I FIGLI PERDUTI DI NIKON - PARTE 7:
IL PROGETTO
PER UN
AF - FISHEYE - ZOOM - NIKKOR 10,5 - 16mm f/3,5 ED ASPH
IN GRADO DI OFFRIRE UNA COPERTURA FISHEYE
COMPLETA
DA 180° SIA
SUI SENSORI A FORMATO APS-C DA 15,7x23,6mm
SIA SUL FORMATO PIENO 24x36mm
ABSTRACT
Nikon Corporation takes in a pocket the project for a fisheye-zoom with a
10,5-16mm range and
an f/3,5 fixed aperture, suited with two ED elements and an aspherical surface;
this lens could permit
a full-format 180° fisheye image on both APS-C and 24x36mm sensor shapes,
delivering the same
angle of view and perspective; at the present day (2007, October) the lens is
still on paper, but with
the newly introduced full-frame Nikon D3 this lens could have much more sense,
delivering fisheye
images on APS and 24x36 film cameras such as on DX and FX digital bodies... We
wait, with faith.
19/10/2007
Uno dei progetti più interessanti che la grande azienda Nikon
Corporation conserva ancora nel cassetto
è relativo ad un fisheye da 180° a copertura completa del fotogramma e dotato
di focale variabile da 10,5
a 16mm, in grado di garantire la classica inquadratura ad occhio di pesce sia
sui sensori digitali a fattore
1,5x (in formato APS-C 15,7x23,6mm), sia su fotocamenre AP-S analogiche (in
formato 30,2x16,7mm)
sia, infine, sul classico full-frame 24x36mm, vuoi analogico o digitale; le tre
diagonali di formato corrispondenti
sono rispettivamente 28,4mm, 34,4mm e 42,3mm ed adottando un fisheye a focale
fissa da 16mm si avrebbe
sui formati minori solo uno sfruttamento parziale della copertura, come se
stessimo usando un grandangolare
spinto con distorsione disastrosa; viceversa, applicando l'AF-Fisheye-Nikkor DX
10,5mm f/2,8 ED, avremmo
immagini corrette con il sensore APS-C ma una copertura insufficiente con quelli
superiori...
Quest'obiettivo differisce dall'unica realizzazione simile, il Pentax 16-28mm,
dal momento che l'entità della distorsione
e le caratteristiche della prospettiva restano immutate con la variazione di
focale ma varia unicamente la dimensione
in scala della coniugata posteriore; il progetto fu ultimato nell'Aprile 2003
dal Dr. Atsushi Shibayama e verte su due
prototipi, differenziati solo da dettagli minori; analizzando il progetto si
scopre che, in realtà, non si tratta di veri e
propri zoom (con variazione di focale continua, senza soluzione di continuità)
ma piuttosto di obiettivi multifocali
(come i tri-Elmar di Leica), predisposti ed ottimizzati per lavorare su
determinate focali prefissate, il che riduce molto
la complessità del calcolo e della struttura ottica e permette una correzione
più spinta delle aberrazioni.
In particolare, il primo prototipo è ottimizzato sulle focali
10,5mm, 13mm e 16mm, e la focale intermedia strizza l'occhio
alla peraltro poco pretenziosa Nikon Nuvis reflex APS ad ottiche
intercambiabili, mentre il secondo prototipo, forse
più indicato alle reali esigenze di mercato, è in realtà un bifocale
ottimizzato sulle posizioni estreme di 10,5 e 16mm,
garantendo comunque piena copertura sia a tutta la gamma di digitali APS-C sia
agli apparecchi 24x36mm.
Questo zoom finora è rimasto sulla carta, probabilmente
perchè si valutava con attenzione lo spartiacque creatosi
fra gli utenti digitali, ormai dediti in esclusiva al formato 15,7x23,6mm, ed i
caparbi fautori della fotografia argentica
tradizionale, saldamente radicati al 24x36mm: in pratica, le
"contaminazioni" fra i due formati - ovvero utenti dediti
con pari entusiasmo ad due standard e disposti a convivere con entrambi i
"mezzi" fotografici" - non venivano considerate
in numero sufficiente da accollarsi gli oneri produttivi di questo "ponte
fra due mondi"... Con l'avvento della nuova
Nikon D3 in formato FX da 24x36mm gli scenari sono mutati radicalmente, dal
momento che è opinabile una futura
produzione di corpi full-frame abbordabili per la massa dei Nikonisti digitali,
che affiancherebbero il 24x36mm
al sistema APS-C già in loro possesso; in questa prospettiva, un fisheye a
focale variabile adatto ad entrambi i tipi
di sensore susciterebbe senz'altro un certo interesse, e per questa ragione ho
riesumato ed elaborato graficamente
questo progetto, nella speranza che questo pezzo contribuisca, sia pure in
misura minima, a smuovere le acque e
a dirottare in produzione quest'idea davvero azzeccata.
