GLI OBIETTIVI LEITZ ELMARIT 28mm f/2,8
DEGLI ANNI '70: RETROSCENA TECNICI E
PROVA SUL CAMPO DELL'ELMARIT-M TIPO 11802
(31/10/2010)
La focale 28mm, che sul formato 24x36mm garantisce un'evidente copertura grandangolare da 76° sulla diagonale, in casa Leitz vide timidamente la luce nel lontano 1935, quando fu messo a catalogo il Leitz Hektor 2,8cm f/6,3 HOOPY, un obiettivo le cui caratteristiche tecniche, con i parametri attuali, fanno un po' tenerezza ma che all'epoca incontrava come unico rivale sul mercato lo Zeiss Tessar 28mm f/8 per Contax, e rispetto a quest'ultimo poteva vantare una luminosità leggermente maggiore, uno schema ottico più sofisticato e idoneo alla focale e l'accoppiamento al telemetro: possiamo anzi affermare che, in un decennio in cui le ottiche per Zeiss Jena Contax potevano esibire un leggero vantaggio di resa ottica e luminosità rispetto ai Leitz coevi (grazie agli eccellenti Sonnar e Biogon di Bertele), il 28mm f/6,3 Hektor costituiva una piacevole eccezione.
Reclamizzato all'epoca come un grandangolare estremo, l'avvento delle ottiche da 20-21mm relegò l'obiettivo da 28mm nel suo ruolo certamente più realistico di grandangolare medio, buono per tutte le occasioni, e nel corso degli anni '60, grazie anche al contributo dei nuovi sistemi reflex che consentivano di inquadrare con maggiore precisione, il 28mm conobbe una rapida diffusione tanto che, ad inizio anni '70, rientrava a buon diritto nella classica "terna" di ottiche base solitamente consigliate a tutti i novizi della fotografia (28 - 50 - 135mm).
Nel frattempo queste ottiche si erano evolute, ed anche in casa Leitz, nel 1965, fece il suo esordio il sofisticato Elmarit-M 28mm f/2,8 tipo 11801 a 9 lenti, decisamente più complesso e luminoso del Summaron 28mm f/5,6 che andava a sostituire nel ruolo, creando il nuovo standard per il sistema M, cui ben presto fu affiancato, nel 1970, anche l'Elmarit-R 28mm f/2,8, con struttura marcatamente retrofocus e destinato alla Leicaflex SL; quest'ottica nacque con baionetta a due camme e venne prodotta
in questa configurazione (tipo 11204) fino alla matricola 2.726.020; poi, mantenendo lo stesso nocciolo ottico e la stessa meccanica, a partire dalla matricola 2.726.021 fu equipaggiato unicamente con la terza camma per Leica R (tipo 11247) e nel 1978 un piccolo lotto fu rifinito con livrea verde oliva opaco per accompagnare la Leica R3 Safari; questa edizione speciale è identificata dal codice 11206.Nel momento in cui l'Elmarit-R 28mm f/2.8 venne concepito e lanciato sul mercato, si stava ipotizzando di equipaggiare con esposimetro TTL anche i nuovi apparecchi a telemetro della serie M, adottando un piccolo braccio mobile dotato di fotoresistore al solfuro di Cadmio (CdS) che, armando l'otturatore, si posizionava fra il piano focale e la lente posteriore dell'obiettivo, intercettando la luce proveniente dal centro della coniugata posteriore (lettura spot), e liberava nuovamente il campo retrofocale quando si acquisiva la fotografia; questo dispositivo limitava la possibilità di arretrare la lente posteriore, e nella fattispecie avrebbe impedito l'impiego dei grandangolari Super-Angulon-M 21mm f/3,4 ed Elmarit-M 28mm f/2,8 proprio a causa dell'eccessiva sporgenza del loro nocciolo ottico all'interno del corpo macchina.
