SPECIALE HASSELBLAD
ARTICOLO n° 3
I PRIMI
OBIETTIVI KODAK E ZEISS (1948-1957)
ANTECEDENTI ALLA SERIE ZEISS "C"
E DESTINATI ALLE HASSELBLAD 1600F E 1000F
ABSTRACT
The original focal-plane shuttered Hasselblad bodies delivered between
1948 and 1957 (the famous 1600F and 1000F) had a matching series
of non-shuttered lenses; in the first years these objectives were supplied
by Kodak (whose products' distribution in Sweden was covered by the
Hasselblad family since decades, assuring a friendly partnership between
Viktor Hasselblad and the Rochester's management); in early '50s, when
the newly estabilished Carl Zeiss in West Germany became fully operational,
expensive Ektars let the field to the famed german lenses, starting a duetto
that
became mythical and assured sparkling pictures; in this page I share the results
of a patien research, showing unprecedented optical formulas and data about
both Kodak and Zeiss pre-C lenses, also adding the original MTF and some
interesting comparison with other Zeiss lenses of the same era or that followed
the former model; my intention was to rebuild the path and give you a sharp
overview about this row of vintage and famous lenses.
18/04/2009
La stragrande maggioranza degli amatori e dei fotografi professionisti ha una
conoscenza
abbastanza articolata del sistema Hasselblad V, sia per esperienza diretta d'uso
sia per
il grande interesse collettivo che da sempre accompagna la produzione made in
Gothenburgo;
è altrettanto vero, d'altronde, che per molti questa confidenza retroattiva si
ferma
all'anno 1957, quando un vero terremoto troncò i ponti con la produzione
precedente e
si decise di spostare l'otturatore dal piano focale dell'apparecchio
all'obiettivo, lanciando
il celebre modello Hasselblad 500C e la corrispondente serie di obiettivi Zeiss
tipo "C",
ciascuno dei quali era dotato di un proprio otturatore centrale Synchro-Compur.
In realtà, a quei tempi, il sistema Hasselblad era già
consolidato ed apprezzato (specialmente
negli States) e la stessa Hasselblad 500C non nasceva dal nulla ma era un
naturale punto di
arrivo, l'evoluzione di un sistema che era nato dall'esperienza bellica con le
fotocamere per
aerofotografia fornite all'Aeronautica svedese e la cui prima fotocamera civile
era stata
presentata e lanciata sul mercato già nel 1948; in particolare, dal 1948/49 al
1953 venne
prodotto il modello 1600F (con otturatore sul piano focale in acciaio Sandvik
capace di
1/1600", almeno in teoria), e dal 1953 al 1957 il modello 1000F (con
massima velocità
di otturazione ridotta ad 1/1000" per guadagnare affidabilità); questa
serie di apparecchi
realizzati nei 9 anni che precedettero il big-bang della 500C con otturatore
centrale erano
ovviamente supportati da una gamma di ottiche, caratterizzate da un attacco a
baionetta
differente rispetto a quello poi adottato nel 1957, dall'adozione di un comando
manuale
del diaframma (stop-down) e ovviamente dall'assenza di otturatore centrale;
proprio
queste ottiche, ormai obsolete, rare e sconosciute ai più, solo l'oggetto
dell'approfondimento
odierno, che si avvale dei frutti di una lunga e paziente ricerca che mi
permette di condividere
dati ed informazioni mai divulgate prima.
Immagini a colori provenienti dal manuale d'istruzioni della
prima Hasselblad,
la 1600F, in un'edizione del 1951; queste diapositive sono state realizzate
con i primi obiettivi disponibili a corredo, i Kodak Ektar, e sono interessanti
perchè vennero realizzate impiegando tutte e quattro le focali, compreso il
grandangolo Wide-Field-Ektar 55mm f/6,3 ed il tele lungo Ektar 254mm f/5,6,
due obiettivi che rimasero allo stadio di prototipo o poco più e che vennero
prodotti e commercializzati in quantità ridottissime; a rendere ancora più
eccezionali queste immagini va annotato che l'autore è Ansel Adams, celeberrimo
interprete del paesaggio americano e simbolo stesso della stampa bianconero
fine-art, che su commissione di Kodak fece uno strappo alla regola e mise alla
prova i quattro Ektar che la casa di Rochester aveva messo a disposizione
del partner svedese; gli scenari delle immagini sono scorci inconfondibili dello
Yosemite, dove Adams ambientò molti dei suoi capolavori bianconero.