la ragion d'essere di un Fisheye-Zoom-Nikkor 10,5-16mm f/3,5
ED: consentire riprese con pari copertura
angolare ed identiche caratteristiche prospettiche su entrambi gli standard
digitali Nikon: il DX ed il neonato FX
credits: camera pictures Nikon Corporation, remastered by myself
Dal punto di vista tecnico, la parte ottica dell'obiettivo
mette a frutto tutte le più moderne tecnologie
nella realizzazione dei vetri ottici, nel calcolo computerizzato e nella
lavorazione delle lenti: la prova
che ottimizzare solo alcune focali semplifichi molto il lavoro ci viene dal
ridotto numero di lenti adottate,
solamente sette, due delle quali, però sono ricavate da vetro ED di classe
497816 (un vetro commerciale
presente a catalogo nei listini di molte vetrerie: Schott, Corning France, etc.),
ed una superficie di queste
lenti a bassa dispersione presenta addirittura un profilo asferico,
realizzazione molto difficile dal momento
che questi vetri ED, basati essenzialmente su una miscela di fosfati acidi e
fluoruri, presentano standard di
resistenza all'azione meccanica ed ai conseguenti sbalzi di lavorazione molto
inferiori a quelli dei vetri comuni,
e probabilmente la superficie asferica sulla lente ED sarebbe stata ottenuta per
iniezione di resina contro una
maschera di riscontro, anche se i valori di dispersione della resina ottica sono
molto diversi da quelli del vetro ED,
una variabile che sarà stata accuratamente vagliata.
Nello schema, ecco la posizione delle lenti alle tre focali
previste (esattamente 10,962 - 13,121 - 16,212mm)
nel primo prototipo; la focheggiatura avviene con l'avanzamento del gruppo
anteriore G1 mentre la variazione
di focale avviene con l'arretramento del modulo posteriore G2 e - leggermente -
anche di quello G1,
con una conseguente riduzione dello spazio retrofocale da 51,1mm a 38,2mm;
lo spazio d8 aumenta di
conseguenza da 2 a 12,188mm e la sua variazione non coincide con la riduzione
dello spazio retrofocale
per il leggero arretramento di G1; le due lenti anteriori verrebbero
realizzate con vetro di classe Schott LASF44
ad alta rifrazione mentre i due elementi a bassa dispersione adotterebbero un
vetro di tipo Schott PK52A;
l'elemento L4 sfrutterebbe un vetro tipo Schott LAF34 mentre l'elemento
posteriore del doppietto acromatico
all'estremità dello schema abbinerebbe un vetro ED ad un'altro di tipo Schott
N-SF57; la luminosità massima
dell'obiettivo resterebbe f/3,5 su tutta l'escursione focale
lo stato di correzione del primo prototipo alle tre focali
previste; notare la distorsione (la cui entità resta
in ogni caso del 100%, garantendo l'identica prospettiva fisheye) e l'attenzione
rivolta all'aberrazione
cromatica, con i grafici ripetuti per varie frequenze dello spettro, proprio in
vista dell'adozione su sensori
digitali, molto critici da questo punto di vista
Il secondo progetto, forse più idoneo alla produzione,
abbandona l'opzione della focale intermedia da 13mm
destinata agli apparecchi APS a pellicola (poco diffusi e comunque di fascia
inadatta ad ottiche così sofisticate
e costose) e si concentra sulle due focali estreme, 10,5 e 16mm, destinate ai
due formati DX ed FX; lo schema
è concettualmente molto simile, così come i movimenti reciproci delle lenti;
da notare l'adozione per la lente L4
di un vetro diverso, appartenente alla classe Schott LAF35; una caratteristica
di questo secondo prototipo consiste
nella variazione di focale delegata al solo gruppo posteriore G2, mentre la
messa a fuoco avviene col simultaneo
avanzamento sincrono di entrambi i moduli G1 e G2; in questo modo alla riduzione
dello spazio retrofocale alla
focale inferiore (da 50,2mm a 38,2mm) corrisponde un analogo aumento dello
spazio d8, dal momento che il
modulo G1 non interferisce con la transfocazione; le focali estreme effettive di
questo secondo progetto sono
10,984-15,995mm ed anche in questo caso la luminosità massima effettiva è
costante, e pari ad f/3,5
anche per il secondo prototipo abbiano una distorsione fisheye
costante al variare della focale ed
un'attenzione evidente all'aberrazione cromatica; in entrambi i modelli lo stato
di correzione alla focale
minima è superiore, come richiesto dai sensori di piccolo formato, i cui pixel
di dimensione più ridotta
"spremono" a dovere la qualità dell'obiettivo da ripresa
Che dire? è un progetto avanzato e lineare, e sicuramente la
resa di quest'obiettivo sarebbe all'altezza
delle aspettative: ormai la tecnologia fisheye è matura, e l'aver limitato ad
appena due o tre focali il campo
di utilizzo fornisce ampie garanzie di buona correzione; ora che la Casa madre
ha lanciato il formato digitale
FX da 24x36mm la produzione di quest'obiettivo è molto più logica ed
auspicabile, anche - ma ovviamente
non solo - per mantenere la storica e pluridecennale leadership detenuta dalla
Nikon Corporation nel settore
degli occhi di pesce, una nicchia che ha praticamente inventato
MARCOMETER
TUTTO IL BENE POSSIBILE PER UN
PROGETTO
SICURAMENTE AVANZATO E BEN CONCEPITO;
CON L'INGRESSO DELLA NIKON NEL RISTRETTISSIMO
CLUB DEI COSTRUTTORI DI D-SLR CON
SENSORE DI VARI
FORMATI LA PRODUZIONE DI QUEST'OTTICA SAREBBE DAVVERO
AUSPICABILE PER INCREMENTARE L'ALLURE DEL CORREDO
NIKKOR NEI CONFRONTI DELL'AGGUERRITISSIMA CONCORRENZA