Per ovviare a tale inconveniente, nel 1968, l'Elmarit-M 28mm f/2,8 venne ricalcolato, portando lo schema da 9 ad 8 lenti, ed impiegando una formulazione parzialmente retrofocus che garantiva uno spazio retrofocale utile di circa 19mm, sufficiente alla bisogna; agli albori degli anni '70, quindi, erano disponibili due Elmarit 28mm f/2,8 (per telemetro e per Leicaflex), entrambi di recente progettazione (1968 e 1970, rispettivamente) e parimenti concepiti seguendo il concetto di obiettivo retrofocale e non simmetrico; tali ottiche sono le protagoniste di queste mie note.
L'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie vide la luce a partire dalla matricola 2.314.921 e fu realizzato con largo anticipo, visto che il primo corpo macchina Leitz equipaggiato con esposimetro TTL che si avvantaggiasse effettivamente del suo maggiore spazio retrofocale fu la Leica M5, presentata solamente nel 1971; probabilmente all'epoca del ricalcolo (1968) c'era già l'intenzione di lanciare sul mercato un apparecchio simile, ma la complessa messa a punto del corpo macchina (ricordo i numerosi prototipi intermedi di M5) comportarono questo ritardo. In questa immagine l'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie ad 8 lenti è montato su una Leica M5 quasi coeva (l'obiettivo, matricola 2.768.302, è stato costruito all'inizio del 1976, mentre la Leica M5 giubileo "50 Jahre" è stata assemblata in 1.750 esemplari nel 1975), e l'inquadratura è garantita dal mirino esterno Leitz tipo 12007 (la M5 incorpora cornicette di campo dal 35mm al 135mm), mentre il paraluce dedicato, in primo piano nella foto, è lo stesso modello 12501 fornito a corredo anche con l'Elmarit-M 28mm f/2,8 primo tipo a 9 lenti e con il Super-Angulon-M 21mm f/3,4. L'altro obiettivo è invece un Elmarit-R 28mm f/2,8 tipo 11206 con finitura verde-oliva, prodotto nel 1978 ed abbinato alla Leica R3 Safari alla quale era destinato, un corpo macchina in edizione speciale prodotto il 5.000 esemplari nel 1977-78; anche quest'obiettivo era equipaggiato con un efficace paraluce esterno (tipo 12509) che verrà utilizzato anche dal Summicron-R 35mm f/2 tipo 11227 e dall'Elmarit-R 35mm f/2,8 tipo 11201.
Prodotti rispettivamente dalla Leitz di Midland (Ontario, Canada) e dalla Leitz di Wetzlar, entrambi gli obiettivi garantiscono aperture comprese fra f/2,8 ed f/22, mentre la messa a fuoco minima è limitata a 0,7m nell'Elmarit-M e scende fino a 0,3m nell'Elmarit-R; in entrambi i casi non è previsto un dispositivo flottante di compensazione delle aberrazioni a distanza ravvicinata.
L'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie risulta più snello rispetto al coevo modello tipo R ma quest'ultimo è comunque molto compatto e presenta una lunghezza inferiore rispetto al tipo M: occorre infatti ricordare che, all'epoca del suo lancio, non erano ancora disponibili corpi macchina M che comprendessero le cornicette di campo per il 28mm (comparse con la M4-P del 1980), ed impiegando il mirino esterno 12007 montato nella slitta porta-accessori sul tettuccio dell'apparecchio il problema dell'ingombro del barilotto nell'inquadratura era meno critico; entrambi gli obiettivi illustrati (prodotti nella seconda metà degli anni '70) beneficiano di moderni rivestimenti antiriflesso a strati multipli, ma non esiste alcuna documentazione ufficiale che indichi se ed in che termini differisse il trattamento al momento del lancio (come detto, rispettivamente nel 1969 e 1970). In questa configurazione "seconda serie" l'Elmarit-M sarà prodotto dal 1969 al 1979, mentre l'Elmarit-R resisterà sul mercato dal 1970 fino al 1994, quando verrà rimpiazzato dal tipo 11259,
munito di paraluce incorporato e con schema ottico ricalcolato ed otticamente superiore, in senso generale.
