LEICA  ELMARIT-R  35mm  f/2,8  TIPO 11101 DEL 1964:

 LE  ORIGINI  DEL  PRIMO  GRANDANGOLARE  LEICAFLEX


 

ABSTRACT

The beginning of Leicaflex wide angle saga through the sheets of  the Elmarit-R 35mm f/2,8
type 11101 original project and the MTF draws measured on a 1966 exemplar, with digressions
concerning the whole 35mm R universe and the close affinities between the first Summicron-R
35mm f/2 11227 and some Zeiss lenses by Glatzel.

 

25/03/2008


Quando nacquero i grandi sistemi reflex 35mm ebbero immediato successo per l'innegabile
versatilità d'uso e l'esteso corredo disponibile fin da subito, e l'unica, iniziale limitazione
era legata alla disponibilità di obiettivi grandangolari, dal momento che la progettazion
e di
queste ottiche destinate all'uso con specchio reflex richiedeva una progettazione di tipo
retrofocus che garantisse l'adeguato spazio retrofocale libero, una complicazione tecnica che
- visto lo stato dell'arte di quei tempi (fine anni '50) ed i primitivi sistemi di calcolo computerizzato -
creava immense difficoltà anche ai progettisti più affermati, come viene indirettamente confermato
dalla prassi diffusa di "riciclare" preesistenti wide simmetrici per telemetro, applicandoli ad una
montatura fortemente rientrante da utilizzare previo sollevamento dello specchio e con l'ausilio di
un mirino esterno; naturalmente questa soluzione provvisoria annullava i maggiori vantaggi garantiti
dalla visione reflex, soprattutto la possibilità di inquadrare e mettere in bolla con estrema precisione.

Quando nel 1964 fu lanciata sul mercato la Leicaflex originale, subito osannata perchè trasferiva nel
concetto reflex la proverbiale perfezione meccanica Leica e disponeva di un mirino dall'invidiabile
luminosità e brillantezza, alla Leitz si trovarono ad affrontare le identiche problematiche sopra citate;
seguendo l'esempio dei grandi sistemi presentati a fine anni '50 (Nikon F e Contarex), alla Leitz si
mossero in due direzioni: da un lato trasferirono l'eccellente nocciolo ottico del Super-Angulon
21mm f/3,4 M (di origine Schneider, codice 11103) in una montatura destinata alla Leicaflex,
posizionando il gruppo ottico in posizione molto arretrata (come richiesto dal tiraggio effettivo
dell'obiettivo) e predisponendo un impiego con specchio alzato, servendosi dello stesso mirino tipo
12002 già utilizzato nel sistema M; questo dotava il sistema Leicaflex di un ottimo obiettivo da 90°
ma era chiaro che gli utenti avrebbero storto il naso all'idea di perdere i privilegi del sistema reflex,
come poi dimostrato dalle vendite molto contenute, che hanno fatto del Super-Angulon 21mm f/3,4
R un obiettivo oggi raro e ricercato.

Sull'altro versante il dipartimento matematico di calcolo ottico, a Wetzlar, si impegnò al massimo per
sviluppare il concetto retrofocus e mettere in produzione un grandangolare che permettesse di sfruttare
la Leicaflex al 100%; seguendo nuovamente l'esempio di Nikon e Zeiss, gli sforzi si concentrarono
inizialmente su un prudenziale obiettivo da 35mm di luminosità non elevata, più facile da correggere
secondo gli abituali standard Leitz: il "padre" del primo grandangolare retrofocus Leitz non fu il
celebre Walter Mandler, che nella sede distaccata di Midland era completamente assorbito dal sistema
M, bensì il Dottor Rudolf Ruehl, pioniere e specialista dei progetti retrofocus e padre anche del futuro
Elmarit-R 28mm f/2,8; dividendosi fra la sede della Ditta e la sua dimora di Wetzlar ad essa prospicente,
il Dr. Ruehl imbastì il progetto di un 35mm f/2,8 fondato sul principio del telescopio newtoniano invertito,
ovvero il tipo più primitivo di retrofocus, basato sui concetti iniziali della Taylor, Taylor & Hobson e della
Bausch & Lomb, le aziende americane che avevano realizzato i primi obiettivi di questo genere, all'epoca
del Charleston, per uso cinematografico, quando l'avvento del colore aveva richiesto la presenza del prisma
separatore fra l'obiettivo e la pellicola, il che rendeva necessaria una distanza retrofocale molto superiore;
in pratica, anteriormente ad un gruppo ottico "standard" come il tipo Tessar o il doppio Gauss, veniva
applicato un gruppo di lenti supplementari che proiettavano la coniugata posteriore ad una distanza molto
superiore a quella normalmente intercorrente fra il punto nodale posteriore ed il piano film; Ruehl partì proprio
dall'Elmar a quattro lenti, aggiungendo il sistema di lenti anteriore appena descritto e completando nel 1964
quello che divenne subito il primo Leitz Elmarit-R 35mm f/2,8 di produzione, fortemente sollecitato dai
vertici manageriali come complemento indispensabile per la nuova Leicaflex in rampa di lancio.


