GLI  OBIETTIVI  GOI  PER  CINEMATOGRAFIA  A  RAGGI  X

E  FOTOGRAFIA  ALL'ULTRAVIOLETTO  DEL  1947-48:

FIGLI  POSTUMI  DEGLI ACCORDI  DI  RAPALLO  DEL  1920

PER  SINERGIE  PRODUTTIVE  E  TECNICHE  FRA  RUSSIA  E  GERMANIA

MESSI  A  CONFRONTO  CON  GLI  "ORIGINALI"  ZEISS

 

 

ABSTRACT

from 1920 until wartime, thanks to Rapallo's  summit, Russians and Germans had benefits from a
fattive cooperation: deutsche factories in the Soviet Union for military hardware and full access to
german hi-tech archives for Russians; a proof of this prolungate flow of  know-how is provided
by two generations of soviet lenses built in 1947-48: a series of very fast objectives for X-ray
16mm cine and some lenses for UV-light photography realized with quartz and fluoride elements;
both projects can be easily redirected to previous Zeiss lenses of the same kind, as shown
in the following discussion

 

29/11/2007

L'articolato e complesso rapporto esistente fra l'ottica sovietica e quella tedesca è assai difficile da
decifrare completamente a causa di molteplici sfumature, spesso trascurate; è certamente vero che
dopo la disfatta nazista e lo scioglimento dello stato tedesco (e quindi la perdita di valore giuridico
dei brevetti registrati all'ufficio patenti del Reich) i Sovietici furono liberi di ispirarsi liberamente ai
progetti Zeiss, com'è vero che diversi tecnici di Jena, non tradotti in occidente dall'Operation Paperclip,
furono condotti a forza dai sovietici al GOI di Leningrado per condividere le loro conoscenze; tuttavia,
al di la di questi luoghi comuni, non va dimenticato che da un lato, negli anni '20, fu impostato un piano
autarchico quinquennale di sviluppo tecnologico a ritmi serrati che portò ad un'autentica fioritura in
vari settori, fra i quali l'ottica, ma quello che viene spesso ignorato è l'effetto del cosiddetto accordo di
Rapallo del 1920, nel quale la Germania sconfitta e bisognosa di volumi produttivi e la Russia post-rivoluzionaria
affamata di know-how avanzati strinsero un accordo che consentiva ai Tedeschi di impiantare stabilimenti
d'ogni sorta sul suolo sovietico e ai Russi di accedere liberamente alle tecnologie d'avanguardia sviluppate
dalle celebri aziende tedesche, acquisendo importanti nozioni; i Sovietici usufruirono di questa possibilità
in modo minuzioso, certosino e ad ampio spettro, venendo a conoscenza di molti dei meravigliosi segreti
tecnologici di quelli che sarebbero poi stati acerrimi rivali al tempo di guerra, ed anche in questi ultimi
concitati frangenti il flusso di dati non si interruppe, grazie a personaggi dislocati in luoghi chiave che
continuavano a copiare i dati con la famosa tecnica dei micro-dots ed alla diaspora di Ebrei perseguitati
che venivano incentivati a portare con se dati ed informazioni tecnologiche utili in territorio russo.

Una prova di quanto sopra ci viene fornita da due sconosciute ed interessantissime serie di obiettivi
speciali prodotte al GOI subito dopo la fine delle ostilità, nel 1947-48: si tratta di una gamma di ottiche
definite RO (che potremmo tradurre sommariamente Roentgen Objectives) di luminosità f/1,2, destinate
a riprese cinematografiche a raggi X con una speciale cinepresa 16mm, e di una seconda serie di obiettivi
denominati UF (acronimo cirillico per Ultravioletti e Fotografia) destinati alla ripresa in luce ultravioletta
e realizzati unicamente con lenti in Quarzo ed un fluoruro (Fluorite) non meglio precisato, forse di Litio,
che nel progetto originale viene semplicemente definito "materiale cristallino antagonista", riferendosi
probabilmente alle sue caratteristiche ottiche, necessarie in abbinamento al Quarzo per acromatizzare e
correggere l'obiettivo; si tratta di obiettivi estremamente avanzati per l'epoca ma il dato più interessante
è emerso dall'analisi del voluminoso malloppo di schede tecniche sugli obiettivi tedeschi raccolto a suo
tempo dai tecnici della Operation Paperclip, finalmente disponibile (sia pure con moltissime parti praticamente
illeggibili): all'interno di questo autentico tesoro ed archivio storico dell'ottica tedesca prebellica ho individuato
alcuni obiettivi Zeiss destinati alle riprese in luce UV ed alla visione notturna ad infrarosso su tubi catodici
(per applicazioni militari negli ultimi anni di guerra) con una struttura e presupposti concettuali talmente
simili che è lecito dedurre una derivazione diretta dei modelli sovietici da questi obiettivi tedeschi, la cui
tecnologia era filtrata al GOI grazie alle vicende precedentemente descritte; si tratta di una storia minore
ma estremamente interessante e significativa, e molti degli schemi che seguiranno sono inediti, disegnati
personalmente per l'occasione.