Entrambi i paraluce in dotazione consentono l'inserimento di un filtro Series VII, ed il modello in dotazione all'Elmarit-R comprende anche un nottolino esterno che consente la rotazione di filtri polarizzatori; i due obiettivi dispongono anche di una montatura filettata anteriore per filtri a vite da 48mm. Il montaggio del paraluce segue procedure leggermente differenti: nel caso del paraluce tipo 12509 per Elmarit-R si allineano i due pivots metallici dell'ottica con le scanalature indicate dai punti di fede bianchi, si calza il paraluce e lo si fissa con una breve rotazione in senso orario; nel caso per paraluce 12501 dedicato al modello M si allinea il paraluce con il singolo pivot presente nell'obiettivo (che permette così così un duplice orientamento del paraluce, con posizioni ruotate a 180° l'una rispetto all'altra) e si premono i due pulsanti metallici posti all'estremità della montatura che fanno arretrare i quattro ganci metallici all'interno del paraluce stesso; a questo punto si calza a fondo il paraluce nella montatura dell'ottica, rilasciando poi i pulsanti per consentire ai ganci di fermo di espandersi subito dopo la corona anteriore di maggior diametro, bloccando il paraluce in posizione. Questa scelta si espone ad alcune critiche: da un lato, rilasciando leggermente la pressione sui pulsanti, si rischia di rigare la montatura con i ganci di fermo mentre si inserisce il paraluce, e dall'altro il pivot di vincolo consente un certo gioco nel senso della rotazione, permettendo ai ganci stessi di strisciare leggermente sull'anodizzazione dell'obiettivo, rischiando così di scalfirla.
Anche la montatura posteriore è molto curata in entrambi gli obiettivi; il barilotto tipo R è caratterizzato da un maggior diametro a causa dell'ampia baionetta di attacco Leicaflex-Leica R, in questo caso assicurata da sei viti di fermo con taglio a croce, mentre la baionetta dell'Elmarit-M è monolitica e vincolata da viti coassiali sul barilotto; la lente posteriore del modello M presenta un diametro superiore ma la sua proiezione telecentrica risulta un po' penalizzata dalla minore distanza del piano focale (18,396mm contro i 38,304mm del tipo R).
Alcune viste dell'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie, caratterizzato da un alto grado di finitura e da una struttura esterna realizzata con alluminio anodizzato; l'obiettivo, senza tappi, pesa 292g (leggermente più pesante del modello R, quotato a 275g), è lungo 45,37mm (su infinito, dalla battuta della baionetta alla battuta anteriore) con un diametro massimo di 52,42mm, Dalle immagini si nota facilmente come la montatura della lente posteriore sia molto meno arretrata rispetto al modello a 9 lenti prodotto in precedenza; l'ottica era realizzata dalla Leitz Midland, come confermato dalla vistosa "firma" in copertina.
Questo minore arretramento occhieggia ad una vocazione più telecentrica che può senz'altro rendersi utile applicando tale ottica ormai stagionata sui moderni corpi Leica M digitali, un'integrazione fra tradizione storica e tecnologia moderna praticata ormai dalla maggioranza dei Leicisti...
Un dettaglio importante sulla struttura meccanica dell'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie che non è mai stato chiarito finora viene esemplificato dallo schema seguente.
In pratica esistono due varianti distinte per quanto riguarda il barilotto (fermo restando lo stesso schema ottico ad 8 lenti): il primo tipo, caratterizzato dal codice interno 11801 (lo stesso del primo Elmarit-M a 9 lenti del 1965, e questo ha alimentato ulteriore confusione), presenta un barilotto praticamente identico all'Elmarit primo schema ottico, appena citato, con presa di forza per la messa a fuoco sovradimensionata, zigrinata e dotata di pulsante satinato per il blocco di infinito, la montatura rastremata centralmente con una vistosa svasatura "a vite di vespa" nel settore della profondità di campo ed indicazioni numeriche di quest'ultima che comprendono i numeri 2,8 - 4 - 8; questo modello è stato prodotto dall'inizio 1969 alla fine del 1971, entro un range di matricole compreso fra 2.314.921 e 2.503.100 circa; il secondo tipo (corrispondente all'esemplare in mio possesso ed utilizzato nell'articolo) viene indicato con codice 11802, è stato prodotto dall'inizio 1972 all'inizio 1979 (con matricole da 2.503.100 circa a 2.977.500 circa) e presenta un barilotto simile a quello dell'Elmarit-M terza serie, lanciato nel 1979, con presa di forza per la messa a fuoco in resina arrotondata e priva di svincolo per il blocco di infinito (non più utilizzato) e barilotto rettilineo nella zona con le grafiche della profondità di campo, caratterizzate anche dall'assenza del numero "4" e dalle indicazioni per l'apertura "2,8" lineari e non angolate. Curiosamente, finora non era mai stata fatta una chiara distinzione fra queste due varianti dell'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie ad 8 lenti, spesso mescolando alla rinfusa nelle descrizioni le caratteristiche dell'una e dell'altra.
