L'OBIETTIVO  NORMALE  PER  HASSELBLAD:

UNA  CARRELLATA  FRA  LE  VARIE  VERSIONI,

MOLTE  NOTE  ED ALTRE  SCONOSCIUTE



ABSTRACT

The Hasselblad standard lenses' group is much more extended than most people
could imagine: here you are the description of all the options, from early '50 to present days.

 

04/10/2007

 

Il normale per Hasselblad, importantissimo complemento del mito svedese, è argomento all'apparenza
banale ed ampiamente sviscerato, tuttavia esistono modelli e versioni poco note o sconosciute...
Spero che questa breve carrellata faccia luce su una trama un po' più complessa del previsto.

 

il normale per Hasselblad nel corso degli anni si è avvicendato in multiformi manifestazioni,
concetto chiaramente esemplificato da questo Planar 80mm f/2,8 C-T* nero in versione AA,
cioè munita di un servomotore per l'automatismo a priorità di tempo dotato di esposimetro
incorporato al Silicio, il tutto alimentato - in questo caso - dalle stesse batterie del corpo
macchina motorizzato (collezione Marco cavina)


Terminata la seconda guerra mondiale, Victor Hasselblad e le sue maestranze impostarono rapidamente
la loro prima, celebre fotocamera 6x6 civile, potendo contare su un grande know-how e su operai molto
ben addestrati durante il conflitto dalla produzione di autarchici meccanismi per orologi e di apparecchi
speciali per aerofotografia... Dalla produzione di orologi derivò il culto per la precisione, sottolineata da
quote meccaniche con specifiche a quattro decimali, e molte delle caratteristiche degli apparecchi per
fotografia aerea poterono confluire nella fotocamera che fu alla base del mito e del successo Hasselblad,
la 1600 F; Victor Hasselblad - esperto e famoso fotoamatore - era ben conscio che un apparecchio di
gran pregio era nulla senza un obiettivo di pari lignaggio, e si adoperò in tal senso, cercando di procurarsi
una dotazione ottica all'altezza della situazione; il giovane Victor vantava un apprendistato prebellico alla
Zeiss Jena con corollario di salde amicizie mantenute nel tempo, tuttavia a quel tempo la Zeiss era ancora
impegnata a risorgere dalle sue ceneri, sia nell'area a controllo sovietico che quella occidentale, ed il
nostro imprenditore dovette cercare giocoforza una soluzione temporanea, in attesa che il grande costruttore
tedesco rientrasse a regime; siccome la società Hasselblad rappresentava il brand Kodak sul territorio
svedese non ci furono difficoltà per ottenere i prestigiosi obiettivi Ektar in montatura Hasselblad, anche
se il prezzo di partenza ed il cambio sfavorevole portavano ad un considerevole aggravio finanziario...


Il Kodak Ektar 80mm f/2,8, il primo normale ufficiale Hasselblad

credits: picture WestLicht Photographica Auction

 

Il primo normale Hasselblad fu dunque un Kodak Ektar 80mm f/2,8, dotato di montatura in alluminio
satinato chiaro, trattamento antiriflessi, diaframma stop-down ed un particolare snapshot setting fra
f/5,6 ed f/8 cui corrispondeva una regolazione iperfocale sulla scala della messa a fuoco, per istantanee
colte al volo; si trattava di un obiettivo pregiato e di grande prestigio, ma il suo alto prezzo indusse
Victor Hasselblad ad affrettare i tempi nella ricerca di un sostituto più economico; furono realizzati degli
esperimenti con il Carl Zeiss Jena Biometar 80mm f/2,8 (progettato nel Settembre 1948), adattando
artigianalmente obiettivi nati per altri apparecchi, ma la resa ottica non era completamente soddisfacente
e le difficoltà ancora presenti per ottenere le garanzie di fornitura costante fecero soprassedere all'idea;
nel frattempo la Zeiss di Oberkochen, ancora vincolata al marchio Zeiss-Opton per questioni legali, rese
disponibile il Tessar 80mm f/2,8, un obiettivo di buona qualità che andò rapidamente a sostituire il più
costoso Ektar dopo circa 3.000 esemplari prodotti; lo Zeiss Tessar in montatura per hasselblad 1600 F
e 1000 F fu prodotto fra il 1951 ed il 1957 in 10.600 esemplari, in lotti sparsi compresi fra le matricole
587.701 e 1.838.282; di quest'obiettivo esistono due versioni: il primo tipo marcato Zeiss Opton e
prodotto fra il 1951 ed il 1953, ed il secondo tipo, marcato Carl Zeiss, montato fra il 1953 ed il 1957.

