LEITZ SUMMILUX-M 75mm
f/1,4 "1913 - 1983"
RARO MODELLO GIUBILEO DEDICATO AI FAN
ITALIANI
(30/09/2012)
Fin dagli albori, la Leica si rivelò ideale per generi fotografici come reportage, documentazione giornalistica, ritratto candid e riprese in interni, avvantaggiata da caratteristiche come silenziosità, rapidità operativa e masse inerziali allo scatto ridotte al minimo indispensabile, una prerogativa che permetteva di esporre a mano libera utilizzando tempi di otturazione decisamente lunghi senza incorrere nel mosso involontario; non deve quindi stupire che gli utenti abbiano ben presto auspicato l'inserimento a listino di teleobiettivi molto luminosi, indispensabili per affrontare questo tipo di riprese.
La Leitz non tardò ad assecondare le richieste dei suoi clienti: Max Berek aveva effettuato studi approfonditi sull'evoluzione dello schema Hektor al fine di aumentarne la luminosità relativa, ricerche che sfoceranno nel celebre Hektor-Rapid f/1,4 per cinematografia; il geniale progettista, forzando il calcolo dell'Hektor 5cm f/2,5, concretizzò un Hektor 73mm f/1,9 che fu prontamente commercializzato già nel 1931, inaugurando una tradizione di medio-tele luminosi che, nel, tempo, continueranno a fornire lo strumento ideale per affrontare le situazioni luminose sfavorevoli.
L'obiettivo protagonista della chiacchierata odierna è uno dei più famosi e celebrati nella gamma prodotta dalla Casa per i suoi apparecchi a telemetro, quel mitico Summilux-M 75mm f/1,4 presentato alla Photokina del 1980 e che accorpa in se, come spesso avviene per le individualità eccezionali, un tumultuoso marasma di suggestioni, dettagli simbolici e caratteristiche straordinarie.
L'obiettivo, per l'esclusività legata alle sue caratteristiche ottiche, alla luminosità e, non ultimo, al prezzo di listino (in scia a quello del Noctilux), divenne rapidamente un must-have, sebbene alcuni considerassero la sua focale un po' ibrida ed ancora troppo corta per ritratti dalla prospettiva ideale; un paio d'anni dopo, in occasione di un lifting estetico/meccanico del 75mm previsto per la Photokina 1982 e che introdusse un praticissimo paraluce telescopico incorporato, la Casa annunciò che avrebbe realizzato una tiratura limitata del modello Leica M4-P e di alcune ottiche M per celebrare il 70° anniversario dalla realizzazione del primo prototipo UR, dal quale derivò la Leica: con senno di poi si tratta di una ricorrenza un po' stiracchiata (con lo stesso principio, ad esempio, si sarebbe potuto realizzare un apparecchio giubileo del 27° anniversario del primo cambio d'olio sull'autovettura di Herr Dumur, e così via); peraltro, gli apparecchi non presentavano alcuna modifica meccanica ad esclusione di una serigrafia bianca con la dicitura "Leica 1913-1983"; questa tiratura, tuttavia, inerisce direttamente l'argomento corrente: infatti, dopo aver deliberato un gruppo di ottiche giubileo da realizzare in quantitativi più rilevanti, la Casa madre rivolse il suo sguardo benigno sul Bel Paese e confezionò una specifica e limitatissima serie dei due obiettivi superluminosi Summilux-M 35mm f/1,4 e Summilux-M 75mm f/1,4 in edizione "1913 - 1983" appositamente per il mercato italiano: solamente 150 esemplari per ciascun modello.
La confezione originale del mio esemplare personale.
Sul fianco dell'imballaggio si può notare l'etichetta argentata che certifica il giubileo "Leica 1913 - 1983" ed il contrassegno di stato per l'imposta erariale al consumo che ne certifica la corretta importazione e commercializzazione sul territorio italiano.
