CANON EF 85mm f/1,2 L :
I RETROSCENA TECNICI DEL CELEBRE
MEDIO-TELE SUPERLUMINOSO DI CASA CANON
ABSTRACT
History, technical specs, data, schemas drawed from the
original
project's parameters, parts catalog and more: the all-in-one about
the famous f/1,2 short-telephoto by Canon.
18/07/2008
Come già anticipato in altri pezzi specifici, nel corso degli
anni '70 la Canon mise a catalogo
quattro obiettivi superluminosi destinati a tracciare nuovi confini nel campo
della ripresa a luce
ambiente: nel volgere di un lustro videro la luce pezzi da novanta come il 24mm
f/1,4 SSC Aspherical,
il 55mm f/1,2 SSC Aspherical, l'85mm f/1,2 SSC Aspherical ed il 300mm f/2,8 SSC
Fluorite; proprio
il medio-tele da 85mm divenne in breve tempo un pezzo leggendario ed invidiato
dalla concorrenza in
virtù della sua eccezionale correzione che garantiva immagini brillanti e prive
di flare anche alla massima
apertura f/1,2, prestazioni ampiamente mantenute anche a distanze brevi grazie
al sistema flottante; gran
parte del merito di queste prestazioni, davvero al vertice della categoria, era
da ascriversi alla superficie asferica
di ampio diametro, molata di precisione a controllo numerico sulla superficie
anteriore della seconda lente.
L'85mm f/1,2 SSC Aspherical, presentato inizialmente in
montatura FD-old col classico collare di serraggio
d'alluminio zigrinato, divenne il capostipite di una gloriosa dinastia: il
modello originale del Gennaio 1976 fu
aggiornato con la nuova livrea nera FD-new nel Marzo 1980, cambiando la
denominazione da SSC Aspherical
ad FD-L; ad inizio anni '90 lo schema ottico fu leggermente rivisto e vide la
luce la terza versione, appartenente
alla generazione EF autofocus, denominata Canon EF 85mm f/1,2 L; con l'avvento
del nuovo millennio si ovviò
ad uno dei limiti di questo eccellente obiettivo (la relativa lentezza del
sistema autofocus) lanciando un quarto
modello, otticamente identico al precedente, dotato di un motore USM più rapido
e denominato Canon EF
85mm f/1,2 L II; tutti questi obiettivi condividono una resa eccellente, al
punto che è difficile stabilire delle gerarchie
assolute, come confermato dai test MTF eseguiti in modo indipendente su un
vecchio FD-L e su un EF-L tipo II
dell'ultima generazione e pubblicati nella sezione "test obiettivi".
La generazione dei Canon 85mm f/1,2 asferici è articolata su
due
schemi ottici: la versione FD (SSC Aspherical ed FD-L) e la versione
autofocus (EF-L ed EF-L tipo II); nella foto sono illustrati due esemplari
appartenenti alla 2^ ed alla 3^ generazione (FD-L ed EF-L); notare come
la versione FD disponga di uno schema ottico dotato di maggiore compattezza
longitudinale che si riflette sugli ingombri esterni, più contenuti, grazie
anche
all'assenza del corpulento motore USM ad anello. Questi obiettivi sono i miei
esemplari personali, ai quali sono molto affezionato e che mi hanno dato
soddisfazione.
A destra lo schema ottico dei modelli FD (SSC Aspherical ed
FD-L), a sinistra quello
dei modelli autofocus (EF-L ed EF-L tipo II); l'impostazione è molto simile,
secondo
il criterio "squadra vincente non si cambia"; del resto, anche il
famoso Zeiss Planar Contax
85mm f/1,2 ed il Leitz Elcan 90mm f/1,0 militare adottano uno schema simile a
quello
dell'FD-L originale; come già detto in altra sede, probabilmente la scelta di
questo schema
si rivela la soluzione migliore per un medio tele superluminoso
Il mito si rinnova: nel 2012 le nuove fotocamere e cineprese
digitali Canon possono
utilizzare un'ulteriore evoluzione di questo straordinario obiettivo: il CN-E
85mm
T 1,3 L F in montatura cinematografica; quest'obiettivo presenta un diaframma ad
11 lamelle perfettamente rotondo, prese di forza a cremagliera per servomotori e
ghiere di messa a fuoco e diaframma manuali con scale micrometriche ma conserva
l'originale baionetta Canon EF che consente di applicarlo anche sulle reflex
digitali
EOS full-frame con funzione video; lo schema ottico risulta invariato rispetto
ai
precedenti modelli EF-L ed EF-L II.
