CANON 300mm f/2,8
FLUORITE:
VISTA DALL'ALTO DI UNA RIVOLUZIONE
Abstract
The introduction of calcium fluoride lenses in the normal
production
on late '60s was a real goal by Canon, instantly awarded; the 300mm f/2,8
saga is a neat example of this really cute technology that pushed forward
the correction of secondary spectrum and the sharpness of these special lenses;
here you are the optical formula of the various options, with the newly
introduced
schema of the rare 300/2,8 FL-F version
03/11/2007
Uno degli innesti tecnologici più coraggiosi applicati alla
fotografia generica è senz'altro l'adozione
da parte di Canon di elementi in fluorite ricristallizzata artificialmente,
applicati a lunghi teleobiettivi
con l'intento di ridurre lo spettro secondario; già nel 1969 erano stati
lanciati i due speciali FL-F
300mm e 500mm Fluorite, dotati di elementi il fluoruro di calcio germinato in
laboratorio e basati
sugli studi del Dr. Hideo Yokota, un esperto progettista che aveva esordito in
Canon a fine anni '50
progettando i primi zoom fotografici della Casa; la Fluorite è dotata di
caratteristiche ottiche davvero
uniche, dal momento che la sua dispersione del fascio luminoso rifratto è
ridottissima, quasi inavvicinabile
dai vetri propriamente detti, e dispone di una quota di dispersione anomala
nell'area del violetto che
può essere vantaggiosamente sfruttata; a titolo di paragone, il vetro ED-UD-SD
commerciale utilizzato
dai costruttori ha una dispersione identificata dal numero di Abbe 81,6 (contro
i 25-65 dei vetri più comuni),
ed i sofisticati elementi super-ED o super-UD (come lo Schott FK-51) arrivano a
84,47, mentre la Fluorite
(fluoruro di Calcio) ha un numero di Abbe di ben 95,1, ricordando che a numero
maggiore corrisponde
dispersione più ridotta; naturalmente l'estrema difficoltà incontrata nel
creare cristalli limpidi e sufficientemente
dimensionati e le caratteristiche negative del materiale (dilatazione termica,
fragilità, igroscopicità) hanno
scoraggiato molti costruttori dal seguire questa strada ardimentosa, ma non
Canon, che fin da metà anni '60
aveva creato un dipartimento per studiare i materiali e le tecnologie speciali
da applicare all'ottica, poi
cresciuto via via nel tempo ed affidato alla direzione di un Kikuo Momiyama a
fine carriera, come riconoscimento
per il contributo dato all'Azienda e per gli eccezionali progetti firmati (uno a
caso, il 24mm f/1,4 L...).
due campioni di Fluorite naturale della mia collezione: basta
un colpo d'occhio per capire
che i campioni di miniera sono assolutamente inadatti ad ottenere lenti
(necessariamente
perfette e limpide); inoltre i cristalli reperibili in natura raramente superano
i pochi centimetri
di diametro, mentre nei supertele si arriva a diametri importanti... Tutto
questo indirizzò Canon
a sviluppare una tecnologia di germinazione controllata per creare cristalli di
fluoruro di Calcio
delle dimensioni desiderate ed otticamente perfetti
in questo schema (scusate la grafica, l'ho realizzato molti
anni fa...) viene messo a confronto
lo spostamento di fuoco di due 300mm f/5,6 Canon alla massima apertura: il
modello convenzionale
(identificato dalla linea nera tratteggiata) e l'FL-F alla Fluorite (linea rossa
continua); mentre l'ottica
standard soffre di una vistosa aberrazione cromatica che porta sullo spettro
visibile a spostamenti
dell'ordine di 1mm (1000 micron), la versione FL-F presenta uno spettro
secondario straordinariamente
ridotto (l'escursione massima fra le frequenze più discordanti si assesta sui
60-65 micron), pari ad
uno spostamento di fuoco nell'ordine di 1/4500 della lunghezza focale (contro
1/1000 dei migliori tele
non apocromatici), un valore eccellente ed analogo a quello di un'altro famoso
tele apocromatico,
il Leica Apo-telyt-R 180mm f/3,4; considerando che l'intervallo P corrisponde
alla profondità di campo
al diaframma f/5,6 di riferimento, possiamo notare che le minime variazioni di
fuoco del 300 Fluorite
sono ampiamente comprese e compensate da questo spessore, mentre nel 300
convenzionale lo shift
è molto maggiore e causa evidenti sfocature su certe lunghezze d'onda: la
Fluorite è davvero una
marcia in più
l'FL-F 500mm f/5,6 del 1969 è alla base dei futuri Canon
300mm f/2,8 alla Fluorite, calcolati ad inizio anni '70 dallo