Gli esemplari giubileo vennero prelevati dal primo lotto di 2.000 pezzi realizzati con la nuova montatura equipaggiata con paraluce estraibile, nel 1982; al momento del confezionamento, probabilmente, non erano ancora disponibili imballaggi realizzati ad hoc e alla Leitz di Midland, dove l'ottica venne progettata ed assemblata, utilizzarono surplus di magazzino di confezioni nate per il primo modello, con paraluce separato (caratterizzato dal codice 11814), limitandosi semplicemente a coprire tale codice utilizzando un'etichetta stampigliata in rosso con la nuova numerazione (11815).
Il Leitz Summilux-M 75mm f/1,4 "1913-1983" con il suo imballaggio; notate - all'interno della scatola - come lo spazio vuoto destinato al paraluce separato della prima versione 11814 (non più sfruttato con il modello 11815) sia stato occupato da un ulteriore pezzo di gommapiuma.
L'obiettivo "1913-1983" osservato da tre punti di vista; la montatura 11815 ha un aspetto funzionale, pulito e moderno ed il paraluce incorporato risulta molto comodo nell'uso; gli smalti, come talvolta avviene nella produzione Leitz di certi periodi, non sono distribuiti negli appositi solchi in modo impeccabile.
La denominazione che caratterizza i 150 esemplari di Summilux-M 75mm f/1,4 "1913-1983" è posizionata sul fianco destro, fra le godronature della presa di forza e quelle della ghiera di messa a fuoco.
Naturalmente l'obiettivo dispone di un antiriflessi moderno ed è equipaggiato con un magnifico diaframma ad iride con 10 lamelle sagomate che, a diaframmi medio-aperti, producono una sagoma molto accattivante e simile a quella, parimenti fascinosa, che caratterizzava alcuni obiettivi Carl Zeiss per Contarex.
La baionetta posteriore è assicurata con 6 viti che forniscono adeguate garanzie con un obiettivo da 600g come questo; la lente posteriore risulta incassata all'interno della montatura e garantisce una proiezione telecentrica anche con i moderni modelli digitali full-frame; il cannotto posteriore è rifinito con numerosi light-baffles ravvicinati che prevengono riflessi parassiti indesiderati.
Matricole congruenti sull'obiettivo e sul relativo imballaggio.
Il Summilux-M 75mm f/1,4 fu calcolato a fine anni '70 da Walter Mandler nello stabilimento di Midland, Ontario, dove concepì simultaneamente anche una versione quasi "gemella" destinata al sistema reflex, parimenti presentata alla Photokina 1980 e nota come Summilux-R 80mm f/1,4; la sua focale leggermente superiore fu scelta sia per acquisire una lunghezza più adatta al ritratto sia per utilizzare lo stesso schema base garantendo comunque lo spazio retrofocale necessario all'esercizio dello specchio reflex; il modello 75mm f/1,4 per Leica M, viceversa, deve la sua focale particolare ad un compromesso fra l'elevata luminosità massima e l'esigenza di contenere le dimensioni dell'obiettivo ed impedire che l'ingombro del suo barilotto interferisse con la visualizzazione di campo nel mirino.
La tradizione vuole che questi medio-tele luminosi del 1980 siano stati fra gli obiettivi prediletti di Mandler, padre di una serie sterminata di ottiche civili e militari, ed è interessante notare che in sede di progetto egli abbia confermato la fiducia e l'attaccamento ad uno schema da lui concepito intorno al 1960 ed impiegato per il Summilux-M 50mm f/1,4 seconda serie del 1961, uno degli obiettivi più amati dai conoisseur del marchio e famoso per il suo personalissimo vocabolario espressivo; come si può vedere dagli schemi, la caratteristica architettura gaussiana asimmetrica con due doppietti collati posteriori è un denominatore comune dei tre obiettivi.