 

 

lo Zeiss Tessar 80mm f/2,8 nelle due varianti descritte: il primo è marcato Zeiss Opton ed il secondo Carl Zeiss;
entrambe sono trattate antiriflesso, richiedono la chiusura stop-down  ed alla stregua dell'Ektar dispongono di una posizione
con settaggio preferenziale fra f/5,6 ed f/8 marcata in rosso; per fornire una continuità estetica con la precedente produzione
anche il Tessar è rifinito in alluminio satinato con sbalzi godronati in rilievo simili a quelli dell'Ektar

credits:  pictures WestLicht Photographica Auction

 

Un ulteriore test improbatico finora pressochè sconosciuto è rappresentato dall'adozione in montatura
Hasselblad F di uno Schneider Xenar 75mm f/3,5, un tentativo testimoniato dal malconcio esemplare
illustrato nell'immagine a seguire e che non ebbe seguito commerciale, forse perchè Zeiss era nel frattempo
rientrata in possesso di tutto il suo potenziale produttivo e tecnico.

 

Lo Schneider Xenar 75mm f/3,5 - dotato di uno schema ottico analogo a quello del Tessar 80mm f/2,8 -
fu adattato in montatura Hasselblad: un prototipo che non ebbe seguito commerciale e che - a giudicare
dall'aspetto - non ha nemmeno ricevuto un trattamento particolarmente delicato... L'obiettivo presenta
una montatura più moderna, parzialmente rifinita in nero, ed una messa a fuoco minima ridotta ad appena 0,5m

credits: picture WestLicht Photographica Auction

 

A metà anni '50 alla Zeiss lavorarono molto sullo schema Planar, approntando in breve tempo sia le versioni
f/2 destinate al 24x36mm (Contarex in primis), sia le opzioni f/3,5 ad angolo allargato per le Rolleiflex 3,5F,
sia quello che sarebbe diventato il normale per antonomasia del sistema Hasselblad, quel Planar 80mm f/2,8
a sette lenti che fu prodotto anche in montatura Rolleiflex, Graflex, Linhof e Sinar e che in mezzo secolo di
storia ha saputo costruire una leggendaria reputazione in ogni ambito di impiego, missioni spaziali comprese;
l'obiettivo fu progettato da Johannes Berger e fu disponibile a partire dal 1957 con la nuova montatura Hasselblad
C, dotata di otturatore centrale Syncro-Compur della Deckel di Monaco; il primo esemplare di questa nuova gamma
è identificato dal numero di matricola 1.594.931.

Ecco in anteprima i dati relativi al progetto originale del Planar.

moderni vetri al Lantanio ed uno schema sofisticato consentirono di ottenere una grande planeità di campo
anastigmatico ed una risoluzione elevata ed uniforme: era nato il normale Hasselblad per eccellenza, un
cavallo da tiro che è parte integrante della mitica qualità d'immagine fornita dal "cubo" svedese...

 

Dal momento che si trattava di un obiettivo all'avanguardia sui tempi e dotato di una risoluzione
superiore a quella consentita dalle pellicole commerciali dell'epoca, Victor Hasselblad ci mise una
pietra sopra, e da allora il Planar 80mm fu il normale Hasselblad per antonomasia; naturalmente
l'immutabile nocciolo ottico fu di volta in volta trasferito in montature rinnovate e modificate alla
bisogna, fino a totalizzare una quantità di variabili, meglio esemplificate dal seguente schema.

 

 

La prima versione disponeva di una montatura in alluminio satinato chiaro con sbalzi in rilievo la cui foggia
riprendeva direttamente l'estetica dei precedenti Ektar e Tessar, e viene definita C-cromo non T*, dal momento
che l'ottica disponeva ovviamente dell'antiriflessi semplificato disponibile all'epoca; ad inizio anni '70 il nuovo
antiriflessi T* fu applicato alla gamma Hasselblad, e solamente dalla primavera all'autunno del 1972 gli obiettivi
Planar 80mm f/2,8 cromati ricevettero la miglioria, identificando la rara versione C-cromo T*




il Planar 80mm f/2,8 C-cromo T*, realizzato per pochi mesi prima di adottare una
più moderna finitura anodizzata nera

(picture: Marco Cavina)


Dopo questo brevissimo interregno la classica montatura C in alluminio fu anodizzata in nero, definendo
la terza opzione della serie, cioè il Planar C-nero T*, che rimase in produzione fino al 1982; da questa
versione derivarono due modelli molto speciali: il primo è un obiettivo destinato alle missioni spaziali
della NASA ed è caratterizzato dall'aggiunta di prese di forza sovradimensionate per agevolare l'azionamento
con spessi guanti, il secondo viene definito AA (Automatic Aperture) oppure, dal laboratorio italiano LTR,
CAD (Controllo Automatico Diaframma): si tratta di un obiettivo con ghiere modificate e dotato di una
scatola che contiene un servomotore ed un esposimetro al silicio e che permette all'obiettivo di determinare
autonomamente i valori di esposizione col metodo a priorità di tempi; si tratta di obiettivi rari, prodotti in
poche decine di esemplari per il Planar-NASA e circa 1000 pezzi per il Planar-AA; la versione NASA
fu realizzata anche prima del passaggio da C-cromo a C-nero, sicchè esistono modelli privi di T* (come
quello della foto che seguirà) anche se la finitura - come da specifiche NASA - è sempre nera.

