LEICA SUMMILUX-M 35mm f/1,4 ASPHERICAL
1° TIPO:
ANALISI APPROFONDITA DI UN MONUMENTO
NELL'EVOLUZIONE DEGLI OBIETTIVI FOTOGRAFICI
A fine anni '80 in Casa Leitz-Leica il
fermento era palpabile, soprattutto nel campo della progettazione dei celebri
obiettivi, dal momento che si era arrivati alla fine di un ciclo, impostato
nell'immediato dopoguerra dai grandi progettisti
Dr. Mandler e Dr. Marx; in particolare, si cercavano sbocchi alternativi al
classico Gauss simmetrico, che a partire dal
Summar 2/50 degli anni '30 era stato via via evoluto in ogni direzione
possibile, arrivando in pratica ai suoi limiti tecnici con
i progetti Summicron, Summilux e Noctilux; le prime avvisaglie di una grande
campagna di rinnovamento erano già state
palesate da pezzi di bravura come l'apo-marco-Elmarit-R 2,8/100, tuttavia gran
parte delle risorse umane era impegnata
nell'esplorazione di nuove vie per evolvere i grandangolari luminosi del sistema
Leica-M, da sempre caratterizzati da una
ormai proverbiale disuniformità di rendimento fra l'asse del fotogramma, di
solito eccellente ad ogni apertura, e le zone
periferiche, sovente opache e non all'altezza del blasone: in particolare,
l'interesse critico era rivolto al mitico Summilux-M
35mm f/1,4 codice 11870, progettato da Mandler a Midland a fine anni '50 e
lanciato nel 1960, un obiettivo basato sul
più classico dei Gauss asimmetrici Leitz e caratterizzato dall'impiego di vetri
al lantanio e da una incredibile compattezza,
che all'epoca del debutto fece scalpore e che garantì un immediato successo
commerciale ed una buona diffusione fra
i reporter e l'high-end degli amatori più raffinati; tuttavia, a fine anni '80,
la storica debolezza dei suoi bordi a diaframmi
medio-ampi non era più accettabile per un obiettivo di tale lignaggio, e si
decise di correre ai ripari.
Il progettista incaricato di sviluppare l'evoluzione del Summilux-M 35mm f/1,4
fu il Dr. Walter Watz, che affrontò uno
studio preliminare ad ampio spettro su tutti i progetti di grandangolari
luminosi esistenti o semplicemente progettati; egli
prese atto che per migliorare la resa ai bordi era necessario ricorrere a lenti
asferiche; in particolare, nella documentazione
relativa al nuovo progetto, citò un obiettivo, descritto nel Deutsche
Offenlegungsschrift n° 36 33 032 del 25/01/1987, con
apertura f/1,4 e realizzato con ben 7 lenti asferiche! In una fase più avanzata
del progetto si rese conto, tuttavia, che per
migliorare drasticamente in rendimento ai bordi le superfici paraboliche non
erano sufficienti, e durante calcoli sistematici,
quasi casualmente, sperimentò che trasformando le due lenti periferiche del
Gauss in doppietti con la faccia dell'elemento
esterno a profilo concavo anzichè convesso si otteneva un decisivo incremento
di resa ai bordi; in pratica, alle consuete
superfici esterne convesse del Gauss 35mm f/1,4 Summilux, veniva applicata
davanti e dietro un'ulteriore lente biconcava,
il cui raggio di curvatura sul lato interno coincidesse con quello della lente
convessa, permettendo di collarle; inoltre Watz
prese atto che la lente asferica necessaria a perfezionare questo nuovo schema
richiedeva una superficie concava, la
cui realizzazione con le tecniche dell'epoca (ancora basate, in casa Leitz,
sulla molatura di precisione del vetro) avrebbe
comportato difficoltà e soprattutto costi molto elevati; dal momento che il
nuovo schema prevedeva comunque costi
di realizzazione superiori (per via dei due doppietti esterni) egli scelse di
sostituire la singola lente asferica concava con
due lenti convesse, molto più facili da lavorare a controllo numerico, anche se
la riduzione teorica nel costo di produzione
fu vanificata dal raddoppio delle superfici asferiche e dal fatto che fossero
montate in doppietto collato con un'altra
lente sferica, elemento che richiede un'accuratissima centratura in fase di
assemblaggio, davvero critica.