credits: pictures Hasselblad AB
Nell'immediato dopoguerra, abbandonate le commesse legate alle esigenze
autarchiche di una
Svezia neutrale ma assediata, Viktor Hasselblad e le sue maestranze concepirono
e portarono
in breve tempo alla soglia della produzione di serie la prima fotocamera 6x6cm
civile, e nel
frattempo venne affrontato lo spinoso problema legato alla fornitura di
obiettivi, per i quali
era richiesta una qualità ottica e meccanica molto elevata e all'altezza del
corpo macchina.
La prima intenzione di Viktor Hasselblad fu quella di adottare ottiche Carl
Zeiss, sia per
la loro indiscussa qualità sia per i buoni rapporti che egli stesso aveva
intrecciato durante
degli stages svolti in gioventù presso la Zeiss Jena, ma il nucleo storico era
ormai nell'area
a controllo sovietico e la Zeiss occidentale, nel frattempo creata ed insediata
provvisoriamente
presso lo stabilimento Kollmorgen di Coburg, non era ancora in grado di
garantire una fornitura.
Viktor Hasselblad calò quindi il secondo asso a sua disposizione: la famiglia
Hasselblad, dedita
al commercio da generazioni, curava la distribuzione dei materiali Kodak sl
territorio svedese da
vari decenni, ed i rapporti col management di Rochester erano eccellenti; fu
quindi facile ottenere
una fornitura dei prestigiosi (ma costosissimi) Kodak Ektar per la nuova 1600F,
ed in tempo per
la presentazione del 1948 furono definiti quattro obiettivi: un grandangolare
Wide-Field-Ektar
55mm f/6,3, il normale Ektar 80mm f/2,8, un corto teleobiettivo Ektar 135mm
f/3,5 ed un tele
di maggiore potenza Ektar 254mm f/5,6, la cui focale deriva ovviamente dalla
misura originale
americana di 10". Ecco un'immagine d'insieme dei quattro obiettivi tratta
da uno dei primi manuali
d'istruzione della 1600F, risalente a fine anni '40: in realtà i grandangolo da
55mm f/6,3 ed il tele
da 254mm f/5,6 furono prodotti in piccolissima serie ed oggi sono quasi
introvabili.
I quattro obiettivi Kodak Ektar destinati alla 1600F; sono tutti rifiniti in
alluminio
satinato, dispongono di un diaframma manuale a preselezione ed esibiscono
un attacco a baionetta particolare, differente da quello a noi tutti noto; la
messa
a fuoco minima era di 1m per il 55/6,3, di 0,5m per l'80/2,8, di 1m per il
135/3,5
e di circa 2,25m per il 254/5,6 (esattamente 7' 4"); inizialmente la
produzione
della 1600F procedette a rilento, aggiornando i corsa i piccoli difetti di
gioventù,
e la maggioranza di questi corpi fu spedita negli States, sicchè anche
moltissimi
obiettivi Ektar non lasciarono mai il paese d'origine, dove venivano accoppiati
ai corpi macchina provenienti dalla Svezia e commercializzati sul posto; per
tale
ragione quasi tutti i Kodak Ektar per Hasselblad presentano una scala delle
distanze graduata in piedi, e solo una minoranza di queste ottiche venne spedita
a Gotheborg per essere commercializzata direttamente dall'Hasselblad sul
mercato europeo, presentando quindi una scala in metri.