 

il classico Planar C-nero T*, prodotto fra il 1972 ed il 1982 ed ancora estremamente diffuso

credits: picture Foto Dozzese Collection

 

 

i due Planar 80mm speciali derivati dal tipo C: la versione NASA, dotata di montatura modificata e prese di forza
ausiliarie, e la versione AA, munita di "scatola nera" con motore ed esposimetro non TTL incorporato che permette
l'automatismo a priorità di tempi, col servomotore che ruota fisicamente la ghiera del diaframma; l'obiettivo poteva
essere acquistato direttamente dall'importatore così come si poteva upgradare il proprio Planar convenzionale tramite
un apposito kit di trasformazione, applicabile presso il laboratorio di assistenza autorizzato dalla Casa; la ghiera frontale
veniva sostituita ed il numero di matricola originale Zeiss cedeva il passo ad una numerazione speciale, che nel caso
dell'80mm AA iniziava da B 10.001; c'è da notare che la versione NASA non dispone di antiriflessi T* (è stato
prodotto prima del 1970), ma la sua finitura è comunque nera in ottemperanza alle specifiche richieste.

 

Col passare degli anni la montatura C cominciò a mostrare una vistosa obsolescenza estetica e gli utenti d'altro
canto dovevano convivere con certe idiosincrasie congenite: ad esempio, i pregiati elicoidi di bronzo indurito
erano montati con tolleranze molto ristrette e l'accentuata inclinazione dei filetti portava ad un comando molto
duro da maneggiare, al punto da trovarsi le dita doloranti dopo la "lotta" contro le aggressive godronature della
ghiera, ed anche le apposite leve plastiche di messa a fuoco rapida, un espediente creato in corsa per fronteggiare
il problema, si rompevano facilmente a causa dello sforzo richiesto; altre lamentele arrivavano dal sistema di
accoppiamento meccanico fra tempi e diaframmi, che da un lato consentiva di regolare questi ultimi solamente
sul mezzo valore, e dall'altro era dotato di un dispositivo di disingaggio davvero poco pratico e veloce....

Questo sistema si rendeva necessario perchè il pentaprisma esposimetro Hasselblad non era accoppiato all'ottica
ma forniva solo una lettura in EV che andava riportata su un'apposita scala dell'obiettivo (visibile in colore rosso
nella foto dell'80mm AA) ruotando una delle due ghiere; a questo punto - sfruttando l'accoppiamento meccanico
fra tempi e diaframmi - era possibile scegliere la coppia equivalente più consona alle nostre esigenze... In realtà
la stragrande maggioranza degli utenti misurava l'esposizione separatamente e quest'accoppiamento costituiva
solo un impiccio; ulteriori critiche riguardavano il comando di chiusura stop-down del diaframma, sottodimensionato
e duro al punto da causare talvolta dolore fisico all'azionamento, e la fragilità della presa di sincronizzazione per il
flash, sovente danneggiata da piccoli urti involontari...

Alla Zeiss erano ben consci di queste lamentele, così come del prezzo sempre più elevato degli otturatori Compur;
dal momento che lo Zeiss Stiftung poteva vantare una partecipazione azionaria anche nell'azienda concorrente,
la Gauthier di Calmbach, decise di adottare il più economico ma anche più durevole otturatore Prontor, progettando
nel contempo una montatura più moderna e piacevole, che faceva tesoro dei suggerimenti dettati dall'esperienza
sul campo e degli stilemi estetici utilizzati nella nuova gamma di obiettivi F per Hasselblad 2000 a tendina, presentati
a metà degli anni '70; questa nuova generazione di Planar 80mm vide la luce con la gamma CF del 1982, obiettivi
dotati di ghiere più morbide e sovradimensionate, di presa sincro rinforzata e di un otturatore facilmente disattivabile
per utilizzarli sui nuovi corpi della serie 2000 (dotati di otturatore proprio), da cui la sigla CF.


Il Planar 80mm in montatura CF, presentata nel 1982; notare la presa sincro-flash rinforzata e le ghiere
con prese di forza sovradimensionate, così come la leva per la chiusura manuale del diaframma

crfedits: picture Foto Dozzese Collection


Durante la parabola commerciale del Planar 80mm CF furono realizzate alcune Hasselblad celebrative
con finiture di lusso (parti dorate e rivestimento in pelli pregiate), ed anche l'obiettivo fu coerentemente
rifinito placcando in oro le baionette anteriori.