Il Summilux-M 75mm f/1,4 fu abbinato a tre codici di produzione, relativi a due varianti meccaniche (lo schema ottico è invariato): il tipo 11814 prodotto dal 1980 al 1981, il tipo 11815 prodotto dal 1982 al 1998 ed il tipo 11810 prodotto dal 1998 in poi. A quest'obiettivo sono state assegnati lotti di matricole per 15.202 pezzi complessivi (attenzione: l'assegnazione non implica la produzione effettiva dell'identico numero di pezzi); specificamente, 3.000 matricole per il tipo 11814 ed 11.702 matricole per le versioni 11815 - 11810; i 150 esemplari che riportano le insegne del giubileo "1913-1983" sono stati probabilmente prelevati tutti dal primo batch di produzione, quello compreso fra le matricole 3.223.301 e 3.225.300: infatti, oltre al mio esemplare personale, ho ispezionato altri 3 esemplari, e tutti rientravano nel lotto di matricole 3.224.3xx.
CARATTERISTICHE TECNICHE DELL'OBIETTIVO
denominazione: Summilux-M 75mm f/1,4
introduzione: Photokina 1980
inizio della produzione: matricola 3.063.301
progettista: Walter Mandler
stabilimento di produzione: Ernst Leitz Canada, Ltd., Midland (Ontario)
schema ottico: 7 lenti in 5 gruppi
angolo di campo: 31°40' sulla diagonale
aperture del diaframma: da f/1,4 ad f/16
messa a fuoco minima 11814: 1m
messa a fuoco minima 11815 - 11810: 0,75m
finitura: nera
paraluce 11814: tipo 12539, di corredo
paraluce 11815 - 11810: incorporato
passo filtri: E60
peso: 490g (11814) 600g (11815 - 11810)
codice a 6 bit: applicabile a richiesta sul secondo tipo
Faccio notare che il paraluce tipo 12539 fornito con il 75mm f/1,4 prima serie è identico a quello utilizzato sul Noctilux-M 50mm f/1,0 tipo E60 con perni esterni, prodotto fra le matricole 2.919.657 e 3.220.708
Iniziando con lotti di produzione riferibili all'anno 2004, il Summilux-M 75mm f/1,4 fu affiancato dal nuovo Apo-Summicron-M 75mm f/2 Asph. progettato da Peter Karbe, che si uniforma al nuovo corso introdotto a Solms ad inizio anni '90; l'obiettivo utilizza una superficie asferica (raggio concavo della quarta lente), vetri a dispersione anomala per garantire una correzione apocromatica ed un sistema flottante di compensazione alle brevi distanze analogo a quello del Summilux-M 50mm f/1,4 Asph. (calcolato contestualmente al 75mm); le priorità del progetto vertevano sull'aumento del contrasto alla massima apertura e su una risposta omogenea fino ai bordi a diaframmi più chiusi, dove il 75mm f/1,4 Summilux-M mostra un calo di rendimento nella lettura ad orientamento tangenziale (orientamento perpendicolare alla semidiagonale) dovuto - presumibilmente - ad un residuo di aberrazione cromatica laterale.
Il Summilux-M 75mm f/1,4 "1913-1983" dell'autore assieme all'Apo-Summicron-M 75mm f/2 Asph. che, grazie all'apertura inferiore, vanta dimensioni visibilmente più compatte.
I diagrammi MTF non restituiscono interamente la gamma di sfumature che sono percepibili nella fotografia reale di un soggetto tridimensionale (servirebbero anche i dati sul trasferimento di fase, non presenti, per comporre un quadro completo), quindi vanno considerati cum grano salis; a prescindere dall'andamento del trasferimento di contrasto nelle zone fuori fuoco e dal rendering più o meno tridimensionale dell'uno o dell'altro obiettivo, non quantificabili, nel piano di fuoco il trasferimento di contrasto del 75mm f/2 a piena apertura è decisamente elevato ed uniforme a tutte le frequenze spaziali (anche se un confronto diretto col Summilux, misurato ad f/1,4, sarebbe ingiusto ed impietoso); ad f/5,6 il vecchio obiettivo recupera molto e fino a metà diagonale regge perfettamente il confronto con il nuovo modello; fuori asse, verso i bordi, la lettura sagittale del Summilux 75mm (con orientamento congruente alla semidiagonale) risulta molto soddisfacente e confrontabile con quella dell'Apo-Summicron Asph., mentre la curva tangenziale degrada verso i bordi, un comportamento tipico anche di alcuni Sonnar per Contax Yashica e Contax G e probabilmente dovuto, come anticipato, ad aberrazione cromatica laterale, ovviamente molto ben corretta nell'Apo-Summicron.