credits: picture Hasselblad AB
Un Ektar 80mm f/2,8 smontato dal corpo macchina ostenta
orgogliosamente la denominazione Made
in USA, e all'epoca ne aveva ben d'onde: la Kodak di Rochester poteva contare su
grandi progettisti
ma soprattutto su chimici di primissimo valore e numerose vetrerie nell'indotto
di Rochester che le
consentivano di utilizzare vetri ottici avanzatissimi, materiali che la stessa
Zeiss all'epoca non trovava
nel listino Schott; nella parte anteriore di questo esemplare (un raro modello
"esportazione" con
la scala graduata in metri) potete notare una sigla alfanumerica la cui logica
funzionale fu introdotta
in Kodak intorno al 1939-40: la prima delle due lettere identifica il modello di
obiettivo (E sta per
Ektar) mentre la seconda lettera sta ad indicare l'anno di produzione, secondo
questa sequenza:
C A M E R O S I T Y
1 2 3 4 5 6 7 8 9 0
In questo caso la lettera "S" sta per 7, quindi
1947, anno antecedente al lancio
del sistema, ed anche la numerazione 0000 conferma che si tratta di un prototipo
di preserie utilizzato per le foto di rito ad uso brochure e manuali; il logo
che segue
i quattro zeri è una "L" cerchiata che sta per "Lumenized",
marchio registrato dalla
Eastman Kodak Co. ed utilizzato per indicare gli obiettivi trattati
antiriflesso, una
tecnologia nella quale la Kodak stessa era all'avanguardia e che aveva
sperimentato
già a fine anni '30; infine, è senz'altro possibile che l'analogo codice
alfanumerico
basato sulla chiave "VHPICTURES" poi adottato per tutti i corpi
macchina Hasselblad
sia stato ispirato proprio dal sistema Kodak appena descritto.
L'obiettivo grandangolare da 55mm f/6,3 appartiene alla gamma
dei Wide-Field-Ektar, ottiche
che ad f/22 garantiscono 80° di campo, in questo caso non completamente
sfruttati per garantire
una copertura omogenea sia a diaframma completamente aperto che chiuso; questa
serie di ottiche
utilizzava uno schema doppio Gauss a 4 lenti tutte spaziate ad aria, simile al
Topogon, con lenti
asimmetriche per migliorare la correzione; quest'ottica, come tutti gli Ektar
per Hasselblad, era
completamente corretta per il colore e specificamente per l'aberrazione
cromatica laterale; l'ottica,
presentata nel 1948, è stata calcolata originariamente da Max Reiss fra il 1945
ed il 1946, e nel
progetto originale le focali ed i formati erano superiori, poi ridotti alla
bisogna per il 6x6 Hasselblad;
ecco l'inedito schema ottico con tutti i relativi parametri tecnici.
Lo schema ottico del Kodak Wide-Field-Ektar 55mm f/6,3 per
Hasselblad,
mai visto prima, si basava su uno schema a 4 lenti contrapposte a coppie e
spaziate ad aria, come nello Zeiss Topogon di Richter; si può notare come
Reiss abbia aggiunto delle asimmetrie per assecondare la correzione delle
aberrazioni, confermate anche dalla dispersione dei due vetri esterni,
leggermente differente pur in presenza di indici di rifrazione identici; un
elemento molto importante e praticamente ignoto è in relazione allo
spazio retrofocale libero: quest'obiettivo è un grandangolare non retrofocus
e la distanza utile fra la superficie della lente posteriore ed il piano focale
è di appena 0,9025 . F, cioè 49,64mm, assolutamente insufficienti per
consentire l'utilizzo dello specchio reflex: infatti, il Wide-Field-Ektar 55mm
f/6,3 andava inserito previo sollevamento manuale dello specchio (un po'
come avveniva per il Biogon 21mm f/4,5 sulla Contarex "Cyclope"), la
messa a fuoco era a stima e l'inquadratura veniva supportata da un
apposito mirino esterno, un accessorio praticamente sconosciuto e mai
visto di recente ad aste e mercati. Come già ribadito, quest'ottica fu
prodotta in pochissimi esemplari, ed oggi è rarissima quanto interessante:
fu il primo, vero grandangolare per Hasselblad e sia il marchio d'origine
che il particolare schema ottico la rendono una vera chicca per amatori.
L'obiettivo normale, il Kodak Ektar 80mm f/2,8, fu prodotto
fra il 1948 ed il 1950
in 3.641 esemplari, 3.280 dei quali nel solo 1948 (ringrazio Rick Nordin per
questa
preziosa informazione); in questa immagine la "L" cerchiata ad
indicare il trattamento
antiriflessi Lumenized è molto evidente, mentre il codice alfanumerico indica
che l'obiettivo
è il 338° esemplare costruito nel 1949, cioè TEORICAMENTE il 3.618° su 3.641
prodotti.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Un altro Ektar 80mm f/2,8 con matricola alfanumerica
"anomala": risulterebbe
infatti essere il 2.421° esemplare costruito nel 1949, ma se 3.280 furono
prodotti
nel 1948 su un totale di 3.641 pezzi complessivi.... semplicemente i conti non
tornano!
