MAK BEREK E GLI
SCONOSCIUTI PROTOTIPI
ALLA BASE DEL LEITZ SUMMITAR 50mm f/2
DEL 1939
E DEL LEITZ SUMAREX 85mm f/1,5 DEL
1943
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A Max Berek va ascritto il merito di avere progettato ed
impostato buona parte del corredo ottico del sistema Leica
a vite, trovandosi praticamente solo ad affrontare la grande offensiva Zeiss
Ikon degli anni '30, quando all'avanzatissima
Contax di Heinz Kueppenbender fu abbinata in rapida successione una serie di
obiettivi di altissima qualità e luminosità,
dando vita ad un corredo che entrò immediatamente in concorrenza diretta con la
povera Leica, che nel confronto con la
sofisticatissima ed aristocratica rivale made in Dresden rischiava davvero di
sfigurare come un brutto anatroccolo.
Un altro grattacapo per Berek venne dal
geniale progetto Sonnar di Bertele, un obiettivo che - pur limitando i passaggi
ad
aria a sole sei facce - consentiva prestazioni elevatissime e luminosità
massime impressionanti per l'epoca; il Sonnar 85mm
f/2 ed il Sonnar 50mm f/1,5 costituirono davvero una marcia in più che chiuse
all'angolo tutti i concorrenti.
Max Berek si trovò quindi nella forzata
necessità di progettare obiettivi molto luminosi e di qualità conforme al
lignaggio della
Casa pur restando nell'ambito dei ferrei vincoli costituiti dal brevetto Sonnar
(che precludeva gli indirizzi di progetto più
promettenti) e dall'assenza di antiriflessi, che vincolava di fatto - in
obiettivi con pretese di elevata qualità e contrasto -
ad un massimo di quattro gruppi di lenti (otto passaggi ad aria).
Gli esperimenti con Gauss classico a sei lenti in quattro gruppi simmetrici (il
famoso Summar f/2) non avevano dato i frutti
sperati, e l'ormai famosa resa del 50mm Sonnar era palesemente superiore; preso
atto di ciò, Berek non si perse d'animo
e spazzò via tutti i preconcetti, ridefinendo dal foglio bianco un gauss a
sette lenti in quattro di struttura marcatamente
asimmetrica, nel quale dei tre doppietti collati due erano collocati subito ai
lati del diaframma ed uno in posizione anteriore;
questo calcolo è noto col nome di Summitar 50mm f/2, fu lanciato nel 1939 e
presentò un deciso incremento qualitativo
nei confronti del Summar, specialmente a tutta apertura; in realtà il progetto
originale che diede vita a quest'obiettivo era
stato definito da Berek già nel 1936, quando completò il progetto del
prototipo alla base del modello definitivo, e che
si diversificava da quest'ultimo per il fatto che le lenti erano soltanto sei,
dal momento che il doppietto collato posto
davanti al diaframma era costituito da un menisco semplice, poi separato
nell'obiettivo di produzione per aumentare
le variabili di calcolo; passarono dunque ben tre anni dal progetto preliminare
alla produzione, arrivando dritti alla
soglia della WWII, nel corso dei quali il Sonnar di Bertele spadroneggiò sul
mercato e nel cuore degli appassionati;
se soltanto alla Leitz fossero stati più reattivi non avrebbero consegnato alla
storia gli anni '30 come "il decennio
del Sonnar"....