Il primo grandangolare retrofocus per Leicaflex, lanciato nel 1964: l'Elmarit-R 35mm f/2,8,
montato per l'occasione su una Leicaflex SL2 cromo giubileo 50 Jahre

(corpo macchina ed obiettivo: collezione Pierpaolo Ghisetti)

 

L'Elmarit-R 35mm f/2,8 (così chiamato, appunto, per la sua apertura massima) entrò a catalogo nel 1964
con il codice 11101 ed inizialmente fu prodotto in un piccolissimo lotto (circa 200 pezzi) in finitura cromata,
cui fece seguito la produzione di serie in finitura nera; il tipo 11101 disponeva solo della prima camma per
Leicaflex, e con l'arrivo della successiva Leicaflex SL, nel 1968, l'ottica fu aggiornata con due camme e
distinta dal numero di codice 11201; questa priva versione rimase in produzione fino al 1973, ed utilizzava
il paraluce rigido ad innesto rapido tipo 12564.

 



L'Elmarit-R 35mm f/2,8 primo tipo col paraluce a corredo codice 12564; come suggerisce Ghisetti
(in effetti lo ignoravo) ai primi esemplari fu destinato un paraluce pieghevole in gomma, identificato
dal codice 12507

(obiettivo e paraluce: collezione Pierpaolo Ghisetti)

 

Lo schema tratto dal progetto originale di Rudolf Ruehl evidenzia come il progettista
sia partito da un nocciolo base tipo Tessar molto simile a quello del classico Elmar
3,5cm f/3,5 per Leica a vite, aggiungendo il classico gruppo ottico anteriore che
caratterizza il progetto retrofocus del tipo a telescopio newtoniano invertito, un
progetto vetusto ma che di per sè è valido ed ha permesso di realizzare obiettivi
molto semplici quanto eccellenti, come il Takumar 35mm f/3,5 (con solo 4 lenti,
in pratica questo schema togliendo il doppietto collato anteriore). Ruehl ha adottato
un vetro anteriore a bassa dispersione (vD= 69,9 - tipo Schott FK-1, oggi sostituito
dall'altrettanto diffuso FK-5) per controllare l'aberrazione cromatica, e dalle dichiarazioni
d'intenti presenti nel progetto originale si evince come sia stata una sua priorità l'eliminazione
della curvatura di campo che affliggeva analoghi, preesistenti progetti; la distanza retrofocale
garantita è circa 1,1x la focale dell'ottica, ovvero superiore ai 38mm: quanto basta per
l'impiego su Leicaflex.

 

l'MTF effettivamente eseguito su un esemplare di serie, prodotto nel 1966 e regolarmente utilizzato,
mostra il classico comportamento dei grandangolari retrofocus di prima generazione ma alto lignaggio,
col caratteristico "rientro" nelle zone periferiche legato all'andamento dello spostamento di fuoco per
aberrazione sferica e della giacitura dei piani astigmatici per curvatura di campo: questi parametri
interagiscono fra loro riportando quelle zone su un piano di fuoco favorevole; peccato che il "rientro"
sagittale avvenga quasi ai bordi estremi e non qualche mm prima, come in altri famosi grandangolari;
va anche notato l'eccellente picco sull'asse a piena apertura, seguito da un brusco calo sulle altre zone
che in ogni caso non raggiunge mai valori drammatici; si tratta di un comportamento ben più che onesto
e davvero molto valido per un obiettivo classe 1964, ed anche se i moderni "mostri" progettati con i più
recenti software ed utilizzando vetri moderni e lenti speciali sono certamente superiori, il primo Elmarit-R
compete alla pari con i migliori grandangolari "classici", come comprovato dalla seconda serie di MTF, eseguiti
su un Summicron-R 35mm f/2,0 appartenente alla serie attuale (11115), e non alla precedente 11227 del 1970,
cronologicamente più congruente: nonostante i 12 anni di "vantaggio" il Summicron-R moderno evidenzia
soltanto un picco superiore sull'asse ad f/8 (difficilmente riscontrabile nella pratica, visti i valori espressi anche dal
35mm f/2,8), mentre in tutte le altre configurazioni i valori sono sovrapponibili e sorprendentemente analoghi;
naturalmente da tutto questo sono escluse considerazioni importantissime ma soggettive come tridimensionalità,
plasticita, relazione fra fuoco e fuori fuoco ed altri parametri difficilmente quantificabili; si obietta talvolta che la
Leica divulghi MTF "calcolati teoricamente" mentre gli equivalenti Zeiss sono effettivamente misurati su un'ottica;
il diagramma che segue contiene gli MTF "ufficiali" dello stesso tipo di Summicron-R cui appartiene il grafico
precedente, effettivamente misurato su un esemplare a caso di produzione, e posso confermare l'attendibilità
e la conformità dei dati "teorici" Leitz con le letture effettive.