Credo che il riferimento alla produzione complessiva di 3.641 esemplari sia
corretto,
quindi è possibile che i 3.280 pezzi siano stati costruiti nel 1949 E NON nel
1948.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Riguardo allo schema ottico dell'Ektar 80mm f/2,8, il quadro è molto complesso
e
confuso, ed ho cercato per quanto possibile di mettere in chiaro la situazione:
pare
che i primissimi esemplari di Ektar 80mm f/2,8 si uniformassero ad uno schema
tipo Tessar
a 4 lenti in 3 gruppi basato su un progetto del 1941 di Maximilian Herzberger e
Harvey Hoadley con luminosità f/2,5 e trasmissione effettiva T=2,8; ecco lo
schema estratto dal progetto originale.
Lo schema ed i relativi parametri di quello che dovrebbe (il
condizionale è d'obbligo) essere
il nocciolo ottico dei primissimi Ektar 80mm f/2,8 commercializzati; lo stesso
Rick Nordin
riferisce che alcuni di questi primi esemplari risulterebbero oggi radioattivi,
e questo dato
è calzante perchè l'ultimo elemento dello schema è stato realizzato con un
vetro ottico
progettato da due grandi chimici della Casa di Rochester, Leon Ebelin e Paul De
Paolis,
caratterizzato da un rapporto fra rifrazione (1,755) e dispersione (47,2)
eccezionale per
l'epoca (i primi anni '40), ottenuto con abbondante uso di ossido di Torio; un
vetro analogo
è responsabile della radioattività dei famosi Kodak Aero-Ektar, molto attivi
anche per la
notevole massa delle loro enormi lenti; ecco la composizione chimica del vetro
755472
adottato nello schema appena illustrato.
Il vetro 755472 adottato nello schema tipo Tessar di
Herzberger ed Hoadley
non bada a spese: 28% di ossido di Lantanio e 18% di costosissimo ossido di
Tantalio; sopratutto, va evidenziato l'impiego di un 12% di ossido di Torio, che
col conosciuto decadimento in Tallio produce emissioni Gamma di una certa
entità, responsabili anche delle modificazioni metamittiche nella struttura del
vetro e del conseguente ingiallimento nel tempo.
In una fase imprecisata della produzione lo schema ottico fu sostituito con una
versione a 5 lenti
calcolata fra il 1940 ed il 1941 dal celebre progettista Fred Altman; non ci è
dato di sapere se
il passaggio fu dovuto alla ricerca di migliori prestazioni e se la scelta
iniziale del tipo Tessar
fosse stata suggerita dal tentativo di contenere i costi, visto l'altissimo
controvalore che all'epoca
caratterizzava la valuta statunitense... Ecco lo schema ottico della versione
definitiva, a sua volta
protagonista di un'ulteriore spigolatura...
Lo schema ottico definitivo dell'80mm f/2,8 per Hasselblad
1600F è un classico
"tipo Ektar" a 5 lenti, accreditato dalla tradizione popolare di
un'eccellente potere
risolutivo; secondo Rudolf Kingslake, celebre progettista di obiettivi, alla
Kodak
era prassi comune ricavare ottiche con focali leggermente diverse rispaziando le
lenti dell'obiettivo base, una procedura che in questo tipo Ektar non
pregiudicava
le prestazioni; lo stesso nucleo di tre lenti (due doppietti ed una lente
singola)
avrebbe dunque dato vita al 105mm f/3,7 della Speed Graphic 6x9, al 100mm f/3,5
della famosa Kodak Medalist, accreditato di eccellente resa ottica, ed
infine anche
all'80mm f/2,8 fornito in montatura Hasselblad.
Il secondo obiettivo Kodak per Hasselblad ad essere prodotto
in quantitativi di una certa rilevanza
fu il corto teleobiettivo Ektar 135mm f/3,5, che sarebbe stato realizzato in
1.787 esemplari, 1.512
dei quali nel 1949 e - curiosamente - altri 275 addirittura nel 1957, quando
veniva lanciato il
modello 500C per ottiche Zeiss "C", dotato di un attacco incompatibile
coi precedenti obiettivi...