stesso progettista
credits: picture Westlicht Photographica Auction
Dopo l'exploit con gli FL-F da 300 e 500mm, alla Canon si
applicarono per trasferire questa tecnologia
dai risultati clamorosi su un teleobiettivo di luminosità superiore (i primi
due tele si fermavano ad f/5,6,
valore non eccezionale, specialmente per il 300mm); ad inizio anni '70 lo stesso
Dr. Hideo Yokota a cui
si dovevano i primi FL-F applicò i sui studi sulla fluorite ad un obiettivo da
300mm f/2,8 il cui schema
derivava da quello del precedente 500mm f/5,6 Fluorite, e completò il calcolo
nell'estate del 1972; a quel
tempo era in corso un delicato avvicendamento fra la precedente gamma FL e la
neonata serie FD, peraltro
dotata di identica baionetta grezza d'innesto (ma con nuovo dispositivo per il
diaframma automatico), che
garantiva l'intercambiabilità dei sistemi, e nella scelta dei nuovi obiettivi
erano ancora disponibili alcune versioni
del tipo FL, specialmente fra i lunghi tele; in questo contesto, il nuovo 300mm
f/2,8 di Hideo Yokota fu
dapprima lanciato in attacco FL, col nome di FL-F 300mm f/2,8 e posto in vendita
nel Febbraio 1974; nel
frattempo il Dr. Yokota aggiornò nuovamente lo schema, aggiungendo la lente
frontale a leggero effetto
convergente già presente nel 500/5,6 FL-F del 1969 ed assente nel primo
300/2,8, e questa variante
entrò in produzione nell'Ottobre 1975 con la denominazione FD 300mm f/2,8 SSC
Fluorite, caratterizzata
da un vistoso filetto verde e da una scritta "FLUORITE" cubitale
d'identica tonalità; questa versione
resistette fino all'era FD-n, e nel frattempo la fluorite fu applicata a nuovi
concetti di schema, che passavano
dalla messa a fuoco posteriore ad una messa a fuoco interna propriamente detta;
questo nuovo progetto
fu realizzato dai Dr. Nozomu Kitagishi e Kazuo Fujibayashi, che abbinarono ad
una lente frontale in
Fluorite un secondo elemento realizzato in vetro UD di provenienza commerciale (Schott
FK01, ora
denominato PK52-A); Kitagishi era un buon discepolo di Yokota e ne aveva
assimilato bene gli
insegnamenti del maestro, come evidenziato anche da un altro suo celebre
progetto, l'FD 500mm f/4,5 L,
fortemente ispirato al progetto di Yokota che diede vita al 300mm f/2,8 FL-F; il
progetto per questa
nuova versione di 300mm f/2,8 Fluorite fu completato nel Maggio 1979 ed entrò
in produzione
nell'Aprile 1981 con la denominazione Canon FD-n 300mm f/2,8 L, guadagnandosi
subito sul campo
una lusinghiera fama per la sua eccellente resa ottica.
L'evoluzione del progetto Canon 300mm f/2,8 Fluorite: dall'archetipo 500mm f/5,6
FL-F del 1969,
che riassume gli studi preliminari di Yokota, questo stesso progettista derivò
il primo 300mm Fluorite
(in montatura FL, Febbraio 1974) ed il successivo FD 300mm f/2,8 SSC FLuorite
(Ottobre 1975);
il successivo progetto di Kitagishi e Fujibayashi teorizzò gli stilemi del
moderno super-tele IF, abbinando
alla Fluorite il vetro UD e definendo il Canon FD-n 300mm f/2,8 L, celebre
obiettivo di qualità così
elevata che fu convertito alla montatura EF senza modifiche, almeno fino alle
versioni stabilizzate, ovviamente.
(ringrazio Vicent Cabo per le sezioni che ha gentilmente disegnato)
Il progresso nella progettazione può essere quantificato
paragonando,
a parità di fondo-scala, le aberrazioni del 300mm f/2,8 FL-F Fluorite
di Yokota ed il 300mm f/2,8 FD-L di Kitaghishi; il miglioramento è
percettibile, nonostante la resa già molto elevata del modello più
anziano...
Ribadire che i 300mm f/2,8 Fluorite di Canon siano degli
ottimi obiettivi è sfondare una porta aperta,
e questi schemi che tracciano con chiarezza il loro percorso evolutivo rivelano
quanta attenzione e
quante risorse umane la Casa abbia profuso nel progetto Fluorite, un settore in
cui è rimasta leader
e che ha contribuito alla fama leggendaria dei suoi "cannoni"
professionali.
MARCOMETER
IL GIUSTO PREMIO AL CORAGGIO:
NESSUNO
CREDEVA NELLA PRODUZIONE IN SERIE DI
OBIETTIVI CON LENTI IN FLUORITE DI GRANDE
DIAMETRO, E QUESTA E' STATA LA SONORA
RISPOSTA: IL RIFIUTO CONCETTUALE DI QUESTO
MATERIALE E' COSI' RADICATO CHE MOLTI COSTRUTTORI
SI FANNO VANTO DI NON UTILIZZARLO, TUTTAVIA
QUESTI OBIETTIVI HANNO SICURAMENTE MOSTRATO
NEL TEMPO PIU' LUCI CHE OMBRE
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