L'andamento delle curve "teoriche" e di quelle effettivamente misurate (vedi grafico precedente) sul
Summicron-R 35mm f/2 tipo 11115, fatto salvo per minime fluttuazioni ampiamente giustificabili nella
produzione di serie, sono ben sovrapponibili e devono metter il cuore in pace sull'attendibilità dei
valori calcolati partendo dal modello matematico (nel grafico rosso la serie di curve più alta, corrispondente
a 5 cicli/mm e non presente nella lettura effettiva sull'altro grafico, non va considerata): un bravo quindi ai
tecnici Leica che non hanno "calcato la mano", presentando parametri realistici e riscontrabili nella produzione
di serie!

 

Nell'uso pratico la serie Elmarit-R f/2,8 si è sempre distinta per la marcata maschera di macrocontrasto, mentre
la serie Summicron-R f/2 è celebre per la brillantezza e la tridimensionalità con cui riproduce l'immagine; lo scatto
che segue è stato eseguito con un Summicron-R 35mm f/2,0 primo tipo (codice 11227, prodotto fra il 1970 ed il
1976), e le evidenti doti di rendering plastico sono visibili persino su un file così piccolo e addirittura di origine
digitale: ho infatti applicato l'obiettivo (tramite apposito anello adattatore) ad un corpo Canon EOS 5D con sensore
full-frame 24x36mm, scattando a 320 ISO con 1/100" ad apertura totale f/2, utilizzando come fonte di luce una
semplice abat-jour  da lettura con piccola lampada alogena da 20w, a riprova che molti obiettivi classici, di modernariato
e addirittura vintage possono essere vantaggiosamente "riciclati" in digitale: non esistono regole fisse, basta provare!

 

Ripresa con Summicron-R 35mm f/2,0 tipo 11227 ad f/2,0 in interni, con rendering plastico
e tridimensionale; soggetto della foto, nonchè proprietario dell'ottica impiegata, è il caro amico
Pierpaolo Ghisetti, esperto di fama mondiale che non richiede presentazioni e che risulta altresì
anche un soggetto decisamente fotogenico.

(foto: Marco Cavina 2008)

Sia l'Elmarit-R 35mm f/2,8 che il Summicron-R 35mm f/2,0 sono stati ricalcolati otticamente,
e ciascuno di essi è quindi disponibile con due noccioli ottici differenti per un totale di quattro
combinazioni, che salgono a cinque se includiamo anche il famoso Summilux-R 35mm f/1,4,
lanciato nel 1984 e mai ricalcolato; la sistematica si complica ulteriormente considerando anche
le varianti estetiche introdotte su identici gruppi ottici, il valzer delle camme e le versioni ROM;
ecco uno schema riassuntivo con i vari schemi ottici, gli anni, i codici e le serie di produzione.

 



L'Elmarit-R 35mm f/2,8 col primo schema ottico fu prodotto con camma singola fra il 1964 ed il 1968 con codice 11101
(sia nero che cromato), seguito da identica versione 11201 a due camme (in produzione fra il 1968 ed il 1973); nel 1973
fu introdotto un nuovo schema ottico, lasciando invariata la montatura meccanica ed il codice di produzione 11201; questa
versione restò a listino fra il 1973 ed il 1979, quando venne realizzata una nuova montatura (analoga a quella del nuovo
Summicron-R 50mm f/2) caratterizzata da tripla camma e da codice 11231; quest'ultima restò in produzione fra il 1979 ed
il 1987, anno in cui fu sostituita da una identica versione dotata solamente di camma per Leica R, contraddistinta dal codice
11251 e prodotta fra il 1987 ed il 1999. La seconda versione di schema ottico, universalmente celebrata, presenta un
macrocontrasto ancora superiore e soprattutto un'uniformità di rendimento a tutta apertura che non ha riscontro nel primo tipo.