Dal punto di vista ottico, l'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie ad 8 lenti degli anni '70 fu progettato a Midland dal "team delle meraviglie" di casa Leitz Canada, composto dal celebre Walter Mandler col supporto di altri due eccellenti e famosi progettisti del distaccamento canadese, Garry Eswards ed Eric Wagner, che completarono il calcolo a metà del 1968; viceversa, il primo e tanto atteso 28mm f/2,8 per Leicaflex fu calcolato a Wetzlar nel 1970 da Rufolf Ruehl, progettista meno noto ma altrettanto talentuoso che aveva già firmato il primo Elmarit-R 35mm f/2,8 tipo 11101, lanciato nel 1964 assieme alla Leicaflex originale.
Ecco gli schemi ottici dei due obiettivi con tutti i parametri relativi al loro progetto.
L'Elmarit-M 28mm f/2,8 seconda serie del 1969 non differisce drasticamente dai concetti sui quali si basa il primo tipo a 9 lenti del 1965, ma tutta la priorità del progetto fu volta al conseguimento di uno spazio retrofocale molto superiore ai modelli preesistenti. L'obiettivo deriva da un progetto molto complesso che comprendeva prototipi da 60mm f/4, 35mm f/4, 28mm f/2,8, 25mm f/2,8 (poi realizzato in un esemplare, cfr. van Hasbroeck), 21mm f/3,4 e 18mm f/3,4, tutti basati sull'identico concetto ottico di base e sulle relazioni diottriche fra i membri centrale, anteriore e posteriore, questi ultimi due sempre più sdoppiati e complessi al progredire dell'angolo di campo; l'unica versione che arrivò alla produzione di serie fu proprio il "nostro" Elmarit-M 28mm f/2,8. L'obiettivo non adotta vetri ottici particolarmente sofisticati, ed esordisce con due Dense Krown a dispersione moderata (vE= 60,08), impiegando poi un Flint al Lantanio in posizione L3 (tipo LaF21), due Dense flint ad alta rifrazione ed alta dispersione (tipo SF6) ed un Dense Flint al Bario in posizione L6. Nello schema ho riportato i raggi di curvatura, gli spessori delle lenti sull'asse e le relative distanze riferite ad una focale convenzionale di 100mm; come anticipato, lo spazio retrofocale è di 18,396mm, quindi la lente posteriore rientra di 9,404mm rispetto alla battuta della baionetta M, lasciando sufficiente spazio per il movimento del braccetto esposimetrico.
In questi schemi, ricavati dal progetto originale, viene riportato lo schema ottico
con i valori diottrici dei singoli membri ed i diagrammi relativi alle aberrazioni
sull'asse ed in varie zone del campo fino ai bordi.