I due schemi ottici a confronto: le principali innovazioni
introdotte
con l'EF-L riguardano lo spostamento della superficie asferica sul
lato anteriore della terza lente (di superficie inferiore e quindi anche
più economica da lavorare, il che non guasta!) e la spaziatura ad
aria del doppietto anteriore (ottenendo così due superfici rifrangenti
di raggio diverso ed una lente d'aria, utili per aumentare le variabili
di calcolo e conseguire una correzione superiore); anche le superfici
rifrangenti dei due elementi singoli posteriori (estremamente importanti
per la correzione finale dei raggi in uscita) sono diverse e probabilmente
coniugate con le piccole modifiche dello schema, fra le quali va anche
annotata la maggiore spaziatura del terzo elemento dal secondo; il
sistema flottante mantiene geometrie identiche: l'ultima lente resta fissa
in posizione ed il Gauss anteriore avanza durante la messa a fuoco,
modificando così lo spazio fra 7^ ed 8^ lente. In realtà, mutatis mutandis,
i due schemi sono strettamente imparentati, come confermano le prestazioni
molto simili; naturalmente il vantaggio dell'autofocus è impagabile, specie con
un'apertura massima così critica
Gli MTF originali Canon relativi alle versioni FD, all'EF
85/1,2 L ed all'EF 85/1,2 L tipo II; in realtà
i due modelli EF hanno un identico schema ottico, e le minime differenze
rivelate dai due diagrammi
sono probabilmente legate alle minime fluttuazioni di produzione fra i due
esemplari misurati. Da questi
dati ufficiali si evince un comportamento caratteristico simile fra lo schema FD
e quello EF, anche se
quest'ultimo evidenzia prestazioni leggermente superiori... In realtà le
misurazioni eseguite ad personam
su un banco MTF Zeiss K8 hanno rivelato valori effettivi molto vicini, in certe
condizioni addirittura
leggermente a favore del vecchio FD (naturalmente è possibile che l'esemplare
FD testato fosse calibrato
perfettamente e l'EF-L tipo II non altrettanto)
(credits: Canon Co.)
La schema dedicata al Canon FD 85mm f/1,2 L nel catalogo degli
obiettivi FD-L
sottolinea la capacità dell'obiettivo di riprodurre immagini secche e brillanti
anche a
tutta apertura e di mantenere il rendimento nel campo ravvicinato grazie al
sistema
flottante.
(credits: Canon Co.)
i dati caratteristici delle due versioni FD; tutti e quattro
gli 85mm f/1,2 condividono
il passo filtri da 72mm mentre la messa a fuoco minima è passata dai 100cm del
modello SSC Aspherical ai 90cm dell'FD-L ai 95cm dei modelli EF
Una sezione dell'EF 85mm f/1,2 L mostra con chiarezza l'ultima
lente dello schema fissata in modo indipendente al barilotto mentre
il resto dello schema è libero di flottare avanti e indietro per effettuare
la messa a fuoco; delegato a movimentare questa grande massa di vetro
e metallo è un grosso motore USM ad anello, che non riesce comunque
a garantire la stessa fulminea velocità di reazione di altri Canon EF meno
estremi; come rivelato in un altro pezzo presente nella sezione "i figli
perduti
di Canon", la Casa aveva intravisto il problema ancora prima di lanciare la
versione EF-L, ed aveva ipotizzato uno schema ottico analogo ma dotato
di un doppietto collato posto davanti al diaframma e delegato ad una rapida
messa a fuoco con sistema IF; l'ottica non entrò in produzione e fu mantenuto
il sistema flottante ereditato dal modello FD; il resto è storia. Come avviene
anche sul Canon EF 50mm f/1,0 L, dotato di meccanica analoga, la messa
a fuoco manuale dell'EF 85mm f/1,2 L non avviene in modo convenzionale
ma è pilotata anch'essa dal motore USM tramite una contattiera passo-passo
riportata all'interno della ghiera di messa a fuoco manuale, pertanto senza
l'alimentazione elettrica garantita dalla contattiera del corpo macchina non
è possibile modificare manualmente la distanza impostata
la scheda dell'EF 85mm f/1,2 L, ricavata da una brochure della
Casa,
sottolinea la resa ottica ottenuta grazie alla lente asferica e a due elementi
ad alta rifrazione; sorvoliamo sulla traduzione "in automatico" dalla
lingua madre...
La corpulenta struttura dell'obiettivo è sottolineata da una lunghezza di 84mm,
un diametro di 91,5mm ed un peso ufficiale di 1.025g (in realtà il peso
effettivo
è addirittura superiore); il paraluce ES-79 II è identico e perfettamente
compatibile
con quello dell'EF 50mm f/1,0 L, il che avvantaggia i fortunati utenti di
entrambi
gli obiettivi, potendo mettere in borsa un solo (enorme) paraluce per entrambi.