Ciò che le curve non raccontano è la meravigliosa resa plastica e tridimensionale del 75mm Summilux alle massime aperture, con magnifico sfuocato, per il quale è giustamente famoso; in questo specifico settore il nuovo 75mm f/2 non riesce a bissare al 100% queste caratteristiche peculiari mentre il Summilux-M 50mm f/1,4 che ne condivide lo schema di base ha nuances che lo ricordano.
(da Asahi Camera, '85 . 5)
Ed ecco un'autentica chicca: un test giapponese eseguito a metà anni '80 su un Summilux-M 75mm f/1,4 la cui matricola è di appena 180 unità inferiore all'esemplare "1913-1983" in mio possesso; le curva MTF - misurate a 10 e 30 cicli/mm con orientamento sagittale e tangenziale, ad f/1,4 ed f/5,6 - confermano l'andamento di quelle ufficiali, con il tipico flesso della lettura tangenziale a diaframma chiuso; anche l'inedita misurazione della risolvenza mostra un notevole potere separatore sull'asse, sia a piena apertura che ad f/4,5; quest'ultima rilevazione conferma la differenza fra la lettura sagittale (dettagli a contrasto orientati parallelamente alla semidiagonale) e tangenziale (dettagli orientati perpendicolarmente alla semidiagonale); infatti, ai bordi (19,5mm fuori asse) abbiano 146 l/mm in lettura sagittale ed appena 77 l/mm in lettura tangenziale, a fronte di una risolvenza assiale di 180 l/mm; il secondo dei tre diagrammi all'estrema destra mostra una invece certa quota di astigmatismo ai bordi, con giacitura del piano astigmatico tangenziale sostanzialmente differente da quella del piano sagittale, più congruente alla media del campo: dunque non è solamente la supposta aberrazione cromatica laterale a ridurre la resa tangenziale ma anche questo leggero residuo di astigmatismo.
I due schemi ottici a confronto; nel 75mm f/1,4 è stato impiegato un tripudio di vetri ottici ad alta rifrazione, del tipo Lanthanum Flint (ad alta rifrazione e bassa dispersione) e Dense Flint (ad alta rifrazione ed alta dispersione), il tutto per contenere il raggio di curvatura degli elementi e minimizzare le aberrazioni; nello schema del 75mm f/2 è visualizzata la superficie asferica ed il modulo flottante.
Approfitto di questa sede per accennare alla storia dei medio-tele luminosi per Leica a telemetro ed al ciclico riaffacciarsi di questa curiosa lunghezza focale: 3 pollici secchi di obiettivo (75mm, appunto).
In principio fu l'Hektor, il 73mm f/1,9 del 1931, noto in duplice versione: HEKON con montatura rotante ed HEGRA con montatura rettilinea, utilizzato anche - grazie alla sua elevatissima luminosità - con gli speciali filtri dicroici a tre bande colorate per la famosa pellicola Agfa-Color anni '30 (i filtri richiedevano uno specifico orientamento e quindi montatura non rotante).
Un bell'esemplare di Hektor HEKON 73mm f/1,9.
Ad inizio anni '30, in Germania, fu impostato una grandioso programma di schermografia toracica a tappeto (denominato Programm Offenbar) che coinvolgeva l'intera popolazione e che si prefiggeva lo scopo di arginare la diffusione della TBC; a tale scopo si rese necessaria la creazione di strumenti portatili e di speciali apparecchi fotografici che consentissero di riprodurre in rapida sequenza le schermografie radiologiche, per poterne poi analizzare ed archiviare in un secondo tempo, con calma.