Quest'obiettivo fu presentato al mondo tramite il bollettino informativo n°
10414 nel Gennaio 1990; dal momento che si
trattava di un'ottica estremamente costosa (circa il doppio del 35/1,4 Summilux
convenzionale), la Casa madre non impostò
una produzione in serie ma fu prevista una tiratura limitata a 2.000 esemplari
per gli anni 1990-91: in realtà i numeri della
produzione reale sono avvolti dal mistero: c'è chi sostiene che ci si limitò a
1.000 pezzi, chi invece come il compianto
Ghester Sartorius, che mi onorava della sua amicizia, afferma che si superarono
le 2.000 unità; il partito che sostiene la
tesi dei 1.000 pezzi ha sempre addotto una motivazione affascinante: secondo
loro la Leica si sarebbe appoggiata alla
francese Angenieux di St. Heand per la lavorazione delle due superfici asferiche,
dal momento che la casa francese,
specializzata in sofisticati zoom per cinema e TV, disponeva di una tecnologia
molto avanzata al riguardo; questa sinergia
avrebbe in parte giustificato il costo imbarazzante dell'obiettivo ed anche la
produzione più ridotta: secondo questa
teoria, dopo un primo lotto di 1.000 serie di lenti, la Angenieux andò in
contro alle note traversie economiche, il
commissariamento e la successiva rinuncia alla produzione nel settore
fotografico civile, non riuscendo più - di fatto -
ad ottemperare alla commessa esterna ed imponendo così un prematuro arresto di
produzione per il Summilux Aspherical;
naturalmente a suo tempo ho cercato conferme a questa suggestiva ipotesi ma non
ho trovato mai alcun elemento
di prova, quindi cito l'aneddoto soltanto per dovere di cronaca.
L'obiettivo calamitò subito l'interesse dei leicisti per l'eccezionale mix fra
focale moderatamente grandangolare, apertura
elevata e resa ottica molto superiore al modello precedente, soprattutto a piena
apertura e ai bordi, caratteristiche che
si sposavano perfettamente con la filosofia d'utilizzo della Leica M; a frenare
l'entusiasmo ci pensò sia l'oggettiva rarità
del prodotto (pare che tramite la Polyphoto siano giunti in Italia appena 50
esemplari, più una manciata per "vie alternative")
sia il costo proibitivo: il listino ufficiale si assestava su cifre nell'ordine
dei 6.800.000 lire di quel 1990; personalmente
acquistai il mio esemplare per una cifra di poco inferiore, ma col senno di poi
sono felice di questa pazzia.....L'obiettivo
veniva fornito assieme ad un massiccio paraluce strombato a sezione quadrata,
con una fessura ricavata per dare luce al mirino,
dotato di tappo rettangolare anteriore per utilizzate l'ottica con paraluce
montato; il paraluce è identificato dal codice
12588 e curiosamente sulla montatura reca le scritte "M 1,4/35 - M
2,8-28", anche se l'Elmarit 28mm dell'epoca disponeva
in realtà di un apposito paraluce, codice 12536; l'ottica era molto più
ingombrante rispetto al precedente Summilux,
disponeva di attacco filtri E46 e lasciava sconcertati per la sua lente
anteriore, palesemente concava.