Nel Febbraio e nel Giugno 1948 l'Istituto Statale di Ottica di Leningrado realizzò due obiettivi
denominati RO-109 50mm f/1,15 (T=1,2) e RO-110 35mm f/1,2, entrambi destinati alla speciale
cinepresa 16mm per riprese dirette a raggi X definita "Lenkinap", un acronimo che forse sta ad indicare
un apparecchio cine prodotto - appunto -a Leningrado; entrambi i modelli coprivano il formato cine 16mm
(7,5x10,4mm) con una diagonale di formato pari a 12,8mm, e si differenziavano solo per l'angolo di campo:
14° per il 50mm f/1,15 e 20° per il 35mm f/1,2. I vetri ottici utilizzati sono identici in entrambi gli obiettivi e
purtroppo non esiste alcuna immagine di queste ottiche molto speciali

 


Questi schemi inediti si riferiscono ad alcuni dei molteplici obiettivi speciali progettati per impieghi militari
dalla Zeiss Jena negli ultimi anni di guerra: si tratta di ottiche destinate a visori notturni ad infrarosso in
abbinamento ad un tubo catodico di conversione che lavoravano su una lunghezza d'onda di 1.014nm,
corrispondente alla T-line dell'infrarosso, con luminosità massima f/1,0; a parte l'ultima lente di campo
posteriore (la famosa Smyth-linse dell'ottico Piazzi-Smyth), destinata ad adattare la proiezione dell'ottica
sul tubo catodico, lo schema base di queste ottiche Zeiss è virtualmente identico a quello dei RO sovietici,
i cui progettisti devono aver messo mano ai suoi disegni nonostante fosse nato in pieno periodo bellico,
a riprova che il flusso di dati non si era mai interrotto del tutto

 

 

 

 

 

 

 

 


 

gli obiettivi GOI UF (fotografia ad ultravioletti) furono lanciati dal GOI fra il Dicembre 1947
ed il Maggio 1948 ed erano articolati su tre modelli, tutti accomunati da un angolo di campo
di 30°: UF 250mm f/6,3 (destinato ad un formato quadrato da 9x9cm), UF 120mm f/6,3
(con una diagonale di formato da 64mm) ed UF 120mm f/4,5 (sempre in grado di coprire
una diagonale di 64mm), un modello più recente e luminoso; tutte le versioni si basano su uno
schema ottico analogo, articolato su tre gruppi, dove l'elemento centrale è trasformato in un
tripletto acromatico con le lenti esterne in Quarzo e quella interna ricavata da un fluoruro
non meglio precisato (forse di Litio); anche le lenti singole anteriore e posteriore dello schema
sono ricavate in quarzo, una necessità legata all'utilizzo di frequenze UV ad onda molto corta,
che il vetro tradizionale non è in grado di trasmettere

 


il potere risolutivo misurato sull'UF 120mm f/4,5 in luce ultravioletta

 

 



Fra il 1928 ed il 1929 alla Zeiss Jena realizzarono obiettivi di struttura praticamente identica, definiti
Achromat Quarz Anastigmat; i due modelli (12cm f/4,5 e 25cm f/4,5) coprivano un angolo di campo
di 50° e 30° ed erano realizzati con lenti in Quarzo, mentre l'elemento centrale del tripletto collato era
ricavato da un fluoruro, esattamente come negli UF sovietici lanciati quasi 20 anni dopo: la derivazione
delle ottiche UV del GOI dai preesistenti e corrispondenti Zeiss è indiscutibile

 

le schede originali, compilate dal Dr. Mertè negli Stati Uniti per la Operation Paperclip,
relative a questi obiettivi; purtroppo molto di questo preziosissimo materiale si è deteriorato
nel corso degli anni ed è illeggibile...

 

Analizzando in toto la produzione sovietica prebellica stupisce la straripante disponibilità di enormi obiettivi
aerofotografici, realizzati davvero in un numero incredibile di varianti, la maggior parte destinata a grandissimi
formati (anche 50x50cm) e con luminosità molto elevata, una nicchia che non ha riscontro nella corrispondente
gamma tedesca dello stesso periodo e che conferma un'identità propria per l'ottica russa; d'altro canto, per
realizzazioni speciali ad alta tecnologia non si fecero scrupolo di sfruttare i dati acquisiti dai Brand tedeschi
prima e durante il tempo di guerra, come dimostrato dagli esemplari descritti in questa sede: un quadro complesso
ed affascinante per il quale un inventario definitivo è ancora lontano.

 


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