L'Elmarit-R 28mm f/2,8 del 1970 si basa su un classico disegno retrofocus, ideato dalla Angenièux di St Heand, e così come avveniva per i primi esemplari di obiettivi con questo tipo di architettura anche nel 28mm f/2,8 di Ruehl il controllo dell'aberrazione cromatica è delegato alle lenti anteriori: infatti, la prima
e la terza lente sono realizzate con un vetro Fluor Krown ai fluoruri caratterizzato da bassa rifrazione
(inferiore ad 1,5) e bassa dispersione (vE= 70,22, un valore non lontano da quello dei vetri ED propriamente detti); il quarto elemento, di notevole spessore, è realizzato con un vetro Dense Flint al Bario proprietario, concepito all'interno della vetreria di Wetzlar da Broemer e Meinert, mentre il Dense Flint in posizione L6 ha caratteristiche molto simili a quelle del classico vetro SF6 ma non corrispondenti; infine, l'obiettivo è nobilitato dall'impiego di ben tre lenti (L5, L7 ed L8) realizzate in vetro Lanthanum Krown tipo LaK9, un vetro progettato originariamente proprio dalla Leitz. Lo schema ad 8 lenti è globalmente piuttosto sofisticato per questa tipologia di obiettivo (solitamente articolato su uno schema simile ma con solo 7 lenti, con un elemento singolo al posto delle lenti L4 ed L5), ed in questo calcolo non si è badato a spese nell'adozione di vetri moderni o particolari. Anche in questo caso lo schema comprende tutti i parametri di progetto (però riferiti ad una focale convenzionale di 1,0000) e faccio notare che in entrambi gli obiettivi i valori rifrattivi n e dispersivi v sono indicati all'origine con riferimento alla lunghezza d'onda e-line, e non, come avviene di consueto, alla classica d-line.
Confermando la mia simpatia per l'integrazione fra i vecchi sistemi e le tecnologie fotografiche moderne, ho pensato di fare due scatti (approfittando di un brevissimo "mordi-e-fuggi" ad una sagra autunnale) montando l'Elmarit-M 28mm f/2,8 ad 8 lenti su Leica M8, ottenendo un frame e possibilità operative non dissimili da quelle alle quali erano assuefatti i nostri padri quando utilizzavano una M2 ed un Summaron 35mm f/2,8: infatti, il 28mm Elmarit, considerando il fattore di crop del sensore M8, si comporta come un "37mm" f/2,8, obiettivo ideale per il reportage generico, non troppo impegnato. Ecco alcuni scatti realizzati per l'occasione; nonostante l'anzianità (con una progettazione che risale agli anni '60) l'obiettivo esibisce caratteristiche di separazione tonale, presenza, stacco dei piani e dettaglio che potete valutare sicuramente meglio di me e che stupiscono in un obiettivo così datato e convertito "ob torto collo" al digitale... Una tessitura materica degna di un'ottica di prim'ordine che si configura come un "pezzo" perfettamente utilizzabile con profitto anche oggi, grazie ad una proiezione sufficientemente telecentrica ed al regolare funzionamento in TTL; solo il contrasto non eccessivo rispetto ai "campioni" asferici moderni tradiscono l'anagrafe, ma questa caratteristica, nella maggioranza dei casi, costituisce più un vantaggio che altro.
(scatti ad f/5,6-8 ed f/8; immagine dell'interno di cucina ad f/4)
In conclusione, i 28mm f/2,8 Elmarit prodotti da Leitz negli anni '70 non cercavano di stupire con caratteristiche "di targa" particolarmente impressionanti ma erano obiettivi "solidi" in ogni senso, ben costruiti e con una riproduzione di elevata qualità, anche se un po' focalizzata sull'asse, con caratteristiche espressive in grado di soddisfare i palati raffinati che rappresentavano la classica clientela Leitz: in definitiva obiettivi concreti, senza fronzoli, da usare quotidianamente e con grande soddisfazione.
(Marco Cavina)
(testi, foto e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; ringrazio fraternamente Pierpaolo Ghisetti per avermi messo a disposizione parte dell'attrezzatura illustrata, il caro amico Prof. Vicent Cabo per aver disegnato il palinsesto degli schemi ottici e Ryuichi Watanabe di New Old Camera, persona squisita, per avermi concesso le fotografie dell'Elmarit-M 28mm f/2,8 prima versione. Leica, Leitz , Elmarit, Summicron, Hektor, Summaron, Zeiss, Contax, Biogon e Sonnar sono marchi registrati)