(credits: Canon Co.)
Il progetto del sistema ottico applicato al Canon EF 85mm
f/1,2 L fu presentato alla
registrazione del brevetto giapponese il 31 Maggio 1988; nel progetto originale
sono
presenti quattro opzioni di calcolo relative ad altrettanti prototipi, ed il
modello di
produzione - curiosamente - non deriva dal primo (solitamente il cosiddetto
"preferred
enbodiment") ma dal quarto ed ultimo modello; a seguire troverete in
anteprima non soltanto
le caratteristiche ottiche dei vetri impiegati nell'esemplare di produzione ma
anche gli schemi
ottici dei quattro prototipi originali, disegnati appositamente da Vicent Cabo
(partendo dai
parametri matematici) che ringrazio per la disinteressata amicizia.
Lo schema ottico del Canon EF 85mm f/1,2 L con le
caratteristiche dei vetri ottici
impiegati ed i relativi codici della vetreria Schott; i due vetri "ad alta
rifrazione" cui si
fa riferimento nella brochure ufficiale sono applicati al terzultimo e penultimo
elemento:
si tratta di vetri della generazione LASF, materiali estremi caratterizzati da
altissima
rifrazione e dispersione medio-bassa; specificamente, il modello LASF31A è
caratterizzato
dall'impiego massiccio di ossido di Tantalio e Niobio ed è presente in ben
quattro elementi
anche nel Canon EF 50mm f/1,0 L; si tratta di uno dei vetri più estremi e
costosi presenti
nei cataloghi delle vetrerie. In alto a destra ho riportato anche i parametri
che definiscono
il profilo del quinto raggio, a curvatura asferica.
Lo schema ottico definitivo ed il modello ricavato dai
parametri
matematici del quarto prototipo del progetto originale, da cui
l'esemplare di produzione è stato derivato
In anteprima assoluta i quattro schemi ottici dei quattro
prototipi con le relative
proiezioni di aberrazione sferica, spostamento di fuoco fra D-line e G-line,
astigmatismo e distorsione; l'esemplare scelto per la produzione, il quarto, è
quello che presenta il minore spostamento di giacitura fra le calotte sagittale
e tangenziale, tuttavia è anche quello che utilizza i vetri a più alta
rifrazione e
non riesce a contenere lo spostamento di fuoco fra le due frequenze della luce
di riferimento ai livelli minimi garantiti dai primi tre esemplari... Nel
modello di
produzione è infatti possibile visualizzare leggeri fringings, di entità
accettabile
A questo link potete scaricare il catalogo delle parti di
ricambio relativo all'EF
85mm f/1,2 L (in formato PDF) che svela tutti i segreti della sua complessa
struttura meccanica; in caso di guasto, la sostituzione del gruppo USM è molto
costosa, quindi suggerisco di trattare l'obiettivo con una certo garbo
La resa ottica dell'obiettivo, come detto, è molto elevata, e
la caratteristica più apprezzabile è il senso
di nitidezza che restituisce anche ad f/1,2 e alle distanze minime, il campo di
utilizzo privilegiato per
ottiche da ritratto come queste: contrariamente a quanto avviene col
"gemello" EF 50mm f/1,0 L,
l'angolo di campo più ridotto consente alla lente asferica di sopprimere il
flare di sferocromatismo
alla massima apertura, fornendo immagini pulite e leggermente più contrastate
rispetto a quanto
prodotto dal precedente FD 85mm f/1,2 L, che a piena apertura era nitido ma
anche meno contrastato
ed in grado di compensare in modo piacevole le variazioni di esposizione fra
luci ed ombre; la presenza
nel piano di fuoco unita allo sfuocato estremo fornisce immagini molto
caratteristiche e schiude grandi
potenzialità nel ritratto in available light; a diaframmi ottimali (f/4 - 5,6 -
8) sia l'FD che l'EF garantiscono
immagini con risoluzione e microcontrasto smaglianti, mantenendo sempre
un'elevata soppressione del
flare da interriflessioni interne; così come avviene col Planar 85mm f/1,2, il
sistema flottante ed il ridotto
spostamento di fuoco al chiudersi del diaframma (la misurazione sul banco MTF
Zeiss evidenzia, ad
1 metro di distanza, uno spostamento di fuoco assiale di 53 micron fra f/1,2 ed
f/4 e di 77 micron fra
f/1,2 ed f/8, valori molto contenuti) garantiscono una qualità d'immagine
all'altezza di un'ottica macro;
ecco alcuni scatti informali eseguiti col mio EF 85mm f/1,2 L alle massime
aperture.