La luminosità degli schermi fluorescenti era estremamente ridotta e si rendevano necessari obiettivi con apertura maggiore di f/1,0, impresa tutt'altro che semplice con la tecnologia anni '30 ed in assenza di trattamenti antiriflesso; alla Leitz lavorarono su schemi doppio Gauss, sfruttando anche un complesso intreccio di licenze su brevetti inglesi di Horace Lee per il brand Kapella Ltd. (l'analogo intrigo che portò allo Xenon 5cm f/1,5), e nel 1934 vide la luce un 7,5cm f/0,85 no name che, visto lo schema di derivazione Gauss, è sempre stato battezzato "affettuosamente" Summar; Quest'obiettivo fu impiegato per riprodurre gli schermi dei fluoroscopi ed anche, in montatura speciale, per proiezione (dal 1936).
Due viste di un esemplare tardo (assemblato alla fine del 1941) di 7,5cm f/0,85, il primo "75mm" superluminoso della storia Leitz; questo esemplare è stato modificato in un secondo tempo, adattandolo ad un corpo M3; le particolari asole del paraluce incorporato erano forse utilizzate per flangiare l'obiettivo all'apparecchio radiologico.
Nel frattempo, Mak Berek stava lavorando su un doppio Gauss f/1,5 che costituisce l'antequem nella progettazione del celebre Sumnarex 8,5cm f/1,5: tale obiettivo, i cui primi prototipi effettivi risalgono al 1941, con esemplari in piccola serie per uso militare realizzati nel 1943, è sempre stato considerato un obiettivo postbellico, o quantomeno wartime: viceversa, questo brevetto dimostra come già nel 1936 Berek avesse impostato un'ottica molto simile al Summarex definitivo.
Gli estratti di brevetto e lo schema "in bella copia" dell'obiettivo medio-tele f/1,5 calcolato da Berek nel 1936 e dal quale deriverà il Summarex anni '40.
Poi venne la WWII, e negli ultimi anni del conflitto la Leitz di Wetzlar fu coinvolta nella sciagurata produzione di strumenti ad uso bellico per il Dritten Reich; in particolare, furono approntati prototipi di visori notturni per sistemi d'arma basati su tubo catodico e proiettore ad infrarossi, in collaborazione con la AEG di Berlin che forniva il tubo; a tale scopo, lo schema del "Summar" 7,5cm f/0,85 fu leggermente modificato ed evoluto con l'aggiunta di una lente di campo posteriore che modificava la giacitura della coniugata immagine, introducendo volontariamente una forte curvatura di campo positiva per far coincidere il piano-immagine con la superficie anteriore del tubo catodico AEG, curva; inoltre, siccome tali sistemi lavoravano nell'infrarosso ad una lunghezza d'onda tipica di 1.014nm, questa lente di campo era di colore rosso scuro (in pratica un filtro taglia-banda incorporato) per filtrare automaticamente la luce visibile.
Il frutto di questo progetto fu un 9cm f/1,0 che, abbinato al tubo catodico AEG e ad un oculare posteriore di visione, divenne il visore notturno ad infrarossi applicato sul mitragliatore d'assalto STG44, a sua volta equipaggiato anche con un piccolo proiettore ad infrarossi alimentato da una batteria al piombo da portare in spalla; tale orrendo ordigno (un prototipo del quale, pare, fu testato di notte in un lager, sterminando al buio un gruppo di internati!!!) era denominato Zielgeraet 1229 Vampir, con riferimento alla vista notturna dei chirotteri.
Gli schemi che seguono li ho realizzati durante le mie lunghe ricerche su questi sistemi di visione notturna nazisti del tempo di guerra: ho passato anni a studiarli, raccogliendo molto materiale teorico ma, così come avvenne per le armi di distruzione di massa in Iraq, senza troppe evidenze del loro utilizzo reale...
Gli schemi evidenziano come, partendo dal 7,5cm f/0,85 del 1934, alla Leitz realizzarono un obiettivo per visione notturna ad infrarossi con tubo catodico semplificando il modulo posteriore (doppietto collato sostituito da lente singola in vetro Dense Flint) ed applicando la lente di campo evidenziata in giallo, che adattava la giacitura dell'immagine alla superficie curva del tubo catodico, realizzato in vetro Crown K5, posto sotto vuoto spinto ed operante con tensione di 17 Kv; la lente di campo in vetro Crown al bario tipo BAK2 era colorata all'origine in rosso scuro, come i filtri fotografici di uso comune.