Il Kodak Ektar 135mm f/3,5: questo esemplare è il 1.499° su
1.512 prodotti
nel 1949; si può notare la finitura satinata, il sistema di comando del
diaframma
a preselezione ed il trattamento antiriflessi; la messa a fuoco minima ad 1
metro
(40" sull'esemplare) garantiva buoni close-up del volto; purtroppo non sono
stato
in grado di reperire alcun progetto o schema relativo al suo nocciolo ottico,
che
- almeno per adesso! - resta un mistero.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
L'obiettivo di focale maggiore della dotazione Ektar per
Hasselblad, il 254mm f/5,6, fu
calcolato all'inizio del 1946 da Fred Altman (finalmente tornato a progetti
"civili" dopo
un'orgia di sistemi ottici ad uso militare) in collaborazione con Rae Wylard
McIntyre;
quest'obiettivo. dopo un atto di presenza simbolico nelle rassegne stampa e sui
manuali,
non ha praticamente raggiunto il mercato, ed è estremamente raro.
Il barilotto dell'Ektar 254mm (10") f/5,6 è lungo,
slanciato e privo di sbalzi; l'ottica illustrata
porta la matricola EI 0002, cioè il secondo esemplare realizzato nel 1948, il
che conferma
la produzione in serie molto ridotta; lo stesso obiettivo presenta la scala
graduata in metri,
d è possibile che sia stato fornito all'Hasselblad come campione da mostra
utilizzato durante
la presentazione del sistema alla stampa specializzata; ecco il suo inedito
schema ottico con
i relativi parametri.
credits: picture Hasselblad AB
Lo schema ottico dell'Ektar 254mm f/5,6 ricalca una struttura
nota come
"telescope lens" perchè è stata utilizzata spesso per la fotografia
astronomica
e si basa su uno schema a tripletto molto spaziato nel quale il menisco
biconcavo
centrale è stato sostituito da un tripletto acromatico; uno schema analogo, con
lenti
realizzate in Quarzo con l'eccezione dell'elemento centrale del tripletto, in
Fluorite,
è stato impiegato per fotografie multispettrali in luce UV; specificamente, sia
la
Zeiss prima e durante il conflitto che il GOI di Leningrado realizzarono ottiche
di
questo tipo; lo spazio retrofocale utile è pari a 0,737 . F, ovverosia ben
187,2mm.
Due bellissimi corredi d'epoca con in dotazione i due
obiettivi Kodak Ektar
effettivamente prodotti in serie: l'80mm f/2,8 ed il 135mm f/3,5.
credits; pictures Westlicht Photographica Auction - Wien
Le ottiche Kodak Ektar furono commercializzate fra il 1948 ed il 1952; proprio
nel 1951-52
i primi obiettivi della Carl Zeiss Oberkochen, ancora denominata Oberkochen
Opton per
questioni legali irrisolte con la Zeiss Jena, si affiancarono gradualmente nel
sistema e nelle
brochure, fino a sostituire completamente le realizzazioni Kodak.
Le ottiche Zeiss Opton - Carl Zeiss realizzate per il sistema Hasselblad F
furono cinque:
un Distagon 60mm f/5,6, un Tessar 80mm f/2,8, un Sonnar 135mm f/3,5, un Sonnar
250
mm f/4 ed i primi ed oggi rari esemplari di Sonnar 250mm f/5,6 in montatura
semplice,
senza otturatore, l'unico a sopravvivere all'estinzione del 1957 e a passare
indenne nel
corso degli anni attraverso le varie montature successive: C, CF, CFi.
Il Distagon 60mm f/5,6 è una pietra miliare nella storia
dell'ottica, perchè se da un lato lasciava
qualcosa come copertura angolare rispetto al precedente Wide-Field-Ektar (60mm
contro 55mm)
dall'altro offriva un'apertura leggermente superiore (f/5,6 contro f/6,3) e -
soprattutto - utilizzava
un rivoluzionario schema retrofocus che permetteva il regolare esercizio con lo
specchio in posizione
tradizionale, con tutti i vantaggi facilmente intuibili. La nuova montatura
degli Zeiss per Hasselblad F
abbandonava la finitura completamente satinata dei precedenti Ektar, proponendo
abbondanti settori
laccati in nero, una finitura decisamente più moderna, aggressiva ed
accattivante; il Distagon 60mm
f/5,6, definito dal codice Zeiss 10 41 02, focheggiava fino a 50cm dal piano
focale ed utilizzava un
nuovo tipo di tappo anteriore a pressione, con bordo rialzato (i tappi destinati
ai primi Kodak Ektar
erano in metallo lucido e l'unico sbalzo era rappresentato dalla magnifica
"V" alata del marchio Hasselblad).