Del resto la validità del progetto Suummitar è stata ampiamente confermata dal
suo derivato più famoso,
il Summicron 50mm f/2, definito nel 1951 e lanciato nel 1953, ad oltre 15 anni
dal progetto originale
che avviò la saga di questo schema ottico; il Summitar ed il Summicron sono
strettamente correlati, ed il
denominatore dell'evoluzione prevede lo sdoppiamento ad aria dei doppietti
anteriori (consentito dai nuovi
trattamenti antiriflesso) e la riduzione dei dannosi raggi di curvatura dei
menischi, resa possibile dall'adozione di
un nuovo vetro "alle terre rare" (ossido di Lantanio), progettato
concettualmente nella vetreria di Wetzlar e poi
concesso in produzione alle grandi vetrerie come la Schott und Genoessen per
ottenere una produzione di massa
a costi inferiori; questo vetro, definito LaK9, fu utilizzato nella prima, terza
e sesta lente del Summicron 50mm f/2
prima maniera, e disponeva di un indice di rifrazione prossimo ad 1,7
(esattamente nD= 1,694), mentre i vetri
precedentemente utilizzati per il Summitar non superavano in valore di 1,62;
naturalmente negli anni di guerra le
esigenze di aero-fotogrammetria avevano portato ad un grande sviluppo nei vetri
ottici, ed in particolare la Kodak
di Rochester aveva messo a punto vetri a rifrazione anche maggiore, nell'ordine
di 1,74-1,75, tuttavia per conseguire
questo risultato si era fatto abbondante uso di Torio radioattivo, mentre alla
Leitz erano partiti dal principio
informatore di eliminare dai nuovi vetri ad alta rifrazione tutti questi
elementi potenzialmente pericolosi, ed il
tipo LaK9 fu abbondantemente reclamizzato in proposito; sfortunatamente il
Lantanio stesso, come, discusso
in altri pezzi, proviene da un fosfato complesso che contiene anche Torio, ed in
virtù della loro grande affinità
è capitato che lotti di Lantanio destinato agli impasti delle vetrerie ne
fossero contaminati, causando nel medio
termine il famoso ingiallimento del vetro ed una emissione quantificabile; anche
le prime colate di LaK9 pare
non abbiano fatto eccezione, infatti ho personalmente verificato come alcuni
esemplari di Summicron 50mm
f/2 della prima serie, con matricola attorno al milione, presentassero il
caratteristico viraggio cromatico ed una
apprezzabile radioattività della prima lente, realizzata proprio in Lak9.
l'alternativa f/2 di Berek allo strapotere dello Zeiss Sonnar,
vista nei passaggi evolutivi: lo sconosciuto prototipo
del 1936, se prodotto celermente, avrebbe limitato i danni, viceversa si
temporeggiò fino al 1939, trasformando
un menisco singolo in doppietto, e al momento del lancio la guerra creava bel
altre preoccupazioni nei potenziali
utenti....peccato, perchè fu lasciato di fatto campo libero alla Zeiss per
tutti gli anni '30, mentre il progetto era di
per se valido, come dimostrato dal successo del Summicron, strettamente derivato
dal Summitar spaziando ad
aria due menischi (cosa impossibile negli anni '30 per problemi di flare) ed
adottando il nuovissimo vetro LaK9,
un materiale avanzato concepito della stessa Leitz Wetzlar
un inedito confronto fra le caratteristiche dei vetri previsti
per il prototipo di Summitar datato 1936
e quelli impiegati nel primo modello di Summicron, formalmente lanciato nel 1951
sotto le mentite
spoglie dei Summitar* (oggi rarissimi); appare evidente l'oggettiva difficoltà
che Berek ha incontrato
nel prototipo, vincolato agli otto passaggi ad aria dei vetri senza antiriflesso
(nel Summicron sono ben
dodici) e dai vetri pre-bellici con indice di rifrazione non molto elevato; è
interessante notare comunque
l'adozione di due elementi posteriori a dispersione piuttosto bassa, per
controllare l'aberrazione cromatica
Un'altra spina nel fianco era costituita dal Sonnar 85mm f/2 a
sei lenti, un luminosissimo obiettivo da ritratto caratterizzato da
una resa molto brillante e dalle inedite capacità di sfuocato selettivo,
letteralmente adorato da generazioni di utenti Contax:
al suo cospetto l'Elmar 90mm f/4 pareva figlio di un'altra era geologica;
inoltre l'Elmar traeva origine da un obiettivo normale
tipo Tessar concepito per un formato molto maggiore, poi rimontato per Leica
sfruttando solo in minima parte il suo ampio
cerchio di copertura, una soluzione di compromesso che non garantiva certo la
nitidezza calligrafica esibita dal Sonnar; nel
frattempo, anno 1935, alla Zeiss avevano sviluppato un sistema per trattare
antiriflesso le lenti in modo controllato ed uniforme
(la famosa "azzurratura" del Dr. Smakula a base di fluoruro di
Magnesio evaporato sotto vuoto), notizia che passò rapidamente
di bocca in bocca nel ristretto novero dei grandi ottici del tempo, lasciando
intuire a breve uno svincolo formale dalla necessità
di adottare un ridotto numero di superfici ad aria; forse incoraggiato da questa
prospettica, Max Berek si accinse - quasi in
contemporanea allo sviluppo del tipo Summitar - al calcolo di un medio tele
luminosissimo basato su un classico tipo Gauss,
previsto addirittura per un'apertura massima di f/1,5, col chiaro intento di
surclassare nell'immaginario dei potenziali acquirenti
la star del settore, ovvero il già citato Sonnar 85mm f/2; il luminosissimo
obiettivo progettato da Berek sarebbe passato alla
storia come Summarex 85mm f/1,5, una decisa evoluzione tecnica e concettuale
rispetto al precedente Hektor 73mm f/1,9.
