DEEP INSIDE:
I GRANDANGOLARI 21mm NON RETROFOCUS
PER REFLEX ANNI '50 E '60
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Nell'evoluzione del sistema reflex,
forte e costante nella seconda metà degli anni '50, la parte che
più risentì delle limitazioni tecniche e progettuali proprie alla tecnologia
del tempo fu la realizzazione
degli obiettivi supergrandangolari; com'è noto agli apparecchi reflex è
necessario un ampio spazio
retrofocale libero per l'azionamento dello specchio, caratteristica che richiede
l'utilizzo del complesso
schema di tipo retrofocus, formalmente inventato da Angenièux (anche se non
corrisponde al vero,
come discuteremo in altra sede); tuttavia all'epoca la focale 24mm era l'unica
praticabile con gli
schemi dell'epoca: infatti progetti retrofocus con angolo di campo superiore ad
80° richiedono una marea
di calcoli sistematici che oggi vengono svolti da potenti computers ma all'epoca
rappresentavano una
prova quasi insormontabile; tuttavia gli utenti e soprattutto i fotografi
impegnati nel reportage e in
architettura reclamavano a gran voce i fatidici 90°: vediamo come si cercò di
ovviare.
Tutto ebbe origine dal Biogon di Ludwig Bertele, geniale obiettivo da 90°
progettato ad inizio
anni '50 in quattro focali dallo schema formalmente identico, con l'esordio a
21mm per il formato
24x36mm; il Biogon 21mm f/4,5 diventò subito la star del sistema Contax a
telemetro, meritando
ben presto fama leggendaria per la sua eccellente nitidezza e brillantezza
accoppiate ad un angolo di
campo estremo eppure con correzione virtualmente perfetta della distorsione;
quando la Zeiss Ikon
varò il progetto Contarex, entrata in produzione nel 1958, si decise di fornire
fin da subito una gamma
di focali diversificata e ben distribuita su un ampio range, affinchè i primi
sei obiettivi potessero venire
incontro alle più disparate esigenze e non facessero soffrire nell'attesa dei
futuri modelli.
In quest'ottica si decise di adottare la focale 21mm da 90° come base di
gamma, con un angolo
di campo più che sufficiente anche per esigenze particolari; naturalmente
calcolare all'epoca un 21mm
retrofocus con la consueta qualità Zeiss e con poco tempo disponibile era pura
follia, pertanto si decise
di fare di necessità virtù, adottando il "perfetto" nocciolo ottico
del Biogon 21mm f/4,5 Contax; il
problema era di ordine meccanico, dato che la lente posteriore di questo
obiettivo quasi simmetrico
arriva a pochi millimetri dall'otturatore, impedendo l'utilizzo tout court su
corpo reflex; alla Zeiss decisero
semplicemente di riprogettare la montatura, adattandola al tiraggio maggiorato
con un vistoso arretramento
di tutto il gruppo ottico, visibilmente più incassato, rendendo possibile il
montaggio sulla neonata
Contarex I "Cyclope" dotandola di un dispositivo alza-specchio manuale
che liberava il tunnel del mirabox,
consentendo all'obiettivo di entrare profondamente fin quasi alla pellicola,
rispettando le quote
necessarie allo schema ottico; ovviamente lo specchio alzato accecava il
pentaprisma e per la visione si
fornì in dotazione il mirino Zeiss da 21mm già realizzato per la Contax.