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Il profilo in sezione del Distagon 60mm f/5,6 tradisce
l'adozione del rivoluzionario
schema retrofocus, evidenziato dal menisco anteriore.
credits: drawing Carl Zeiss
Lo schema ottico del Distagon 60mm f/5,6 fu progettato da
Guenther Lange nel 1954;
ricordo che il sistema Hasselblad 1600F fu lanciato nel 1948 e gli utenti
dovettero quindi
attendere diversi anni prima di accedere ad un vero grandangolare realmente
disponibile
sul mercato, vista la minima quantità di Ektar 55mm prodotti... E' interessante
notare che
il "nocciolo" base è molto simile a quello del Sonnar 135mm f/3,5 che
lo stesso Lange
aveva progettato e deliberato meno di 100 giorni prima, modificato con
l'aggiunta del
menisco anteriore che consentiva di aumentare l'angolo di campo pur mantenendo
uno
spazio retrofocale sufficiente al movimento dello specchio: si tratta di una
progettazione
molto diffusa agli albori dello schema retrofocus, facilmente individuabile, fra
gli altri,
anche nel Takumar 35mm f/3,5 o nel Nikkor-S 35mm f/2,8. Le quote del progetto
originale sono esattamente 59,5mm f/5,59.
Gli MTF originali Zeiss misurati in condizioni standard (@
10,20,40 cicli/mm) sul Distagon 60mm f/5,6
rivelano una fortissima ottimizzazione sull'asse, una forte caduta a metà
diagonale, un recupero a 3/4 di
campo ed il flesso definitivo ai bordi; si tratta di prestazioni tipiche per gli
schemi retrofocus della prima
ora: a conferma riporto a seguire gli MTF misurati con al stessa modalità sul
Distagon 55mm f/4 montato
sulla Rolleiflex TLR Weitwinkel: pur nell'ambito di prestazioni leggermente
superiori l'andamento sul
campo è simile.
Gli MTF del Distagon 55mm f/4 tipo 10 41 37 montato sulla
Rolleiflex biottica
grandangolare, un altro retrofocus Zeiss molto datato, replica il comportamento
del Distagon 60mm f/5,6 Hasselblad F.
L'ottica normale che prese il posto dell'Ektar 80mm f/2,8 fu uno Zeiss Opton
Tessar 80mm f/2,8;
va detto che l'ultima versione di Ektar a 5 lenti forniva prestazioni
decisamente elevate e si può
ritenere che questo cambio sia stato l'unico a portare un detrimento di resa
rispetto al modello
precedente: il Tessar 80mm f/2,8 non è infatti mai stato un modello
particolarmente apprezzato
dall'utenza, che trovava nella versione f/3,5 una grinta sull'asse ben
superiore.
Uno dei primi Zeiss Tessar 80mm f/2,8 forniti in attacco
Hasselblad F; notare la "T" di colore
rosso che indica il trattamento antiriflessi; in questo unico caso la livrea
dell'obiettivo è rimasta
interamente satinata ed analoga a quella del precedente Kodak Ektar.
credits. picture Westlicht Photographica Auction - Wien
la sezione del Tessar 80mm f/2,8 rivela fin dal primo colpo
d'occhio
l'inconfondibile profilo del celebre obiettivo.
credits: drawing Carl Zeiss
Questa versione del Tessar f/2,8 da 80mm, evidenziata dal
codice
Zeiss 10 02 16, fu ricalcolata da due mostri sacri di casa Zeiss,
Guenther Lange e Robert Richter: grandissimo progettista degli anni '30
il secondo e nuovo astro nascente il primo; la nobiltà dei natali viene
esaltata anche dall'adozione di moderni vetri al Lantanio ad alta
rifrazione/bassa dispersione, come l' LAK9 della prima lente e
l' LAF3 utilizzato nell'ultima: purtroppo nè la genialità dei progettisti
nè l'adozione degli ultimi strilli dalla vetreria garantiranno
risultati eccezionali...