La seconda immagine evidenzia la presenza sul piano di fuoco
ad f/1,2: nonostante la visione
al 100% di una versione ridotta da 4.368 pixel a 864 pixel, appare evidente la
nitidezza della
zona a fuoco sulla guancia, sull'occhio e sui capelli; nell'ultima immagine,
ottenuta col diaframma
chiuso ad appena f/2, la nitidezza è già perfettamente soddisfacente; la
percezione dell'utente
comune è che l'ottica sia comunque valida a qualsiasi apertura compresa fra
f/1,2 ed f/8 e che
il valore vada scelto soltanto in funzione della luce disponibile o delle
necessità di sfuocato e
messa a fuoco selettiva; un'altra prerogativa positiva è rappresentata dalla
buona risposta a
distanze minime ed apertura totale anche in presenza di fonti di luce ad
incandescenza o fluorescente,
con spettro parziale o comunque lontano da quello della luce solare, solitamente
impiegata come
frequenza campione nel calcolo degli obiettivi. Queste tre caratteristiche
coincidenti (buona resa
senza flare ad f/1,2, qualità mantenuta a distanze minime, resa garantita anche
in presenza di fonti
di luce anomale) rendono l'EF 85mm f/1,2 L uno degli obiettivi più indicati per
il ritratto a luce
ambiente nelle condizioni più difficili (ad esempio, l'ultima immagine era
illuminata da tubi al neon
schermati da plexiglass giallo/rosato...).
L'EF 85mm f/1,2 L è un obiettivo molto pesante, ingombrante e
dal prezzo impegnativo, ma se
vogliamo e possiamo sorvolare su queste pecche si tratta di un'ottica che può
fare davvero
la differenza nel suo specifico settore di utilizzo; il ritratto ambientato in
condizioni di luce critica
è una delle nicchie più affascinanti e praticate della fotografia e non c'è
fotografo o fotoamatore
che abbia resistito al suo fascino... Da questo punto di vista il
"nostro" è uno strumento quasi ideale:
delega all'autofocus la critica operazione di messa a fuoco ad f/1,2, consente
di focheggiare reflex
e direttamente sul dettaglio del soggetto decentrato sfruttando le aree
periferiche dell'AF, permette
di apprezzare l'entità dello sfuocato e la profondità di campo (chiudendo in
stop-down), presenta
anche ad 1 metro di distanza un campo ben livellato grazie al sistema flottante,
non sposta
significativamente il piano di fuoco chiudendo il diaframma (solo 5/100 di
millimetro fra f/1,2 ed f/4
ad 1 metro dal soggetto), permette l'accesso diretto a corpi digitali con
tre formati di sensore
(con l'equivalenza 85mm f/1,2 - 110mm f/1,2 - 135mm f/1,2), ha una resa
cromatica equilibrata
(mentre altri superluminosi, farciti con vetri che contengono oltre il 50% di
ossido di Lantanio,
intonano decisamente al giallo) ed il flare è sempre ben soppresso, garantendo
ai diaframmi centrali
immagini dotate di macrocontrasto elevato.
Come ho già scritto nel pezzo precedente, questo medio-tele è il compagno
ideale per l'EF 35mm f/1,4 L,
anch'esso caratterizzato da una resa ottica di prim'ordine: assieme
costituiscono un pacchetto da leccarsi i
baffi per chi ama scavare nel buio alla ricerca di emozioni irripetibili.
MARCOMETER
UNO DEGLI OBIETTIVI PIU' IMPRESSIONANTI MAI
COSTRUITI;
LA RESA OTTICA NON MOSTRA IL FIANCO
A CRITICHE E
L'IMPRESSIONE DI NITIDEZZA AD f/1,2 E'
DAVVERO NOTEVOLE;
E' UNA DELLE RARE OTTICHE DAVVERO IN
GRADO DI FORNIRE
AUTENTICA QUALITA' D''IMMAGINE ALLE MINIME
DISTANZE CON
APERTURE COSI' ESTREME. DOPO DECENNI DI
RUGGENTE SERVIZIO
QUESTO PEZZO PREGIATO DEL CORREDO CANON
CONTINUA A
SODDISFARE I PIU' ESIGENTI E SMALIZIATI
UTENTI, RACCOGLIENDO
DEGNAMENTE IL TESTIMONE DEL PRIMO, ORMAI
CELEBRE SSC
ASPHERICAL DEL LONTANO 1976.
(Testi, attrezzature e foto di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato)
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