Il Summicron-R 35mm f/2,0 entrò in produzione più tardi, nel 1970, con codice di produzione 11227 e baionetta a due camme,
divenute tre all'esordio della Leica R3; questa versione uscì di produzione nel 1976 quando fu sostituita da un modello completamente
riprogettato sia nell'ottica che nella montatura, contraddistinto dal codice 11115 e dotato solamente della camma per Leica R; in
particolare, lo schema ottico fu molto semplificato, basandosi sul calcolo del nuovo Elmarit-R 35mm f/2,8 ulteriormente
affinato grazie a nuovi vetri ottici (notare il doppietto posteriore sostituito nel Summicron da una lente singola in vetro speciale);
questo modello non presenterà modifiche per tutta la parabola produttiva con l'eccezione della variante 11339, dotata di contatti
ROM per i modelli R8 e successivi.

Il Summilux-R 35mm f/1,4, lungamente invocato, entrò in produzione nel 1984 con codice 11143 e montatura a tripla camma;
nel 1992 furono eliminate le due camme per Leicaflex, SL ed SL2 e nacque l'attuale versione 11144 dotata solamente di camma R;
anche quest'obiettivo è stato previsto all'origine con contatti ROM, una versione contraddistinta dal codice 11337.

 

Parlando dello schema ottico che caratterizza il primo Summicron-R 35mm f/2,0 prodotto fra il 1970 ed il 1976, è interessante
notare come le sue caratteristiche siano intimamente collegate ad analoghi schemi grandangolari Zeiss progettati da Erhard
Glatzel, come meglio evidenziato dal seguente prospetto:




Il concetto alla base del Summicron-R codice 11227 del 1970 si ispira chiaramente ad uno dei paradigmi
del settore, lo Zeiss Distagon Contarex 35mm f/2,0 progettato da Erhard Glatzel nel 1963: in particolare,
notate come sia sufficiente trasformare la terza lente in un doppietto collato ed eliminare l'ultimo elemento
posteriore per ottenere una configurazione identica all'obiettivo Leica-R lanciato 7 anni dopo; curiosamente,
nell'ulteriore progetto di Glatzel sviluppato fra il 1972 ed il 1973 che porterà al Distagon 35mm f/1,4, è
presente un prototipo (il terzo della serie) da 35mm f/1,5 che a sua volta è una copia carbone del Summicron-R
11227... Evidentemente si tratta di uno schema ottimale, un punto di arrivo difficilmente perfettibile con
i vetri ed i software di allora, ed i migliori matematici di entrambe le Case continuavano a lavorare
su concetti analoghi... Interessante, no?


In definitiva, la gamma di 35mm per R ha sempre vissuto nell'ombra delle omologhe versioni per M, forse
perchè il modello f/1,4 è arrivato tardi (ed era peraltro costosissimo e pesante) ed i piccoli e luminosissimi
Summilux e Summicron-M venivano preferiti agli omologhi R, più ingombranti, meno luminosi e forse anche
meno nobili come lignaggio... Viceversa, la resa ottica dei 35mm R è da considerarsi eccellente, e per certi
versi e sotto certi aspetti perfettamente all'altezza dei modelli a telemetro, con particolare riguardo alla resa
ai bordi, forse più alta ed omogenea negli R rispetto agli M, da sempre "concentrati" sull'asse; naturalmente
con l'avvento delle versioni "Asph" non c'è stata storia, tuttavia il tipico macrocontrasto Leica dei 35mm R
e l'innegabile praticità d'uso con possibilità di perfetta centratura della bolla e di messa a fuoco molto ravvicinata
sono innegabili pregi dei modelli reflex, che possono fornire soddisfazioni senz'altro equivalenti ai fratellini
rangefinder.


(un cordiale ringraziamento all'amico Pierpaolo Ghisetti per avermi fatto "giocare" un po'
con i pezzi di sua proprietà che illustrano questo articolo)

 


CONTATTO           ARTICOLI  TECNICI  FOTOGRAFICI