l'MTF del Tessar Hasselblad 80mm f/2,8 codice 10 02 16 ricalca
l'andamento tipico dei
moderni Zeiss Tessar f/2,8, con l'asse del fotogramma che plafona ai valori di
piena apertura
per un vistoso spostamento di fuoco introdotto dalla diaframmazione; in questo
caso, anche
ad f/8 le zone del campo veramente buone sono abbastanza circoscritte; ho
riportato anche
gli MTF originali Zeiss del Tessar 75mm f/3,5 montato sulla Super-Ikonta IV e
sulla Rolleiflex
biottica T, identificato dal codice Zeiss 10 02 07: purtroppo un confronto ad
armi pari non
è possibile perchè quest'ultimo obiettivo è stato inspiegabilmente testato a
piena apertura ed
f/5,6, mentre il Tessar per Hasselblad è stato monitorato ad f/8, tuttavia
balza all'occhio il
differente comportamento: l'asse è già vivace a piena apertura e prende vita
appena si chiude
un po' il diaframma (fra f/3,5 ad f/5,6 ci sono 1,5 stop scarsi), un andamento
radicalmente
diverso da quello del Tessar f/2,8; incidentalmente, i valori misurati sul
successivo Planar
80mm f/2,8 a 7 lenti sono incomparabilmente superiori.
Il terzo obiettivo messo a disposizione dalla Zeiss replica
pedissequamente le caratteristiche
geometriche del precedente Ektar: si tratta infatti di un Sonnar 135mm f/3,5
calcolato ad inizio
del 1954 da Guenther Lange (che dirigeva fin dagli esordi il reparto
progettazione ottica alla
neonata Carl Zeiss occidentale) col contributo di Helmut Eismann e Walter Jahn;
è interessante
notare che questo schema si discosta dal tipo Sonnar-tele classico creato da
Bertele negli anni
'30 e trasforma il menisco convergente posteriore in un doppietto collato; in un
altro progetto
più o meno coevo lo stesso Lange partì dallo stesso concetto e calcolò quello
che sarebbe stato
il celebre ed apprezzato Sonnar 150mm f/4 che sostituì il 135mm f/3,5 della
prima ora.
Lo Zeiss Sonnar 135mm f/3,5 che prese il posto
dell'equipollente Ektar; come nel caso
del Distagon 60mm f/5,6, anche il barilotto del Sonnar presenta una laccatura
nera quasi
integrale; la messa a fuoco minima scende fino ad un metro, come nel
predecessore.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Lo schema ottico del Sonnar 135mm f/3,5 come compare nel
progetto originale
di Lange, Eismann e Jahn; si può notare come l'elemento posteriore singolo del
Sonnar tele venga sostituito da un doppietto collato con raggio di contatto
rifrangente.
Nello stesso periodo Guenther Lange elaborò il tipo Sonnar
originale di Bertele,
ricavando i prototipi di quattro obiettivi di medio formato; il terzo prototipo
entrerà in produzione come Sonnar 150mm f/4, tuttora apprezzatissimo, e
prenderà il posto del Sonnar 135mm f/3,5.
Per la prima volta è possibile confrontare gli schemi dei
Sonnar 135mm f/3,5 e 150mm f/4 per Hasselblad
con i relativi parametri ottici e le specifiche dei vetri; curiosamente, il
progetto del 150mm è più datato
rispetto a quello del 135mm ma appare otticamente più moderno, con l'inversione del
raggio della superficie
collata nel doppietto posteriore, ora coerente al Sonnar originale di Bertele;
il 150mm f/4 entrerà in
produzione con la serie "C" del 1957, restando quindi per qualche anno
in "naftalina"; il suo schema
è apparentemente semplice e facile da realizzare: i raggi di curvatura R4, R6
ed R8 non sono piano-paralleli
ma impercettibilmente incurvati, il che richiede una complessa lavorazione.
La maggiore modernità del Sonnar 150mm f/4 tipo 10 10 25
rispetto al Sonnar
135mm f/3,5 tipo 10 10 09 è confermata anche dalle misurazioni MTF originali
Zeiss; in particolare, i valori ad f/8 per il Sonnar 135mm non sono solamente
più bassi in senso assoluto ma presentano anche un vistoso flesso periferico
della calotta tangenziale che tradisce la presenza di aberrazione cromatica
laterale, decisamente più corretta nel Sonnar 150mm f/4, le cui curve sono
molto omogenee e le cui prestazioni vengono confermate da migliaia di
utenti soddisfatti.