Il mio esemplare di Summilux-M 35/1,4 Aspherical 1° tipo su M6 coeva; sono
evidenti le
dimensioni molto maggiori rispetto al modello non asferico che andava ad
affiancare
In questa immagine si evidenzia la sconcertante lente anteriore concava
Il Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical con l'ingombrante paraluce 12588 montato;
notare il tappo dedicato anteriore e l'asola ricavata per consentire visione e
messa a fuoco
questa visione evidenzia la sporgenza del cannotto porta-lenti posteriore; il
suo
ampio diametro lo fa passare a pochi millimetri dalla rotella del telemetro e
nei cambi d'ottica concitati è facile scorticare la finitura nero opaco
questo dettaglio della parte posteriore mostra chiaramente come anche l'ultima
lente dal lato
pellicola sia concava, una novità propositiva nell'evoluzione degli obiettivi
luminosi simmetrici
(foto [5] eseguite con Canon EOS 350D e Leica macro-Elmarit-R 60/2,8
f/11 luce ambiente in itnerni)
Dal punto di vista del rendimento ottico, il Summilux
Aspherical presentava uno stato di correzione delle aberrazioni ed un
contrasto a piena apertura non solo palesemente superiori al Summilux-M più
datato, ma anche a quasi tutti gli obiettivi
di pari luminosità sul mercato; i bordi del campo erano presenti e ben definiti
già ad f/2,8 e se a diaframmi centrali l'asse
del fotogramma non superava il modello precedente, le zone periferiche si
assestavano su valori di poco inferiori, fornendo
un'uniformità di resa davvero unica per un grandangolare così luminoso;
tuttavia, qualche utente - me compreso - si lamentò
per una resa un po' "impersonale" e meno plastica, priva del
fingerprint caratteristico presente, ad esempio, nel Summicron
35/2 pre-asph a 7 lenti; tuttavia, come è noto, lo stato di correzione di certe
aberrazioni e la resa plastica/di sfuocato vivono
su asintoti contrapposti; ad esempio, nel Summilux Aspherical la curvatura di
campo della calotta tangenziale non supera mai
i 0,07mm e quella sagittale non arriva a 0,20mm: si tratta di valori eccellenti
e neanche lontanamente avvicinati dal più plastico
Summicron 2/35 pre-asph, caratterizzato da una curvatura di campo superiore;
anche la distorsione è eccezionalmente corretta
nel Summilux Aspherical (mentre nel precedente 35/1,4 era più visibile): 0,254%
a 6mm fuori asse, 0,871% a 12mm fuori asse,
1,322% a 18mm fuori asse ed infine 1,061% a 21mm fuori asse, sui bordi estremi,
sempre a barilotto; in pratica si tratta dei
valori riscontrabili in un correttissimo 50mm o se vogliamo in certi 100mm
macro!
Per quanto riguarda i vetri ottici utilizzati nel suo schema, occorre rilevare
che le prestazioni non dipendono da misteriose alchimie:
non sono presenti vetri a bassa dispersione (il numero di Abbe vD più elevato
è 56,1) e l'unica annotazione è relativa ad un vetro
proprietario ad alta rifrazione ( nD= 1,820), utilizzato simmetricamente in
quattro lenti alle due estremità degli emigauss; infine,
relativamente alle due lenti biconcave poste all'estremità dello schema, va
annotato che quella posteriore ha raggi di curvatura
speculari e perfettamente simmetrici mentre nell'anteriore differiscono
leggermente.
Il rivoluzionario schema ottico del Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical, desunto
dal progetto
originale di Walter Watz e rielaborato da me; sulla base concettuale del
classico Gauss asimmetrico
Leitz, proprio al precedente Summilux 35/1,4 e Summicron 35/2 pre-asph, sono
state aggiunte due
lenti esterne biconcave (in colore azzurro), collate a quelle che in precedenza
erano a loro volta le
lenti esterne allo schema, trasformandole in doppietto collato; questa
procedura, assieme all'adozione
delle due superfici asferiche (in colore rosso), ha migliorato drasticamente lo
stato di correzione sul
campo a piena apertura e nelle zone periferiche a diaframmi chiusi
in questa tabella che ho elaborato e che presento in anteprima sono riportati
tutti i dati e le quote del progetto
Summilux Aspherical: raggio di curvatura delle lenti, spessori e distanze degli
elementi, rifrazione e dispersione dei vetri
i parametri relativi alle due superfici paraboliche delle lenti n° 3 e n° 8
lo stato delle aberrazioni extrassiali del Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical,
misurato
sul campo dall'asse fino ai bordi a 21mm fuori asse: sono valori molto buoni,
considerando
la luminosità f/1,4, l'angolo di campo di 64° ed il fondo-scala adottato (+o-
20 micron)
i diagrammi relativi a distorsione e curvatura di campo, assiale e tangenziale:
i valori
sono estremamente contenuti per un 35mm f/1,4
la vignettatura, considerando la legge del cos4, è visibile ma molto
inferiore a quella
del Summilux precedente, davvero elevata
INIZIO UPGRADING 19/02/2009
Nello schema ottico del Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical 1° tipo il vetro
ottico più significativo
fra quelli adottati da Herr Watz è presente in ben quattro lenti, e
precisamente la seconda, la terza,
la settima e l'ottava delle nove previste; si tratta di un Lanthanum
borosilicate glass messo a punto fra
il 1966 ed il 1970 da due celebri chimici della vetreria di Wetzlar, Heinz
Broemer e Norbert Meinert;
questo materiale è noto come vetro 820451 ed è caratterizzato da un elevato
indice di rifrazione,
pari ad 1,820, e da una dispersione decisamente contenuta, sottolineata dal
numero di Abbe 45,1.