Anche in questo caso dal progetto preliminare - datato 1936 - alla produzione
reale passarono molti anni, forse troppi: i primi
esemplari, realizzati in piccola serie nel 1943, furono consegnati interamente
all'ufficio acquisizioni militari del Reich a Berlino,
mentre per la produzione ad uso civile si dovette attendere addirittura il 1946,
un ingiustificabile ritardo di ben 10 anni, forse
parzialmente spiegato dalla curiosa piega che prese l'affaire "verguetung":
il trattamento antiriflessi interessò moltissimo gli
esperti del Reich che lo dichiararono segreto militare, precludendone di fatto
l'utilizzo civile, mentre il Summarex, con le lenti
di ampio diametro, le curvature sfavorevoli e i dieci passaggi ad aria non
poteva farne assolutamente a meno, come la
sfortunata esperienza con lo Xenon f/1,5 aveva evidenziato; infatti, il Summarex
del 1946 fu il primo obiettivo Leitz ad uscire
di fabbrica col trattamento delle lenti; osservando gli schemi del prototipo
datato 1936 e della versione definitiva si nota
come la differenza più evidente consista nella marcata riduzione al diametro
dell'ultima lente, probabilmente per farla
rientrare nelle quote della montatura 39x1, mentre il progetto globale era già
pronto e marciante, e se lanciato subito
sul mercato sarebbe stato senz'altro un obiettivo immagine con positive ricadute
sulle vendite di tutto il sistema, anche
se oggettivamente il Summarex non è mai stato un mostro di resa, specialmente
ai diaframmi aperti.
un inedito confronto fra gli schemi ottici del progetto
originale del Summarex, datato 1936, e della versione di
produzione, caratterizzata da una lente posteriore di diametro più ridotto, per
esigenze meccaniche; anche in
questo caso 10 anni di ritardo differenziano i due schemi, due lustri pesanti
sugli indirizzi di mercato...
un'altra tabella inedita con le caratteristiche dei vetri
previsti da Berek per il progetto
originale del Summarex f/1,5, completato nel 1936; sono presenti quattro vetri
dalla
dispersione piuttosto ridotta, per un controllo dell'aberrazione cromatica; in
particolare,
il Summarex condivide col progetto originale del Summitar f/2 i vetri gemelli
degli ultimi
due elementi.
Tirando le fila della discussione, alla Leitz avrebbero avuto
qualche carta valida per giocare la cruciale
partita con Zeiss Ikon nel settore 35mm degli anni '30, ma i reiterati indugi,
le cui certo variegate ragioni
posso solo opinare, portarono a ridosso del tempo di guerra, vanificando ogni
intento per contrastare
la leadership di cui il tipo Sonnar beneficiò dal 1932 fino all'avvento del
Summicron; occasioni certamente
sprecate, mentre la Zeiss mise immediatamente in produzione il progetto di
Bertele, coraggiosamente e
senza indugi nel corso di pochi mesi, e la storia gli ha dato ragione.
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