L'obiettivo lavorava egregiamente anche sulla Zeiss reflex (sia pure con una
certa macchinosità),
contribuendo una volta ancora al lustro del sistema di appartenenza; questo
curioso ma efficace ibrido
naturalmente creò un precedente imitato da altri costruttori, tuttavia di norma
si tende a citare solamente
due "cloni" mentre in realtà i supergrandangoli non retrofocus
adattati a reflex furono ben sei, anche se
alcuni sono praticamente sconosciuti; infatti, dopo l'originale Biogon 21mm
f/4,5 su Contarex, Nikon
applicò il Nikkor-O 2,1cm f/4 per S a telemetro sulla Nikon F, Leitz operò in
modo omologo adattando
su Leicaflex il 21mm f/3,4 Super-Angulon del sistema M e Canon realizzò una
versione FL in montatura
arretrata del suo celebre 19mm f/3,5 simmetrico, derivato dal concetto Biogon
con una focale ancora
più ridotta; infine, sia Minolta col suo W-Rokkor-GH 21mm f/4 sia Yashica col
suo Yashinon DX
21mm f/3,3 regalarono ai loro sistemi reflex un supergrandangolo simmetrico di
stretta derivazione
Biogon, tuttavia progettato ex-novo e non derivato da modelli a telemetro; nello
Yashica è molto
evidente la derivazione anche estetica dall'equipollente Nikkor; con l'avvento
di computers e software
più performanti e di progetti come il 25/2,8 Distagon, il 24/2,8 Nikkor-N, il
20/3,5 Nikkor-UD, il
18/4 Distagon e molti altri ,venne meno la ragion d'essere per questi
affascinanti ibridi e per la
meticolosa procedura di montaggio loro connaturata; ne guadagnò la
facilità d'impiego, la messa
a fuoco, l'inquadratura di precisione e la vignettatura (tallone d'Achille dei
simmetrici), tuttavia
l'estrema brillantezza e correzione fino ai bordi dei calcoli simmetrici fu a
lungo ben superiore
a quella consentita dai più moderni retrofocus, e per l'inversione di tendenza
dovremo attendere
addirittura fino ad inizio anni '90, con favoloso Distagon Contax 21mm f/2,8.
Oggi questi obiettivi di transizione sono piuttosto rari anche a causa
della ridottissima diffusione
fin dall'esordio: sono stati prodotti 7.763 esemplari di Nikkor-0 2,1cm f/4,
4.000 esemplari
di Biogon 21mm f/4,5 Contarex e questi sono gli unici dati ufficiali
disponibili; in particolare,
le versioni Minolta e Yashica passarono praticamente inosservate e sono i
modelli più
ardui da trovare; lo Yashica dispone di attacco a vite 42x1 che lo rende
interessante per
qualche adattamento a corpi moderni, sollevamento dello specchio e spazio
sufficiente
nel mirabox permettendo.
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Materiale Nikon dalla mia collezione; sulla
Nikkormat occhieggia il
Nikkor-O 2,1cm f/4 in montatura arretrata per Nikon F e Nikkormat
Il capostipite della famiglia: lo Zeiss Biogon 21mm
f/4,5 in montatura
Contarex, montato su "Cyclope" previo sollevamento dello specchio
e montaggio del mirino esterno; la messa a fuoco a stima, vista la
focale, non crea alcun problema.
Il Biogon 21 Contarex smontato; notare il lungo
cannotto
che incorpora gran parte del sistema ottico e che deve
entrare profondamente nel corpo reflex
L'interpretazione Leitz: il Super-Angulon 21mm
f/3,4 in versione
rientrante per Leicaflex, con relativo mirino
Il Nikkor-O 2,1cm f/4 per Nikon F montato su Leica
M con un anello distanziatore
per adeguare il tiraggio
Il progetto più estremo nato dal
concetto Biogon: il Canon
19mm f/3,5; questo esemplare appartiene alla serie
originale per Canon a telemetro
La versione 19mm f/3,5 FL con montatura arretrata,
adatta all'uso
su Canon FD; grazie al ridotto tiraggio di questo sistema reflex
il nocciolo ottico è meno rientrante rispetto ai concorrenti;
ovviamente, anche in questo caso, lo specchio è alzato
Il raro W-Rokkor GH 21mm f/4 simmetrico in
montatura
arretrata per Minolta reflex; l'anello illustrato consente
l'adattamento su Minolta CLE a telemetro
L'altrettanto insolito Yashinon-DX 21mm
f/3,3 con schema
simmetrico, in montatura rientrante per l'utilizzo su
Yashica reflex a specchio alzato; notare l'attacco a vite 42x1
Lo schema ottico del Biogon 21mm f/4,5,
capolavoro di Ludwig Bertele
Lo schema del Super-Angulon 21mm f/3,4 di origine
Schneider; anche qui lo schema è palesemente
simmetrico e non retrofocus
Lo schema del Nikkor-0 2,1cm f/4, calcolato
da Zenji Wakimoto alcuni anni dopo il Biogon,
rappresenta un'evoluzione propositiva nella
correzione di alcune aberrazioni residue, grazie
alla curvatura e alla potenza invertita delle lenti
più interne rispetto al Biogon Zeiss
Canon ha voluto strafare, interpretando il concetto
dello Zeiss Biogon (chiaramente riconoscibile) su
una focale ed una luminosità ancora più estrema: 19mm f/3,5
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