La scheda originale dell'obiettivo Leitz da 9cm f/1,0 progettato per l'uso ad infrarossi con tubo catodico (notate la denominazione UR Objektiv, dove UR sta per Ultrarotstrahlung, ovvero banda infrarossa); questa scheda fu compilata a Dayton (OHIO) nella sede del Central Air Defense Office dal Dr. Willi Mertè della Zeiss Jena, tradotto negli U.S.A. nell'ambito della Operation Paperclip, e secretata per 60 anni. L'ottava lente è denominata "RG8", sigla che indica un filtro rosso scuro, ed anche nello schema è visualizzata in neretto, a conferma di quanto enunciato prima.
A fine anni '70 - inizio anni '80, la Ernst Leitz Canada, Ltd., nell'ambito di contratti per la Difesa intercorsi con gli U.S.A., produsse un obiettivo di analoga focale e luminosità, un medio-tele destinato a riprese militari notturne su un corpo Leica M; tale ottica è denominata Elcan 90mm f/1,0, con schema ottico gaussiano ad 8 lenti tipo 164, e la lente posteriore era di tale diametro da non lasciare spazio per la camma telemetrica: l'obiettivo operava dunque a fuoco fisso ed il suo barilotto era smontabile in due segmenti che permettevano l'interposizione di specifici anelli distanziatori pre-calibrati su una specifica distanza, ad esempio 100 metri.
L'Elcan 90mm f/1.0 realizzato dalla Leitz Canada per la U.S. Navy con schema tipo 164; notate gli anelli distanziatori per il fuoco.
(immagine: Arsenal Photo)
Naturalmente, nel frattempo, aveva già visto la luce anche il "nostro" Summilux-M 75mm f/1,4 ed il fratello per Leica reflex Summilux-R 80mm f/1,4; altre focali da 75mm per Leica a telemetro sono il già citato Apo-Summicron-M 75mm f/2 Asph. del 2004 (produzione) - 2005 (lancio) ed il Summarit 75mm f/2,5 del 2007, obiettivo concepito per contenere i costi di vendita; ecco gli schemi ottici degli obiettivi appena descritti.
Gli schemi ottici degli obiettivi descritti (manca il 9cm f/1,0 per ZG 1229 Vampir, già descritto in precedenza); come si può notare l'Hektor 7,3cm f/1,9 ricalca l'architettura dell'Hektor 5cm f/2,5, mentre il Summarex 8,5cm f/1,5 di produzione è estremamente simile al prototipo del 1936 illustrato in precedenza e che retrodata abbondantemente le origini di questo famoso obiettivo. Notate anche l'architettura dell'Elcan 90mm f/1,0 e le sue analogie strutturali con i tre obiettivi di produzione che più si avvicinano alle sue caratteristiche geometriche: lo Zeiss Planar 85mm f/1,2 per Contax-Yashica ed i Canon 85mm f/1,2 L serie FD (manual focus) ed EF (autofocus).
Va debitamente annotato che la Ernst Leitz Canada progettò altri due obiettivi con focale da 75mm, realizzati solamente in alcuni esemplari prototipici: si tratta dell'Apo-Elmarit-M 75mm f/2,4 (con schema ottico corrispondente al progetto n° 394) e dell'Elcan-R 75mm f/2, anch'esso apocromatico e destinato alla famosa fornitura per la Marina degli Stati Uniti alla quale apparteneva anche il 180mm f/3,4 progetto tipo 303 (poi commercializzato come Apo-Telyt-R) ed il 450mm f/5,6 progetto tipo 329.
