maggiore o minore distanza dalla quale il flash anulare esponeva, con diversa incidenza).
Allontanandosi ulteriormente dall'asse, si assiste ad un fenomeno molto interessante: mentre la pinna dorsale ripresa con la prolunga presenta un certo degrado (probabilmente dovuto a curvatura di campo ed astigmatismo legati alla forte variazione di tiraggio), l'identico dettaglio riprodotto con l'Extender-R 2x mostra una nitidezza ed una pulizia vistosamente superiori, segno che ad 1:1 la planeità di campo risulta migliore con questa configurazione.
Le stesse conclusioni valgono anche per questo dettaglio, leggermente più fuori asse rispetto al precedente.
Avvicinandosi ai bordi, la ripresa 1:1 garantita dal duplicatore di focale mantiene una correzione di alto profilo, mentre lo stesso obiettivo equipaggiato con il tubo di prolunga mostra una riproduzione più scadente, probabilmente afflitta da una vistosa curvatura di campo; notate l'assenza di fringings nell'immagine generata dal duplicatore di focale, un risultato veramente lodevole.
Comportamento analogo persino ai bordi: anche in questo caso l'accoppiata Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 + Extender-R 2x mostra un comportamento visibilmente superiore, seppure con un leggero e comprensibilissimo calo di risolvenza; la correzione delle aberrazioni, viste le condizioni di esercizio, è veramente ottima e conferma come questo duplicatore Leitz, in questo specifico ed anomalo esercizio, fornisca risultati eccezionali.
Non deve comunque stupire che una configurazione Gauss primario anteriore + gruppo Barlow moltiplicatore, con variazione di fuoco/rapporto di riproduzione realizzata modificando lo spazio fra i due moduli, fornisca ottimi risultati: tale combinazione favorevole è ben nota anche agli stessi progettisti che l'hanno sfruttata addirittura ufficialmente per realizzare ottimi e famosi obiettivi macro: ad esempio, progettando il celebre ed apprezzato Nikon Micro-Nikkor AiS 105mm f/2,8, Yoshinari Hamanishi ha adottato un Gauss asimmetrico anteriore a 6 lenti in 5 gruppi da circa 75mm di focale ed apertura f/2, aggiungendo in cascata un gruppo moltiplicatore 1,4x che da luogo ad un 105mm f/2,8: naturalmente i due distinti gruppi ottici sono stati reciprocamente progettati ed ottimizzati, ma il concetto è identico a quanto visto in precedenza col 60mm f/2,8 Macro-Elmarit-R abbinato all'Extender-R.
Anche in questo caso, la messa a fuoco si mette in atto spaziando il Gauss anteriore dal gruppo moltiplicatore, mentre un secondo flottaggio distanzia di due membri dell'obiettivo primario, ottimizzando ulteriormente la resa.
Addirittura, in un prototipo calcolato da Hamanishi congiuntamente al Micro-Nikkor 105mm f/2,8 di produzione, l'obiettivo macro da 210mm f/4,5 è costituito da un Gauss asimmetrico anteriore dal 105mm f/2,2 seguito da un gruppo moltiplicatore 2x che da origine al 210mm f/4,5 finale; come si può notare dal secondo schema, il modulo moltiplicatore 2x risulta praticamente identico al nocciolo ottico del noto duplicatore di focale Nikon TC-201, a riprova che l'impiego in macro di un relay lens gaussiano abbinato ad un moltiplicatore può fornire risultati di rilievo.
In ogni caso, confesso che sono rimasto sorpreso dalla complessiva supremazia dell'accoppiata obiettivo + duplicatore, certamente meno ortodossa e - sulla carta - affidabile rispetto al classico tubo di prolunga dedicato; evidentemente l'ottimizzazione dell'obiettivo su distanze medio-grandi (che ne ha fatto un eccezionale all-rounder d'impiego generale) paga dazio nella riproduzione critica di originali piani di piccole dimensioni: non a caso il Macro-Adapter-R veniva fornito solo come accessorio, a pagamento: un modo implicito per scoraggiare gli utenti da questo impiego estremo. Viceversa, l'accoppiamento col duplicatore originale, con interposti 30mm di elicoide esteso, risulta eccezionalmente felice, a riprova che nulla è scritto e nulla si può inferire con certezza dalle considerazioni prettamente teoriche: occorre mente libera, elastica, senza pregiudizi, e spesso la prova dei fatti lascia piacevolmente stupiti, come nel caso dell'Extender-R 2x, talvolta infangato dai Soloni di turno che gli rinfacciavano una resa non all'altezza del Marchio: in questo caso passa la prova a pieni voti.