Ho personalmente ripercorso le tappe della sua realizzazione e per la prima
volta sarà possibile
conoscere la sua esatta composizione chimica e le procedure di fusione; ecco gli
schemi.
Il grafico ternario con le percentuali dei principali costituenti:
biossido di Silicio, ossido di Boro ed ossido di Lantanio.
Nella complessa composizione chimica del vetro Leitz 820451
troviamo alcuni
fluxing agents necessari per rendere omogeneo l'impasto e garantire la
sufficiente
fluidità necessaria ad espellere le bolle d'aria: a questa categoria di
composti
appartengono l'ossido di Calcio e l'ossido di Boro; gli elementi deputati ad
ottenere
l'eccellente rapporto fra alta rifrazione e bassa dispersione sono
principalmente
l'ossido di Lantanio (che costituisce oltre il 50% in peso negli ingredienti!) e
L'ossido di Tantalio (che rappresenta il 10% del totale)... Una simile
percentuale di
questi materiali (soprattutto di Lantanio, molto critico sotto questo punto di
vista)
comporta il rischio di una improvvisa devetrificazione durante la fusione, con
la comparsa di striature o di birifrangenze cristalline, e per tenere
"sotto controllo"
questa eventualità Broemer e Meinert hanno aggiunto ulteriori elementi che
svolgono
un'azione specifica in questo senso, cioè l'ossido di Zirconio, di Tungsteno e
di
Zinco; in particolare, l'impiego massiccio di ossido di Lantanio con l'aggiunta
di
ossido di Zirconio come elemento "di controllo" è una tipica firma
presente nei
vetri Leitz ad alta rifrazione/bassa dispersione; l'ossido di Tungsteno svolge
anche
la funzione secondaria di aumentare la trasmissione spettrale del vetro nel
settore
prossimo all'infrarosso; altri costruttori preferiscono utilizzare una quantità
inferiore
di "agenti di controllo", scegliendo di diminuire le quote di Lantanio
a favore dell'
ossido di Tantalio e Niobio, che svolgono un'azione simile a quella del Lantanio
ma
comportano meno rischi di devetrificazione anche se impiegati in quantità
massicce;
probabilmente la scelta dell'una o dell'altra opzione dipende anche dalla
capacità
del Produttore di reperire con maggiore facilità un ossido piuttosto che un
altro;
si tratta comunque di materiali estremamente costosi, soprattutto a questo
livello
di purezza (la raffinazione degli ossidi di Lantanio, Tantalio e Niobio è molto
difficile),
e considerando le percentuali in gioco non c'è dubbio che si tratti di vetro
"prezioso" !
Il vetro Leitz 820451 veniva prodotto partendo da 5kg di
materie prime per ogni fusione; le polveri
andavano collocate in un crogiolo di Platino alla temperatura di 1.300 - 1.350°
C e dopo la fusione
il valore veniva aumentato a circa 1.400° C per raffinare ed omogeneizzare il
composto; questa fase
comportava un'agitazione continua e veniva protratta per circa due ore,
spegnendo poi i bruciatori,
raffreddando l'impasto fino a 1.280° C e mantenendolo in continua agitazione; a
1.280° C l'agitazione
veniva sospesa e l'impasto veniva ulteriormente raffreddato fino a 1.200° C,
temperatura alla quale
veniva colato in stampi pre-riscaldati ed avviato al lento raffreddamento finale
a controllo computerizzato.
