AEG FISHEYE 17mm
f/6,3 DEL 1935 E
NIKKOR FISHEYE 16,3mm f/8 DEL 1938:
LE PROVE DEL
TRAVASO TECNOLOGICO
NEL CAMPO DELL'OTTICA FRA GERMANIA
E GIAPPONE NEGLI ANNI DEL PATTO D'ACCIAIO
ABSTRACT
When Germany and Japan were merged under the "steel
legacy" , the advanced
optical know-how of european lens makers was shared with the japanese
allied,
so postwar versions of german lenses coming from the Sunrise land were not
exactly
copies taken dismounting or cross-cutting Sonnars, as the original drawings were
in
hand of their technicians since last '30s; a further proof ot this know-how
stream comes
from the famed fisheye-Nikkor 16,3mm f/8 of the Nikon Fisheye camera; the
original
lens itself was delivered by Nippon Kogaku as early as in 1938, and the lens
exactly
matches the project by AEG Berlin, dated 1935, for a nearly identical 17mm f/6,3
fisheye, realized for the same purpose, probably shifted to Nippon Kogaku's man.
Che l'ottica tedesca abbia influenzato l'analoga progettazione
e produzione di tutti i paesi è
un presupposto di fondo sostanzialmente condivisibile, tuttavia le evidenti
copie di ottiche Zeiss
o di brand analoghi costruite in Giappone nel periodo immediatamente successivo
alla guerra
non dovrebbero essere considerate come tali nel senso stretto del termine,
immaginando qualche
tecnico con gli occhi a mandorla intento a smontare o segare a metà un Sonnar
per capirne l'intima
struttura: ci sono prove inconfutabili che ai tempi del Patto d'Acciaio la
Germania nazista ha condiviso
la sua avanzata tecnologia con gli alleati, e mentre l'Italia gongolava per le
nuove leghe leggere da
applicare ai motori aeronautici, i tecnici giapponesi delle principali industrie
ottiche ricevevano la
visita di colleghi tedeschi, pronti a svelar loro i segreti dei superiori
obiettivi del terzo Reich; una
prova - fra le altre - di questo travaso unidirezionale ci viene dall'analisi di
un famoso obiettivo della
Nippon Kogaku (oggi Nikon Corporation) e dalle informazioni provenienti dal
database sugli obiettivi
tedeschi prebellici raccolto dagli Americani e conservato per sessant'anni dal
CADO (Central Ais
Documents Office) con sede alla base aeronautica di Wright-Patterson a Dayton,
Ohio.
Occorre premettere che la Nippon Kogaku è stata fornitrice
dell'esercito giapponese fin dal momento
della sua fondazione, ai tempi della Prima Guerra Mondiale, ed anche nel corso
del secondo conflitto
la stragrande maggioranza delle forniture militari furono appaltate a quest'Azienda:
è quindi logico che,
nell'ambito di un accordo strategico fra regimi e con venti di guerra sempre
più insistenti, la Nippon Kogaku
sia stata fra le prime aziende a beneficiare dei segreti dell'ottica tedesca;
uno dei suoi obiettivi più famosi
è il Nikkor fisheye 16,3mm f/8 da 180° montato sulla celebre Nikon "Sky
Image Recording Camera" del
1957, un compatto apparecchio per rulli 120 che forniva un fotogramma circolare
di circa 50mm di diametro
con un angolo di campo pari a 180° e che era destinato al rilevamento
metereologico per la mappatura
delle formazioni nuvolose su tutta la volta del cielo; in realtà quest'obiettivo
era stato completato dalla Nippon
Kogaku già nel 1938, e probabilmente impiegato poi con profitto per compiti
meno nobili durante la guerra.
l'obiettivo in questione applicato ad una versione
"civile", regolarmente commercializzata
nel 1960, della Sky Image Recording Camera; le dimensioni apparenti non traggano
in
inganno: l'apparecchio utilizza rulli 120 e l'ottica nuda pesa circa 1kg
credits: picture Nikon Corporation
Quello che finora veniva ignorato è che i tedeschi erano
davvero all'avanguardia nella progettazione
di supergrandangolari con distorsione non corretta, oggi comunemente definiti
fisheye, e se tutti conoscono
vita, opere e miracoli dei vari Sphaerogon e Pleon occorre sapere che la
Allgemeine Elektrizitaetswerke
Gesellschaft di Berlino (AEG) non era soltanto leader mondiale nella
realizzazione di tubi catodici per
sistemi televisivi o visori ad infrarossi ma stava inopinatamente sviluppando
nuove generazioni di fisheye,
alcuni dei quali si avvalevano addirittura degli specchi rifrattori
supplementari (sul principio dell'illuminatore
Lieberkuehn adottato nei microscopi) per infrangere la barriera dei 200° di
copertura!
Il 13 ottobre del 1935 all'AEG fu deliberato un "weitwinkel
objektiv" per un angolo di campo superiore a 180°
senza correzione della distorsione, un modello sconosciuto fino ad oggi ed il
cui schema può essere senz'altro
considerato il capostipite deli fisheye moderni; l'obiettivo AEG è un 17mm
f/6,3 a copertura circolare su un
adeguato formato (suppongo 120) e non appena ho scoperto la sua scheda nel
materiale declassificato
dall'U.S. Gov., lo schema ottico mi è parso familiare: un rapido confronto
mi ha confermato che è identico
a quello del Nikkor fisheye 16,3mm f/8 realizzato tre anni dopo e del
quale abbiamo appena discusso.
l'inedito schema del fisheye AEG 17mm f/6,3 del 1935
anticipa in toto le caratteristiche
del Nikkor fisheye 16,3mm f/8 del 1938: troppo per essere una semplice
coincidenza:
probabilmente gli avanzati ed innovativi concetti sulle ottiche fisheye messe a
punto dai
tedeschi furono mutuati ai tecnici della Nippon Kogaku, che godeva di un canale
preferenziale grazie ai già citati appalti per la difesa; l'obiettivo originale
AEG adottava
vetri standard (oggi il tipo F6 non è più a catalogo) ed i tecnici giapponesi
non dovettero
incontrare problemi particolari per replicare e adattare il progetto alle
proprie esigenze,
limitando l'angolo di campo a 180° (mentre l'AEG era previsto per una copertura
fino a 200°)
un dettaglio ingrandito della scheda originale per il fisheye
AEG da 17mm: è la prima volta
che questi dati vengono divulgati da quando furono raccolti ed archiviati al
CADO di Dayton;
questo schema verrà ricalcato dal primo fisheye Nikkor 16,3mm f/8 appena
descritto e sarà
alla base anche dei successivi fisheye commerciali anni '60 per Nikon F: niente
male per un
progetto datato 1935; notare la specificazione in tedesco: " grandangolare
al di sopra dei 180° "
Questi nuovi riferimenti incrociati da un lato affascinano
perchè posizionano un ulteriore tassello
in un quadro quanto mai complesso, ma il continuo riscontro di quanto
l'originale tecnologia
nazista proietti ancora la sua ombra su prodotti e materiali anche moderni è
senz'altro inquietante:
riusciremo mai a liberarci completamente dai suoi retaggi?