 

Il Planar CF in versione "gold", dotazione standard di alcune Hasselblad celebrative

credits: picture WestLicht Photographica Auction

 

Per venire incontro alle esigenze di budget dei giovani fotografi, l'Hasselblad realizzò un
modello entry-level denominato 501C, priva di fronzoli ma in grado di fornire risultati
equivalenti a quelli dei modelli superiori; per contenere il prezzo anche il Planar 80mm
f/2,8 CF fu leggermente semplificato nella meccanica, eliminando ad esempio il pulsante
che permetteva l'accoppiamento delle ghiere tempo/diaframma; questa versione più
economica era identificata da una lettera "C" sulla ghiera frontale.

Negli anni '90 alla Zeiss svilupparono avanzatissime tecnologie di passivazione dei riflessi
interni al barilotto, grazie a studi messi in atto per migliorare la gamma di obiettivi cinematografici;
queste migliorie furono applicate al Planar 80 assieme ad un nuovo design per le parti in gomma e
le prese di forza, configurando l'ulteriore versione CFE, dotata fra l'altro di contatti elettrici databus
per lo scambio dati (ad esempio, il valore di diaframma impostato), necessari ai moderni corpi con
esposimetro incorporato oppure previsti per il digitale (per citarne una, la 503CWD)

 

il Planar 80mm f/2,8 CFE dispone di migliorate passivazioni interne (realizzate con minuscoli
fiocchi di poliestere nero elettrodeposti) e dei contatti databus per l'interfaccia con i corpi serie
200 (dalla 205TCC in poi) e con quelli destinati al digitale

credits: picture Hasselblad

 

Come accennato, a metà anni '70 fu impostata una nuova gamma di obiettivi Zeiss Hasselblad, privi di
otturatore centrale e destinati al nuovo modello 2000 FC, voluto fortemente da Victor Hasselblad in
persona un po' per rinverdire i fasti della sua idea originale (la 1600 F con otturatore a tendina capace
di 1/1600"), un po' per consentire di congelare l'immagine anche con lunghi tele (il nuovo apparecchio
era capace di 1/2000" a fronte di 1/500" permesso dai modelli con obiettivi C), un po' per consentire
alla Zeiss di progettare obiettivi più luminosi ed arditi, svincolandoli dalla "strozzatura" dell'otturatore
centrale... In alternativa al nuovo e costoso Planar 110mm f/2, sovente visto come una focale ibrida e
poco sfruttabile, il classico normale per la nuova 2000 FC fu ancora una volta l'affidabilissimo Planar
80mm f/2,8, vestito in una snella montatura con messa a fuoco minima ad appena 0,6m ed un atipico
attacco anteriore B50 (come per gli obiettivi C); quando nel 1982 fu presentata la gamma CF, dotata di
un attacco anteriore standard B60, fu realizzato e fornita a corredo un anello adattatore che uniformava
il passo di questo Planar 80, definito comunemente "F".

Il Planar 80mm f/2,8 F, nato per la nuova Hasselbad 2000 FC con otturatore a tendina,
è privo di otturatore centrale e si presenta in una montatura moderna, pulita e con
parti gommate che fungerà da riferimento anche per l'estetica dei futuri Zeiss CF;
il gruppo ottico adottato è identico a quello delle precedenti versioni, ma l'assenza di
otturatore ha consentito la riduzione della messa a fuoco ad appena 0,6m; è ancora presente
la scala dei valori EV, ma in questo caso il pulsante di accoppiamento agisce direttamente
sulla ghiera dei tempi presente nel corpo macchina e coassiale al bocchettone portaottiche,
una soluzione analoga a quella dei corpi Nikkormat ed Olympus OM.

credits: picture WestLicht PhotograPhica Auction

 

Con l'avvento dei nuovi corpi con esposimetro incorporato, a partire dalla costosissima 205TCC
degli anni '90, il Planar F fu aggiornato con l'aggiunta dei contatti databus per informare il corpo
macchina riguardo al valore di diaframma adottato; questa nuova generazione di Planar venne
definita F-TCC (e successivamente FE) e presentava sul lato sinistro due linee parallele serigrafate
in blu aviatore Hasselblad e che rappresentano il marchio convenzionale di tutti gli accessori
Hasselblad compatibili con questa nuova generazione di apparecchi; le nuove versioni  sono anche
dotate di montatura anteriore modificata e provvista di attacco standard B60.

 



i nuovi Planar 80mm F-TCC ed FE dispongono di montatura anteriore
normalizzata a B60 e di contatti di dialogo databus, l'ennesima versione
del multiforme ed intramontabile Planar 80mm f/2,8.

credits: picture Foto Dozzese Collection

 


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