Alla stessa stregua di quanto già descritto per l'ottica da
stampa Leitz Focotar 50mm f/4,5
adattata su Canon, possiamo applicare sui corpi di questa Marca anche una
versione da
ingrandimento del celebre Leitz Elmar 50mm f/3,5, l'obiettivo che rivendica la
paternità del
reportage moderno ed ha documentato moltissimi eventi storici e manifestazioni
di costume
nel XX secolo: si tratta quindi di un mito, un'icona indelebile della
fotografia, purtroppo
inutilizzabile su moderni apparecchi reflex in virtù del suo ridottissimo
tiraggio meccanico:
appena 28,8mm nella versione a vite e 27,8mm in quella a baionetta M: questo
preclude
a molti appassionati moderni la possibilità di rivivere momenti epici della
fotografia attraverso
le lenti di questo ormai vetusto ma storico obiettivo...
In realtà, come questo schema illustra chiaramente, il
"tipo Tessar" a quattro lenti in tre gruppi
progettato da Max Berek per l'Elmar originale - contrariamente a quanto
richiesto dai "Gauss"
perfettamente simmetrici - non prevede che il vertice della lente posteriore sia
posto ad una
distanza così ridotta dal piano focale, ed il cannotto rientrante
dell'obiettivo alloggia il gruppo
di lenti in posizione molto avanzata mentre gran parte della sua
"potenza" rappresenta a tutti
gli effetti un tubo di prolunga che aggiunge al ridotto tiraggio iniziale lo
spazio necessario per
portare il nocciolo ottico alla sua corretta distanza di lavoro, decisamente
superiore.
Riassumendo, il gruppo ottico lavora con una distanza retrofocale sufficiente
anche per l'impiego
su un corpo reflex, ma la montatura standard introduce uno sbalzo di quasi due
centimetri per
adattare l'Elmar al corto tiraggio dei corpi Leica a vite o M.
(credits: drawing Leica Camera, modified)
Tre generazioni di Elmar: 5cm f/3,5 a vite del 1950, 50mm
f/2,8 a vite
e 50mm f/2,8 a baionetta con schema ricalcolato, introdotto nel 1994:
in tutti i modelli è evidente come il compatto schema ottico sia avanzato
all'estremità del lungo cannotto rientrante per prolungare il tiraggio di
base e portarlo ai valori richiesti dal sistema.
Per nostra fortuna, ad inizio anni '50 fu realizzata una
versione di Leitz Elmar 5cm f/3,5
otticamente identica a quella da ripresa e destinata all'impiego come obiettivo
da stampa;
questo modello, prodotto negli anni 1950-1953, è identificato dal codice
interno DOOGS
e prevede una montatura meccanica sostanzialmente identica a quella del
successivo Focotar
5cm f/4,5; la caratteristica saliente dell'Elmar tipo DOOGS sta nel fatto che,
non sussistendo
più le esigenze legate al tiraggio dei corpi macchina, la Leitz arretrò il
nocciolo ottico dell'obiettivo
a filo della montatura posteriore, creando di fatto l'unico Elmar 5cm f/3,5 con
tiraggio meccanico
ad infinito di circa 44mm, misura guarda caso coincidente con quella degli
attuali corpi Canon EOS.
E' quindi possibile predisporre il funzionamento del classico nocciolo ottico
Elmar su EOS, mantenendo
la messa a fuoco su infinito, utilizzando un adattatore M42x1 - EOS, cui
aggiungere un anello riduttore
bi-filettato da M42x1 ad M39x1, ovvero l'attacco del Leitz Elmar DOOGS. Questo
sistema consente
all'obiettivo di rientrare leggermente rispetto al filo della montatura
dell'anello, compensandone il ridotto
spessore.
Il Leitz Elmar 5cm f/3,5 tipo DOOGS è pronto per
l'applicazione su Canon EOS 5D mkII; notate
come la serie di anelli in cascata consenta all'obiettivo di rientrare
leggermente, annullando lo spessore
dell'anello primario M42 - EOS ed accedendo ai fatidici 44mm di tiraggio,
necessari per il fuoco su
infinito.
L'ottica montata è pronta all'uso e ad una seconda vita inaspettata dopo
mezzo secolo di oblio; la montatura DOOGS prevede una ghiera del
diaframma convenzionale con stop ai valori interi, decisamente più pratica
rispetto al sistema utilizzato sull'Elmar a vite convenzionale; lo schema ottico
è assolutamente identico a quello dell'Elmar post-bellico, trattato
antiriflessi,
pre-numeri rossi; naturalmente qualsiasi Leicista può obiettare che è
sufficiente
acquistare una Leica M9 per utilizzare in digitale su un sensore full -frame
qualsiasi Elmar 5cm a baionetta o a vite (grazie all'anello Leica 14097),
tuttavia
tale corpo è decisamente costoso e di difficile reperibilità, e priva comunque
l'eventuale utente delle possibilità connesse con la visione reflex; d'altro
canto
il grande vantaggio del corpo M, la messa a fuoco molto precisa, è fronteggiato
da sistema di visione diretta live view sul grande display posteriore, dotato di
ingrandimento 10x che consente di focheggiare con tolleranze chirurgiche.
(il riferimento al modello M9 è legato alla cronologia di questa pagina,
realizzata
nel Gennaio 2010).
Questo scatto informale è stato eseguito con il Leitz Elmar
5cm f/3,5 DOOGS applicato
alla EOS 5D mkII illustrati nelle immagini precedenti; dovendo lavorare a
coniugate più
corte rispetto ad infinito, ho focheggiato di precisione con il live view a 10x
utilizzando la
filettatura d'innesto dell'obiettivo come un elicoide di messa a fuoco; lo
scatto è
stato eseguito ad f/8 ed al file non è stato applicato alcuno sharpening
migliorativo
ad esclusione di quello di default sul corpo macchina, limitato ad un valore 3
su 10.
Il crop al 100% dal grande file originale conferma che
l'adattamento è perfettamente
funzionale ed è possibile "vivere nella storia" con l'Elmar anche
sfruttando un corpo
reflex così moderno; le specifiche caratteristiche della 5D mkII suggeriscono
un
impiego ancora più intrigante ed emozionante: sulle orme dei primi cineasti è
possibile
effettuare riprese video in full-HD 1080p utilizzando l'Elmar 5cm, magari
applicando
il picture style monocromatico per filmati dall'inconfondibile impronta d'antàn,
una
sinergia davvero emozionante per l'appassionato Leica e non solo!
Tornando all'immagine, e considerando l'elevato ingrandimento rispetto al
fotogramma
intero, la nitidezza è senz'altro buona per un obiettivo così anziano e
conferma la
fama di eccellenza che all'epoca accompagnava questo indimenticabile obiettivo.
(21/10/2010)
foto ed attrezzature di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato
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