Un corredino Hasselblad 1000F dotato di Tessar 80mm f/,8 e Sonnar 135mm f/3,5.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Il quarto obiettivo Zeiss per Hasselblad F fu un massiccio
Sonnar 250mm f/4, uno dei
primi a subentrare ai Kodak Ektar e a comparire in qualche foto di gruppo
"ibrida"
a partire dal 1951: l'Ektar 254mm f/5,6 non divenne mai una realtà commerciale
e molti
clienti reclamavano una focale più lunga, quindi Viktor Hasselblad fece
pressioni sulla
Zeiss - ancora formalmente Zeiss Opton - per accelerare i tempi del 250mm; ed
infatti...
...questo prototipo "versuch" in montatura
provvisoriamente cromata
venne realizzato nel 1950; curiosamente, il barilotto è praticamente
definitivo mentre le lenti sono "dummy": forse è un esemplare per
valutare
la montatura meccanica.
credits: Westlicht Photographica Auction - Wien
Questo esemplare definitivo di produzione risale al 1951;
possiamo notare la finitura
laccata completamente in nero e la snella struttura del barilotto che richiama
quella
del precedente Ektar da 250mm, fatto salvo per lo strombo anteriore richiesto
dallo
schema ottico; l'obiettivo veniva fornito completo di paraluce metallico a vite
e borsa
corredo in cuoio, il diaframma a preselezione chiudeva da f/4 ad f/32 e la messa
a fuoco minima arrivava a 2,5m.
credits: pictures Westlicht Photographica Auction - Wien
Questa sezione rivela i caratteristico schema ottico dei
tipo Sonnar teleobiettvo, conforme al progetto originale
realizzato da Ludwig Bertele negli anni '30.
credits: drawing Carl Zeiss
Lo schema ottico del Sonnar 250mm f/4 tipo 10 10 02 configura
un tipo Sonnar assolutamente ortodosso.
Il Sonnar 250mm f/4 era decisamente pesante e la Zeiss corse
ai ripari calcolando quello che
sarebbe diventato uno dei suoi obiettivi per Hasselblad più longevi, diffusi ed
apprezzati: il
Sonnar 250mm f/5,6, che rinunciava ad uno stop nell'apertura massima ma
garantiva un peso
contenuto e prestazioni molto valide, che gli hanno permesso una carriera da
Matusalemme
fino alla recente montatura CFi, senza dimenticare l'utilizzo estensivo nelle
missioni spaziali
da parte della NASA; questa sua brevissima militanza iniziale in attacco F per
Hasselblad
1000F (1955-57) è invece sconosciuta ai più! Ecco un bel corredino costituito
da un corpo
1000F, un Distagon 60mm f/5,6, un Tessar 80mm f/2,8 ed un raro Sonnar 250mm
f/5,6.
credits: picture Westlicht Photographica Auction - Wien
Peraltro, lo schema ottico del Sonnar 250mm f/5,6 è rimasto
quasi identico
a quello del precedente 250mm f/4, e differenze minori sono rappresentate
dal diametro inferiore degli elementi anteriori e dall'allungamento della terza
lente.
Gli MTF originali Zeiss @ 10,20 e 40 cicli/mm confermano un
comportamento
analogo, con la classica "forcella" periferica fra le due calotte che
è tipica dei
Sonnar tele ed è dovuta al residuo di aberrazione cromatica laterale; il 250mm
f/5,6 è leggermente superiore in asse, ma anche il precedente 250mm f/4 si
configura come un obiettivo valido, più o meno sui livelli dell'apprezzato
successore; ovviamente a piena apertura il tipo 10 10 26 prevale, ma occorre
considerare che il modello precedente apre uno stop in più!
Sono dunque queste le origini tutt'altro che umili del corredo
di obiettivi
Hasselblad ed il fertile humus su cui crebbe il celebre sistema di ottiche
Zeiss "C" ad otturatore centrale; per varie ragioni si tratta di pezzi
senz'altro molto interessanti ed è giusto e doveroso che gli appassionati
della "V" alata conoscano questi ormai lontani precursori!
(Marco Cavina)
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