In subordine, raccogliendo il giusto suggerimento dell'amico Ryuichi Watanabe, ho provveduto ad effettuare l'identica prova applicando il Macro-Adapter-R e l'Extender-R 2x anche al Leica Apo-Macro-Elmarit-R 100mm f/2,8, un test molto interessante perchè, in questo caso, il 100mm macro presenta uno schema ottico più complesso (un membro gaussiano anteriore, flottante, ed un modulo posteriore, fisso), con correzione apocromatica, per il quale la Casa ha sempre tassativamente sconsigliato l'adozione di tubi di prolunga o moltiplicatori di focale per superare il rapporto di riproduzione consentito dall'ottica (1:2), affermando che la resa ottica di questo particolare sistema, molto critico, ne verrebbe penalizzata; per consentire di raggiungere e superare leggermente il rapporto di riproduzione 1:1 la Leica ha confezionato una specifica lente addizionale dedicata, definita Apo-Elpro 1:2 - 1:1, e costituita in realtà da un sistema complesso di tre lenti in tre gruppi, appositamente ottimizzato sull'Apo-Macro-Elmarit-R.
Il Leica Apo-Macro-Elmarit-R 100mm f/2,8 tipo 11210 abbinato al Macro-Adapter-R tipo 14256 e all'Extender-R 2x tipo 11236, gli stessi utilizzati in precedenza con il Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8.
Lo schema dell'Apo-Macro-Elmarit-R si uniforma ai modelli introdotti nei medio-tele macro di concezione moderna, a partire dalla fine degli anni '70: un gruppo Gauss anteriore, che avanza passando da infinito a distanza ravvicinata, ed un modulo posteriore - stazionario - composto da 2 lenti spaziate ad aria; per ottenere la correzione apocromatica, così come avveniva nel precedente Apo-Telyt-R 180mm f/3,4, alla Leica non hanno utilizzato vetri ED tout-court ma uno speciale vetro proprietario tipo PSK caratterizzato da una dispersione non eccezionalmente ridotta come nei vetri ED propriamente detti (numero di Abbe vD= 67,1, a fronte del vD= 81,6 dei classici vetri ED commerciali) ma dotato di una dispersione anomala nello spettro secondario che, in abbinamento ad altri vetri con caratteristiche scelte in modo opportuno, consente comunque una eccellente correzione apocromatica. In questo schema la sezione del gruppo ottico è abbinata a quella del moltiplicatore, il tutto in configurazione di infinito.
In questo caso il rapporto di riproduzione, ed il campo inquadrato di conseguenza, non sono assolutamente identici per varie ragioni: il tubo di prolunga da 30mm non è sufficiente, con questa focale più lunga, a garantire un rapporto di riproduzione 1:1, che è invece consentito dal duplicatore, tuttavia la differenza è leggermente mitigata dal fatto che l'obiettivo, flottando a distanza di messa a fuoco minima, presenta - per effetto del modulo posteriore - una focale inferiore a quella nominale di infinito: per tale ragione l'ingrandimento introdotto dal tubo di prolunga da 30mm è leggermente superiore a quanto ci si aspetterebbe in abbinamento ad un obiettivo da 100mm reali.
Vista la differenza nel campo inquadrato, ho selezionato tre crops da 500x500 pixel (asse, zona mediana e bordi) sfruttando l'immagine più stretta, quella ottenuta con l'Extender-R 2x; naturalmente, nel ritaglio sui bordi, il tubo di prolunga risulta leggermente avvantaggiato perchè la relativa zona risulta più lontana dagli angoli estremi del formato coperto:
La modalità della prova ricalca perfettamente lo standard precedente, ma in questo caso, siccome quest'ottica è notoriamente ottimizzata ai diaframmi più aperti, ho effettuato la serie di scatti alle aperture f/2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11.L'ottica provata, sempre un mio esemplare personale, ha matricola 3.509.866.
f/2,8
f/4
f/5,6
f/8
f/11
Il risultato delle prove ribadisce quanto suggerito dal Costruttore: in entrambi i casi la resa non è eccezionale (quest'ottica, in abbinamento al suo Apo-Elpro dedicato, è in grado di produrre immagini di grande brillantezza e nitidezza) e stupisce il divario che stavolta separa l'esercizio col tubo di prolunga da quello col duplicatore: nel primo caso, ad f/8 ed f/11, la resa complessiva su tutto il campo è buona, mentre con l'Extender-R 2x l'obiettivo produce immagini più morbide e aberrate a tutte le aperture, specie ai bordi ed alle maggiori aperture, presentando anche tracce di aberrazione cromatica, evidentemente introdotta dal gruppo ottico del moltiplicatore: il giudizio viene dunque ribaltato, e se il duplicatore di focale in abbinamento al Macro-Elmarit-R 60mm f/2,8 produce risultati di rilievo, col fratellone Apo di lunga focale da luogo ad un gemellaggio sventurato e sicuramente sconsigliabile. La situazione migliora un po' con il semplice tubo di prolunga ma è chiaro che la via maestra rimane l'Apo-Elpro 1-2 - 1:1!
(Marco Cavina)
(testi, foto, grafiche ed attrezzature di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato).
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