FINE UPGRADING 19/02/2009
la sezione meccanica del Summilux Aspherical, ricavata dal libretto d'istruzioni
originale
(Leica Camera GmbH)
lo schema ottico ufficiale del Summilux Aspherical, perfettamente coerente
con quello del prototipo di Watz mostrato in precedenza
(Leica Camera GmbH)
dal celebre PDF di Erwin Puts "Leica M lenses - their soul and secrets"
gli MTF del Summilux-M
35mm f/1,4 Aspherical, misurati a 5,10,20 e 40 ciclii/mm; da un lato appare
evidente come il
trasferimento di contrasto a diaframmi chiusi sia molto uniforme fino ai bordi e
su valori elevatissimi
già ad f/4, dall'altro ad f/1,4 i valori a 40 cicli/mm sono eccezionali, e
posti per la critica calotta
tangenziale su valori compresi fra 60% e 40% dal centro fin quasi ai bordi, una
prestazione che
molti obiettivi convenzionali sfoderano a malapena al vale ottimale di chiusura
(Erwin Puts)
L'obiettivo divenne rapidamente leggendario, fungendo da
naturale trendsetter e fornendo nuovo smalto all'immagine un po'
appannata del sistema M; naturalmente i leicisti desiderosi di metter mano su
questo gioiello erano molto più numerosi
rispetto alla produzione limitata prevista, anche se molti lamentavano il prezzo
davvero esagerato; fra il 1991 ed il 1993
questo primo step dello schema fu evoluto nella direzione di una maggior
economia di produzione in scala: infatti nel
frattempo si era resa disponibile una tecnologia per il rivestimento asferico
delle lenti con resine ottiche direttamente in
seno all'azienda, e la realizzazione di lenti asferiche concave non era più un
problema insormontabile; Watz tornò dunque
sui suoi passi, eliminando le due lenti asferiche convesse in favore di una
singola superficie asferica concava, ricavata sul
lato anteriore della lente singola posta subito dietro al diaframma, dando vita
al più economico Summilux-M Asph.,
immediatamente riconoscibile da quest'ultima abbreviazione e caratterizzato da
prestazioni simili, con sfumature minori;
l'obiettivo entrò in produzione nel 1994 col codice 11874 (versione nera) e
successivamente 11883 (finitura cromata)
ed 11859 (finitura titanio)
la sezione meccanica del nuovo Summilux-M 35mm f/1,4 Asph;
appare evidente
la derivazione stretta dal precedente Aspherical, con la variante della singola
superficie
asferica concava ricavata sul lato anteriore della quinta lente (molto
assottigliata
rispetto alla versione precedente)
(Leica Camera GmbH)
lo schema ottico del Summilux Asph.; il passaggio da due lenti asferiche molate
di precisione
ad una singola rivestita in resina contribuì ad abbattere significativamente i
costi finali
(Leica Camera GmbH)
gli MTF originali del Summilux Asph; queste letture sono calcolare mentre quelle
della versione Aspherical
sono misurate su un obiettivo reale, quindi il diagramma qui sopra è
leggermente ottimistico; si può dire che
i valori sono equivalenti, anche se c'è chi ha sempre sostenuto una leggera
prevalenza del vecchio modello
ad f/4-5,6-8, bilanciata da un contrasto leggermente superiore ad f/1,4 per la
seconda versione
(Leica Camera GmbH)
anche vignettatura e distorsione sono praticamente sovrapponibili a quelle del
primo modello
(Leica Camera GmbH)
una immagine bianconero ottenuta col Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical su T-MAX
400 ad f/8-11
con filtro rosso + polarizzatore e stampata su Tetenal TT Baryt Vario (crete
senesi, autunno 1999)
(Marco Cavina)
Concludendo, il Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical è una chiave
di volta nella progettazione degli obiettivi, e costituisce il
primo esempio concreto nel superamento del concetto Gauss simmetrico, evoluto
per 60 anni fino ai limiti oggettivi; la base