La focale 75mm è davvero insolita nel formato 24x36mm, tuttavia - nel tempo - diversi 75mm sono comparsi sul mercato, destinati ai più svariati formati: oltre al 75mm f/1,4 Summilux troviamo molti zoom 75-150mm della prima ora (Canon FD, Pentax K, Olympus OM, Nikon SE, etc.) che offrono questa focale d'esordio; per il 6x4,5cm troviamo i 75mm f/2,8 Per Zenza Bronica ETR-S e Pentax 645, per il 6x6cm ricordiamo il Nikkor-P 75mm f/2,8 per le Zenza Bronica anni '70, i Tessar e Planar 75mm f/3,5 per Rolleiflex TLR, Ikonta o Ikoflex, il Rolleigon 75mm f/4,5 shift HFT per SL66 ed ottiche da ingrandimento come l'EL-Nikkor 75mm f/4; nel 6x7cm troviamo i 75mm, convenzionali e decentrabili, per Pentax 67; nel 6x9 abbiamo il 75mm Sekor per Mamiya e per i grandi formati ottiche come i Rodenstock Grandagon e Grandagon-N 75mm f/4,5, EL-Nikkor 75mm f/4,5 o Schneider Super-Angulon 75mm f/5,6; naturalmente l'angolo di campo di un 75mm varia drasticamente a seconda del formato, passando dal corto tele da 31°40' del 24x36mm al supergrandangolare da 90° del 10x12cm: ecco alcuni esempi.
Alcuni esempi di ottiche da 75mm per vari formati ed il relativo angolo di campo coperto.
Tornando al Leitz Summilux-M 75mm f/1,4 "1913-1983", è buffo ricordare che quando lo acquistai, molti anni fa, desideravo solamente il 75mm Lux, e basta; dal mio negoziante di fiducia erano disponibili pronta consegna due esemplari ma entrambi appartenevano alla tiratura "1913-1983", quindi la scelta fu, per così dire, obbligata... Oggi, grazie al feticismo Leitz rinfocolato dai collezionisti asiatici, un 75mm f/1,4 "1913-1983" spunta cifre superiori del 75-80% ad un Summilux convenzionale nelle analoghe condizioni, prodigi di quel numero magico, 150 pezzi...
Ad essere onesto, all'epoca ero molto giovane e vedevo il Summilux 75mm solamente come strumento per ampliare il range operativo in condizioni di luce scarsa, in abbinamento a film di alta sensibilità: un arma per il buio e basta, non consideravo - con la mia inesperienza di allora - le prerogative legate alla resa plastica ed al suo splendido bo-keh; ho riesumato alcune immagini (stampe bianconero 30x40cm) che realizzai negli anni '90 partendo da negativi impressionati con quest'obiettivo, ed è interessante notare come all'epoca mi incaponissi ad utilizzare la Leica M col 75mm luminoso anche in contesti concitati dove i suoi limiti concettuali erano più evidenti (vedi, ad esempio, l'acrobata da circo appesa alla fune che roteava vorticosamente al buio, illuminata da uno spot, da focheggiare ad f/1,4 con la M6 mentre si spostava di metri su tutta la pista...).
Ecco dunque un piccolo revival del Marco di allora con alcuni scatti realizzati col 75mm Summilux illustrato nelle foto d'esordio.
Riassumendo, il Summilux-M 75mm f/1,4 è un tedoforo che rilancia la tradizione dei famosi medio-tele luminosi per Leica a telemetro, l'Hektor 73mm f/1,9 ed il Summarex 85mm f/1,5; grazie alla progettazione recente è emendato da certi limiti palesati dai due modelli precedenti (principalmente il flare ed il basso contrasto) ed è universalmente famoso per la scansione dei piani fuori-fuoco e per la resa plastica, tridimensionale nei ritratti ambientati a diaframmi aperti, aiutato nel senso di rilievo anche dalla focale leggermente corta che dinamizza maggiormente il soggetto grazie ad una distanza di lavoro inferiore.
La versione "1913-1983" non produce sicuramente immagini migliori ma è un oggetto cui molti ambiscono, per quel indefinibile senso di appagamento feticistico al quale ciascuno da una forma propria, unica ed irripetibile.
Tutto questo sotto l'ombra obliqua della camma telemetrica, talvolta ondivaga ed interpretativa, ma a tutto c'è rimedio!
(Marco Cavina)
(Testi, immagini, grafiche e fotografie di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)
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