concettuale di questo obiettivo ha dato il la ad una nuova generazioni di
ottiche Leica-M, estremamente brillanti e performanti,
come il 24/2,8 Asph. ed il 35/2 Asph.; una ulteriore evoluzione del concetto,
mirata a contenere ulteriormente i costi eliminando
la lente aggiuntiva biconcava anteriore, ha dato origine agli splendidi
Summilux-M 50/1,4 Asph. e apo-Summicron-M 75/2 Asph.,
dove i margini di risparmio consentiti dalla lente asferica singola rivestita in
resina e dal singolo doppietto esterno (posteriore)
hanno permesso un ulteriore passo avanti nella resa ottica, rappresentato dal
sistema flottante, estremamente critico da realizzare
per i sistemi a telemetro; questo primo mattone della nouvelle vague è stato
dunque antesignano di un cambio generazionale,
prestazionale e concettuale: per la prima volta la resa ottica era ottimale
anche a piena apertura ed il diaframma di migliore
rendimento non era più il classico f/8 ma si spostava ad aperture via via
maggiori, garantendo prestazioni oggettivamente superiori
ed una qualità su tutto il campo in precedenza sconosciuta; nonostante la
produzione estremamente ridotta, al Summilux 35mm f/1,4
Aspherical spetta dunque di diritto un posto di rilievo fra le pietre miliari
nell'evoluzione dell'ottica fotografica, oltre ad un roseo
futuro sul piano meramente collezionistico.
la logica evolutiva del Gauss Leitz-Leica dal 1960 al 2000 (Marco Cavina)
1) Summilux-M 35/1,4: l'archetipo dei gauss Leitz asimmetrici; notare
l'ampia curvatura delle prime tre lenti richiesta dalla rifrazione dei
vetri disponibili all'epoca, non eccezionale
2) Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical: una evoluzione epocale come resa
ottica ed uniformità di resa, ottenuta con A) lo sdoppiamento della lente
anteriore e posteriore in doppietti collati con un elemento biconcavo e
B) con l'introduzione di due lenti asferiche convesse molate dal pieno;
queste modifiche sono responsabili di un notevole aggravio nei costi
3) Summilux-M 35mm f/1,4 Asph.: il primo step verso una riduzione dei
costi: la disponibilità della tecnologia di rivestimento con resine permette
di sostituire le due costose lenti asferiche convesse molate di precisione
con una singola lente asferica rivestita sulla superficie concava, lavorazione
troppo difficile con i metodi precedenti; restano i due costosi doppietti
esterni collati
4) Summicron-M 35/2 Asph: un secondo step evolutivo del nuovo Gauss
si evidenzia in quest'obiettivo: nuovi vetri hanno consentito di sostituire
il primo ed il terzo doppietto con due lenti singole di analogo potere
diottrico, eliminando due elementi, due operazioni di incollaggio e varie
molature delle superfici; rimane la singola superficie asferica per rivestimento
a profilo concavo sul lato anteriore della lente alle spalle del diaframma
5) apo-Summicron-M 75/2 Asph. e Summilux-M 50/1,4 Asph: una
analoga evoluzione dallo step 3 si evidenzia in questi obiettivi:
anche in questo caso il doppietto di lenti anteriore è sostituito da
una singola lente convergente (la focale in questo caso è maggiore),
eliminando una lente e l'incollaggio relativo; resta la classica lente
asferica concava posta dietro al diaframma mentre un ulteriore sviluppo
nella direzione della qualità è costituito dall'adozione di un sistema
flottante micrometrico asolidale per il doppietto posteriore; nella
versione 75mm, analogamente allo step 4, quello che in origine era
il terzo doppietto collato è sostituito da una lente singola, semplificando
ulteriormente la realizzazione
IL MARCOMETRO
Onore al coraggio di rimettere in discussione Summilux, il mito incarnato!
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